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Gent.mo Sig. Ministro,
pur avendo l’assoluta certezza che né Lei, né nessuno del Suo staff leggerà mai questo post, ho deciso di pubblicarlo lo stesso, un pò come quell’ingegnere napoletano che ben quattro prima preconizzò con particolari dettagliati l’attuale emergenza rifiuti in Campania: pubblicò il suo testo lo stesso, pur sapendo che nessuno ne avrebbe tenuto conto, infatti purtroppo così è stato.
Ella ha asserito in questi giorni che “per odio verso l’altra parte politica, la destra vuole distruggere il ruolo internazionale dell’Italia”, riferendosi all’affermazione dell’ex ministro della Difesa, Antonio Martino, in merito alla necessità del ritiro dal Libano. E’ stato un gran piacere personale constatare che il post dove asserivo tale necessità, abbia data antecedente a tale affermazione.
No signor Ministro, nessun odio verso nessuno, anzi, semmai amore per la Patria ed il suo Esercito, che merita di essere impegnato dove serva davvero, dove possa sviluppare le sue enormi potenzialità e professionalità.
Il Suo intervento diplomatico è stato un successo ed in gran parte è stato provvidenziale: anche se Hebzollah non ha consegnato i due soldati rapiti in territorio israeliano, goccia che ha fatto tracimare il vaso, visto che tale atto è stato compiuto dopo un periodo lunghissimo di lancio continuo di razzi verso Israele, ricordo che poche settimane prima fu persino colpito da un missile il centro di Sherod in piena ora di punta e fu un miracolo l’assenza di vittime. Col conforto dell’ONU si sono separati i contendenti e ciò ha ovviamente lenito le non poche sofferenze della popolazione libanese.
I principali aspetti del Suo lusinghiero risultato sono stati in primis il comando di missione in successione al primo contingente francese, in secondo luogo il rapporto di più stretta collaborazione col Libano, in particolare col premier Siniora e con il gen. Suleyman, che sarà sicuramente il prossimo capo dello Stato, nonché l’aiuto alla popolazione che ci ha accolto con simpatia e riconoscenza, tutta, indipendentemente dalla confessione religiosa o dall’appartenenza politica.
Tuttavia Ella ricorderà che ritenne non necessario premere più di tanto verso Hebzollah per la liberazione di quei due sventurati ragazzi che probabilmente sono già morti da tempo. Sicuramente in qualità di Ministro degli Esteri della Repubblica Italiana non era il caso di incontrare personalmente un terrorista come Nasrallah, (oltre tutto non sarebbe stato possibile visto che molto coraggiosamente era, quasi di sicuro, già al riparo in Siria, molto probabilmente vicino a Damasco in una villa nella disponibilità del Presidente siriano!), ma pur con difficoltà, l’Esercito israeliano stava polverizzando una dopo l’altra le postazioni di Hebzollah e la presenza di una forza d’interposizione ha comunque consentito a tale formazione di sopravvivere, sarebbe stato quindi opportuno chiedere come “do ut des” la liberazione immediata o la consegna dei cadaveri di quei due poveri ragazzi che avevano solo 20 anni. Così non è stato ed infatti oggi il Libano è più prima diviso in due, dato quel senso d’impunità che pervade gli appartenenti ad Hebzollah sopravvissuti all’attacco.
Oggi il nostro contingente non ha ulteriore ragion d’essere nella zona, almeno nella forma ad attualmente prevista. Bighellonare ad un confine non serve a nessuno se non alle formazioni terroristiche che hanno avuto tutto il tempo per riorganizzarsi. Israele non ha nessuna intenzione di attaccare ancora e se Hebzollah ne avesse la forza una volta tolta la forza d’inteposizione, sarebbe lo stesso Esercito libanese ad intervenire questa volta, vista la nuova situazione politica interna.
Dati gli splendidi rapporti, anche personali, che da lungo tempo il ns. Paese ha col gen. Suleyman, ottima cosa sarebbe invece impegnarsi a fondo nello sviluppo dell’Esercito Libanese, dando all’affamato non il pesce, ma la canna da pesca con la quale non essere mai più affamato, in questo caso di giustizia, visto cosa stanno combinando i servizi segreti siriani, israeliani ed iraniani verso quel popolo.
Per prima cosa creare un vera Aviazione militare, per lo meno per i compiti di difesa aerea primaria, ad oggi infatti è composta solo da poche unità di elicotteri da trasporto di medie dimensioni. Successivamente migliorare la Marina, che attualmente possiede solo unità da trasporto e sbarco, oltre che qualche vecchia vedetta di fabbricazione francese degli anni ’60, infine l’Esercito necessita di mezzi più moderni, in particolare di carri blindati e di artiglieria più moderna, oltre che ad una diversa efficienza logistica.
In altre parole, per la nostra industria e per il nostro Esercito è un’opportunità da non perdere, difficilmente potremmo trovare un altro terreno così fertile come il Libano, dove non siamo mai stati visti come colonizzatori (a differenza dei francesi) od imperialisti (a differenza degli americani), ma come cooperatori oltre tutto validi e disponibili nel mettere a disposizione per es. gli ospedali in loco ed in madre Patria, ad educare i giovani in modo neutrale e non confessionale, insomma dei veri alleati, per giunta con i prezzi dei mezzi molto meno cari di quelli francesi che non sono affatto superiori a quelli di nostra produzione, nonché con un costo della formazione più conveniente ancorché di ottimo livello.
Il Libano è ancora famoso per il suo peso finanziario, anche se oggi di molto assottigliato, ma i fondi per tali cooperazioni ci sarebbero eccome ed avere il Libano come amico ed alleato di ferro è un’opportunità davvero unica.
Vorrei ricordarLe che gli Stati Uniti, durante l’amministrazione democratica di Bill Clinton, non si sono lasciati scappare un’opportunità del tutto simile in Bosnia Erzegovina, con risultati a dir poco ottimi.
Dato il nostro naturale assetto mediterraneo, il Libano potrebbe essere dunque l’altra sponda di quel ponte sul Mediterraneo che Lei e molti dei suoi predecessori, avete contribuito tante volte a porre in essere. D’altro canto l’Europa come entità internazionale strategica non esiste ancora e non esisterà ancora per lungo tempo, Lei ciò lo sa benissimo, per cui il nostro Paese ha il dovere di effettuare il suo cammino in attesa che maturino i tempi del ben più ampio contributo in sede europea.
Certamente una scelta di tale portata d’impegno e lasso temporale come questa non può essere certo richiesta ad un Ministro dimissionario come Lei, tuttavia come può ben vedere dal tono della presente, asserire la necessità di un cambio di ruolo non è affatto odio verso di Lei né tanto meno verso la Sua parte politica, è solo chiedere ciò che l’intera classe politica dovrebbe saper fare senza le sollecitazioni, spesso frustrate, della società civile: saper ascoltare per poi correttamente dirigere, cosa che nel nostro Paese non si fa da troppo tempo, indipendentemente dalle bandiere.
Cordialmente e con stima:
ARES (Gian Maria)
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