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Riflessioni, meditazioni... la via dell'accettazione come percorso interiore alla scoperta dell'Essenza - ovvero l'originale spiritualità non duale di Claudio Prajnaram

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« Il nudo SegretoNarcisismi »

Ciò che siamo non è ciò che sentiamo o vediamo

Post n°367 pubblicato il 03 Dicembre 2007 da Praj
 
Foto di Praj

Con queste poche righe vorrei far rimarcare la differenza fra ciò che ci succede e ciò che siamo; cosa che spesso confondiamo e crediamo siano la stessa cosa.
Allora cominciamo a dire che i vari stati d’animo che viviamo si susseguono l’uno all’altro, e sono come colorazioni mutevoli proiettate su tutto ciò che percepiamo, che ci separano dal nostro Essere Essenziale.
Diciamo che siamo simili a un fascio di luce bianca, incolore, davanti al quale viene posta di volta in volta una lente rossa, una verde, una grigia, una marrone... Nel corso della nostra vita, questi vetri colorati deformano costantemente il fascio di luce.
In effetti, non conosciamo che il fascio di luce colorata, mai il fascio di luce pura.
Questo è lo stato di coscienza comune, considerato normale. Noi conosciamo noi stessi identificati con un pensiero, un ricordo, una speranza per il futuro. E per ora le nostre percezioni e le nostre concezioni sono sempre accompagnate da un’emozione, da una certa risonanza affettiva, felice o infelice, più o meno forte. Fra le grandi gioie e i grandi dispiaceri c’è spazio per momenti gioiosi, momenti di sollievo, soddisfazioni, fastidi, delusioni, contrarietà. Ma possiamo ignorare per tutta la vita il fascio di luce bianca, cioè la nostra realtà fondamentale.
Possiamo non conoscere per tutta la vita la nostra sola vera identità, il Sé.
Possiamo non avere mai conosciuto altro che questi stati d’animo, questi pensieri, questi momenti di coscienza. Chi è interessato alla conoscenza di  sé deve indagare su questi aspetti, altrimenti resterà sempre vittima delle lenti colorate che andranno a sovrapporsi alla visione e percezione pura del ciò che è, del naturale Essere, non contaminato dalle nostre distorte percezioni, dalle nostre deformanti identificazioni.

 
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