Creato da: chinasky2006 il 01/08/2007
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L'anfitrione, la cortigiana e il dittatore libico

Post n°114 pubblicato il 13 Giugno 2009 da chinasky2006
 

 

Foto di chinasky2006

Rimiratela. Ci sono scatti che dicono più di tante inutili fregnacce. Istantanee che ti rimangono avvinghiate come un riccio di mare agonizzante, marcito su uno scoglio. Ma siccome le parole mi garbano, la sporco volentieri.
Accolto in pompa magna, è finalmente approdato nelle italiche terre, il dittatore libico Muammar Gheddafi, stretto in una sfavillante divisa militare con tanto di (inventati) galloni ed allori di guerra. Per ringraziare dell'accoglienza, e dimostrare come i rancori col nostro paese siano oramai ricordi sopiti e storditi da uno storico accordo a 12 zeri, ha pure sfoggiato sulla sontuosa divisa, la foto di un martitre libico della resistenza anti-italiana. Meglio che sparare un misssile su Ustica, a scopo dimostrativo. O far saltare in aria aerei. Tocca accontentarsi. E poi la gente non riconosce i meriti del grande statista di Arcore, diplomatico impareggiabile.
Il solerte premier ha garantito al dittatore pennellato, una confortevole tenda beduina nel bel mezzo di villa Pamphili. Pare (ma è solo un pettegolezzo da portineria degli anti-governativi corrotti), che gli abbia fornito anche un par di dozzine di generose ballerine, giusto per alleviare il tedio di una notte solitaria a rimirare le stelle e comporre odi in onore di maometto. Poi il tiranno libico, smessi i panni militari e sfoggiando una sobria pandrana leopardata di 36 kg tutta tempestata di diamanti, ha iniziato il suo tour autocelebrativo, con un seguito di estimatori adoranti che gli sventolavano aria fresca. Il leader arabo che, tocca dirlo, ha 126 anni, è parso in forma smagliante. Potrebbe anche essere morto, ma lo hanno imbalsamato, ed ogni tanto lo scongelano per le occasioni solenni. Gira coi capelli tinti e cotonati, ed un pizzetto posticcio. Dispensa sorrisi e perle di un islamismo illuminatamente capitalista. E siccome Italia e Libia sono tornati amici e soci d'affari, sferra un'altra raffinata stilettata sull'11 settembre, equiparato agli attentati americani (che poi non sarebbe nemmeno un concetto errato). La cosa gustosa, è che lo fa proprio nella casa del paese zerbino degli states. Una dimostrazione di forza e supponenza strepitosa, da vero dittatore che ha in pugno gli infimi ed impotenti sudditi. Silvio lo ascolta ammirato: “Che uomo d'acciao!”, esclama con gli occhi che brilluccicano. Provo a immaginare cosa stia pensando Muammar: “Ma certo che questi italiani sono proprio dei vermi pavidi ed infedeli!” (grosso modo).
La giovane ministressa Carfagna lo osserva come una cortigiana fremente, simbolo evidente del nostro povero paese, che porge le terga al munifico tiranno in vena di concessioni. L'imbalsamato dittatore la scruta divertito, gli pare anche una buona scopata (se solo avesse avuto 70 anni di meno). Gli spiegano che ella non è una danzatrice del ventre ingaggiata per allietare il suo spirito indomito, ma una ministressa per le pari opportunità uomo-donna. Deglutisce imbarazzato, poi improvvisa: “Ma certo, certo, da noi le donne sono un mobilio, bisogna cambiare questa concezione.” (“farle diventare almeno una poltrona”), e rivolge lo sguardo alla schiera di soldatesse-schiave-gheisce che si porta appresso. Devote addette alla sicurezza, nonché sollazzo personale del monarca. E quelle si inginocchiano all'unisono sbattendo le rotule con ferocia ossequiosa. Poi passa a dispensare saggi di democrazia progredita: “Destra o sinistra? in Italia io darei il potere al popolo!”. Lascia intendere come si debba prendere esempio dalla fulgida democrazia libica, dove il popolo è lui, in maniera incontrovertibile, da oltre trent'anni. Dove è sancito per legge: Espresso divieto della costituzione di movimenti politici. Coloro che si associano pacificamente sono sbattuti in carcere e torturati, prima che vengano condannati a morte. I dissidenti e gli infedeli che osano criticare il dittatore vengono dichiarati infermi di mente, sottoposti a interventi chirurgici di lobotomizzazione, condannati per “sovversione” e trattenuti nelle segrete finché crepano. I rapporti di Amnesty International, non saranno certo una propaganda dell'opposizione. Si capisce perché Silvio ne abbia una venerazione assoluta. Poi chiosa: “Però, finchè c'é Silvio siete in buone mani!”. Il premier gongola, e pensa tra se e se (“Eh...magari Muammar, hai ragione. Sapessi cosa s'inventerebbero gli invidiosi propagandisti, se invece delle elezioni mi autonominassi Re-Imperatore a vita, arrestassi e mandassi a morte gli oppositori! Occorre lavorare in silenzio per modificare la nostra fallace democrazia.”.).
Ed ancora altri elogi all'Italia che ha ammesso i suoi errori, e nel quadro di fornitura e cooperazione energetica, d'ora in avanti avrà un posto prioritario. “Perché credo non commetterà atti che mi facciano cambiare idea”, tende a precisare con un monito severo. Qualche autografo firmato qui e lì, e poi viene condotto all'Università La Sapienza. Un po' si sorprende di come degli studenti possano parlare, girare liberi per le strade e non essere rinchiusi nelle segrete. Pensa che la nostra bizzarra democrazia faccia acqua da tutte le parti. Sivio è imbarazzato, gli promette che presto le cose miglioreranno.
Instancabile, impartisce una rapida benedizione “urbi et orbi” ai rappresentanti degli imprenditori. Li avverte che gli accordi sugli appalti in Libia (generosa concessione del giovane Premier per circa 200mln di dollari l'anno, per i prossimi 25anni) debbano “essere improntati sulla correttezza, e coloro che proveranno ad approfittarsene verranno puniti severamente”. Pare abbia accompagnato la precisazione con il gesto tipico del tagliagole, e col triplo mento che gli tremolava tutto. Ma di questo non vi sono prove filmate. “L'istituto luce”, non le ha fornite. Poi, stremato dall'intensa giornata, l'esausto dittatore è stato ricondotto dalle soldatesse-badesse nella sua confortevole tenda beduina. Nessun accenno pubblico ai circa 700 cittadini eritrei, richiedenti asilo politico, torturati e tenuti in carcere (pure qui, Amnesty International non è “topolino” o “il foglio”.). Lontani da occhi indiscreti, pare che il discorso col premier italiano sia scivolato sull'annosa questione “profughi politici” e diritti umani stuprati, di come li risolve un paese moderno e civile, come quello libico: Non riconoscendo la convenzione sui rifugiati dell'Onu. Carcere. Torture medievali. Pena di morte. “Perchè spararli sui gommoni? Ferocia gratuita.”. Lo ammonisce. E Silvio prende appunti frenetici in un riservatissimo incontro nella tenda, nel cuore della notte. Tra champagne e smaniosi donnini danzanti. Pare Gheddafi abbia comprato un paio di quelle con le chiappe più floride, in cambio di mezzo badile di greggio.
Che dire. Una chiosa, qualcosa che faccia sembrare serio quello che è avvenuto. Non c'era bisogno di questa sceneggiata per capire che ci sono dittatori sporchi, e dittatori ricchi e buoni. Che ritornano sporchi a giorni alterni. Lo sono stati Osama Bin Laden e Saddam Hussein, islamici illuminati ed amici ell'occidente finché concludevano affari economici con Bush padre, poi ricondotti allo stadio di sanguinari dittatori nemici della civiltà (la loro, la giusta), autori di stermini e genocidi di massa, appena non servivano più. Condotti al cappio, tra il plauso festante della gente. Il nostro amatissimo premier, secondo la nostra pavida tradizione clientelare, accetta che il dittatore libico arrivi in italia come un messia, ci derida con supponenza, pontifichi e dia consigli sul suo modo di intendere la democrazia. In cambio di qualche favore economico. E pazienza se la dignità va a puttane. Un'altra volta.

 

 
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Rispondi al commento:
chinasky2006
chinasky2006 il 19/06/09 alle 19:42 via WEB
A volte ritornano...più spesso partono lontano. Spero tutto bene. E vabbè, non ho riportato i dettagli, mi era arrivata voce che volesse un'aria simile a quella refrigerante del deserto. Dove dovrei venire, nel bosco di notte?
 
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