Accettare è possibile, sempre. Accettare anche le contraddizioni in cui si scivola normalmente, perché anche questo in fondo è essere qui, è essere nel vivo presente. Le contraddizioni che viviamo non vanno problematizzate... sono semplici realtà da vivere. Essere perfetti è un concetto mentale dal quale ci si può liberare, perché noi siamo sempre "nel nostro giusto", se non ci diamo dei modelli mentali a cui adeguarci... una meta da raggiungere... se siamo senza aspettative.
In realtà, se non ci dividiamo, alimentando una lotta interna fra ciò che siamo e ciò che vorremmo essere in quel momento, si scopre che siamo già a Casa. Proprio così come siamo. Non ci sono miglioramenti immaginari da raggiungere ma solo un eterna realtà presente da riconoscere: quella che si sta vivendo proprio adesso, davanti e dentro di noi, così com'è. Con questa adesione totale si entra in contatto pieno e diretto con ciò che Siamo realmente, con il Ciò che E'. Ci si libera dell’immaginaria visione di noi stessi. E' tutto qui e ora! Non c’è spazio per la fantasticheria sul come saremmo se….
In questo pieno riconoscimento del Vero accade indirettamente un genuino miglioramento spontaneo, non dettato altrimenti da un ego spirituale ambizioso, orgoglioso, auto referenziale... Per me, l'Accettazione assoluta, nella sua disarmante semplicità, qui ed adesso, è la chiave... del ben Vivere.
In essa non c'è spazio per la separazione fra l'essere ed il dovere essere... ed in tale condizione di non tensione naturalmente la mente si calma... si ridimensiona. Allora, in questo accettarsi, l'ego è vissuto come una semplice rappresentazione da "usare" nel "Gioco" della Vita. E non crea più conflitti perché sa rapportarsi con altri ego in maniera nuova, Se riusciamo, o ci accade, di accettare perfino la nostra "non accettazione", abbiamo perfino la possibilità e capacità di Vedere le cose da un'altro piano, sempre più interno, addirittura impersonale.
Questo non è un gioco di parole ma una Comprensione Metafisica, direi sovra razionale. Due livelli principali coesistono simultaneamente in noi. Sono il livello personale manifesto e l'impersonale immanifesto. In realtà sono due facce della stessa medaglia.
E' una unità che si dualizza per manifestarsi. E' l'Assoluto che gioca ad essere relativo per esprimersi nella sua infinita creatività.
Quindi, l'umana manifestazione non si può che accettare, se non si vuole lottare senza possibilità di vittoria alcuna, e senza alimentare ulteriore sofferenza a noi stessi e agli altri, al mondo.
Nell'accettazione l'Essenza ha la possibilità di emergere e guidarci, spodestando l'ego usurpatore dal trono della Coscienza, da un ruolo che non gli spetta.
Però questa celebrazione del Ciò che E’ è possibile solo se c'è una Presenza Osservante - la Consapevolezza - che ci accompagna, vigile momento dopo momento.
E' evidente infatti che se la Consapevolezza è più espansa, l'area dell'identificazione da accettare si restringe. Più c’e Consapevolezza (Luce) meno c’è identificazione (Oscurità). La Vita si esprime danzando fra questi due poli, accentuando ora l’una ora l’altra dimensione.
Certamente, in questo ambito misterioso che è l'esistenza individuale, che si appalesa a più livelli, non si può che constatare che essa sia molto bizzarra nel suo esperimentarsi umano e addirittura paradossale riguardo la sua Comprensione "Divina". Consapevole e Compassionevole.
![](http://fotostrane.superba.it/foto-strane/scherzi%20della%20natura/foto%20strane%20natura%20(13).jpg)
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Praj il 23/10/09 alle 13:52 via WEB
Caro Kivon, a volte capita che compaiano dei barlumi della nostra natura fondamentale che è Coscienza. Ci sono dei momenti in cui noi percepiamo noi stessi nella pace e nell'armonia al di là del dinamismo frenetico del divenire. Normalmente però noi diamo importanza a questi momenti perché siamo portati a riconoscerci soltanto in relazione a delle situazioni, a degli avvenimenti e a degli oggetti.
Quando invece riconosciamo questi momenti di pace, silenzio mentale, diventiamo consapevoli di una dimensione della nostra coscienza del tutto diversa, nuova; una dimensione che non è connessa ad alcun fatto, avvenimento o pensiero. Sembrerebbero dei campioni omaggio di una promessa Divina di beatitudine. Una offerta, un invito.
Quindi, c'è una importante distinzione da fare tra l'apprendere, l'accumulare sapere, ricordare emozioni e la Comprensione silenziosa che si percepisce in quei particolari momenti. Comprensione che è l’intuizione immediata e fuggevole della nostra natura reale.
Sebbene il possesso di nozioni, di concetti e informazioni sia indispensabile quando stiamo imparando un'attività, quando studiamo qualsiasi disciplina... non ci è di nessun ausilio con questo genere di conoscenza. Gli ordinari processi cognitivi, pur utili e necessari, non ci possono rivelare ciò che siamo fondamentalmente. Chi siamo veramente.
Ciò che siamo realmente possiamo riconoscerlo soltanto attraverso un salto quantico della coscienza.
Il riconoscimento è un fatto improvviso, istantaneo, profondamente intuitivo che travalica le ordinarie categorie del ragionamento discorsivo, della discorsività mentale, logica e razionale.
Però, se questo occasionale riconoscimento succede, una volta aperti a questa dimensione, esso appare più spesso di ciò che che noi avevamo osservato precedentemente. Sta anche a noi però non inibirne il ritorno, con la distrazione e la disattenzione al nostro sentire più sottile.
In sostanza, ci accorgiamo che ciò che sembrava emergere in quanto istante è in realtà il substrato costante di ogni azione, pensiero, sentimento, emozione.
Questo permea tutto ciò che sentiamo, facciamo e pensiamo, come un'eco penetra tutto ciò che ci circonda e contiene.
E' quest'onda che ci guida e porta a cercare la fonte dell'eco, la sua Sorgente. E' questo richiamo primario che ci stimola a conoscere veramente noi stessi, oltre la nostra limitata visione. In merito invece alla contraddizione che rilevi va chiarito il senso giusto di questa affermazione: non è che viviamo nell’illusione. La realtà è reale. all'ego del ricercatore non si può dire che non esiste, non esiste nulla? Per me va detto piuttosto che esistiamo come entità indipendenti, che siamo strumenti indipendenti tramite i quali la Vita-Una si manifesta.
Per cui non è sbagliato percepirci come entità separate perchè noi siamo l'Uno. Noi tuttavia siamo entità separate attraverso cui opera l’Uno. Siamo strumenti tramite i quali funziona l’Uno. Alla luce di questa Consapevolezza il nostro funzionare e operare è diverso dal non essere consapevoli di Ciò. In quest'ottica l'uno-Uno crea la sua realtà. Un saluto sorridente e grazie per il supporto interessante e costruttivo che hai offerio a questo post. Namastè :-)
(Rispondi)
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il 09/07/2023 alle 12:42
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