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DEBITO E DEMOCRAZIA nella storia (parte 1)

Post n°57 pubblicato il 14 Gennaio 2012 da a500er
 

DEBITO E DEMOCRAZIA: SI SONO ROTTI I LEGAMI?


 

LA SCHIAVITU’ DEL DEBITO HA DISTRUTTO ROMA E CI DISTRUGGERA’ SE NON VI PONIAMO FINE

Di Michael Hudson

Il Libro V della Politica di Aristotele descrive l’eterna transizione di oligarchie che si fanno aristocrazie ereditarie, che finiscono per essere rovesciate da tiranni, o sviluppano rivalità interne quando alcune famiglie decidono di “arruolare le moltitudini nel loro campo” e di introdurre la democrazia, all’interno della quale emerge ancora una volta una oligarchia, seguita da aristocrazia, e poi democrazia, e così via nel corso della storia. Il debito è stata la principale dinamica che ha guidato questi cambiamenti, sempre con nuovi colpi di scena e trasformazioni.
Si polarizza la ricchezza, creandosi una classe di creditori, il cui governo oligarchico giunge alla fine quando nuovi leader (“tiranni” per Aristotele) ottengono l’appoggio popolare, cancellando i debiti e ridistribuendo i patrimoni, o trasferendo nelle casse dello Stato le rendite patrimoniali.

Fin dal Rinascimento, però, i banchieri hanno spostato il loro sostegno politico verso le democrazie. Questo non rifletteva convinzioni politiche egualitarie o liberali in quanto tali, ma piuttosto un desiderio di maggiore sicurezza per i loro prestiti. Come James Steuart ha spiegato nel 1767, l’indebitamento finanziario dei re rimaneva un affare privato, ??piuttosto che un debito veramente pubblico [1]. Quando i debiti dei sovrani divennnero vincolanti per l’intera nazione, i rappresentanti eletti hanno dovuto imporre tasse per pagare le spese per interessi.
Dando ai contribuenti voce nel governo, le democrazie olandesi e britanniche hanno fornito ai creditori molte più assicurazioni di pagamento di quelle prodotte da re e principi, i cui debiti morivano con loro.

Ma le recenti proteste contro il debito alzatesi dall’Islanda alla Grecia e alla Spagna suggeriscono che i creditori stanno spostando il loro sostegno lontano dalle democrazie. Costoro stanno esigendo austerità di bilancio e fiscali, e perfino svendite per privatizzazioni.
Siamo in presenza di una trasformazione della finanza internazionale con nuove caratteristiche da stato di guerra. L’obiettivo della finanza è lo stesso delle conquiste militari del passato: appropriarsi di territori e risorse minerarie, quindi impadronirsi di infrastrutture-“beni comuni”, e riscuotere tributi. Di conseguenza, le democrazie stanno chiedendo attraverso referendum la possibilità di pagare i creditori con la dismissione del patrimonio pubblico e coll’aumento delle tasse, ingenerando così la disoccupazione, la diminuzione dei salari e la depressione economica.
L’alternativa è quella di svalutare i debiti o addirittura annullarli, e di riaffermare il controllo delle leggi sul settore finanziario.

I governanti del Vicino Oriente decidevano per decreto di fare tabula rasa dei debiti per preservare l’equilibrio economico

 

Far pagare gli interessi sugli anticipi di beni o di denaro non era in origine destinato a creare polarizzazioni nei sistemi economici.
All’inizio del terzo millennio a.C. il debito veniva regolato soprattutto da accordi contrattuali fra i templi e i palazzi (vale a dire da sacerdoti e regnanti) con i mercanti e gli imprenditori, che di solito lavoravano nell’ambito della burocrazia reale: si presupponeva che l’interesse al 20 per cento (che doppiava il capitale in cinque anni) si approssimasse ad una giusta proporzione sui rendimenti da traffici commerciali a lunga distanza, o da affitti di terra e di altre strutture pubbliche quali laboratori, navi e fabbriche di birra.
Quando questa procedura venne privatizzata mediante esattori reali di canoni di utenze e di affitti, la “divina regalità” pose sotto la sua protezione i debitori agrari.
Le leggi di Hammurabi (ca. 1750 a.C.) cancellavano i loro debiti in tempi di inondazioni o siccità. Tutti i governanti della dinastia babilonese iniziavano il loro primo anno di insediamento sul trono eliminando i debiti agrari e cancellando gli arretrati di pagamento, proclamando una sanatoria totale. Diritti sui servi, sui terreni o sui raccolti e altri impegni venivano restituiti ai debitori per “ristabilire l’ordine” in un ideale stato “originale” di equilibrio.
Questa pratica entrava in vigore nell’Anno Giubilare della Legge Mosaica, in Levitico 25.
La logica era abbastanza chiara. Le società antiche avevano bisogno di mettere in campo eserciti a difesa della propria terra, e questo richiedeva la liberazione dalla schiavitù dei cittadini indebitati. Le leggi di Hammurabi proteggevano i conduttori di carri da guerra e altri combattenti dall’essere ridotti in schiavitù per debiti, e impedivano ai creditori di prendersi i raccolti degli affittuari di terreni reali, pubblici e demaniali, che dovevano fornire manodopera e servizio militare al palazzo.
In Egitto, il faraone Bakenranef (c. 720-715 a.C., “Bocchoris” in greco) proclamò un’amnistia dei debiti e abolì la schiavitù per debito di fronte a una minaccia militare dall’Etiopia. Secondo Diodoro Siculo (I, 79, scrivendo nel 40-30 a.C.), il faraone aveva stabilito che se un debitore contestava il credito, il debito veniva annullato se il creditore non era in grado di sostenere le sue affermazioni con la produzione di un contratto scritto. (Sembra che i creditori siano sempre stati inclini ad esagerare i saldi dovuti). Il faraone motivava che “i corpi dei cittadini dovevano appartenere allo Stato, al fine che questo potesse avvalersi dei servizi che i cittadini gli dovevano, sia in tempo di guerra che di pace. Sarebbe assurdo per un soldato … essere trascinato in prigione dal suo creditore per un prestito non pagato, e l’avidità di privati ??cittadini avrebbe in questo modo messo a repentaglio la sicurezza di tutti.”
Il fatto che i principali creditori nel Vicino Oriente fossero il palazzo, i templi e i loro esattori rendeva politicamente semplice cancellare i debiti. È sempre facile annullare i debiti nei confronti di se stessi. Anche gli Imperatori romani bruciavano i registri fiscali per evitare le crisi.
Ma divenne molto più difficile cancellare i debiti dovuti a creditori privati, ??quando la pratica di far pagare gli interessi si diffuse verso ovest, presso coloro che ricoprivano il rango di capo nel bacino del Mediterraneo intorno al 750 a.C.
Invece di consentire alle famiglie di colmare le differenze tra entrate ed uscite, il debito divenne la leva principale dell’espropriazione della terra, polarizzando le comunità tra oligarchie di creditori e clienti indebitati. In Giuda, il profeta Isaia (5, 8-9) lanciava l’anatema contro i creditori: “aggiungete casa a casa e unite campo a campo, finchè agli altri non verrà lasciato spazio, e vivrete da soli sulla terra.”
Il potere dei creditori e una crescita stabile raramente sono andati di concerto. La maggior parte dei debiti personali in questo periodo classico erano il prodotto di piccole somme di denaro prestate a individui che vivevano ai margini della sussistenza e che avevano poche possibilità di sbarcare il lunario. La confisca dei terreni e dei beni – e la privazione della libertà personale – costringevano i debitori ad una condizione di schiavitù, che diveniva irreversibile.
Dal VII secolo a.C., i “tiranni” (leader popolari) emersero per rovesciare le aristocrazie di Corinto e di altre ricche città della Grecia, ottenendo il sostegno con la cancellazione dei debiti.
In modo meno tirannico, Solone fondava la democrazia ateniese nel 594 a.C., mettendo al bando la schiavitù per debiti.
Ma le oligarchie riemersero e invocarono l’intervento di Roma, quando i re di Sparta Agide,  Cleomene, e il loro successore Nabis cercarono di cancellare i debiti verso la fine del III secolo a.C. Vennero uccisi ed i loro sostenitori cacciati.
È stata una costante politica della storia fin dall’antichità, che gli interessi dei creditori si contrapponessero sia alla democrazia popolare che al potere dei re, quando costoro cercarono di limitare la conquista finanziaria della società – una conquista volta a sfruttare il pagamento dei crediti e degli interessi sul debito per incamerare la maggior parte possibile della rendita economica. Quando i fratelli Gracchi e i loro seguaci tentarono di riformare le leggi sul credito nel 133 a.C., la classe senatoria dominante reagì con violenza, uccidendoli e inaugurando un secolo di guerra sociale, risolte con l’ascesa di Augusto come imperatore nel 29 a.C.

L’oligarchia creditoria di Roma vince la Guerra sociale, rende schiave le popolazioni e da il via a secoli bui

 

Le faccende si fecero più sanguinose all’estero.
Aristotele non ha trattato della costituzione dell’Impero come parte del suo schema politico, ma la conquista straniera è sempre stata un fattore importante nell’imposizione di debiti, e i debiti di guerra sono stati la causa principale del debito pubblico nei tempi moderni.
Nell’antichità, è stata Roma ad imporre più ferocemente il debito, i creditori romani allungavano le mani ad affliggere l’Asia Minore, la provincia romana più prospera. Quando arrivavano i pubblicani, “cavalieri” esattori, lo stato di diritto veniva completamente cancellato.
Mitridate del Ponto ha guidato tre rivolte popolari, e le popolazioni locali della città di Efeso e di altre città si sollevarono, e si riporta che vennero uccisi 80.000 Romani nel 88 a.C.
L’esercito romano reagì, e nel 84 a.C. Silla impose un tributo di guerra di 20.000 talenti. Gli oneri per interessi retroattivi moltiplicarono la somma di sei volte, al 70 a.C.
Tra gli storici di riferimento di Roma, Livio, Plutarco e Diodoro hanno imputato la caduta della Repubblica all’intransigenza creditoria, che poi condusse alla secolare guerra sociale segnata da omicidi politici, dal 133 al 29 a.C.
Leader populisti cercarono di ottenere un seguito sostenendo la cancellazione dei debiti (ad esempio, la congiura di Catilina nel 63-62 a.C.). Vennero massacrati. Con il II secolo d.C., circa un quarto della popolazione era ridotta in schiavitù. Dal V secolo, l’economia di Roma collassava, spossessata di denaro. Una esistenza di sussistenza indusse la gente a ritornare alle campagne.
 ...... segue parte 2 .......
 
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