Creato da Praj il 30/11/2005
Riflessioni, meditazioni... la via dell'accettazione come percorso interiore alla scoperta dell'Essenza - ovvero l'originale spiritualità non duale di Claudio Prajnaram

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Messaggi di Gennaio 2010

Guardare senza Vedere

Post n°728 pubblicato il 29 Gennaio 2010 da Praj
 

Proprio come quando guardiamo una superficie d’acqua e notiamo di essa solo i riflessi, così noi percepiamo il mondo illusorio delle apparenze, nelle quali poi ci identifichiamo credendo siano la sola realtà osservabile.
L'Osservazione contemplativa invece si pone, diversamente dal semplice guardare, su un altro livello: non coglie solo i riflessi, ma è anche consapevole dell'acqua e dell’oggetto che li permette.
Offre la Visione totale di ciò che abbiamo di fronte. Non è coinvolta dalle sole forme riflesse, ma Vede anche tutto ciò che sostiene il fenomeno nel suo insieme.

 


 
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A proposito di manipolatori...

Post n°727 pubblicato il 27 Gennaio 2010 da Praj
 

Nel romanzo un personaggio che fa il pubblicitario dice:


"Sappiamo di essere parte attiva e importante del disfacimento dei valori sociali perché non vendiamo solo prodotti, noi vendiamo uno stile di vita, uno stile che sia possibilmente difficile e che allo stesso tempo però annienti tutti gli altri. Perché l’obbiettivo non è la soddisfazione di un bisogno, o più bisogni, piuttosto la necessità di alimentare più desideri. Una volta soddisfatto il desiderio, dobbiamo averne già un altro e un altro ancora da appagare…"
 

"… Noi creiamo il vuoto, l’angoscia e poi piazziamo il prodotto per riempirlo e tranquillizzare la gente."

"… Il messaggio va detto e ripetuto continuamente, come una goccia cinese, e ormai è stato assorbito totalmente. Anzi, è entrato a far parte della natura del consumatore, tanto che ormai è lui a condizionare se stesso, a essere il guardiano della propria cella."

" … Bisogna continuamente stimolare e creare nuovi desideri e nuovi bisogni. Bisogna sempre cercare nuovi mercati da invadere e conquistare come fossero territori. Bisogna convincere che comprare oggetti è un modo per sentirsi più sicuri. Sono tanti i modi per spingere all’acquisto; per esempio uno molto efficace è l’invecchiamento del prodotto, rimpiazzato sempre da nuove versioni. Spogliare velocemente l’oggetto di quella luce di novità, di quella sensazione di nuovo che regala un sentimento eccitante. Ci pensiamo noi a dirti che ormai è vecchio e, visto che il prodotto ti rappresenta, tu comprerai quello nuovo per essere sempre al passo con i tempi. Perché tu sei il prodotto, e un prodotto nuovo ti rende più giovane.
Noi abbiamo creato consumatori insaziabili."

Tratto dal libro:" Il tempo che vorrei" di Fabio Volo - Mondadori



 
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Un curioso lavaggio di cervello

Post n°726 pubblicato il 25 Gennaio 2010 da Praj
 

Sono stato per parecchi anni in una di quelle che, le cosiddette teste libere e pensanti, definiscono setta. Sono stato discepolo di Osho e ho frequentato alcune comunità che si rifanno al suo insegnamento. Ho visitato anche gli Ashram di Poona e del Oregon. Dato che si sente spesso parlare di plagio di aderenti alla setta, vorrei invece ribadire pubblicamente che nessuno in quel ambiente mi ha mai condizionato a fare niente che non volessi fare. La mia adesione al movimento è stata volontaria e per nulla forzata.
Nessuno mi ha mai chiesto soldi. Nessuno mi ha trattenuto quando mi sono allontanato per cercare nuovi percorsi: addirittura non mi hanno nemmeno chiesto le ragioni della mia scelta.
Non mi hanno mai nemmeno cercato, tanto ero “schiavo o succube” del potere della setta. Lo stesso vale per tante altre persone che ho conosciuto, anche se non posso affermarlo in assoluto. Aggiungo, per avvalorare la mia testimonianza, che non sono mai stato un giovane sprovveduto e un individuo disinserito da una normale vita sociale e lavorativa. Come mai non mi hanno lavato il cervello, se sono così subdoli? Anzi, quella esperienza mi ha reso  mentalmente più efficiente ed emotivamente equilibrato, per non parlare della maturità spirituale avvenuta in quel contesto.
Per cui non rinnego nulla del mio percorso interiore: è stato un splendido cammino propedeutico ad un'ulteriore evoluzione interiore, di cui la mia specifica natura aveva bisogno per crescere.
Da ciò discende una profonda gratitudine per l'esperienze che quel ambiente mi ha permesso di fare. Per non parlare di ciò che spiritualmente mi ha trasmesso il Maestro.
Qui però il discorso diventa particolare e non è il caso di approfondire in questa sede. Lo può capire bene solo chi non ha pregiudizi ed è un autentico ricercatore del Sè. Perchè allora mass media  e organizzazioni di tutela delle persone deboli non parlano anche di gente come me e non solo con dei disagiati che lamentano manipolazioni, soprusi subiti, vessazioni, ricatti e ipnosi varie?
Così, solo per onestà intellettuale, per obiettività statistica, per una informazione più completa, oggettiva. Ma sembra che ciò non interessi. A qualcuno piacciono solo le denunce di situazioni limite, casi assurdi e inqualificabili, e non la normalità della maggioranza delle esperienze. L'importante sembra che sia solo il demonizzare certe realtà spirituali e religiose non ortodosse e non mostrare anche gli aspetti positivi delle storie e i relativi cambiamenti in meglio delle persone.
Questi signori specialisti, professionisti, tutori dei cosiddetti incapaci d'intendere e volere vanno sempre e solo a cercare anomalie, patologie, casi particolari per mettere in evidenza la loro critica ideologica. Ascoltano solo quello che fa comodo loro ascoltare, con il pretesto di salvare le persone dagli abusi della cosiddetta setta e di fare notizia.
Però, per analogia, avendo spesso sentito parlare a sproposito dell'ambiente che frequentavo, come un covo di gente che faceva solo sesso sfrenato e si drogava ed era in balia del demonio, mi viene da prendere con cautela anche un certo tipo di caccia alle streghe, di campagne antisetta che vedo ogni tanto riemergere nei mass media.
Mi viene da pensare che allora questa sia solo disinformazione interessata o informazione strumentale, avendo vissuto queste campagne denigratorie ai tempi in cui stavo in una cosiddetta setta, discepolo di un cosiddetto santone, un “arancione”.
In conclusione dico però che la mia è, ovviamente, solo una testimonianza che riguarda l'ambiente che si rifà all'insegnamento di Osho, quella che ho conosciuto abbastanza da vicino.
Di altre realtà non posso parlare, non ho competenza. Mi andava però di fare questa doverosa esternazione.
Ora sono solo un tranquillo e maturo contemplatore, un semplice blogger, sereno e contento del suo cervello lavato.

 


 
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L'autostima non basta

Post n°725 pubblicato il 23 Gennaio 2010 da Praj
 

La così tanto propagandata autostima, tanto di moda e così spesso citata e coltivata ad arte, rischia di farci sconfinare nella vanità, nell'orgoglio, se non è sostenuta da una consapevolezza di fondo che la inquadra in una chiara presa di conoscenza dei propri limiti e delle proprie potenzialità.
L’autostima, spiritualmente parlando, quando è indotta da una sorta di autosuggestione artificiosa, con possibile ipertrofia del senso dell’ego, crea un'illusoria idea di sé, la quale non fa crescere ma solo immaginare di essere cresciuti. Forse è meglio essere normalmente obiettivi al riguardo: ciò ci evita il ridicolo dell’ostentazione di una falsa sicurezza, facilmente smascherabile se messa alla prova dei fatti.
Io credo che più importante di questo genere d'autostima sia piuttosto la stima che ci riservano gli altri. Questa stima non può essere che reale, perchè basata sui comportamenti apprezzati, capacità reali riconosciute, modi di relazionarci ritenuti validi. Con ciò non voglio dire che bisogna dipendere dall'idea che gli altri hanno di noi, ma nemmeno dall'idea che ci facciamo di noi stessi.
Autostimarsi acriticamente, senza riscontri effettivi, temo sia un atteggiamento di sostanziale presunzione, un rischio di distorsione della nostra individualità a favore dell'immagine.
Lo spirito positivo e fiducioso non si alimenta con la mera autostima, ma con l’essere onesti e sinceri, aperti e presenti nei rapporti interpersonali; con l’essere autentici e comprensivi.
La stima che proviene dagli altri è poi la semplice conseguenza di tale spirito condiviso.


 
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Identità senza età

Post n°724 pubblicato il 21 Gennaio 2010 da Praj
 

Questo è uno spunto di riflessione nato dall'ascolto di esclamazioni che sente dire chi arriva ben messo esteriormente ad una certa età: come porti bene gli anni che hai, sai che non li dimostri?
Questa sorta di complimento che capita di sentire anche a me, ma di ciò non faccio certo un vanto, ovviamente, perchè so che non è chiaramente merito mio.
In ogni caso, se questo è vero, è perchè, io credo, sono stati gli anni a portare me, non io a portare loro. 
Il loro accumulo non mi ha dato un senso di fatica crescente, di carico insostenibile.
Non li ho mai sentiti come fardelli: anzi, essi sono stati vissuti piuttosto come sostegni necessari alla mia crescita interiore.
Man mano che questa è andata  espandendosi è aumentato altresì il senso di appagamento e benessere esistenziale, nonostante l'avanzare inesorabile del tempo.
Io credo che per far si che l'età biologica permetta un invecchiamento godibile, essa debba andare necessariamente a braccetto con l'età psicologica. Unite e intrecciate in una danza energetica, queste due età, portano l'essere a fluire nel cammino della vita, con leggerezza, ma anche con profondità. Sollevano dalla fatica e stanchezza che possono derivare dal rifiuto del nostro destino.
Ciò che più conta, tuttavia, per non sentire l’età pesare nella vecchiaia, nel corpo e nella mente, ma soprattutto nell'anima, è entrare in una dimensione in cui il tempo è trasceso: questa è  possibile solo nella realtà spirituale, lì dove ogni peso e carico dell'individualità si dissolvono e risolvono nella Coscienza Eterna. E'  in quella dimensione che i segni  lasciati dal tempo fisico e mondano possono trasmutarsi in tracce si saggezza che allietano la Presenza nel momento che scorre.
Questo può accadere perchè sì è andati aldilà di ciò che è impermanente, si è ritrovata la dimora nella Fonte originaria, la quale è senza principio e senza fine.



 
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La Legge della mancanza

Post n°723 pubblicato il 19 Gennaio 2010 da Praj
 

Quando si è realizzato, in una situazione di necessità o penuria, che sono veramente le dimensioni fisiche essenziali, come la fame e la sete per esempio, a farci apprezzare sia il semplice pane che l'acqua fresca, si può comprendere, per analogia, che l'abbondanza e l'eccesso, all'opposto, non possono che toglierci il senso dell'appagamento intenso.
Questo vale anche per la salute che si apprezza di più quando viene  a mancare, come tutti sanno.
Ecco perchè spesso la scontentezza, l'insoddisfazione, la noia, la caduta del desiderio... pervadono chi ha tutto ciò che vuole, facilmente, senza sforzo, senza conquista.
Se ne deduce pertanto che è piuttosto la sobrietà a mantenere vivo il senso del godimento, il gusto per le semplici cose, un sano e permanente stimolo desiderante, una voglia di vivere non sostenuta  artificiosamente.
E' solo l'appetito reale, sia fisico sia psichico, che dà piacere, che fa assaporare l'esperienza, quando accade; non è l'avere sempre a disposizione quel che si vuole.
Per cui, non è nel avere tutto e sempre che fa godere, che sazia, ma è l'avere inaspettato, quello che ci coglie di sorpresa. E  ciò  succede con maggior possibilità quando si vive nella frugalità, quando la semplice aspettativa di una cosa realmente legata ad un bisogno vero trova soddisfazione.
Questo è una sorta di segreto di pulcinella riguardante la legge della mancanza - sempre che sia relativa - che la mente avida raramente riesce ad intuire. I semplici, in genere, conoscono questo segreto ed è per questo che si accontentano di ciò che hanno, di ciò che provvidenzialmente arriva.



 
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Essere l'originale

Post n°722 pubblicato il 17 Gennaio 2010 da Praj
 

Non copiare mai, ma leggi dentro il tuo cuore le risposte che cerchi. Sono scritte proprio per te.
Lì trovi scritto, momento dopo momento, il compito a te assegnato per scoprire la gioia e la pace.
Non lo troverai altrove.
E ricorda che piuttosto di diventare un sosia psicologico, una imitazione di qualcuno, è sempre meglio essere l'originale di se stessi.


 

 
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Non c'è altra razza che quella umana

Post n°721 pubblicato il 15 Gennaio 2010 da Praj
 


Il paradosso per un individuo che sostiene il razzismo, che presume di vantare una qualche superiorità, in base al colore della pelle, della cultura, dell'etnia o religione... è che mostra, al contrario, proprio la sua concreta e indiscutibile inferiorità nella crescita spirituale, nondimeno al suo evidente limite intellettuale e psicologico.


 
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Il grande sfracello

Post n°720 pubblicato il 13 Gennaio 2010 da Praj
 

Devo dire che avevo già visto qualche spezzone del programma "Grande fratello", ma l'altra sera, per mia curiosità masochista, ho voluto vedere l’intera  puntata. Inoltre, confesso che talvolta guardo anche la trasmissione ironica e divertente della Gialappa's  che prende in giro un pò i personaggi di quel reality, per me assurdo.
Appunto per questo, dopo avere assistito a piagnistei melodrammatici, a liti isteriche e furibonde, ad improbabili ostentazioni di cultura, a relazioni  amicali e sentimentali discutibili, esibizionismo e rapporti umani meno che infantili, oltre a scherzi puerili, mi sono domandato se questi bellimbusti siano davvero un campione rappresentativo della gioventù odierna.  Sono questi giovanotti lo specchio di una certa realtà giovanile? O in qualche maniera fingono perché sanno di essere osservati?
Oltretutto so che gli abitanti di quella casa sono anche dei selezionati, fra decine di migliaia di aspiranti. Ho avuto, ahimè, anche  modo di vedere alcuni provini di soggetti esclusi attraverso il programma della Gialappa's e devo dire che sono rimasto basito, per il livello psico-culturale di alcuni candidati. Mostravano cose da non credere. Una ignoranza incredibile, una immaturità preoccupante.
L'interrogativo che mi pongo e vi propongo allora è questo: é davvero così gran parte della nostrana gioventù e quella della paesi occidentali?
Spero che ciò non sia, che siano solo minoranze esigue, frutto di una certa sub cultura, perché altrimenti, riguardo al futuro di queste società, ci sarebbe solo da mettersi le mani nei capelli. Se cosi fosse sarebbe un grande sfracello, altro che grande fratello! Non ci resterebbe che piangere o, meglio, sorridere amaramente.
Che dire poi di noi spettatori che, con l'audience elevato che forniamo con il nostro ascolto,  decretiamo il successo e la continuazione del programma?  Forse dovremmo farci un onesto
mea culpa.  O, come sempre, ci meritiamo uno pseudo spettacolo che non fà altro che riflettere nostri vizi e difetti, raramente virtù,  ai quali siamo in qualche maniera identificati e attaccati?

 
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Attrarre cosa e per chi?

Post n°719 pubblicato il 11 Gennaio 2010 da Praj
 

L'applicazione della cosiddetta legge di attrazione, se è motivata da desideri egocentrici, non può che attrarre elementi di ordine egoistico. Quindi, contribuisce a creare ulteriore conflitto e frustrazione, per sè e per altri, dopo l'illusoria e iniziale sensazione di euforia narcisistica e potere personale.


 
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Attaccamento ai simboli religiosi? No, grazie.

Post n°718 pubblicato il 08 Gennaio 2010 da Praj
 

La spiritualità profonda, dal mio punto di vista, non dovrebbe mai attaccarsi ai simboli religiosi, tanto meno combattere per essi. Li rispetta e li comprende senz'altro, ne capisce anche la funzione relativa inerente ad una religiosità popolare e il significato storico culturale che rappresentano, ma non potrebbe mai impegnarsi in battaglie ideologiche o, addirittura fisiche, intorno ad essi. Sa che Dio è ovunque, sa che ogni forma manifesta è un simbolo del Divino. Che ci siano o non ci siano è dunque spiritualmente irrilevante.  Quindi, la loro rappresentazione dovrebbe essere secondaria, sia personalmente che pubblicamente.
I simboli che contano, raggiunto un stato di Coscienza non duale, sono solo le tracce di un cammino evolutivo interiore, delle indicazioni sintetiche di forme mentali religiose.
Per cui non sono assolutamente interessato a sprecare energia intorno ad una diatriba di retroguardia come quella dell'esposizione o meno di qualunque simbolo religioso.
Che li tengano o li tolgano, dagli edifici pubblici o altrove, è affar delle loro menti identificate, sia che siano individui laici che religiosi.
Questa faccenda non mi riguarda perchè, anche in una cella disadorna, i simboli del Divino li saprei riconoscere comunque. La spiritualità essenziale si nutre d'amore, di gratitudine... non certo di oggetti che, secondo me, sono mere rappresentazioni di proiezioni mentali umane.


 
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Il dolore è la mappa

Post n°717 pubblicato il 06 Gennaio 2010 da Praj
 
Tag: Dolore

Se t'interessa sapere qual è la tua Via per essere sereno, felice... rifletti e lavora spiritualmente sulla cosa che più ti fa soffrire da quando sei nato.
Quel malessere o dolore è la radice di un albero che ha prodotto quei rami malati che sono i tuoi disagi esistenziali.
Risana quella radice e vedrai che, dal tronco alle foglie, ai fiori, tutto tornerà a crescere, perchè ora la linfa e l'energia possono fluire potentemente e armonicamente.
Ricorda dunque che la tua sofferenza personale è la preziosa mappa della tua specifica evoluzione.
Senza quella non sapresti mai dove andare: saresti disorientato dai desideri egocentrici, t'inoltreresti in sentieri già battuti e ti perderesti nel labirinto delle possibilità, delle ripetizioni non congruenti al viaggio della tua coscienza.
Perciò benedici ciò che ti sembra un male, perchè è proprio attraverso esso che puoi rinascere a nuova Vita. Il tuo dolore è la tua mappa del ritorno a Casa.

 
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Perchè farla tanto lunga?

Post n°716 pubblicato il 04 Gennaio 2010 da Praj
 

Rieccoci nell’anno nuovo. Però, devo dire, mi ritrovo qui a scrivere, rendendomi conto che vado dicendo cose non attraenti, intriganti, forse perfino noiose… In fondo cosa continuo a ribadire? Soltanto, accettati.
Non c’è cosa meno affascinante per l’ego. Lo so.  Eppure, dopo anni di ricerca, di pratiche spirituali varie, ho capito che il principio dell’accettazione consapevole è la cosa più rivoluzionaria che si possa fare da un punto di vista spirituale e psicologico. Tutto il resto è un girare intorno a questo punto basilare.
E’ vero che dopo l’accettazione vera  non cambia nulla del panorama circostante ma è altrettanto vero che cambia completamente l’ottica dell’osservatore. Da ciò, le conseguenze che ne derivano sono straordinarie. Si capovolge il modo di vedere egocentrico e si guarda dal punto di vista dell’insieme.
Allora, non c’è più bisogno di fare alcunché per trasformare il mondo, perché lo stesso mondo ora appare completamente diverso, sempre in trasformazione, in perfetto ordine. Si percepiscono i disegni, gli equilibri e armonie che prima non si potevano vedere perché si guardavano le cose dal buco della serratura della personalità, solamente centrata sui personali bisogni e desideri.
Ma come condividere e suggerire un tale approccio, per me miracoloso, ad altri che invece potrebbero trovarlo terribilmente banale e conservatore, per non dire peggio, perché non attivo, perché non orientato a cambiare i mali e le ingiustizie del loro mondo?
E’ a questo punto che mi domando se sia utile riproporre quel che è stata soltanto la mia esperienza di liberazione, quando intorno ci sono miriadi di scuole e scuolette, chiese e chiesette – a pagamento – che insegnano ogni tipo di tecnica per portarti a diventare chissà chi. Cosa, per me, lo devo dire,
abbastanza fuorviante e superflua per quanto riguarda il succo della ricerca interiore.
Per me la comprensione fondamentale consiste invece proprio nell’accettarti per quello che sei, ma che ancora non sai di Essere, proprio perché continui a non accettarti Come espressione Divina.
Ed ecco che allora che se ti accade questo abbandono, ogni rivelazione ti è data in sovrappiù.
Cercarla altrimenti è solo frustrante. Quindi, non aver paura... e lasciati andare... semplicemente.

 

 
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