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A sud di nessun nord...

 

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« L’ITALIA DI BRUNETTAMAMMA, "LI MASONI" »

I VERDI SCIACALLI

Post n°189 pubblicato il 20 Giugno 2011 da chinasky2006
 

Foto di chinasky2006

Una fiumana orrenda, color verde marcio. Salamelle, vinbrulè, scurrili slogan xenofobi, nocche al collo, simboli celtici, canti da osteria e corna barbariche. Ci sono proprio tutti gli appartenenti al padanismo militante, riuniti nella giornata dell’orgoglio nordista di Pontida. Accade ovunque. In ogni luogo vi sono simili manifestazioni di folklore. Anche negli Usa, ogni tanto, quelli del Ku-Klux-Klan si riuniscono in ridicole manifestazioni di piazza come la macchiette divelte dai "blues brothers". Solo che non sono al governo del paese. Sono ricercati.
Grande attesa per quello che poteva uscirne fuori. In molti a vaticinare una nuova epocale presa di distanza dal loro sdoganatore messia, ormai in disgrazia. In realtà niente potevano partorire, se non qualche becero slogan, prese di distanza, ultimatum, minacce velate e ricatti evidenti: Ministeri al nord, fine della guerra in barba ad Onu ed Europa, liberi respingimenti coatti degli extracomuitari clandestini, meno tasse per tutti (i padani). Cos’altro potevano decidere o proporre quell’ammasso di barbariche volgarità? Niente. Avevano due vie da percorrere, nette ed evidenti. Porre fine, coerentemente, allo scempio e morire in modo rapido. Oppure provare a raccogliere ancora qualcosa, arraffare ciò che resta dell’argenteria di un regno in disfacimento. La sostanza è che sono morti comunque, stretti da quel patto scellerato di fedeltà assoluta in cambio del resto. Se il sultano è cotto a puntino, il Lider padano è bollito da un pezzo.
Voglia il cielo se ho visto niente. Ciò che segue è pura immaginazione, nata dalla lettura di qualche titolo di giornale on-line.
Si alternano sul palco le varie personalità padane. Tutti in verde tenuta da combattimento. V’è quel deforme testone su un volto paonazzo da avvinazzato con una manciata di denti sparsi in bocca, che dà inizio alle danze. Vuole, anzi pretende, i Ministeri al nord. Fissa pure una scadenza temporale ed indica la nuova sede: La reggia di Monza. Il popolo è in delirio. Si levano tambureggianti cori: “Se-ces-sio-ne! Se-ces-sio-ne!”. Quello, il semplificatore, ride compiaciuto, simile ad una caricatura horror di Pozzetto vestito da piccolo esploratore verde. Poi tutti gli altri. Il fine vate nordista Salvietta o qualcosa di simile, avvezzo alla poetica cantica stilnovista, aizza la folla col solito canto da beoni da stadio: “mamma che puzza, mamma che puzza…stanno arrivando, stanno arrivando i meridionali…”. Basta un accenno e la folla s’esalta. S’alternano gli altri barbari in camice verde da clienti di un centro d’igiene mentale, tutti con un chiodo fisso in testa: “Fe-de-ra-li-smo”. Gli adepti insistono: “Se-ces-sio-ne!”. Che roba indecorosa. Negli Usa sarebbero sfollati in cinque minuti, qui governano il paese ed allo stesso tempo gli fanno opposizione, questo branco di menti alterate. Conoscono solo quella parola, nel loro scarno dizionario da neo alfabetizzati: Federalismo, cui si unisce ora “Parlamento del nord”. Cavalca l’onda anche il “trota”, luminoso futuro del movimento nordista. S’è preparato tre settimane per il discorso. Riesce solo a dire “feredelismie”. Un po’ di gelo, poi applausi d’incoraggiamento. Il ragazzo si farà, presto imparerà a dire bene le parole, fors’anche a leggere.

Accolto come un messia, Borghezio. E’ ancora tutto un livido, dopo esser stato pestato a sangue da due Are Krishna in Svizzera. Gli manca solo d’esser menato ferocemente da un gruppo di carmelitani scalzi. Non si hanno notizie certe, ma ad immaginare qualche melodioso epiteto ai negri, culattoni ed islamici di merda, si va sul sicuro. E’ poi la volta di Maroni. Il volto istituzionale del partito. Uno striscione auspica la sua futura ascesa a Palazzo Chigi. Ed infatti è l’unico con giacca e cravatta (verde, ovviamente). Esalta i risultati ottenuti e si vanta d’aver inventato il “respingimento” coatto dei profughi assassini, condannato dalla Corte eurpoea. Contro tutti, contro l’Europa e l’Onu. Ma il momento più atteso coincideva con la presa di parola (insomma…) del vecio lider rimba. Starò invecchiando, ma pure lui mi suscita solo gran compassione. Rantola qualcosa, e nemmeno capisce cosa sta dicendo. Fa il gesto del pollice verso, se Silvio non accoglierà le richieste. Boato, a prescindere.
Che pena infinita. La fase più patetica ed avvilente, è sempre la fine di un regime. Sciacalli e pusillanimi, compari una volta allo stesso banchetto, si defilano. L’obiettivo di quest’ammasso di sciacalli è la presa di distanza dal doppio scoppolone elettorale. Lo sconfitto è Silvio. Loro le vittime indifese, l’agnello sacrificato a chissà quale altare. Devono pur riguadagnare consensi nel popolo incazzato. E via con deliranti dichiarazioni. Come se di quel governo non siano parte, ma opposizione fiera. Gli si rivolgono per ottenere chissà cosa. Scordando che il governo sono loro. Gli inetti e responsabili della catastrofe, anche loro. Autori e complici di mostruose leggi sul precariato a vita, soprattutto loro. Oggi invece vestivano quei carnascialeschi costumi verdi e pronunciavano frasi rivoluzionarie, sancivano diktat. Si auto accusano insomma, lanciano ultimatum ed invettive contro se stessi. Poi rifletto un poco. Avranno le loro ragioni. Non sono mica il governo dell’Italia, ma della Padania. Quindi v’è una logica. Andatela a trovare una forza politica che va al governo in un paese straniero. Ed una manica di pupazzi che glielo permettono.

 
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