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Riflessioni, meditazioni... la via dell'accettazione come percorso interiore alla scoperta dell'Essenza - ovvero l'originale spiritualità non duale di Claudio Prajnaram

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Sulla paura del vivere e del morire

Post n°579 pubblicato il 10 Febbraio 2009 da Praj
 

Abbiamo separato la vita dalla morte, e l'intervallo tra la vita e la morte è paura. Quell'intervallo, quel tempo, è creato dalla paura. Vivere è la nostra tortura quotidiana, la nostra quotidiana offesa, dolore e confusione, con un occasionale aprirsi di uno spiraglio su mari incantati. Questo è ciò che chiamiamo vivere, e abbiamo paura della morte, che è la fine di questa miseria. Preferiamo esser fedeli a quello che conosciamo piuttosto che fronteggiare l'ignoto – e quello che conosciamo è la nostra casa, i nostri mobili, la nostra famiglia, il nostro carattere, il nostro lavoro, la nostro conoscenza, la nostra fama, la nostra solitudine, i nostri dei – quella piccola cosa che si muove incessantemente entro il proprio perimetro col proprio limitato modello di esistenza amareggiata.
Crediamo che vivere sia qualcosa che appartiene al presente e che morire sia qualcosa che ci aspetta ben lontano. Ma non ci siamo mai chiesti se questa lotta per la vita quotidiana è in realtà una vita. Vogliamo sapere la verità sulla reincarnazione, vogliamo provare la sopravvivenza dell'anima, diamo ascolto alle affermazioni delle chiromanti, e alle conclusioni delle ricerche psichiche, ma non ci chiediamo mai, mai, come vivere – vivere con felicità, con incanto, con bellezza ogni giorno. Abbiamo accettato la vita com'è con la sua agonia e disperazione e ci siamo abituati, e pensiamo alla morte come a qualcosa da evitare con molta cura. Ma la morte è straordinariamente simile alla vita quando sappiamo come vivere. Non si può vivere senza morire. Un paradosso intellettuale. Per vivere completamente, interamente ogni giorno come se ci fosse una nuova bellezza, ci deve essere la morte per qualsiasi cosa che appartenga all'ieri, altrimenti vivete in modo meccanico, e una mente meccanica non può mai sapere che cosa sia l'amore e cosa sia la libertà.
Molti di noi hanno paura di morire perché non sanno che cosa voglia dire vivere. Non sappiamo come vivere quindi non sappiamo come morire. Finché avremo paura della vita avremo paura anche della morte. L'uomo che non ha paura della vita non ha paura di essere totalmente insicuro poiché comprende che intimamente, psicologicamente, non esiste sicurezza. Quando non esiste sicurezza c'è un movimento senza fine e allora vita e morte sono la stessa cosa. L' uomo che vive senza conflitto, che vive con la bellezza e con l'amore, non ha paura della morte poiché amare è morire.
Se morite a tutto ciò che conoscete, inclusa la vostra famiglia, i vostri ricordi, qualsiasi cosa abbiate provato, allora la morte è una purificazione, un processo di ringiovanimento; allora la morte genera innocenza, e solo chi è innocente è appassionato, non la gente che crede o vuole scoprire quello che succede dopo la morte.
Per scoprire realmente cosa succede quando morite, bisogna che moriate. Questo non è uno scherzo. Dovete morire – non fisicamente, ma psicologicamente, nel vostro intimo, morire a tutto ciò che avete avuto caro o che vi ha causato dolore. Morire vuol dire avere una mente completamente vuota di se stessa, vuota dei suoi quotidiani desideri, piaceri, angosce. La morte è un rinnovamento, un mutamento in cui il pensiero non interviene, poiché il pensiero è vecchio; quando c'è morte c'è qualcosa di completamente un nuovo. La libertà dal conosciuto è morte, e allora vivete.


Dal libro: "Libertà dal Conosciuto"  di J. Krishnamurti - Ubaldini Editore

 
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