Trascrizione di una sensazione provata qualche mese or sono (era il 24 settmbre 2005), mentre rientravo a casa da una serata con amici. L'originale si trova al seguente collegamento: http://blog.libero.it/trasporti/view.php?id=trasporti&msg=406825 sul blog teatrale Trasporti Eccezionali. Sono appena tornato da una festa di compleanno di un'amica che non vedevo da tempo. Sono le 4.29 del mattino. La città e vuota, addormentata, silenziosa. Un cartellone pubblicitario annuncia l'arrivo di un circo in città, ma ne ho già dimenticato il nome. I fiumi respirano nebbia. La notte è placida, benevola, matrice di sogni tranquilli. E' una notte di fate e spiriti del silenzio. E' l'ultimo alito d'estate, profeta di cambiamenti, oracolo di impegni da onorare, di persone da confortare, di dolori da lenire. Il sonno mi rifiuta, capriccioso, inconstante. Gli umori mi si freddano in corpo. Pensieri, idee, sensazioni sepolte si accavallano nell'anima. E' un veglia su me stesso, custode del mio es. Fatico a modellare in parole ciò che astraggo. Il linguaggio degli uomini e sterile, limitato, inutile. Il futuro, i futuri, sembrano nitidi, fissati, definiti. Fili di madreperla intrecciati e ritorti attraversano il tempo a venire come se un tessitore vi avesse già applicato la sua arte. Vedo nel buio.
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