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Riflessioni, meditazioni... la via dell'accettazione come percorso interiore alla scoperta dell'Essenza - ovvero l'originale spiritualità non duale di Claudio Prajnaram

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Essere nel mondo, ma non del mondo

Post n°525 pubblicato il 03 Dicembre 2008 da Praj
 

Per l'individuo che vuole avviarsi in un cammino di ricerca interiore, l'inizio è il mettere in discussione la mente, unitamente all'intenzione di andare oltre essa. Sto parlando in maniera estremamente sintetica di un cammino di Consapevolezza e non di credenza in un qualche dogma religioso. Dopo averlo iniziato, per il ricercatore, sorgerà la legittima domanda sul cosa troverà aldilà della mente, perchè ancora non sa che potrà fare l'esperienza diretta dell'amare, essere e comprendere. Uno stato di Coscienza che ora gli sembra impossibile, dato che non lo conosce e avendone al massimo sentito solo parlare. S'interrogherà poi necessariamente anche sul come fare ad andare in uno spazio che di definisce aldilà della mente.
Allora cominciamo col dire che il punto d'arrivo è unico ma i punti di partenza sono molteplici. La via che suggerisco agli spiriti intuitivi è: iniziare con il provare a rinunciare ai frutti delle azioni. Cercando di agire disinteressati, proseguendo con l'abbandono dei pensieri e infine dei desideri. Il fattore basilare di questa via è l'abbandono interiore degli attaccamenti. E' importante anche imparare ad ignorare o rimanere distaccati da tutto ciò che ci capita di fare, pensare o desiderare e focalizzarsi sul puro senso di Essere. Per questo giova molto la pratica della meditazione senza oggetto.
Dopo un bel pò di seria pratica si giunge al restare imperturbabili testimoni consapevoli, psicologicamente liberi e tranquilli, del fatto che tutto ciò che percepiamo è impermanente, transitorio... e solo l'Osservatore neutrale permane.
Alcuni però si potrebbero giustamente domandare se queste pratiche meditative possano ostacolare i doveri, gli impegni, che la vita mondana richiede. In realtà bisogna sempre badare alle proprie istanze quotidiane; non si deve negarle o fuggirle. Ma si dovrebbero affrontare però non coinvolti emotivamente, con un'azione semplice e volta alla soluzione positiva delle problematiche. L'efficienza e la vigoria nell'atto possono esserci comunque, anche se non si è vincolati agli scopi e si ha una consapevolezza che riflette il momento presente senza aderirvi e identificarsi in esso.
L'individuo che realizzerà questa lucida consapevolezza e apertura non sarà perfetto ma sarà totale. Avrà imparato, in maniera progressiva, lungo il percorso, a stare di fronte agli eventi, pur vivendo emozioni con pienezza e distacco contemporaneamente. Con vitale totalità. sarà nel mondo ma non più del mondo. 
L'aspetto nuovo che emergerà sarà il fatto che qualsiasi sentimento, che sia di gioia o di rabbia, sarà subito riconosciuto e dimenticato, lasciato andare. Questa capacità di ritrovare una "verginità" interiore in modo sempre più veloce, è ciò che differenzia colui che conosce se stesso in senso profondo da colui che rimane identificato con la sua mente, con il suo corpo, con le sue azioni e pensieri.

 
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