Creato da lodicochiaro il 04/05/2011

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fantasie metropolitane 21parte

Post n°31 pubblicato il 29 Giugno 2012 da lodicochiaro

 

Ci volle un po' per realizzare che quello, non era il soffitto della mia camera.

Mi ritrovai sul letto di una cabina. Più precisamente, a giudicare dal rollio, sul letto di una cabina di un'imbarcazione in movimento.

Appena tentai tirarmi su, fui assalito da un'intensa emicrania.

Ci vollero altri buoni dieci minuti affinché, come cadaveri gonfi d'aria, i ricordi delle ultime 24 ore emergessero dal profondo della psiche.

Le scene del video con il primo piano del volto di Barbara Leuci e del suo Master: l'ispettore Rocchi. La pistola puntata in mezzo agli occhi e il suo tono imperioso che diceva: "Adesso stai molto attento a quello che fai. Decidi se vivere o morire. Tieni in vista le mani e cammina".

"Che bastardo che sei." ricordai di avergli detto.

"Sei stato tu ha mettere fuori gioco Marta"

"Non direttamente. E' un altro che fa questo genere di lavoretti. Un certo tassista di tua conoscenza. Peccato, però, che continua a non fare bene il proprio lavoro. Così anche stavolta sarò costretto a sistemare personalmente le cose. Come si dice se vuoi un lavoro ben fatto devi fartelo da solo." Poi aggiunse " Marta è troppo sveglia; andava fermata ormai sapeva troppo. E' stata lei a recuperare il codice di decriptazione per accedere ai dati della pendrive. Dopo passerò a fargli una visita in ospedale."

"Che cosa hai intenzione di fare con me?" chiesi.

"Dipenderà da te. Non essere impaziente; ogni cosa a suo tempo, ora sta zitto e cammina".

Arrivammo al limitare degli alberi, dove la Via Cristoforo Colombo spacca a metà la pineta.

C'era, parcheggiata sulla corsia laterale della strada verso mare, un suv nero. L'ispettore fece un fischio e due persone uscirono dalla macchina venendoci incontro. Mi fecero salire sul sedile posteriore, tra l'ispettore e uno dei due, mentre l'altro prendeva posto alla guida.

Appena ci avviammo, l'ispettore chiese di passargli la "Bumba".

Gli passarono una bottiglietta d'acqua, dopodiché mi ordinò di bere. Al tentativo di ribellarmi mi arrivò una gomitata nel fianco.

"Ricorda quello che ti ho detto, da questo momento in poi puoi decidere se vivere o morire, Se bevi vivi se no....." .

Mandai giù un sorsetto:"ho detto bevi non farmelo ripetere".

Ubbidii. Dopo pochi minuti, il tempo di arrivare sul lungomare di Ostia, già ne sentivo gli effetti.

"Mi sento strano. Cosa mi avete dato?" chiesi,

"La bumba rende mansueti e docili anche i cavalli più recalcitranti" disse sghignazzando l'uomo alla guida.

"E' chiamata ecstasy liquida; è conosciuta nell'ambiente come "droga dello stupro". Una volta mandata giù, rende la vittima, da prima euforica, poi totalmente incapace di reagire."

Era come mi sentivo. Lucido, ma incapace di reagire.

La macchina svoltò in direzione Torvajanica, superò l'incrocio del Dazio e poi, costeggiando, la Riserva del Presidente, arrivò alla meta: la spiaggia di Capocotta.

Ironia della sorte li mi sentivo davvero a casa

La spiaggia di Capocotta è un tratto di litorale laziale compreso tra Castel Porziano e Torvaianica. Fa parte della Riserva naturale del Litorale romano, ed è una delle zone dove è possibile osservare paesaggi e di macchia mediterranea e dune meglio conservati d'Italia.

Come un triste presagio mi vennero in mente le parole diRino Gaetano ad un concerto prima di cantare Nuntereggae chiù  « C'è qualcuno che vuole mettermi il bavaglio! Io non li temo! Non ci riusciranno! Sento che, in futuro, le mie canzoni saranno cantate dalle prossime generazioni! Che, grazie alla comunicazione di massa, capiranno cosa voglio dire questa sera! Capiranno e apriranno gli occhi, anziché averli pieni di sale! E si chiederanno cosa succedeva sulla spiaggia di Capocotta. »

Mi chiedevo cosa doveva succedere a me su quella spiaggia.

Vista la stagione la zona era deserta.

Mi fecero scendere dalla macchina. Avevo le gambe molli. Attraversammo un varco ricavato nella recinzione; poi, mi trascinarono per un sentiero. Un specie di galleria ricavata nella fitta macchia mediterranea che sbucava alle dune a ridosso della spiaggia. Sul bagnasciuga c'erano due uomini. A pochi metri da loro, un gommone con un potente motore fuoribordo.

Appena ci videro, misero in acqua il natante.

"Sbrigatevi" dissero, "il tempo si sta mettendo male"

Come un pacco postale,  fui preso in consegna e caricato sul gommone.

"Fai buon viaggio" mi disse l'ispettore e rivolto ai due marinai aggiunse: "Mi raccomando; abbiate cura della merce".

A sentire quelle parole trovai la forza di salutare l'ispettore con un gesto. Allungai il braccio con il pugno chiuso e distesi il dito anulare verso l'alto.

Navigammo per più di una trentina di minuti. Il mare stava crescendo. Ero sbattuto a destra e sinistra: L'addetto al timone disse all'altro: " mettigli il giubbotto di salvataggio, dovessimo perdere il carico poi il Capitano chi lo sente"

Comincia a temere per il significato di quelle frasi. Visto che continuavano a riferirsi a me come se fossi una merce.

La linea di costa era ormai invisibile sia per la distanza percorsa sia per il saliscendi delle onde. Inzuppato d'acqua e stordito dalla droga, se fossi caduto in acqua senza il giubbotto di salvataggio sarei sicuramente morto annegato.

"Ci siamo" disse uno dei due,"ecco la nave.".

Nonostante lo stato di rimbambimento riuscii a percepire che ci stavano avvicinando a qualcosa di grosso. Quando fummo sotto alla fiancata, riuscii a leggere il nome del nave.

Si chiamava "Gorgiana".

Calarono una passerella ma, viste le condizioni del mare, salirci non fu un impresa facile. Per sicurezza dall'alto lanciarono una cima a cui mi legarono nel caso fossi caduto in mare.  

 

 

 

 
 
 
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