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Gli "esperti" che nessuno conosce

Post n°12 pubblicato il 30 Agosto 2009 da ares2100
Foto di ares2100

  Pur non volendo dare pubblicità immeritata a chi straparla di relazioni e di strategia internazionale, l’intervista sentita oggi alle 19 a Radio Radicale ad un tale sedicente “esperto” di relazioni internazionali, se ben ricordo tale Matteo Relacci, o nome molto simile, mai visto né sentito in nessuna del pur tante occasioni di studio e riunioni che mi capita di frequentare, è davvero degna di nota, più o meno come quando da ragazzo con un mio compagno di studi ascoltavamo apposta Radio Tirana, Radio Pechino e Radio Berlino Est, non già per spirito masochistico, ma per l’innata goliardia che caratterizza i giovani, soprattutto quando si ha la fortuna di poter studiare. Ovviamente per anni siamo andati avanti nel citare strafalcioni e stupidate soprattutto di Radio Tirana che era una miniera di barzellette.

 

Orbene, più o meno nello stesso stile di Radio Tirana del regime di Oxa, tale “esperto” criticava le scelte del nostro governo circa il comportamento che si va attuando con la Libia. Ogni critica è sacrosanta in democrazia, certamente però se non correttamente argomentata, perde il proprio ruolo di critica e visione alternativa, diventando piuttosto solo chiacchiera di bandiera, in questo caso quella radicale che, oltretutto, non è nemmeno più un partito in nessuna sede istituzionale, per cui certi “esperti” null’altro sono che dei dilettanti al servizio di veri professionisti della politica di cui il partito radicale ne ha sfornati non pochi e di difficile oblio, visto che riescono sempre a restare in sella nonostante le varie e costanti debacle a tutti i livelli elettivi.

 

La critica era che il nostro governo, cito testualmente: “… il nostro esecutivo non può dare aperture di credito in bianco a paesi come la Libia o la Russia che non sono democratici…”. Detto così non sarebbe poi un errore, infatti è verissimo che la Libia sia una dittatura e la Russia sia una semi-democrazia del tutto incompiuta, spesso ed in vaste aree controllata da una oligarchia burocratico-mafiosa che ne controlla ogni aspetto.

 

Ma lo stesso “esperto” citava la politica estera come l’arte del pragmatismo. A questo punto l’ascoltatore che magari esperto lo è davvero, anche se sotto mentite spoglie o si mette a ridere subito e cambia canale (stile Radio Tirana degli anni ’80) o, come ho fatto io oggi, ferma la macchina, si accende una sigaretta incuriosito dall’argomentare di costui che ha fatto di tutto per ingraziarsi i suoi “padroni” come Pannella e la Bonino, che non sembrano tali, ma se chiedete ad un altro “professionista” della politica come Capezzone, (altro figuro inquietante invero!), sarà ben lieto di raccontarvi come e perché sia stato in buona sostanza defenestrato dal Partito Radicale, pur essendone stato attivo segretario.

 

Arte del pragmatismo vuol dire che stante una realtà intangibile,  si cerchi un risultato minimo di comprensione al fine di ottenere un risultato in qualsiasi campo positivo, che dunque scongiuri un effetto di “muro contro muro” che acuirebbe solo la tensione.

 

Or dunque, il nostro Matteo “esperto” di qualcosismo (mi si passi il brutto neologismo ma rende l’idea!) dice che il nostro Paese dovrebbe avere rapporti pragmatici ma solo con democrazie consolidate. Bene, allora tutta la parte sud del Mediterraneo resterebbe esclusa dalla nostra azione in ambito internazionale, per non parlare del nuovo motore economico del mondo, quale il sud-est asiatico, o l’Africa o parte dell’Asia Minore.  Pur citando il non secondario fatto che la Libia dal 2003 sia uscita dalla lista degli “stati canaglia”, il buon Matteo omette completamente di dire che la Libia è presidente per l’ONU della commissione sulla migrazione, un ruolo non poco per uno stato non democratico in sede Nazioni Unite, per giunta sede dell’Alto Commissariato sui rifugiati.

 

 

 

 

Il nostro Paese dovrebbe ignorare un membro con simili incarichi in sede di Nazioni Unite? Al di la della vicinanza, al di la dei rapporti storici, ma come mai non ci fu gelo diplomatico quando i “suoi padroni” erano al governo?

 

Il risultato dell’apertura di credito in bianco paventata da tale signore è che dopo gli accordi di alcuni mesi or sono con il governo libico, il numero degli sbarchi verso il nostro Paese è calato del 92%!   Ma non basta, durante il primo governo Prodi ci fu un rapporto collaborativo con la Siria, non certo nota per la sua democrazia, come mai i radicali allora al governo, in particolare la Bonino era sottosegretario agli esteri, non alzarono la voce? Anzi per la verità si dovette ringraziare non poco la soffiata dei servizi segreti siriani che sventarono un attacco terroristico contro l’ambasciata italiana di Beirut. Nessuno mi pare allora criticò il presidente siriano Hassad, ma anzi ci furono grandi ringraziamenti.

 

E’ vero che la Libia non sia particolarmente democratica, infatti gli integralisti mussulmani di norma vengono fucilati sul posto, ci sono stati dei tentativi di infiltrazioni di Al-Queda in Libia, ma ben rapidamente il problema è stato risolto con i metodi propri di uno stato non democratico. Ricordo che gran parte del problema dell’integralismo mussulmano in Europa è arrivato con la migrazione illegale, la più parte dei fenomeni criminali che sono emersi in questi anni in tutta Europa infatti, guarda caso si sono manifestati attraverso migranti irregolari che nel corso del tempo hanno goduto di una sorta di limbo dove poter mettere quelle radici necessarie per poter compiere attentati. Ne sa qualche cosa ad esempio la Spagna che con gli attentati di Madrid scoprì da quanto tempo e come arrivarono gli attentatori dal Maghreb.

 

Oltre tutto un Paese come il nostro dovrebbe avere una certa esperienza sull’emigrazione che porta non pochi problemi, dalla fine dell’800 i nostri emigranti in America andarono a lavorare nella più parte dei casi, ma per quella piccola minoranza che fece conoscere al mondo la parola “mafia”, ancor oggi  spesso veniamo trattati con sospetto. Certo, i tempi sono molto cambiati, ma ci è voluto ben più di un secolo per l’integrazione piena e senza quei problemi di origine storica che un secolare antagonismo. Ridurre gli sbarchi non è forse un pragmatismo che evita tante tragedie presenti e future? A questa domanda il nostro “esperto” non credo sappia rispondere con onestà.

 

      

 

 
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