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Riflessioni, meditazioni... la via dell'accettazione come percorso interiore alla scoperta dell'Essenza - ovvero l'originale spiritualità non duale di Claudio Prajnaram

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FRA ROVINE E CANTI

Post n°602 pubblicato il 06 Aprile 2009 da Praj
 

Di fronte a tragedie di ogni tipo, catastrofi naturali, orrori di ogni genere, disgrazie personali e collettive, che si sono sempre verificate nella storia e sono tutt’ora in corso, la mente dell’uomo religioso si fa questa domanda: Dio dov’era, dov’è?
Questa, per me, è una domanda che scaturisce da visione troppo semplicistica, colpevolizzante l'uomo e banalizzante il Divino.
Non mi sembra che faccia onore ad una alta visione di Dio. Dio è anche lo tsunami, il terremoto, la guerra…
E’ pure la mente ed il corpo dell'uomo che lo rifiuta, che lo invoca... E' l'uomo che fa il turista, quello disperato, è il bambino rapito e il suo rapitore... è il corpo umano, l'istinto degli animali, la linfa delle piante... è Lui che distrugge... distruggendo anche se stesso... che poi ricrea in continuazione... eternamente. Dio è il Tutto, natura e sue leggi comprese.
Vita e morte... lacrime e sorriso... odio e Amore... rovina e canto.
Però per me va anche detto che il centro del Tutto non è l'uomo... è oltre... è la Coscienza.  Dio non è antropocentrico.
E nell'uomo, è solo la Coscienza Impersonale - il cosiddetto Testimone o Puro Osservatore neutrale - che ognuno dovrebbe scoprire in sè stesso - la sorgente Divina in noi, che è e può essere aldilà del film della creazione e distruzione.
Oltre anche a ciò che la mente vede e il corpo percepisce ogni istante e che la materia vive e subisce trasformandosi, per delle leggi fondamentalmente insondabili anche alla pur evoluta mente dell'uomo identificato con il senso dell’ego, che si sente ancora essere separato da Dio.
E quando vedo tante discussioni su "Dio dov'era?" mi rendo ancora di più conto di quanto si brancoli nel buio rispetto ad una "lettura" profonda del senso spirituale della Vita.
Pur rispettando la domanda in questione, pur comprendendo il perché la si faccia, la trovo figlia di un pensiero relativo, non metafisico, una concezione e visione del Divino un pò infantile: il Padre in alto, i figli in basso... il creatore separato dalla sua creazione… ecc.
Trovo che sia una concezione dualistica che non regge assolutamente, poggiando soltanto sulla credenza dogmatica... che non sa dare risposte accettabili, comprensibili, convincenti... 
Non lo può fare
perchè è prigioniera del concetto  che Dio sia che ciò l'ego dell'uomo vorrebbe: che fosse  antropocentrico, una ingenua e gigantesca proiezione a propria immagine e volontà.

 
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