Praj il 13/07/11 alle 14:26 via WEB
Cara Ester, il tuo è un commento è il frutto di una profonda riflessione. E' un intervento che sostanzialmente condivido. Dal tuo punto di osservazione sembra che quei giovani siano una minoranza: allora è confortante... Mi auguro dunque tu veda con gli occhi dell'obiettività. Sarei il primo a gioirne. Si diceva una volta: tale padre tale figlio. Si potrebbe oggi dire: tale figlio tale padre? Comunque sia, vista in un verso o nell'altro, da com'è si mostra una grossa parte delle nuove generazioni, la faccenda sembra abbastanza sconsolante, sia per i padri che per i figli. Preoccupante. Cè un passo biblico che dice: le colpe dei padri ricadranno sui figli... Non sarebbe il caso oggi di fare ricadere le colpe dei figli sui padri e pure sulle madri? Se invece i figli non sono come i genitori, che paghino allora loro, anche se sono minori. O è una bestemmia che non tiene conte di tutte una serie di attenuanti, di altre cause? L'importante - come diceva un vecchio detto - riconoscere che: chi rompe paga. Che qualcuno paghi, insomma! Ovvero, che si applichi un principio che lega la libertà alla responsabilità. A noi la scelta, per quanto dolorosa, difficile, se vogliamo definirci e sentirci liberi. Un punto importante ritengo sia anche sapere se questi giovani descrritti siano maggioranza o minoranza e in che quantità. Perchè essi non potranno aspirare ad una società più equa, armonica, se essi stessi non saranno più giusti, responsabili. Ogni comunità è più giusta, aldilà di qualsiasi ordinamento, forma di governo e legislazione, nella misura in cui la gran maggioranza degli individui ed in specie i giovani sono più consapevoli e meno egoisti. Inoltre: tanto più il potere è delegato tanto più sono lontane le decisioni che li riguardano e viene men il senso di responsabilità individuale. Oltretutto, la classe dirigente di una società è solo l'espressione della mentalità maggioritaria della popolazione. I giovani hanno sempre rappresentato la coscienza critica del sistema. Adesso non mi sembra ciò stia accadendo o lo sia in misura molto relativa, inadeguata. Quindi, se si è interessati ad una autentica trasformazione sociale, che sia radicale nel senso della giustizia e dei rapporti umani, bisogna che sia la conseguenza del maturato cambiamento della gran maggioranza individui, soprattutto dei giovani che la compongono. Cambiare solo la forma esteriore del sociale senza il cambiamento interiore individuale però serve a ben poco e non fa che perpetuare le ingiustizie e le iniquità, facendolo soltanto in modo diverso. Come diceva qualcuno: sii il cambiamento che vuoi vedere! Concordo con questa importantissima affermazione di principio. Altrimenti, ogni aspirazione al miglioramento della comunità della quale siamo membri rimane sempre una utopia, una velleità sempre frustrata. Imparando ad autogovernarci consapevolmente, avremo sempre meno bisogno di essere governati verticisticamente, sapremo convivere e collaborare al meglio nell'interesse di tutti, in uno spirito di giustizia, equità e libertà. Dunque, in base a come e quanto cambia l'uomo a livello personale, la società può cambiare. Perchè questa non è altro lo specchio dei vizi e virtù, capacità e incapacità, della dell'insieme delle caratteristiche umane e psicologiche, di coloro che la sostengono. Allora mi domando: la maggioranza dei giovani saprà prendersi il fardello di responsabilità che le compete sulle spalle? Quanti giovani, obiettivamente parlando, sono entrati in quest'ottica, hanno una prospettiva che puo' rispondere a questi sacrosanti interrogativi? Non va dimenticato che il futuro sarà loro. Non dico che non ci sarà cambiamento, ma la domanda è: sarà distruttivo o costruttivo? Mi auguro, per loro soprattutto, che la tua visione moderatamente positiva sia lungimirante. E' ovvio che non possimo controllare l'esistenza... e si dipende da un'infinità di fattori imponderabili. Ma un buon lavoro costruttivo è prevedibile nel suo risultato, se chi lo compie ci sa fare, ha imparato e sta imparando dall'esperienza... Allora, Ester, ci può essere di conforto il celebre aforisma di Lao Tze: fa più rumore un albero che cade di una foresta che cresce.
Buon pomeriggio! :-)
(Rispondi)
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il 09/07/2023 alle 12:42
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