Noi esseri umani siamo strutture macroscopiche in un universo le cui leggi risiedono a livello microscopico. In quanto esseri che cercano di sopravvivere, siamo indotti a cercare spiegazioni efficaci che si riferiscono soltanto a entità del nostro stesso livello. Perciò tracciamo confini concettuali attorno a entità che percepiamo con maggior facilità, e nel far questo ci ritagliamo su misura quel che ci sembra essere la realtà. L'io che ciascuno di noi crea per sé stesso è un esempio per eccellenza di una tale realtà percepita o inventata, e riesce così bene a spiegare il nostro comportamento che diventa il fulcro attorno a cui il resto del mondo sembra ruotare. Ma questa nozione di ”io” è soltanto una formula abbreviata per indicare una gran quantità di fermento e agitazione di cui siamo necessariamente inconsapevoli.
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Alla fine noi, miraggi che si autopercepiscono, si autoinventano, si autoconsolidano, siamo piccoli miracoli di autoreferenza. Crediamo in biglie che si disintegrano non appena ci mettiamo a cercarle, ma che, quando non le cerchiamo, sono reali come qualsiasi autentica biglia. E' la nostra stessa natura a impedirci una piena comprensione della loro natura. Sospesi a metà tra l'inconcepibile immensità cosmica dello spazio-tempo relativistico e il guizzare elusivo e indistinto di cariche quantiche, noi esseri umani, più simili ad arcobaleni e miraggi che ad architravi o macigni, siamo imprevedibili poemi che scrivono sé stessi – vaghi, metaforici, ambigui, e a volte straordinariamente belli.
Probabilmente, vedere noi stessi in questa maniera non è così rassicurante come credere in ineffabili aure ultraterrene, dotate di esistenza eterna, ma ha le sue compensazioni. Ciò che si perde è quella intuizione infantile che ci porta a credere che le cose sono esattamente come appaiono, e il nostro io, apparentemente solido come una biglia, è la cosa più reale al mondo; ciò che si guadagna è la consapevolezza di quanto impalpabili e rarefatti siamo nel cuore stesso della nostra interiorità, e di come siamo radicalmente diversi diversi da ciò che sembriamo.
Dal libro: Anelli nell'io ( Cosa c'è al cuore della coscienza? ) di Douglas Hofstadter – Mondadori editore
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ivost il 29/08/09 alle 09:46 via WEB
Ma non c'è un errore di battitura qui? "...e il nostro io, apparentemente solido come una biglia, è la cosa più reale al mondo" Dalla frase si deduce: reale = irreale, altrimenti si perde il senso,,, Quello che mi fa pensare questo bello scritto è: quindi andiamo Oltre,,,dove le biglie non si frantumano,,, Contemplare il "miracolo" della natura è bello, ma contemplare ciò che è Altro e dove la quantisctica spero non arrivi mai (ma forse dal 2012 in poi,,,), è,,,Altro,,, Ciao
(Rispondi)
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ivost il 29/08/09 alle 19:13 via WEB
Che fai? provochi? :)) Non mi interessa un gran che il 2012, perchè non so neppure se per quella data la mia personalità sarà ancora viva,,,e anche la vostra,,,in quanti pensavano al 2012 quella notte in Abruzzo? Se ci dovesse essere comunque qualcosa di "Importante" non colpirà, nel bene o nel male, la nostra forma, ma la nostra Essenza, perchè tutto ciò che colpisce solo la nostra forma è irrilevante dal punto di vista cosmico,,,e se colpirà la nostra Essenza non ce ne accorgeremo, a meno che non ci accorgiamo già del suo arrivo,,, Per succedere qualcosa quel 26/12/2012, deve già essere iniziato e certamente, ripeto, non ha a che fare con la nostra forma,,, Già iniziato qualcosa è e già da tempo,,,il completamento sarà nel 2012? Bene! Spero di esserci! :)
(Rispondi)
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Inviato da: lenteris
il 09/07/2023 alle 12:42
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