Creato da Praj il 30/11/2005
Riflessioni, meditazioni... la via dell'accettazione come percorso interiore alla scoperta dell'Essenza - ovvero l'originale spiritualità non duale di Claudio Prajnaram

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Messaggi di Settembre 2008

Dubbio e certezza...

Post n°478 pubblicato il 29 Settembre 2008 da Praj
 

Dubbio e certezza sono facce di una falsa moneta: la mente discorsiva.
Queste due categorie mentali si sostengono l'un l'altra, essendo complementari al gioco degli opposti che avviene nell'universo dei pensieri.
Il dubbio sussiste solo come contr'altare della certezza e viceversa. 
Esso è una specie metodo concettuale che si contrappone alle certezze, mentre la certezza è una sorta di falsità che necessita di una assolutezza di principio per imporsi ai dubbi che sottostanno alla sua credenza.
Queste due facce si specchiano fra loro senza mai riconoscersi e sono in permanente conflitto riguardo alle principali tematiche che si pongono nel campo della coscienza.
Ma la verità è sempre oltre al dubbio e alla certezza, e fugge ogni definizione, perchè risiede nello spirito del silenzio.
Essa non appartiene a nessuna categoria filosofica che possa costruire la mente umana, inevitabilmente relativa.

 
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Quand'è che accade l'azione ottimale

Post n°477 pubblicato il 27 Settembre 2008 da Praj
 

Se vogliamo agire al meglio delle nostre possibilità, è bene sempre essere consapevoli se in quel dato momento siamo in una condizione psicofisica rilassata e in uno stato d'animo neutrale, non fuorviato da ansie e aspettative, paure e desideri.
E' opportuno fare ciò per non incorrere in conseguenze negative non volute che, altrimenti, si potrebbero facilmente verificare.
Se i pensieri, le emozioni e i bisogni istintuali sono allineati fra loro, l'azione si rivela sempre eccellente e produttiva: perché quando si ha questo allineamento, l'energia fluisce armoniosamente, la qualità del nostro agire si esprime in modo coerente, fluido e efficace.. Inoltre, si ha quella lucidità di visione che ci fa vedere l'insieme del quadro ambientale in cui siamo presenti, accompagnato da un atteggiamento sensibile ed emotivo di apertura, flessibile, pur se vigile, attento.
In ogni caso è rispondente in maniera ottimale alle necessità del nostro intento, oltre che in sinergia e sintonia con la situazione nella quale dobbiamo operare e con gli eventuali soggetti con i quali ci dobbiamo relazionare.

 
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A proposito del destino

Post n°476 pubblicato il 24 Settembre 2008 da Praj
 

Dal mio punto di vista, il destino è solo un concetto mentale.
Non è scritto nè non scritto.
E' un accadere fuori dalla portata della comprensione personale.
Noi non siamo nati per essere diversi da quello che siamo.
Possiamo pure pensare che non sia così e che avremmo potuto essere diversi, ma ciò rimarrà comunque una mera astrazione, una sterile immaginazione senza riscontro.
La prova di questa situazione consiste nell’impossibilità di una riprova del ciò che è irreversibile corso dei fatti. Come il destino di un seme, siamo affidati indissolubilmente sia all’insito potenziale di questo che all’insieme incommensurabile dei fattori che concorreranno a svilupparlo o meno.
Questi due dinamici aspetti interdipendenti non si possono mai separare perché appartengono all’espressione di un’unica Coscienza, un’unica Realtà, la quale ha solo in sé stessa le ragioni dell’equilibrio e dell’armonia assoluta. E’ una Danza misteriosa che non potremo mai capire, ma soltanto perderci o ritrovarci in Essa. Se ci accade di lasciarci andare al fluire di questo misterioso Esserci, forse è il segno che ci stiamo ritrovando: ovvero siamo quello che siamo senza più opporre alcuna resistenza ad una Volontà che ci trascende. Allora ci Fidiamo non perché sappiamo, ma sappiamo perché ci fidiamo. Noi dunque siamo il risultato della relazione fra ciò che ci sta dentro e ciò che ci sta fuori, anche se possiamo pensare di avere un potere e un volere personali.
Quando si dice che volere è potere si sta dicendo anche che potere è volere.
Da dove proviene il potere che ci può dare un volere? Da ciò che ci ha fatto nascere e ci mantiene in vita.
Quindi è un controsenso immaginarci diversi da quello che siamo, perché in realtà non potremo mai esserlo anche se lo volessimo, perché non risiede in noi quella Volontà assoluta.
Perciò essere quello che siamo é l’unica opportunità che ci è data.
Onoriamola quindi vivendola come se fossimo liberi. Solo così realizziamo in ogni momento quello per cui siamo nati.

 
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Equivoci riguardo alla meditazione

Post n°475 pubblicato il 21 Settembre 2008 da Praj
 

Pensando sia utile, vorrei evidenziare alcuni equivoci che vengono spesso a galla quando di parla di "meditare".
Quando un individuo, che ha sperimentato stati di meditazione profonda, deve dialogare con uno che non li ha sperimentati, quasi sempre nascono delle incomprensioni. Il meditatore sa che l’altro difficilmente potrà capirlo, se non ha delle esperienze affini.
Molto spesso i “ragionatori” credono che un meditatore viva condizioni mentali alterate, autosuggestioni varie, e rinuncia alla capacità del pensiero critico. In soldoni, che sia una persona debole che cerca consolazioni e compensazioni alle sue mancanze. Si sbagliano.
Un grande, malinteso, poi riguarda la parola ”meditazione”.
Secondo la cultura occidentale la parola meditazione indica una profonda riflessione su un dato argomento, in uno stato di calma; mentre per le varie tradizioni spirituali di matrice orientale non ha questo significato: per loro, in sintesi, vuol dire entrare in uno spazio interno d’ascolto e di osservazione distaccata dei vari processi mentali, emotivi e fisici, ma senza giudizio (questa é la consapevolezza). Cioè cominciare a prendere distanza dalle identificazioni varie. Il che non comporta la rinuncia al pensare, ma piuttosto induce chiarezza e controllo nei meccanismi del pensiero, che saranno sempre meno automatici e reattivi.
Un meditatore può e deve essere interessato al mondo, stare nei fatti, vivere in mezzo alle cose e alle persone, ma sa aggiungere alla sua condizione esistenziale una presenza spontanea e attenta, che lo fa vivere in maniera più equilibrata e vera. Diventando un individuo sempre meglio equilibrato, integrato e aperto non può che migliorare la qualità della sua vita, di chi gli sta attorno e per esteso... al mondo. Per quanto riguarda il vivere, il ragionare, il discutere e avere gli interessi più svariati (dalla politica, allo sport, alla cultura, all’ economia e così via...) egli non ne é al di fuori, ma soltanto sa viverle senza quella identificazione egoica, o con meno, di quella che altri hanno.
Deve però stare molto attento, il rischio c’é, a non identificarsi con la sua nuova condizione di meditatore, di sentirsi un essere speciale, un prediletto spirituale. Altrimenti, non ha capito nulla; e la meditazione era solo una pratica tecnica e formale, che gli altri giustamente riconosceranno come moneta falsa. Chi non ha mai meditato, o ha poca esperienza, non riesce a capacitarsi di che cosa voglia dire staccarsi dalla mente. Non crede che sia possibile. Per lui il pensare coincide con se stesso e crede che i meditatori barino. Gli scettici vanno capiti, anche se a volte risultano un po' pesanti; perché tutti, prima di iniziare il viaggio meditativo, siamo stati degli accaniti fautori del “pensare con la propria testa”. Non veniamo da realtà aliene: soltanto stiamo sperimentando nuove possibilità di espansione del nostro Essere. E sentiamo di essere su una Via, ciascuno la propria, sempre più interessante ed avvincente.

 
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Se non siamo pronti...

Post n°474 pubblicato il 16 Settembre 2008 da Praj
 

Può sapere un ricercatore spirituale di stare di fronte ad un Risvegliato spirituale? No, non è possibile. Al massimo può forse percepire un qualcosa di non ben definito, una risonanza, solo perché toccato dal carisma di quest’ultimo, ma non può essere certo di riconoscerlo come tale.
Non ha i requisiti idonei.
Quand’anche cercasse di definire le caratteristiche necessarie per essere in grado di individuare un vero Risvegliato alla Consapevolezza, constaterebbe che è una operazione improbabile, forse impossibile.
Gli manca ancora la Visione metafisica.
Un essere che ha realizzato la totale presa di Coscienza della sua natura Essenziale, riconosciuta come identica al Sè, anche se può essere semplice e ordinario nella forma e apparenza, non ha un comportamento prevedibile e definito. Poche o nessuna possibilità è offerta per scoprirlo a chi non abbia un livello di consapevolezza più o meno equivalente.
Va detto anche che l’illuminazione non necessariamente rende Maestri. Quindi ci sono risvegliati a se stessi ma che non si manifestano come Maestri.
Quello che fa Maestro un Risvegliato è che un ricercatore, possedendo le giuste qualificazioni, gli si avvicini in modo adeguato e fiducioso, e che sia intenzionato a raggiungere il Risveglio secondo le sue indicazioni. Solo allora potrà essere ritenuto Maestro. Che poi sia mentore di una o più persone non importa agli effetti del ruolo che va a rivestire.
Questo fatto però non appartiene alla dimensione spirituale del Risvegliato, ma solo alla sfera mentale del ricercatore.
Il Risvegliato non per questo cercherà d’instillare convinzioni nel ricercatore che gli si accosta; né lo potrebbe - perché ormai privo di una egoicità che impone – sia perché essendo Uno con la Realtà assoluta non può certo dividerla e rappresentarla in opinioni o concettualizzazioni.
Questo vuol dire che se anche incrociassimo un grande Realizzato potremmo anche non notarlo o, probabilmente, potremmo essere stupiti dal suo modo di essere perché non consono all’idea, alle aspettative, che abbiamo di un Risvegliato. Questo fa sì che circolino fra noi molti più Risvegliati di quanto ci si possa immaginare. Ma che non li riconosciamo perché non siamo ancora pronti, qualificati, per riconoscerli.

 
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Il grande Riconoscimento

Post n°473 pubblicato il 11 Settembre 2008 da Praj
 

Il grande riconoscimento che nulla è nelle nostre mani, né il controllo delle situazioni né l’arrendersi a questa mancanza di controllo, è come un grande disfarsi, un disfarsi della delusione e dell’illusione.
E’ un venir spianato fino a terra, una pulizia, una purificazione.
Quando si impadronisce di noi possiamo trascorrere il tempo in un posto stupefacente, privati di tutte le nostre strategie per affrontare la realtà, se siamo fortunati.
Entriamo in un posto dove non c’è nessun indicazione, forse un luogo oscuro, e veniamo rifatti, nuovi.
Non sappiamo ancora come tenere quel bellissimo strumento del nostro cuore e suonarlo veramente, perché siamo stati così a lungo focalizzati nel cercare di gestire le situazioni.
Per essere preparati a suonare la sacra canzone che siamo venuti qui a suonare, dobbiamo venire svuotati interamente così che il nostro flauto sia così limpido, così vuoto, così in offerta, così riempito di nulla, che il bellissimo respiro di Dio possa soffiarci attraverso senza una sola distorsione.
Un semplice canale aperto che ha smesso di lottare per se stesso, smesso di lottare per come pensa che dovrebbe essere, o per come ha imparato dovrebbe essere, per come i suoi amici dicono che dovrebbe essere.
Così forse possiamo entrare nel mistero di quello che è qui.
Forse possiamo smettere di dare dei nomi a quello che è, perché non si adatta nel menù stantio delle nostre menti.
Le cose sono come sono, sono come devono essere.
Ogni momento e il ogni sapore di ogni momento, sono un dono diretto del Santo, il tocco del Santo sul nostro volto.
Possiamo essere così nulla che, non importa cosa si manifesta in un dato momento, possiamo dire: " Grazie, dolcissimo, Santo, per un altro momento,
un'altra occasione di servirti, di servire la gloria di questo amore
che tu sei e che io sono.

 by Jeannie Zandi

http://www.jeanniezandi.com/5.html

 
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Scienza & incoscienza

Post n°472 pubblicato il 10 Settembre 2008 da Praj
 

La scienza può anche diventare pericolosa incoscienza
quando chi la sviluppa ed esercita non è non è illuminato dalla Coscienza del Sè, ma è guidato dal delirio della conoscenza antropocentrica.

 
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C'è Sapere e sapere...

Post n°471 pubblicato il 08 Settembre 2008 da Praj
 

Colui che sa di non sapere è in realtà colui che non sa di Sapere.
Infatti, il Sapere del cuore svela i segreti dell'anima senza bisogno di parole, mentre il sapere dell'intelletto vela con le parole l'evidenza delle rivelazioni dell'anima.
Dunque, c'è Sapere e sapere...
Uno si apre all'ignoranza Sapiente, l'altro si chiude alla Sapienza ignorante.

 
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E' stato un continuo accadere

Post n°470 pubblicato il 04 Settembre 2008 da Praj
 

Quando si svela la totale identità del nostro essere con la Realtà assoluta, si realizza che l’interesse per il viaggio interiore non era che una sequenza di cause ed effetti sulle quali non avevamo un reale controllo.

E’ stato un continuo accadere che non abbiamo mai potuto né favorire né contrastare, perché del tutto autonomo dal nostro volere, nonostante ci sia sempre sembrato il contrario.
Si comprende che queste cause ed effetti sono stati fenomeni coscienziali esistiti solo nella trama della mente sognante dell’agente personale che credevamo di essere.
Quindi svanisce ogni ulteriore cammino, ogni possibilità di ricerca in tal senso, perché il ricercatore ora sa con chiarezza di essere ciò che cercava, avendo unificato in sé stesso questa dualità, divisione apparente.

 
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Nulla è celato...

Post n°469 pubblicato il 01 Settembre 2008 da Praj
 

Il Divino non si nasconde e si mostra ovunque.
Non c'è luogo dove Esso non appaia,
nella sua infinita varietà di forme.
Purtroppo, noi lo cerchiamo nell'unico posto
dov'è realmente occultato: nell'immaginazione.

Praj

 
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