Creato da Praj il 30/11/2005
Riflessioni, meditazioni... la via dell'accettazione come percorso interiore alla scoperta dell'Essenza - ovvero l'originale spiritualità non duale di Claudio Prajnaram
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Messaggi di Marzo 2008
Chi porta avanti metodi o pratiche che implicano la mortificazione corporale per ottenere chissà quali stati di coscienza alterati o comportamenti che implicano la completa indulgenza agli stimoli dello stesso, per provare fittizi piaceri sensoriali, anche se è libero di farlo, per me usa il corpo in maniera impropria. Tali logiche estremistiche prospettano una dicotomia irriducibile fra corpo e spirito. Opposizione che in realtà, o meglio secondo me, non esiste. Anzi, è un sostanziale abbaglio della mente condizionata, repressa.
Il Divino - il Tutto - ci ha fornito o donato un corpo affinché lo usassimo al meglio per celebrare l'esistenza, più che per la mera sopravvivenza, o la forsennata ricerca del piacere fine a se stesso. Ce lo ha dato per creare bellezza e amore, innanzitutto. Il fatto poi accada che l'ego identificato con il corpo ne faccia un uso completamente distorto, perdendosi nel piacere degradato o nella sua mortificazione perversa, non vuol dire che questo sia imputabile alle pulsioni dell'organismo. Il corpo in sè è sostanzialmente neutrale. E' solo la mancanza di consapevolezza che ce lo fa credere un nemico o una cosa finalizzata solo alla ricerca del piacere. E’ l’oblio di noi stessi che ce lo pensare e usare come un oggetto estraneo allo spirito, piuttosto che uno strumento operativo dello stesso. Ancora una volta invece è la via di mezzo della comprensione consapevole che può creare le condizioni per l’equilibrio, per l’uso positivo e creativo del corpo in armoniosa sintonia con lo spirito.
Inoltre, andrebbe ricordato che il corpo è la dimensione manifesta dello spirito e lo spirito è quella immanifesta del corpo. E che quando c’è la vita nel corpo in realtà sono un tutt’uno.
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Povera 'ricca' materialistica Cina...
strumenti del malvagio
che le creature han sempre detestati.
Ecco che son l'armi:
strumenti del malvagio
non strumenti del saggio,
il quale li adopra solo se non può farne a meno.
Avendo per supreme pace e quiete,
ei vince ma non se ne compiace,
chi se ne compiace gioisce nell'uccidere gli uomini.
Ora chi gioisce nell'uccidere gli uomini
non può attuare i suoi intenti nel mondo.
...Quando il popolo non teme di morire
a che vale impaurirlo con la morte?
... Durezza e forza sono compagne della morte,
mollezza e debolezza sono compagne della vita.
Per questo chi si fa forte con le armi non vince,
L'albero che è forte viene abbattuto.
Quel che è forte e robusto sta in basso,
quel che è molle e debole sta in alto.
Estratti dal Tao Tè Ching di Lao Tze
Di ora in ora la situazione in Tibet si aggrava nonostante
la protesta dei monaci sia pacifica...
I lama chiedono di far girare questo messaggio
tra tutti i buddisti e i sostenitori
perché vengano recitati mille mantra
" OM MANI PEME HUNG "
(pronuncia di Om Mani Padme Hum)
OM
purifica tutte le impressioni dannose sorte dall'orgoglio
MA
purifica tutte le impressioni dannose sorte
dall'invidia e dalla gelosia
NI
purifica tutte le impressioni dannose sorte dall'attaccamento e dal desiderio
PE
purifica tutte le impressioni dannose sorte dall'ignoranza
ME
purifica tutte le impressioni dannose sorte dall'avidità
e dall'avarizia
HUNG
purifica tutte le impressioni dannose sorte
dalla rabbia e dall'odio
GRAZIE a quanti vorranno diffondere e collaborare..
copiate e incollate nel vostro blog questo messaggio
con il video ... se volete.
Copiato da Stellaserenity
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Ascoltando questa riflessione di una zanzara,
riscontravo quanto anche il punto di vista umano potesse essere ristretto e relativo.
La zanzara infatti diceva: "Non so che gusto ci provino gli uomini a prendersi a schiaffi tutta la notte".
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Le pratiche spirituali, in particolar modo quelle che comprendono la mortificazione del corpo e della mente, per me, non hanno nulla a che fare con il Risveglio della Coscienza.
La vera rinuncia, da un punto di vista spirituale, è quella che lascia il senso di essere un agente personale, il senso dell'ego. Tutte le altre rinunce non fanno che gratificarlo in forme sempre più sottili.
E la più grande delle rinunce è la rinuncia alla pretesa di un Risveglio. Non c'è vetta da raggiungere, ma piuttosto la possibilità di liberarsi da questi concetti di vetta, di cammino, di progresso, di alto di basso, di giusto e sbagliato...
Comunque va tutto bene... è nell'ordine delle cose, credere anche che ci sia un cammino di liberazione... per arrivare a vedere che si arriva dove si è sempre stati. Le metafore che indicano uno scopo da raggiungere appartengono al genere di sogni che fanno gli ego spirituali che credono di avere intrapreso un cammino. In realtà sono solo belle fantasticherie della mente. Inevitabili.
Quando la mente fa capolino fra le concettualizzazioni di bene e male significa che, probabilmente, è immersa ancora nel sonno della consapevolezza.
In realtà il vero male è la perdita della consapevolezza e il bene è il mantenimento di questa.
E questo "male" accade e si perpetua quando c'è la permanenza di un soggetto (l'ego) che vuole, che separa, che desidera...
In realtà non c'è niente di raggiungibile, nemmeno il Risveglio concepito dall'ego. Lo scopo o una meta fanno parte del sogno stesso. Essi solo desideri della mente ambiziosa che incessantemente brama nel suo dormire profondo.
Inoltre va detto che non ci può e potrà mai essere un soggetto che ottiene il Risveglio... in quanto esso è lo stato di Coscienza che è prima del pensiero.
E prima del pensiero c'è l'innocenza, la purezza, la Consapevolezza incontaminata... che non necessita di scopi, di scalate, di mete... di ottenimenti, in quanto è l'Essenza immutabile della natura di ogni Essere che va solo ritrovata, dopo averla a lungo dimenticata.
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Il senso di colpa viene meno nella misura in cui viene meno l'opposto: il senso del merito. Non si supera radicalmente l'uno senza abbandonare anche l'altro.
Il senso di colpa e il senso di merito sono due facce della stessa medaglia.
Se si vuole mantenere il senso del merito ci si deve attendere anche gli eventuali sensi di colpa conseguenti.
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In un monastero, un anziano maestro, un vero saggio, non riesce a nascondere la sua tristezza.
"Perchè sei tanto triste, maestro?" gli chiede un giovane monaco.
"Perchè comincio a dubitare dell'intelligenza dei miei fratelli riguardo alle grandi realtà di Dio. E' già la quarta volta che ho mostrato loro un fazzoletto di seta su cui ho disegnato un puntino nero, e ho chiesto di dirmi cosa vedono. Tutti mi hanno risposto 'un puntino nero', e nessuno 'un fazzoletto di seta'.
La nostra consapevolezza dipende dalla focalizzazione della nostra attenzione, dal nostro interesse. Quindi se vediamo solo il particolare e non il generale, limitiamo la nostra visione, le nostre possibilità di comprendere.
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Non cambia mai niente anche se tutto sembra cambiare Attendersi la fine del male, la scomparsa della sofferenza… sono speranze, per quanto umane e comprensibili, di una mente coscienzialmente infantile, che non potrà mai trovare appagamento. Ci si può provare in tutti i modi ma, prima o poi, si vedrà che nella sostanza non si può cambiare niente. Questo è ciò vede uno sguardo spassionato e metafisico.
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Questo post è ricavato da due commenti che l’amico Nowhere7 (Stefano E.) mi ha gentilmente offerto. Io trovo le sue spiegazioni magnifiche e significative e quindi le propongo come occasione di meditazione, augurandomi che anche chi le legge possa apprezzarle come è successo a me.
°°° Il nostro Sé interiore lo descriverei come la luce che proietta un film al cinema.
La luce è il Sé e il film è ciò che chiamiamo "vita"...
Così come senza la luce del proiettore il film non può svolgersi, allo stesso modo senza la luce del Sé, la totalità della vita non può esistere; e quell'unico Sé senza forma, senza inizio né fine è proprio te che stai leggendo...
In realtà la vita esiste nel Sé, esiste in te e non viceversa... tutto è fatto di Sé così come le immagini al cinema sono fatte di luce.
Quando al cinema vediamo un film dell'orrore con scene terrificanti, o d’amore con scene di tenerezza, in realtà è soltanto la luce che stiamo vedendo... allo stesso modo lo spazio-tempo (passato, presente e futuro compresi) è un'espressione senza causa della Luce unica, autoesistente ed eterna (senza inizio/fine) del Sé che tu sei ADESSO, l'unico "tempo" possibile...
°°° In fondo, è il processo del dare nomi alle cose che "crea" le cose...
Senza la conoscenza che abbiamo della nostra quotidianità non ci sarebbero "le cose"...
In fondo però, anche l'attribuire nomi alle cose, questo "conoscere", è un'espressione del sogno, un'immaginazione...
Anche tutto questo voler sfuggire alla sofferenza psicologica che incombe sugli esseri individuati che crediamo di essere è parte del grande sogno della Coscienza, parte di Lila, il Gioco Cosmico... Solo quando riconosceremo che anche la sofferenza è impersonale, cioè sta accadendo ma non a qualcuno, fluiremo nuovamente come una goccia nell'oceano... una goccia che s'immaginava essere un frammento di ghiaccio/ego, ma era pur sempre restata un'eterna goccia/oceano...
Quella di "passare una vita intera" ad esistere come un frammento di ghiaccio era appunto solo il sogno di un "istante", un sogno che ADESSO ha cancellato... svegliandosi...
*** Non sappiamo che stiamo sognando perché il soggetto del sogno è una parte fondamentale del sogno stesso, il soggetto del sogno non è "fuori" dal sogno, pur costituendone la base...
Anche di notte, non sei Tu a fare l'esperienza del sogno: l'io del sogno è parte del sogno, ecco perché non si ha la lucida consapevolezza che si sta sognando!
L'io del sogno è un'interfaccia che rende possibile la dualità io/mondo in quello stato particolare.
Anche per lo stato di veglia vale la stessa cosa...
Solo quando ci si rende conto che a "sognare" è qualcosa di più grande dell'ego, e ci si rende conto che l'ego è una parte integrante del sogno, un oggetto/ente proiettato come tutti gli altri, e non il proiettore del sogno, solo allora "ci si sveglia" e ci si rende conto dell'assoluta impersonalità della vita, compresa tutta la faccenda del coinvolgimento, della "ricerca" e della "liberazione"... Ma chi è a "svegliarsi"???
Quella del soggetto è un'illusione, la radice di tutte le illusioni! Quindi a svegliarsi non può essere un altro Soggetto, per quanto divino o spirituale lo si possa immaginare!
Se ad esempio sogno di essere uno scarafaggio e poi mi sveglio, si può dire che sia lo scarafaggio a essersi svegliato dalla "sua" illusione, o piuttosto è la coscienza, che per sua natura è indefinibile, ad abbandonare l'illusione di una "forma"?
Dobbiamo "comprendere" (ma non è nelle nostre mani il comprenderlo o meno di essere quella coscienza indefinibile che sta sognando di essere un uomo o una donna, soltanto così sarà possibile lo "svelamento" del Mistero che non è un mistero... il mistero che non vi sarà nessuno a "svegliarsi"... perché il sogno non è mai avvenuto...
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Non c’è nulla dove il Divino non sia. Fermati un attimo e accogli realmente questa verità, perché la mente ha una percezione molto diversa. Se veramente compresa, questa verità cambierà la tua vita. Ogni cosa che vedi, ogni cosa ed ognuno che esiste ed ogni cosa che accade è una manifestazione del Divino. Estratto dal libro: "Radiance: Experiencing Divine Presence" di Gina Lake
Il Divino non è solo dietro ad ogni buona azione ma anche dietro a quella cattiva, che è quello che accade quando il Divino è perso nella paura e nell’illusione di essere separato. Il Divino è sia il carnefice che la vittima, colui che ama e colui che odia. Gioca ogni ruolo che sia mai stato giocato perché non c’è nessun altro. C’è solo l’illusione di un altro. Immagina che non ci sia nessun altro! La mente è brava a immaginare ma ha difficoltà a immaginare questo perché va contro la sua programmazione. Così quando si sperimenta l’Unità, come accade per brevi
momenti molte volte al giorno, non viene riconosciuto. Passa inosservato, non apprezzato dalla mente. Peggio ancora!
L’unità viene rifiutata dalla mente egoica perché riconoscerla minaccerebbe la sua esistenza.
L’ego non esiste nell’Unità, può esistere solo nella separazione. E’ creato dalla separazione e la perpetua. Questa è la definizione dell’ego. Dovunque guarda l’ego vede separazione. Traduce tutte le differenze che vede come separazione: vede un albero e poiché l’albero è diverso da come l’ego si immagina si vede separato dall’albero. Ma è vero? Da dove viene questa definizione di sé che vede qualunque cosa diversa come separata da se stesso? E’ la definizione stessa di sè dell’ego che crea l’idea di separazione: diverso uguale a separazione. L’ego vede i confini tra cose e persone. Crea anche dei confini concettualmente in termini di tempo e attaccandosi a particolari credenze. Tutte queste differenze vengono viste dall’ego come potenzialmente pericolose e problematiche. E’ sempre sulla difensiva, cercando di proteggersi da qualunque cosa là fuori diversa da sé. Il suo mondo è pieno di paura, ansietà, gelosia, odio, rabbia e dolore. Quindi questo punto di vista e il senso di separazione è la base di tutta la sofferenza. Ma la realtà non è come la suppone l’ego. Non ci sono confini.
Non c’è un sé separato in opposizione al mondo. C’è solo il Sé, il Divino, che crea fresco ogni momento da se stesso. Ogni cosa è il Divino che si esprime come un albero, un cane, una persona un pensiero, un’emozione, una luce, un suono. Nessun confine. Nessuno. Solo l’Uno. Solo il Divino che crea ed esprime se stesso nella vita.
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Quello che sono e’ la Vita stessa.
Non sono questa apparenza di un individuo separato.
Non sono questa immagine di un corpo. Non sono questa etichetta o questo pensiero. Ma, di fatto, tutto questo sta accadendo dentro a quello che sono.
Non sono questo corpo. Il corpo è semplicemente un’immagine che appare in quello che sono. Sono il nulla assoluto. Paradossalmente sono assolutamente ogni cosa.
Ogni cosa è semplicemente nulla che appare come ogni cosa.
Questo e’ quello che sono. Tutto quello che appare: ogni parola, ogni immagine, pensiero, emozione, sensazione fisica, sta accadendo nella Vita stessa. Non e’ nulla di speciale, non e’ prerogativa di nessun speciale essere illuminato.
E’ la cosa più ordinaria.
In questo gioco della Vita c’e’ il gioco del cercare la realizzazione o illuminazione.
Sembra che ci sia un cammino verso questo scopo. Sembra che ci siano delle cose che ‘io’ posso ‘fare’ per poter avvicinarmi all’illuminazione.
Sembra che queste cose forniscano un certo sollievo, per un po’,ma poi il dolore della separazione sembra tornare.
Questo gioco del cercare viene giocato fino a che non si vede che ogni sollievo e’ solo temporaneo. Si scopre che e’ totalmente insoddisfacente sostituire uno stato con un altro. Si vede attraverso ogni idea di speranza.
Il gioco della Vita viene visto per quello che e’ così com’e’.
Quello che sono e’ al di là di un qualunque stato.
Quello che sono e’ prima, durante e dopo qualunque stato.
Quello che sono e’ senza tempo. Quello che sono e’ senza speranza.
Quello che sono e’ illuminazione.
Quello che sono e’ troppo semplice per un parola così lunga.
Quello che sono semplicemente e’. Questo non può venire compreso.
Non può venire risolto. Non può venire ottenuto.
Non può venire pensato. Non può essere guadagnato o perduto.
Non può venire sperimentato. Ma, in qualche modo, questo e’ già noto, al di là di ogni esperienza. Questo e’ la natura di quello che sono.
Questo, proprio ora, e’ l’illuminazione cercata che non può mai essere trovata.
estratto tradotto dal libro: "Io sono la vita stessa" di Unmani (Liza Hyde)
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In questo giorno tinto di giallo
ti rinnovo un tenero abbraccio
pulsante e vivo
con fiamma più che mai accesa
in riconoscenza e Amore.
Compagna mia
metà insostituibile
senza di Te
per me pellegrino
una parte del mondo si spegnerebbe.
Buon 8 Marzo a tutte le donne e in particolare a Te!
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Metti fine a qualunque rimandare, a qualunque scusa, a tutto questo inchinarti a figure sante Stai sulle tue gambe! Tu sei il Buddha! Tu sei la libertà stessa! Smettila di sognare il tuo sogno! Smettila di far finta di essere legato, smettila di raccontarti quella bugia! Smettila di far finta di essere qualcuno o qualcosa! Tu non sei niente e nessuno! Non sei questo corpo o questa mente. Questo corpo e questa mente esistono dentro a quello che sei. Tu sei pura coscienza, già libera e risvegliata. Alzati e cammina, via dal tuo sogno. Esci dal sogno dei tuoi concetti e idee. Esci dal sogno di come immagini sia l’illuminazione. Esci dal sogno di chi pensi di essere. Esci dal sogno di qualunque cosa tu abbia mai conosciuto. Esci dal sogno di essere una persona delusa. Puoi farlo, nulla ti trattiene, non ci sono requisiti, precondizioni al risveglio. Semplicemente smettila di sognare, smettila di fare, molla qualunque scusa. Fermati e rimani immobile. Non pensarci ma ritorna direttamente alla tua esperienza Sperimenta la Verità. Sperimenta il Sé. La tua esperienza di sentire, vedere, gustare, respirare, il tuo cuore che batte, i tuoi piedi che toccano il pavimento, gli uccelli, il vento. Fai esperienza della vastità che sei. Non rimandare!
del passato o del presente.
La Grazia farà il resto.
qui, ora, momento per momento.
Tuffati nella tua esperienza.
Testo estratto da un Satsang di Adyashanti
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Chi non sa vivere adesso nel Paradiso interiore dell'Eterno presente, non lo vivrà mai. Nemmeno quando lascerà il corpo.
Chiunque vive nell'inferno ora, e l'inferno è il regno della mente egoica, lo vivrà anche allora, quando si separerà dal corpo.
La speranza è dell'ego... è il trionfo illusorio di questa mente ingannatrice, che sacrifica la Vita donata per un sogno. Un sogno chiamato futuro: il Paradiso immaginario.
L'inferno, il quale è lo specchio tenebroso dei nostri confusi e angoscianti pensieri, non è determinato solo da una condizione esteriore ma, soprattutto, da una condizione interiore non armonizzata, conflittuale.
Il cosiddetto Paradiso invece è la dimensione spirituale di beatitudine che è in grado di trascendere la fenomenologia mondana, pur essendone pienamente e paradossalmente immersa, proprio in questo momento, proprio lì dove siamo.
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Due uomini pregano senza sosta. L'uno è corrucciato e triste mentre l'altro è sorridente e allegro. Il primo domanda: "Com'è possibile che io viva nell'angoscia e tu nella gioia se entrambi preghiamo per lo stesso numero di ore?".
L'altro risponde: "Perchè tu preghi sempre per chiedere e io prego solo per ringraziare".
In quest'approccio differente sta, secondo me, il successo della realizzazione spirituale.
Nella gratitudine sincera fatta a priori c'è il segreto che anima il circolo virtuoso, il quale, autoalimentandosi continuamente, diventa natura creativa operante.
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Inviato da: lenteris
il 09/07/2023 alle 12:42
Inviato da: lenteris
il 09/07/2023 alle 12:33
Inviato da: lenteris
il 09/07/2023 alle 12:31
Inviato da: lenteris
il 09/07/2023 alle 12:28
Inviato da: lenteris
il 09/07/2023 alle 12:24