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Creato da Praj il 30/11/2005
Riflessioni, meditazioni... la via dell'accettazione come percorso interiore alla scoperta dell'Essenza - ovvero l'originale spiritualità non duale di Claudio Prajnaram
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Messaggi di Luglio 2013
Se il tuo cuore è pronto, se hai esperienza della vita e del suo dolore, se hai ‘sofferto’ la vita e capito le frustrazioni che provoca… e il tuo cuore è pronto a muoversi verso l’altra sponda – hai sperimentato questa sponda e hai scoperto che è solo illusoria, del tutto vuota – se sei pronto a muoverti verso l’altra sponda senza guardarti indietro, non è rimasto neppure un leggero desiderio per questa sponda nel tuo essere… allora sei veramente pronto. Quindi: “Sei libero da ogni disciplina.” Allora non ce n’è più bisogno, hai già fatto abbastanza: il tuo cuore è in sintonia con la Via. La disciplina verrà di suo, questo è abbastanza. La disciplina è necessaria perché il tuo cuore non è d’accordo con la Via. Ricordati, Buddha non è pronto a ‘guidarti’ sulla Via se non sei maturo. La maturità è necessaria. E che cosa intendo per ‘maturità’? Un uomo che ha guardato a fondo la vita e ha scoperto che è solo un sogno. Quando la realtà che tu ritieni ‘reale’ inizia ad assomigliare a un sogno, sei maturo. Allora è molto semplice dirigersi da solo verso l’altra sponda – non ci sarà nessuna difficoltà: il tuo cuore sarà in armonia con la Via. Puoi incamminarti ballando, puoi incamminarti cantando, puoi incamminarti ridendo… può procedere allegro, pieno di gioia. Non sarai riluttante, non avrai resistenze, non andrai contro te stesso. In realtà non starai andando: ti muoverai semplicemente insieme alla corrente, come un tronco che galleggia.
Osho, "The Discipline of Transcendence"
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Adesso, con un altro colpo di bacchetta magica, facciamo sparire tutti i successi della medicina, quelli che evitano all'uomo la morte: ci troveremmo così in mezzo a cadaveri, storpi, zoppi, mezzi ciechi, sordi. Sarebbe uno spettacolo tremendo - ma sarebbe sincero! Sarebbe l'espressione visibile dell'anima umana. Molta arte medica ha reso possibile evitare questa vista spaventosa ricostruendo diligentemente il corpo dell'uomo e integrandolo con protesi di tutti generi, così che egli appare vero, autentico e vivo. Ma che ne è stato delle anime?
In loro nulla è cambiato - loro continuano ad essere morte o cieche, sorde, rigide, rattrappite, curve: noi però non ce ne rendiamo conto perchè non le vediamo.
Per questo la paura della sincerità è così grande.
dal libro: "Malattia e destino" di Thorwald Dethlefsen - Edizioni mediterranee
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In realtà non vi è nè verità nè errore, nè si nè no, nè distinzione di alcun genere, poichè tutto - incluso i contrari - è Uno.
(Chuang Tzu)
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Forse la chirurgia estetica e la cosmesi esasperata sono per il corpo, per molte persone contemporanee, specialmente occidentali, il corrispettivo di quel che è, per lo spirito di tanta gente, la religiosità della new age, in tutte le sue svariate accezioni.
Questi sono i tempi e templi dell'apparenza, dove sembrare conta più dell'essere, davanti ai quali la mediocrità s'inchina, sacrificandosi al dio profano del consumismo e dell'immagine.
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Se l'espansione della bellezza non ha più spazio orizzontale, la creatività umana la trova anche nel verticale, in tutti sensi. Non ci sono limiti alla fioritura, quando questa accade nel cuore e nella testa.
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Sul piano umano non puoi avere le stesse affinità con tutti e quindi il rispetto per ognuno è variabile a seconda della relativa comprensione e reciproca capacità d'incontro. I gradi di stima e tolleranza nei confronti del culturalmente diverso e dell'umanamente estraneo sono naturalmente e inversamente proporzionali alla distanza dei punti di vista e sensibilità rispetto all'etica ed estetica individuale.
Perciò, solo se hai sviluppato un profondo senso di accettazione globale, solo allora, riesci a trovare un equilibrio dinamico e compassionevole con le tante cose e persone che non ti vanno e che fai fatica a digerire nello stare in questo mondo, giocosamente, si fa per dire.
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Un giorno i nostri nipoti ci chiederanno: "Dove eravate durante l'olocausto degli animali?
Cosa avete fatto contro questi terribili crimini?".
Non saremo in grado di usare la stessa scusa per la seconda volta, che non sapevamo.
(Helmut Kaplan)
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Onestamente parlando, confesso che quando vedo in Tv documentari su tradizioni popolari e religiose, ancor oggi vive ahimè, nelle quali invasati e ossessi "sacrificano" orrendamente dei poveri animali innocenti in nome di riti assurdi, arcaici, non riesco a trattenere un senso di disgusto e tristezza... accompagnato da una sorta di senso di "superiorità" interiore, rispetto a quei livelli di rozza e brutale manifestazione di "spiritualità" o "cultura". Forse, quelle forme di devozione, da un punto di vista di antropologico, mi apparterranno anche, come appartenente al genero umano, ma un sentire profondo mi fa percepire di venire da mondi alieni a queste pratiche troppo primitive e aberranti per esseri intelligenti sensibili e consapevoli.
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Ha in sé solo la meccanica psichica e la forza della suggestione e dell'autosuggestione. Niente di più. La Fede è ben altra disposizione d'Animo che il "volere" personale.
I saggi sanno che non ci sono i cosiddetti "miracoli" a cui le menti dei credenti hanno bisogno per consolarsi, per avere speranza, per superare le angosce... Quei poteri extranaturali o supernaturali sono ancora proiezioni, desideri, aspettative, create dalla mente vittima del senso di separazione. Sono psichismi egoici.
I miracoli della Vita sono davanti a noi in una infinità di forme... piccole e grandi. La Fede è riconoscerli quale manifestazione del Mistero dell'Esistenza. Chi li Vede non crede... li constata semplicemente.
Per un Uomo Spirituale senza etichette, senza credenze, invece, Fede vuol dire avere Fiducia nel Ciò che E': ovvero in Dio-Tutto, proprio nella sua Manifestazione, qui ed ora, così com'è. Perché egli non ha bisogno alcuno di promesse... è già colmo di gratitudine. Questa è la "Sua" Forza! Anche se qualcuno ha detto che la fede sposta le montagne, non è nella facoltà della montagne spostarsi.
Non per niente si dice: "è immobile come una montagna".
Io, la montagna non ho intenzione di spostarla perché sta bene dov'è. E questo lo affermo proprio perché la Fede non mi manca. Nessuno ha mai spostato una montagna e mai lo potrà fare, se non la Natura con qualche assestamento, sconvolgimento. Il resto forse sono solo pippe spirituali. L'idea che la Fede sposti le montagne è, per me, una evidente metafora spirituale: se hai Fiducia profonda, hai evidentemente una visione nuova della Vita e delle cose.
Non sono le cose a cambiare ma il tuo modo di vederle e viverle.
Invece i "credenti "religiosi prendono alla lettera ogni insegnamento, soprattutto quando è allegoria, metafora, mito, poesia...
Ciò che manca è la Comprensione profonda e il tassello fuori posto è l'ego ambizioso e credulone.
Sarà meglio. allora, spostare la mente da queste superstizioni new age o credenze religiose dogmatiche e consolatorie. Questa sì che è una montagna quasi impossibile da spostare, una mente difficile da sbloccare.
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A proposito di opinioni sulla reincarnazione a cui accennavo nel post precedente, vorrei esprimere, chiarire, la mia in merito.
Per come la vede ora la “mia” Consapevolezza, tutto ciò che esiste è Coscienza. Quindi lo è anche ogni individuo, il quale come manifestazione, è una mera apparizione emersa nella
Coscienza stessa. Una delle sue infinite e variegate espressioni. Quando questa manifestazione emerge dall'Uno–Coscienza si dice che c'è stata una nascita. Ma questa è solo l'illusione che c'induce a percepire e vedere L'Uno uno come molteplice, come un insieme di forme separate.
La visione mondana è appunto il credere nell'apparenza di tutte queste entità separate che si relazionano tra loro. La loro connessione con la Fonte dalla quale sono emersi non è percepita, vista o intuita. Quando però viene compreso che c'è invece questa unione sottostante, che tutto nasce da questa Unità e che la forma individuale non è che un aspetto particolare dell'Unità allora si realizza come qualunque di queste forme è una nascita temporanea attraverso cui vari eventi accadono, e attraverso cui sono contenuti pensieri, memorie, esperienze emozioni.
Alla chiusura di questo tragitto della forma individuo, avviene l'abbandono del corpo, ciò che viene chiamata morte, che è il ricongiungimento di tutti questi elementi alla Fonte originaria.
E' la scomposizione di ciò che è nato e quindi ogni elemento composto "ritorna" alla Matrice dalla quale in realtà non si è mai allontanato. Ora questi composti non sono più differenziati in alcun maniera. Per cui tutti i pensieri dell'individuo che se n'è andato, tutte le sue esperienze, le sue memorie, ogni sua caratteristica e peculiarità ritornano nel Tutto indifferenziato della Coscienza.
Ciò che è significativo da Comprendere è che gli individui-forma sorti dal Tutto non sono mai stati separati da Esso. Saranno apparsi separati fra loro ma questo è accaduto solo perché non sono sempre stati in condizione di vedere la rete di connessioni che invece costituiva l'Unità. Nulla può essere separato dall'Uno, altrimenti sarebbe dualità. E la dualità è solo apparente, è il cosiddetto Velo di Maya. “Nulla si crea, nulla si distrugge, ma tutto si trasforma” questa è una legge fisica ben nota, ma è una legge che vale in ogni dimensione del mondo fenomenico-coscienziale.
L'Unità trasforma se stessa in questo continuo crearsi di nuovi organismi. E' pura creatività sempre all'opera. Ritornando però al cosiddetto individuo: se in uno di queste entità corpo-mente vi è il senso di essere un agente personale allora questi crederà che ogni pensiero sia di sua proprietà. In realtà potrebbe essere un "nuovo" pensiero, o uno pensato da un altro individuo trecento, mille anni prima. Potrebbe essere la memoria di un'esperienza sperimentata in un precedente essere umano. Ma se c'è un senso di azione personale, l'organismo individuale crederà che questo pensiero o esperienza o memoria sia suo e dirà "io ho sperimentato ciò" "questa era la mia vita precedente, la mia esperienza passata". Invece da sempre non vi è mai stato alcun individuo separato. Per cui anch'io, come tutti, sono solo un nome dato ad una particolare temporanea nascita nell'Uno-Coscienza.
Tutti i concetti e teorie sulla reincarnazione o trasmigrazione dell'anima sono basati sulla nozione errata di separazione. Una volta capito che tutto ciò che c'è è Coscienza allora ciò che si incarna e reincarna è anche visto come Coscienza. Dal punto di vista metafisicamente panoramico, dunque tutto è Uno e tutte le forme, compresi gli individui umani sono espressioni dell'Uno.
Per cui anche la trasmigrazione dell'anima individuale o la reincarnazione comunemente intesa, nella sua versione popolare e essoterica è una consolazione illusoria creata ancora una volta dall'ego che non si capacita di scomparire per sempre quando l'organismo corpo mente nel quale è identificato muore.
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Non ha molto senso, se non consolatorio per una sorta d'idea di ego immortale, dal momento che, come individuo, questi non ha e non può avere memoria delle esperienze fatte in altre supposte vite precedenti..
Le presunte memorie che quest'ego pensa o sente d'avere, forse, non sono altro che fervida immaginazione, umano bisogno di speranza... data dal fatto di essere incapace di arrendersi al mistero del suo transitare nell'inconoscibile viaggio nei mondo dei sogni dell'Uno-Coscienza.
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Quando realizzi che anche l'arrenderti al Divino non è una tua scelta,
la comprensione irreversibile del senso profondo dell'accettazione accade.
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(Charlotte Joko Beck)
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".... nel momento in cui ci si sente improvvisamente male, in cui bruscamente si prova un intenso dolore nella regione del cuore, non c’è più filosofia o teoria induista che tenga. Dal punto di vista vitale, lo slancio del vostro essere è un Sì pieno e totale, o un NO, a quello che può forse rivelarsi come il momento dell’arresto del vostro funzionamento fisico?
E’ ancora più importante essere pronti, perché la morte spesso si annuncia con sei mesi o un anno d’anticipo, ma talvolta sopraggiunge senza preavviso.
Esiste una legge – ma voi l’accetterete come tale? – che afferma che la morte è differente a seconda di come ci si è preparati. Un essere che si è preparato a morire bene, che è impegnato su un Cammino spirituale induista, cristiano, sufi, non morirà nelle condizioni che gli rendano impossibile riuscire questa morte: anche se il saggio è condannato, assassinato, giustiziato, avrà i pochi istanti necessari per riuscire la sua morte. Non sarà ucciso all’improvviso, in un incidente di macchina, senza tuttavia rendersene conto. Se siete veramente pronti, potete morire in un secondo, questo secondo sarà sufficiente perché il Sì, l’Amen, l’Aum siano totali.
Se siete convinti che dopo la morte è finita, che non rimane niente a parte un corpo chiamato cadavere e che si decomporrà, se cercate soltanto il mezzo per soffrire meno in questa vita, per contenere le emozioni e non esserne travolti, per trovare una serenità che vi manca, ma se pensate che la morte sia la fine di tutto, allora a cosa vi serve impegnarvi a morire bene?
Vi parlo con la convinzione, che può essere acquisita sperimentalmente in questa vita, che la morte non è né triste né tragica, per lo meno per chi muore, a condizione che sia pronto. Preparatevi."
Dal Libro: "Per una morte senza paura" di Arnaud Desjardins - Ubaldini editore
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Inviato da: lenteris
il 09/07/2023 alle 12:42
Inviato da: lenteris
il 09/07/2023 alle 12:33
Inviato da: lenteris
il 09/07/2023 alle 12:31
Inviato da: lenteris
il 09/07/2023 alle 12:28
Inviato da: lenteris
il 09/07/2023 alle 12:24