Creato da Praj il 30/11/2005
Riflessioni, meditazioni... la via dell'accettazione come percorso interiore alla scoperta dell'Essenza - ovvero l'originale spiritualità non duale di Claudio Prajnaram

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Messaggi di Luglio 2008

L'incantesimo che vela...  

Post n°459 pubblicato il 31 Luglio 2008 da Praj
 

Tutto ciò che c'è da sapere è lì davanti a noi, ma non lo vogliamo o possiamo vedere: è una sorta di esoterismo naturale, segreto non nascosto.  
L'informazione profonda  che attiene all'Essere, anche se offerta alla sola riflessione, da parte della maggioranza degli individui è rifiutata, inascoltata, perchè in qualche modo inquieta, fa paura... da sempre.
Mentre la menzogna, la consolazione, trovano sempre numerose platee pronte all'applauso, all'inchino... 
Ciò che incoraggia la finzione, la commedia, l'illusione, affascina... da sempre
Quindi non c'è bisogno di nascondere l'informazione diretta sull'Essere, perché essa viene fuggita appena la si scorge, perchè la si avverte come pericolo, come possibile distruttrice della nostra falsa identità... da sempre.
Si vede che gli individui amano essere naufraghi... piuttosto che timonieri.

 
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Lo Zen: ovvero l'arte di scoprire la propria natura

Post n°458 pubblicato il 25 Luglio 2008 da Praj
 

Nella sua essenza lo Zen è l'arte di vedere nella propria natura. Esso indica la via che dalla servitù conduce alla libertà.
Facendoci attingere direttamente alla fonte della vita, esso ci emancipa dai gioghi sotto i quali noi, quali esseri finiti, di solito soffriamo in questo mondo.
Può dirsi che lo Zen libera tutte quelle energie naturalmente immagazzinate in ciascuno di noi che nelle circostanze normali sono contratte e deviate, tanto da non trovare un modo adeguato di esplicazione.
Il nostro essere lo si può paragonare ad una batteria elettrica che racchiude, allo stato latente, un potere misterioso.
Quando non è portato all'atto in modo conveniente questo potere intristisce, ovvero, alterandosi, va a manifestarsi in forme anormali.
Ora, lo scopo dello Zen è di preservarci sia dalla follia che da una interna mutilazione.
Ciò io intendo per libertà: dar libero giuoco a tutti gli impulsi creativi e benefici insiti nel nostro animo.
In genere, siamo ciechi di fronte al fatto che noi possediamo le facoltà necessarie per essere felici e per amarci gli uni con gli altri.
Tutte le lotte che vediamo intorno a noi derivano da siffatta ignoranza.
Perciò lo Zen vuole che in noi un terzo occhio - come i buddhisti lo chiamano - si apra su quella regione insospettata da cui siamo esclusi a causa della nostra ignoranza.
Quando la nube dell'ignoranza si dissipa, si manifesta l'infinito dei cieli e per la prima volta noi scorgiamo la vera natura dello stesso essere.
Allora noi conosciamo il significato della vita, comprendiamo che essa non è un cieco tendere, né un mero dispiegamento di forze brute; pur non conoscendone esattamente lo scopo ultimo, sentiamo in essa qualcosa che ci rende infinitamente felici di viverla, che ci fa restare contenti in ogni sviluppo di essa di là da ogni problema e da ogni dubbio pessimistico.
Finché siamo pieni di attività e non ancora desti alla conoscenza della vita possiamo non sentire la serietà di tutti i conflitti che essa racchiude e che sul momento sembrano essere risolti per essere in uno stato di quiescenza.
Ma prima o poi verrà il tempo in cui dovremo metterci senz'altro faccia a faccia con la vita e sciogliere i suoi enigmi più incalzanti e preoccupanti.

 
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Effetto boomerang

Post n°457 pubblicato il 23 Luglio 2008 da Praj
 

La maldicenza, come altre espressioni affini, è una moneta di cui si scopre la falsità appena esce dai luoghi bui della coscienza dove la si vorrebbe spacciare impunemente.
Essa necessita delle zone di penombra psicologica per costruirsi una certa verosimiglianza, che però si sfalda di fronte a coloro che hanno un animo sincero, non inclini alle realtà torbide, in cui sentono con il cuore il "cattivo" odore e il corrotto sapore.
Essendo, la maldicenza, richiesta da menti intossicate e dipendenti, queste, consumandola, vanno ad  alimentare un girone di negatività che forse si sa quando inizia, ma non quando finisce.
Quel che è certo, in una forma o nell'altra, prima o dopo, gli effetti deleteri di questa disdicevole pratica ricadranno su chi l'ha diffonde con intento.

 
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Eutanasia... un tabù imposto

Post n°456 pubblicato il 16 Luglio 2008 da Praj
 

Accanimento "terapeutico" e attaccamento materialista al corpo fisico

Nel viaggio esistenziale ho sempre visto l'occasione per trovare o riscoprire l'essenza più intima della nostra natura: lo spirito Divino che ognuno ha in sé.
Proprio per questo non riesco a capire cosa ci sia di Spirituale nelle posizioni di chi è contrario all'eutanasia regolamentata, basata sul testamento biologico, ad una legge elaborata in maniera molto seria e attenta ai diritti dell'uomo.
A me sembra una concezione estremamente materialista nella sostanza; una esagerata identificazione ed attaccamento con l'organismo corpo-mente, che è fondamentalmente un involucro, da usare come tempio sacro finché è in grado di potere essere nelle condizioni di farlo, dell'Essenza (Sè). Questo per chi ha una visione spirituale non ortodossa.
Questa concezione spirituale dell'essere così attaccata alla vita, sempre e comunque, non mi convince per nulla: soprattutto quando vuole arrogarsi il diritto di credersi una verità.
Che almeno si concepisca una libertà di scelta per altri che non sono d'accordo con dei valori nei quali non si riconoscono. Si lasci che sia la società civile, attraverso gli individui che la compongono, a poter dare indicazioni che esprimano una legge che regoli la materia.
Riguardo all'anima è chiaro che mi prendo, e ognuno si dovrà prendere, tutta la responsabilità della prpria scelta eventuale.
Che problema c'è a lasciare il corpo, se sappiamo che altro non è che il vestito temporaneo nella manifestazione dell'Essenza?
Perché mantenere questo accanimento, fondamentalmente, materialista, a tenere in vita artificialmente, un corpo esausto, senza speranze, se non la continuità della sofferenza, del dolore?

 
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Il Sovraconscio... l'ultimo approdo

Post n°455 pubblicato il 10 Luglio 2008 da Praj
 

Il Sovraconscio non è sperimentabile se si guarda solo dal buco della serratura del conscio; meno ancora se si vaga persi nella cantina oscura dell’inconscio.

Il Sovraconscio è vivibile solo quando c’è assenza del senso dell’ego, si vola oltre gli orizzonti della mente.

 
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Ascoltiamola

Post n°454 pubblicato il 04 Luglio 2008 da Praj
 

Se non siamo contenti della nostra vita, probabilmente,
è perchè la Vita stessa non è contenta di noi.
Se non siamo in sintonia con lei, non possiamo certo pretendere che essa sia in sintonia con noi.
Quindi, sbagliamo a lamentarci: ascoltiamo piuttosto cosa ha da sussurrarci nel silenzio.
Facciamo tacere la nostra mente e cerchiamo di udire la sua melodia.
E allora, forse, non andando più controcorrente, il nostro cuore avrà un nuovo respiro e battito d'amore.

 
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I dintorni del Vero

Post n°453 pubblicato il 01 Luglio 2008 da Praj
 

Ciò che è ritenuto virtuoso o disdicevole, morale o non etico, da qualcuno e non da un altro, non può che far riflettere colui che è alla sincera ricerca del Vero.
Ciò che è Vero non può essere un "valore" in alcune circostanze e non in altre. Altrimenti è inficiato dall'opinione, dalla contingenza, dal costume e dalla cultura, ma non ha nulla a che fare che con la Verità.
Le religioni, ancor più delle ideologie politiche, spesso cadono e sono cadute in questa visione soggettiva, relativa, creduta rivelata, spacciandola per verità.
Alcuni  comportamenti che sono incoraggiati da una religione o da una ideologia, sono ritenuti sbagliati da un'altra. Di esempi ce ne sono una infinità, anche se in alcuni punti possono trovare delle convergenze.
Questa soggettività allora non è che periferica, formale, impermanente, mutevole, più o meno lontana dal Vero,
Quindi non è in queste dimensioni transeunti che Esso va cercato.
Ciò che è variabile e soggettivo non può che essere considerato convenzionale, strumentale e momentaneo.
Per cui, il Vero allora non può che stare all'origine, alla sorgente, di ogni manifestazione, definizione... e non può che esserlo per tutti.
Lo si può trovare in quel luogo della coscienza incontaminata dalle concettualità: nel Silenzio metafisico.
Se così non è, allora non può essere altro che un particolare punto di vista, uno degli infiniti dintorni del Vero. 

 
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