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Riflessioni, meditazioni... la via dell'accettazione come percorso interiore alla scoperta dell'Essenza - ovvero l'originale spiritualità non duale di Claudio Prajnaram

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Un film chiamato vita

Post n°480 pubblicato il 02 Ottobre 2008 da Praj
 

Non basta darsi un copione esistenziale basato su una qualsiasi forma di pensiero positivo, anche se è preferibile rispetto a quello negativo, per gustarsi al meglio la vita, per trovare un senso al non senso.
Sarebbe invece bene ricordare che, comunque, sempre di un copione in continua scrittura si tratta. Di una commedia o dramma eseguiti sulla dettatura ricavata dalle impressioni della mente. Di un copione interattivo fatto con altri soggetti nella stessa condizione coscienziale.
Si dovrebbe anche rammentare che il film che osserviamo, con alterne emozioni, resta sempre una rappresentazione che si svolge sullo schermo della Coscienza Universale, di cui il nostro corpo-mente è strumento particolare soggetto a specifica lettura dando adesione al piano fenomenico.
Inoltre, non andrebbe mai dimenticato che siamo essenzialmente spettatori-creatori di questo film
che creiamo e interpretiamo finché siamo in un corpo.
Questo perché – lo abbiamo dimenticato - noi siamo la coscienza immortale che tutto produce e crea.
Lo siamo, nonostante questa consapevolezza spesso arretri e ci faccia immedesimare negli attori a cui ci leghiamo con il laccio invisibile dell'identificazione e, a volte, dell'immaginazione.
Questa consapevolezza però è sempre presente, e rimane al di fuori della scena in movimento: perché essa è la Luce ed anche il proiettore che illumina il palcoscenico.
Noi, se ci identifichiamo nel veicolo corpo-mente, diveniamo uno degli attori inconsapevoli che entrano nella rappresentazione, nella differenzazione, assumendo la parte che la Coscienza ci assegna, visto che siamo in cerca di una formale identità, non sapendo chi realmente siamo.
Questi attori spesso soffrono e talvolta gioiscono ma, tuttavia, alla fine sempre muoiono, così si spegnendo le luci della loro ribalta, mettendo dunque fine allo spettacolo a cui assistevano e partecipavano come personaggi del sogno.
Allora ci si potrebbe domandare: quanti copioni diversi dovrà ancora crearsi lo spettatore-creatore per non dimenticarsi più che quanto crede d'incarnare sono solo sue proiezioni personali, sogni di una lunga notte, e non la sua reale identità? Quanti films dovremo vedere ancora prima di realizzare che noi siamo quell'Unica Coscienza che tutto crea e tutto distrugge e non l'inconsistente fenomeno che ci assorbe addormentandoci metafisicamente?

 
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