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Da Gunilla Thorgren ad Amina Sboui

Post n°14 pubblicato il 02 Agosto 2013 da ares2100
 
Foto di ares2100

 

Oggi vediamo assistiamo, con grandi speranze e diverse delusioni, alla nascita, parlando in termini storici molto lunghi della rinascita, della coscienza femminile anche e finalmente nel mondo arabo.

Per non tediare il lettore non ha senso parlare qui dei salafiti, questa specie di obbrobrio para-religioso che ha avuto il potere di sconvolgere l’animo misericordioso presente anche nell’Islam e che in tante persone ha avuto il potere di affascinare tramite un delirio di potenza che, come sempre nella storia, è destinato a fallire miseramente, basti vedere cosa succede oggi in Egitto nelle tendopoli di sostegno al deposto presidente Morsi.

Piuttosto sono  a qui a parlare di Amina Sboui, questa bella ragazza, intelligente e soprattutto coraggiosissima, che ha saputo sfidare quanto di più medioevale ci sia sulla faccia della terra: il concetto della donna nel mondo arabo-islamico. Pochi sanno che non tutto il mondo arabo sia anche islamico, una piccola parte non è legato a tale religione ed in un paese la cui mentalità è da lungo tempo tendenzialmente più vicina all’Europa, stupisce che la primavera araba si sia conclusa in Tunisia con l’avvento al potere del partito confessionale che, come in Egitto, sta facendo strage dei propri oppositori.

Questa ragazza è una nuova Gunilla Thorgren, famosa scrittrice svedese che negli anni ’70 contribuì allo sviluppo del “Gruppo 8” un  movimento femminista che anche nella civilissima Svezia, ebbe non poche difficoltà per esempio a far legalizzare l’aborto. Oggi Gunilla è una affermata scrittrice, soprattutto di diverse pièces teatrali molto seguite in Svezia e purtroppo non tradotta in altre lingue.

Amina ha in più di Gunilla il coraggio, un coraggio degno del più arrabbiato dei Navy Seal, un nostro sergente dei parà a confronto di Amina è una mammoletta!

Mai infatti Gunilla ha solo rischiato una sola ora di carcere, (da sottolineare carcere svedese!) mai nessuno in Svezia si è sognato di censurare con la legge i comportamenti, le idee e le azioni di Gunilla e di tutto il Gruppo 8 che poi si sciolse negli anni ’80, con quello che in Italia abbiamo chiamato riflusso.

Certo ci furono e ci sono anche in Svezia delle posizioni di decisa opposizione alle idee femministe, ma i problemi inerenti alle differenze di genere sono oggi in Svezia, come nel resto d’Europa, cose ben diverse dall’oppressione e dal terrore che il potere religioso islamico stende sulle donne. L’Europa è debitrice nei confronti della Svezia del miglioramento della condizione femminile, soprattutto l’Europa di cultura neo-latina, ma oggi non vi sono più leggi propriamente discriminatorie anche in paesi iper-tradizionalisti come fu l’Italia, come tutt’oggi può essere il Portogallo e soprattutto l’Irlanda che, grottescamente, non riesce ancora a superare definitivamente il solco religioso fra cattolici e protestanti.

Amina ha sfidato il carcere (da sottolineare carcere tunisino!) e non si è piegata, anzi è sempre di più una bandiera per la Tunisia e per il mondo arabo in genere.

Come ho detto l’Europa intera a distanza di tanti anni deve ringraziare Gunilla e le sue amiche del Gruppo 8, domani spero che il mondo arabo veda in Amina una madre nobile della nuova condizione femminile che le bimbe di oggi si meritano, quelle stesse bambine che anche nella mia Torino, come a Parigi o Londra sono costrette da dei genitori che è difficile definire senza turpiloquio, a portare quell’assurdo velo sulla testa, manco se fossero delle suore.

La separazione fra coscienza civile e coscienza religiosa è un passo ancora da compiere nel mondo arabo, Amina Sboui né una delle prime fautrici.    

FORZA AMINA, TI VOGLIAMO BENE! 

Uno dei tanti uomini che ti ammirano, non perchè sei una bella donna, ma perchè sei grande e spero che i tuoi sacrifici portino al risveglio delle coscenze.

     

 
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