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Creato da Praj il 30/11/2005
Riflessioni, meditazioni... la via dell'accettazione come percorso interiore alla scoperta dell'Essenza - ovvero l'originale spiritualità non duale di Claudio Prajnaram
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Messaggi di Aprile 2015
Voler scoprire ciò che siamo davvero implica l'ammissione che qualcosa lo copre e impedisce di vederlo direttamente. La ricerca sta appunto nel togliere quel qualcosa. Altrimenti non lo si dovrebbe scoprire: lo si vedrebbe, semplicemente. Cosa che invece non accade nella realtà delle esperienze individuali. Non basta raccontarsi le belle fiabe sulla terra di nessuno: occorre un cammino... aldilà delle allettanti scorciatoie proposte da persone sedicenti 'non esistenti' in quanto tali e non portatrici d'ego.
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Sei libero nella misura in cui sai e vedi in profondità di non esserlo.
Al contrario, non sei libero nella misura in cui sei convinto di esserlo.
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RIGPA - PURA CONTEMPLAZIONE
Dopo che il pensiero passato si è dileguato senza lasciar tracce e il pensiero futuro non è ancora sorto, [la mente] è fresca e come nuova; in questo momento, mentre si osserva nudamente sé stessi, rimanendo naturali nel presente senza creare nulla, il sentire ordinario, qui e ora, è una chiarezza in cui non c’è nulla a vedere; è una limpidezza in cui la consapevolezza è evidente e nuda; è uno stato puro e vuoto in cui non c’è nulla di determinabile; è una lucidità in cui la luminosità e il vuoto non sono duali.
Non è una cosa, infatti è del tutto indeterminabile; non è neppure nulla, perché è uno stato di limpida chiarezza. Non è singola, in quanto è chiara consapevolezza nella molteplicità; non è neppure determinabile come molteplice, perché è l’unico sapore dell’inseparabilità. Non è estrinseca, è proprio la consapevolezza di sé.
Padmasambava: Consapevolezza Rigpa - di Giuseppe Baroetto
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Se bastasse soltanto credere che l'ego non esiste, quando capita davvero la capocciata esistenziale, non penseremmo: che dolore, perchè proprio a me...
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Spesso i seguaci sono zelanti solo nel difendere l'immagine del proprio Maestro, beandosi pedissequamente soltanto delle sue parole. Mancano perciò del coraggio spirituale di essere profondamente se stessi come lo stesso insegna loro, rischiando così di perdere il suo messaggio essenziale, il cuore della sua trasmissione e la realizzazione della loro Buddhità, restando uomini della lettera, devoti della forma statica.
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Quando ci si avvicina alla realtà spirituale, diventa ben presto assurdo accontentarsi di una parola che dia spiegazioni. Con le parole non ci si può che allontanare dall’immediatezza di una autentica trasmissione. Sapete, il tantra è il nome della mistica inerente alla tradizione buddista, che è presente in ogni luogo dove il buddismo si è radicato. Invece di fare un lungo discorso, l’approccio tantrico ci mostra una cosa, ci fa compiere un gesto. Nel tantra, viviamo dunque in seno al simbolismo. A una domanda, di fronte a una situazione, la miglior cosa è mostrare un simbolo. Per l’uomo ordinario è di una grande complessità, lui preferirebbe che si spiegasse tutto. Per chi ha ascoltato l’immensità del cielo, è il solo modo per essergli fedele.
(Fabrice Midal)
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Si crede che la spontaneità sia solo un agire senza pensare, un comportamento non titubante, l'esprimere un impulso emotivo senza remore. Per me, invece, è qualsiasi azione o sentimento che sorge dal senso di non essere l'ente personale che compie l'azione, che esprime il sentimento, che concepisce il pensiero. Secondo me è nella misura in cui si sente veramente di non essere quest'agente personale che si è più o meno spontanei. Dunque, se lo si sente totalmente, si è totalmente spontanei. Al contrario, chi non è consapevole di ciò, anche se sembra spontaneo, è relativamente automatico. La questione quindi consiste non nella mera naturalezza dell'atto ma nella consapevolezza e la fiducia di fondo che lo sostiene. L'automaticità, per quanto genuina possa sembrare, è sostanzialmente sempre meccanica, inconsapevole. L'autentica spontaneità, invece, è illuminata dal sentire consapevole che non siamo noi a fare, ma piuttosto che siamo agiti da una Forza e Intelligenza superiore di cui noi possiamo solo essere strumento cosciente sovrapersonale e presenza testimoniante.
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Si sente continuamente parlare di depressione. Ma quanti depressi ci sono in giro? Sembra che pure i repressi non manchino. Quali i rimedi a tal epidemia?
Sulla questione avrei alcuni interrogativi:
C'è un qualche rapporto fra la de-pressione e la re-pressione di uno spontaneo essere semplicemente quel che si è? Che rilevanza ha una mancata accettazione di sè nell'insorgenza della de-pressione?
In un individuo che si accetta pienamente, in genere, mi pare che la pressione si manifesti sempre con un buon equilibrio, sia sul piano fisico che psicologico.
O siamo solo macchine biochimiche su cui la consapevolezza di sè non ha influenza, potere?
La biochimica che 'impone' la de-pressione in un individuo è causa o effetto di qualcos'altro? Mi domando: allora la consapevolezza di sè sembrerebbe impotente quando accade questo fenomeno psicofisico in una persona?
Un individuo depresso è assolutamente impossibilitato ad accettare la sua depressione? Se così è non ha senso allora cercare di comprendere chi sei. La dimensione biochmica sarebbe dunque superiore alla consapevolezza. Credo invece sia superiore al mentale, ma non alla consapevolezza.
Questo è un argomento che viene sempre a galla, perchè sembra che un sacco di fatti delittuosi, incomprensibili per un individuo abbastanza equilibrato, vengano addebitati quasi sempre alla depressione. Per cui mi pare normale porsi interrogativi su questa questione. Vedi l'ultimo caso del co-pilota... Era matto o depresso? Possono coincidere la pazzia e la depressione in qualche modo e in certi momenti?
da quel che ho letto e dalle testimonianze di coloro che l'hanno vissuta, non sembrerebbe però che la cosa sia di così facile soluzione. Lo dico anche per il rispetto dovuto a coloro che ne soffrono, spesso persone in gamba e intelligenti, che non vengono a capo di questa malattia particolare, seppur aiutati da persone competenti. Quindi, è doveroso esseri prudenti nel semplificare un pò troppo e offrire soluzioni conseguenti. Magari bastassero solo delle indicazioni...
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La mente egoica, ancor di più quando si fa spirituale, è proprio una grande creatrice... anche di avatar, profeti, santi, angeli... e chi più ne ha più ne metta.
E' proprio incapace di trovare pace e appagamento nell'ordinarietà umana. Questo perchè in quello spazio diventa inutile, si svuota, perde potere.
Ecco perchè per me lo Zen è il pinnacolo della spiritualità: toglie alla mente egoica ogni sostegno, gratificazione, speranza, illusione... ambizione evolutiva e ti fa stare nel qui e ora, in armonia con il ciò che è. E il ciò che è, cosa altro è se non il Divino Uno-tutto?
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Con le parole si può far credere anche le cose più assurde, e credere di tutto.
La meditazione è l'antidoto giusto per ogni fuffa parolaia venduta come verità.
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Inviato da: lenteris
il 09/07/2023 alle 12:42
Inviato da: lenteris
il 09/07/2023 alle 12:33
Inviato da: lenteris
il 09/07/2023 alle 12:31
Inviato da: lenteris
il 09/07/2023 alle 12:28
Inviato da: lenteris
il 09/07/2023 alle 12:24