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Perché conversione (ecologica)?

Post n°7 pubblicato il 23 Settembre 2009 da PietroDelZanna
 

Perché conversione (ecologica)?

 

Perché conversione e non riconversione o rivoluzione?

Io non so se sia stato Alexander Langer ad utilizzare per primo questo termine. Suppongo di sì. Sicuramente è il primo che lo ha utilizzato con una certa sistematicità. Da non perdere uno dei suoi ultimi scritti “La conversione ecologica ptrà affermarsi solo se apparirà socialmente desiderabile”.

Fin dai primi convegni verdi, ed ancora oggi, si tende a parlare di riconversione ecologica dell'economia (accompagnato all'ossimoro di “sviluppo sostenibile”). Non vi è una visone complessiva. Siamo sempre imprigionati dallo sguardo dell'homo economicus che, ormai da un secolo e mezzo, tutto vede, teorizza e pratica in nome dell'economia, quasi- a voler riscrivere la Bibbia- Dio avesse inventato il mercato e tutto il resto al seguito.

La riconversione parla sul piano economico, parla di un cambiamento delle attività produttive: la riconversione dell'industria bellica per esempio o di quella dell'automobile o di quella energetica.

Oggi, almeno a parole, tutti o meglio molti (ormai c'è solo il nostro governo - oltre l'Iran, la Corea del Nord ecc- che insiste sul nucleare – e chissà se nell'intimo del nostro novello Napoleone non vi sia anche il recondito desiderio di arrivare alla bomba atomica-) sono d'accordo sulla necessità di questa riconversione che al momento viene chiamata Green Economy o New deal ecologico.

Anche l'accoppiata di termini “rivoluzione verde” compare qua è là tra i più temerari. Ma è un concetto più impegnativo ed indigesto. L'esito delle rivoluzioni passate lascia spazio a poche speranze. Quanti sogni spezzati? Quanti “effetti collaterali” hanno letteralmente inficiato i buoni propositi iniziali? Quante restaurazioni traumatiche? Se riconversione parla sul piano economico rivoluzione parla sul piano sociale. E non vi è dubbio che per un prossimo futuro possibile e sostenibile vi sia bisogno di radicali cambiamenti su entrambi i piani.

Ma conversione ha un che di religioso, forse per questo è un termine che in politica stenta a decollare. Ci si converte dall'ateismo ad una religione o da una religione all'altra. Il cambiamento avviene, o dovrebbe avvenire, nell'intimo della persona (a parte crociate di tutti i tipi e missioni di un certo tipo che hanno preteso e pretendono di imporre con la forza tale cambiamento). La conversione può essere repentina nel proprio intimo ma infinitamente paziente nella storia. La visione escatologica permette di comprendere, perdonare, accettare tempi addirittura eterni, fino al martirio se necessario. Lungi da me l'idea di fare qualsiasi minima apologia del martirio resto affezionato all'idea di “conversione ecologica” perché riesce con due semplici parole a parlare di una necessità di cambiamento sui tre piani appena descritti e ad indicare un metodo, questo sì rivoluzionario, soprattutto in politica. Un metodo che guarda e valorizza la capacità di convincere e non quella di vincere, che parta dalla forza delle idee più che della forza dei numeri (che dovrebbe venire di conseguenza e non viceversa. Il dramma del Partito Democratico è proprio questo, che il ragionamento, semplificato, è stato: “costruiamo un partito forte, importante, che possa battere il centrodestra, poi pensiamo ai contenuti da dargli”. La Forza di Euorope Ecologie sta nel processo diametralmente opposto). Conversione ecologica indica la necessità di un cambiamento sì delle politiche economiche e produttive, sì di leggi e decreti, ma anche e soprattutto di un cambiamento sul piano individuale. Cambiamento che riguarda i consumi e gli stili di vita certo, ma attenzione a non imprigionarci in nuovi piccoli integralismi (forse nemmeno noi saremo capaci di vivere nelle utopie che raccontiamo ci avvisava sempre Langer), ma soprattutto che riguarda il nostro modo di relazionarsi con l'altro e la natura che ci circonda. Un cambiamento che impone il superamento della competitività a tutti i costi a vantaggio di una visione armonica (pur con le sue contraddizioni e violenze) di tutto l'ecosistema basata su relazioni solidaristiche. So che vado a toccare un crinale delicato. Molto spesso è stata tracciata una linea netta di demarcazione tra ecologismo profondo e ambientalismo scientifico. Tra chi fa riferimento a Goldsmith, Illich e Castoriadis da un lato e chi a Rifkin, Commoner e Tiezzi dall'altro, tanto per fare dei nomi parziali e non esaustivi. Con l'accusa dei secondi verso i primi di essere reazionari, anti-illuministi, oscurantisti e dei primi verso i secondi di essere iperfiduciosi verso le magnifiche sorti del futuro garantito da una scienza ecologica.

Ovviamente questa linea di demarcazione non esiste. Esistono diversi punti di partenza, piani diversi di lavoro, ma è facile individuare una tendenza comune.

Questa tendenza voglio chiamarla, senza tanti giri di parole, fraternità. Sì, lo so, rischio di essere tacciato per il solito coglione buonista che non capisce come va il mondo. Mi permetto di pensare il contrario e provo ad argomentarlo. Sono coloro che sanno come va il mondo che ci stanno conducendo verso il baratro e proprio per questo non mi fido più di loro.

 

 

 

 
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Commenti al Post:
rigitans
rigitans il 24/09/09 alle 13:04 via WEB
io credo che che l'ecologia profonda e l'ambientalismo scientifico, forse più sviluppo sostenibile, non devono scindersi, bisogna lavorare su una visione multidimensionale, cioè ogni atto volto a cambiare l'economia, la politica, la mentalità verso l'ecologia, la democrazia, l'ampliamento dei diritti e dell'autodeterminazione deve essere vista di buon occhio. anzi, queste due anime devono saper trovare punti di incontro e compromessi, per dare maggior forza all ecologismo.

infatti il sottoscritto vorrebbe vedere un soggetto politico verde composto da varie sensibilità, tutte unite nel nome del rafforzamento della democrazia e dell ecologismo, quindi dall ecologia profonda alllo sviluppo sostenibile, passando per le politiche tematiche: biologico, animalismo, diritti, cosnervazione della natura, conservazione delle tradizioni etc.
(Rispondi)
 
 
PietroDelZanna
PietroDelZanna il 24/09/09 alle 23:18 via WEB
concordo pienamente
(Rispondi)
 
cizou
cizou il 12/03/11 alle 15:03 via WEB
dovresti continuare a curare questo blog come se fossero una piante che devi annaffiare per fare crescere
(Rispondi)
 
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