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Creato da Praj il 30/11/2005
Riflessioni, meditazioni... la via dell'accettazione come percorso interiore alla scoperta dell'Essenza - ovvero l'originale spiritualità non duale di Claudio Prajnaram
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Messaggi di Ottobre 2012
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Halloween è quella festa dove le zucche vuote la fanno da padrone.
"Dolcetto o scherzetto?" è il loro mantra, il trionfo del loro divertimento.
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Questo è sempre la verità del misterioso manifestarsi del Divino, che possiamo sia contemplare che divenirne strumenti operativi coscienti e quindi gaudenti.
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Questo accade quando si agisce senza aspettative e nessuna pretesa, esprimendo solo ciò che si sente di condividere.
Il semplice feedback stimola una rete di condivisioni positive e alimenta un senso di relazione, di unità.
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Secondo la mia modesta opinione, il puro non giudizio è un mito. Questo perchè spesso il giudicare avviene nostro malgrado, involontariamente. Va anche detto che il giudizio, anche se solo pensato e non espresso a parole, è sempre giudizio.
Comunque come principio va distinto sempre l'atto dall'attore se ci si vuole avvalere di un giudizio non giudicante.
Questa distinzione è basilare per relativizzare consapevolmente ciò che si giudica.
In quest'ottica mi piace pensare che chi giudica debba poi essere giudicato a sua volta con lo stesso metro con cui ha giudicato.
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Le mosche accorrono sulla ferita, fino a coprirla,
le mosche dei tue sentimenti di autodifesa,
del tuo amore di ciò che credi sia tuo.
Lascia che il maestro scacci le mosche
e spalmi un unguento
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Questo paradigma di trasformazione ideologica è ancora valido oggi, alla luce della crisi economico sociale che sta coinvolgendo queste generazioni a vario titolo?
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E' inutile, forse anche sbagliato, mettere in discussione l'adorazione dei personali altarini della gente, dei loro totem, dei simulacri a cui sono attaccati. Questo perchè sono bisogni interni inconsci, vissuti come simbolismi affettivi, icone quasi consacrate. Si rischia probabilmente un dissimulato risentimento, o anche peggio. Guai a toccarli dunque: si potrebbe risultare blasfemi... o quanto meno irrispettosi.
Per cui è giusto che se li tengano ben stretti, almeno fino a che non hanno trovato dei sostegni più evoluti che permettano un interazione dialogante più obiettiva e serena.
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Due sono i regni che governano la nostra vita i quali devono essere in accordo per far sì che essa fluisca e non sia divisa.
Uno è il regno del cuore, il quale è comandato da desideri, da emozioni oscure o benigne, da mutevoli sensazioni. Tuttavia, dalla sua dimensione creativa, che non può essere attraversata dalla luce della ragione, proviene ogni forma di vita psichica, dalle passioni più abiette alle più sublimi intuizioni spirituali. Però, così come una madre ama istintivamente il figlio nato dal suo ventre e ne vede sempre la bellezza, il cuore ama le sue produzioni, e quest'amore conferisce all'esistenza il suo valore. L'altro è il regno della testa, del pensiero che illumina le cose del mondo, ignorando il confuso regno delle sensazioni, presa com'è dalla creazione di ordini e strutture intellettuali. Senza l'influenza del cuore nelle sue produzioni, la testa può facilmente abbandonare ciò a cui si sta dedicando per altri schemi o modelli. La dedizione stessa della testa all'ordine e alla forma ideali la rende cieca nei confronti della relazione, nonchè dagli aspetti e confini mutevoli che accompagnano l'intera espressione dell'essere.La testa e il cuore dunque rappresentano simbolicamente la dualità originaria della vita, e se tra di essi non vi è crescita armonica, dinamico equilibrio, non possiamo che oscillare da un eccesso all'altro senza scoprire l'essenziale unità che è che la nostra più intima natura.
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L'esotismo fa sempre effetto alla mente mondana, anche nel campo spirituale. L'abito fa ancora il monaco, a dispetto dell'evidenza la quale insegnerebbe che non è così: perchè è la sostanza quella che conta e la forma può ingannare.
Purtroppo, per molti, ciò che è vero è sempre altrove... e molto spesso l'apparenza suggestiona l'ego credulone avido di novità, voglioso di sentirsi speciale.
Ed ecco che allora si vola in giro per il mondo a cercare ciò che è sotto il naso.
Ad esempio: se le stesse cose sono realizzate ed espresse da un indiano - o, addirittura, questi finge di averle realizzate - tirano di più che se realizzate ed espresse da tuo vicino di casa. La mente egoica è sempre affascinata dal folklore, dai teatrini...
Poi, ahinoi, succedono fenomeni come quelli di cui si parla nel video linkato, che rimanda al film documentario "Kumarè": ovvero, la storia di un bidone che si finge maestro e trova pure tanti seguaci, per lo più ricercatori occidentali.
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Che essa "sia composta di un'essenza indivisibile e di un'essenza divisibile nei corpi" vuol dire dunque che consiste di un'essenza che resta in alto e di una che viene quaggiù e che dipende da quella e che procede sin qui come un raggio dal centro.
Discesa quaggiù, essa contempla con quella stessa parte con la quale conserva la sua essenza totale.
(Plotino - Enneadi)
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Sono un portatore sano di contraddizioni, lo ammetto senza problemi. Per me la perfezione è un difetto che fortunatamente nessuno ha in pratica, anche se qualcuno vi aspira o si s'illude che esista. Non ho mai conosciuto nessuno che sia esente da contraddizioni, da ambiguità, da ipocrisie, da limiti e incapacità...
Sfido la coscienza di chiunque a negare questi fatti, santi e maestri spirituali compresi. Dunque, non inseguiamo chimere dettate dall'orgoglio egoico, utopico e idealistico riguardo alla perfezione umana.
Rilassiamoci, ma vigili e consapevolmente onesti, nella nostra fragile umanità e diamo spazio a quella perfetta imperfezione che è la miglior condizione possibile d'esistenza fatta di ombre e luci. Il piacere di stare al mondo accade pienamente quando non pretendiamo di essere quel che non siamo; quando vogliamo davvero amarci e amare la vita così com'è, al meglio e insieme.
Non serve presentarci genuflessi al gran totem della perfezione, che un Dio degno di questo nome non può chiedere e mai ci ha chiesto. Sii come Lui ti vuole: ovvero sii ciò che sei, qui e adesso! In questo essere totalmente veri c'è una luce che include la trascendenza: l'umano allora diventa colore del pennello Divino per attuare la sua ineffabile e inconoscibile Opera.
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Ecco la sigaretta virtuale. Adesso, pur di farci rimanere dipendenti dal simbolico capezzolo materno, si sono inventati la sigaretta elettronica, visto che quella tradizionale, di tabacco, è messa ampiamente in discussione per i tanti danni che procura alla salute il fumare. Questo è un nuovo escamotage dell'industria per far businnes con coloro che presumono in questo modo di mollare il vecchio "vizio". Temo che avrà successo, visto l'andazzo che tutti i nuovi gadgets elettronici riscuotono in questi tempi avidi di futile mode e effimeri consumi. Questa curiosa invenzione, figlia del nostro tempo, non farà male ai polmoni come l'altra, ma resta il fatto che non siamo capaci di superare questa fase psicologica orale, mandando al diavolo questa dipendenza una volta per tutte.
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La pagina personale su un social network molto diffuso e frequentato, la mia compresa, è molto spesso un trip (viaggio psicologico egocentrico) che mostra sempre una qualche nostra vanità. E' basilare che lo si sappia. Poi, può anche avere un qualche valore indiretto per qualcun altro, ma questo accade se facciamo chiaramente intendere le nostre intenzioni e non ci illudiamo che stiamo facendo un servizio. Si ammetta apertamente che non stiamo prodigandoci nel donare la nostra presenza, la nostra disponibilità umana... ma ci stiamo solo godendo una nostra presunzione "talentuosa" o estetica. Dunque, la pagina personale è innanzitutto una espressione di umana vanità; non racconterei che sia altro. E' un nuovo e originale trip dell'ego in cerca di nuovi territori per affermarsi. Alcune forme espressive sono particolarmente abili nel dissimulare questo desiderio di protagonismo, di apparizione.
Niente di sbagliato, ma è bene esserne consapevoli. Se non si è consapevoli di questo, la nostra pagina, come una cangiante bolla d'illusione scoppia prima o poi senza lasciare segni; svanisce come un sogno di seduzione di cui non si ricorda più nulla al mattino quando ci si sveglia. Se non si è consapevoli della nostra vanità, del nostro orgoglio che cerca una qualche forma di applauso, si rischia di scivolare in una coatta masturbazione mentale quotidiana, in una nuova dipendenza psicologica che spacciamo come bisogno originale di espressione creativa.
La nostra bacheca, è bene dirselo, è una mera estensione virtuale del nostro ego, dalla quale emana proiezioni intellettuali, immaginative, avidamente protesa a rincorrere approvazioni e consensi variamente qualificati per alimentarsi d'energia psichica ed emotiva.
Se l'operazione non ha riscontri e conferme ben presto è destinato a deperire, a consumarsi nella stanchezza delle riproposizioni, nella ripetizione stantia del proprio impotente narcisismo.
Occhio dunque alle motivazioni che stanno dietro al bisogno di farsi una pagina: in esse si nascondono vuoti e e mancanze reali di cui dovremmo prendere coscienza, prima di scaricarli nel mare delle speranze perdute, dei sogni traditi, dei rimpianti mai riconosciuti, cercando sensazioni, stimoli e affetti compensativi.
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Che c'è di male a lasciare che l'ego si gratifichi?
Basta osservarlo, non identificarsi...
Anzi, è ancor più opportuno osservarlo in queste occasioni: si va a fondo nel vedere cose che la negazione o repressione non ci possono far vedere.
Lo scienziato interiore non teme gli esperimenti nel laboratorio della consapevolezza.
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Inviato da: lenteris
il 09/07/2023 alle 12:42
Inviato da: lenteris
il 09/07/2023 alle 12:33
Inviato da: lenteris
il 09/07/2023 alle 12:31
Inviato da: lenteris
il 09/07/2023 alle 12:28
Inviato da: lenteris
il 09/07/2023 alle 12:24