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Riflessioni, meditazioni... la via dell'accettazione come percorso interiore alla scoperta dell'Essenza - ovvero l'originale spiritualità non duale di Claudio Prajnaram

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Il Rifugio

Post n°737 pubblicato il 15 Febbraio 2010 da Praj
 

Nessuno di noi vorrebbe mai provare dolore o sofferenza. Questa naturale attitudine è legata al senso di sopravvivenza che l’organismo corpo mente si porta dentro. Eppure, volenti o nolenti, direttamente o indirettamente, in un modo o in un altro, a queste dure prove non si può sfuggire.
Siamo tutti destinati, prima o dopo, ad incontrare queste dure realtà, sia sotto la veste psichica che fisica. Cosa possiamo allora fare al riguardo?
E dunque, se esiste, dove sta il rifugio, se ce n’é qualcuno?
Secondo me, esso risiede soltanto in quel luogo interiore, d'impersonale Consapevolezza, dimora di Luce, che è l’Anima che c’è in ognuno di noi. Essa però è una dimensione che non ci appartiene. Non è uno spazio che ha a che fare con la mente, con il pensiero conosciuto. Essa è  oltre il nostro senso di possesso, l’attaccamento alla nostra identità psicofisica. Essa è l’essenza Divina che c’illumina sempre ma che è neutra rispetto al senso dell’ego al quale siamo vincolati.
Solo in quella casa interiore, se riusciamo a trovare la chiavi per entrarci, possiamo trovare la pace profonda, inalterabile. E solo in quella pace accade che il dolore e la sofferenza, volti nascosti del piacere, siano tramutati in morsi che non feriscono l'animo pur se lacerano comunque le carni. In quella Pace la paura si smorza, lasciando posto ad una composta serenità accettante.
La malattia, in ogni suo aspetto, è madre del dolore e, presto o tardi, verrà a baciare il nostro timore recondito, a bussare e chiedere conto di chi siamo veramente.
Di fronte a questa possibilità, a questo ineludibile evento, forse sarebbe il caso di prepararci ad affrontare quella condizione, almeno per quel che ci è possibile.
Bisognerebbe essere pronti a riceverla, anche se proprio non ad augurarcela. Rimuovere questa ipotesi che ci viene inesorabilmente incontro è infantile, oltre che inutile.
E’ il rifiuto di una prova ineluttabile la quale tutti, indistintamente, saremo chiamati ad affrontare.
Se saremo invece predisposti ad attenderla, dimoranti in quel centro di Beatitudine, ricercato e trovato, che è il nucleo essenziale del nostro Essere, forse, la scontata paura che ci attende potrebbe essere lenita fino quasi a spegnersi e sciogliersi nella calma e serenità.
Anche se in quei momenti tormentati saremo in balia di emozioni tempestose, che potranno sconvolgere la periferia della nostra natura corporea e mentale, noi saremo al Centro del Ciclone, nel centro di Gravità permanente. Saremo salvi dall’orrore della disperazione, al sicuro dal delirio delle nostre proiezioni di fronte all’incognita incombente e misteriosa dell’abbandono possibile del corpo, e regneremo comunque forti nella quiete dello Spirito Silente ed Immortale.




 
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