Creato da Praj il 30/11/2005
Riflessioni, meditazioni... la via dell'accettazione come percorso interiore alla scoperta dell'Essenza - ovvero l'originale spiritualità non duale di Claudio Prajnaram
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Messaggi di Novembre 2014
Anche se molte volte sei costretto a tener dentro di te un 'te l'avevo detto...' a qualcuno, al riguardo di molte illusioni e credenze, sbandierate inopinatamente in vari campi, sai comunque che il lasciare che le cose vengano comprese con i tempi di maturazione di ognuno, resta pur sempre la miglior opzione per un positivo approccio alla crescita ed esperienza personale.
Non di meno quella tentazione di dire ' te l'avevo detto...' è sempre forte e incombente, anche se va lasciata andare per 'disturbare' il processo evolutivo di chi è in crisi e sta crogiolandosi nelle sue difficoltà di orientamento.
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C'è chi ascolta solo l'urlo,
mentre ad altri bastano parole,
per pochi e rari uomini
serve il semplice sussurro.
Però solo chi coglie
il messaggio dal silenzio
può sentirsi benedetto
e saper di avere udito
la voce sapiente del mistero.
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Dopo tanti anni di ricerca e di attesa, il nemico era arrivato alla mia porta. Dalla finestra lo vedevo risalire la collina. Camminando sull’erta strada, si appoggiava a un bastone, un rozzo bastone che nelle sue mani sembrava più una canna da passeggio che un’arma. Benché lo aspettassi, bussò alla porta in modo così debole che lo udii appena. Alla porta armeggiai con la chiave per lasciarlo entrare. Ebbi paura che svenisse da un momento all’altro, ma dopo alcuni passi esitanti, cadde sul mio letto, totalmente esausto.
Mi chinai su di lui in modo che potesse udirmi: “Gli anni sembrano passare solo per noi” gli dissi “ma passano anche per tutti gli altri. Finalmente siamo qui, io e te, faccia a faccia e ciò che è successo in precedenza, adesso non conta più”.
Mentre parlavo, si sbottonò il soprabito. La sua mano destra stava nella tasca della giacca, e da li mi puntava qualcosa. sapevo che si trattava di un revolver.
Poi mi disse, con voce ferma: “Per riuscire a entrare in casa tua, ho fatto ricorso alla pietà. Ora sei alla mia mercé, e non ti perdonerò”.
Cercai di dire qualcosa: non sono una persona robusta, e solo le parole potevano salvarmi. Riuscii a mormorare: “E’ vero che molto tempo fa ho maltrattato un ragazzo, ma ora tu non sei più quel ragazzo e io non sono più quel bruto indifferente. Inoltre, la vendetta non è meno inutile e ridicola del perdono”.
“Proprio per questo ti ucciderò” rispose. “Perché ora non sono più quel ragazzo. Ciò non ha nulla a che fare con la vendetta: è un atto di giustizia. I tuoi argomenti, Borges, sono solo stratagemmi con cui cerchi di impedirmi di portare a termine la mia missione. Non c’è nulla che puoi fare ora”.
“C’è una cosa che posso fare” obiettai.
“Cosa?” chiese.
“Svegliarmi” risposi.
E così feci.
(Jorge Luis Borges)
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Se proprio non riusciamo ad essere il cambiamento che vorremmo vedere nel mondo, almeno non lamentiamoci di essere ciò che non ci piace del mondo.
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Possiamo stare vicini, tenerci la mano, dirci di non aver paura... possiamo asciugare le nostre lacrime e, se ci può servire, anche piangere insieme.
Ma prima o poi ce lo dovremo dire, dovremo vedere che abbiamo scambiato la corda per un serpente, un delirio per la realtà. La bolla dell'illusione alla fine dovrà scoppiare e lasciar spazio alla risata e ... Risvegliarci.
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In mezzo secolo ho visto il sogno di generazioni giovanili, le quali rifiutavano il lavoro (capitalistico), trasformarsi in un sogno in cui questo lavoro viene quasi implorato. Flussi e riflussi della storia, 'scherzi' tragicomici dell'esistenza, vissuta forse ma non troppo, nell'identificazione con sogni che mutano ininterrotta_mente.
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Io non saprei rispondere in maniera definita a come saprò affrontare la morte e i momenti di dolore che la precedono. Paradossalmente, è come se vivessi due livelli di coscienza simultaneamente: uno più periferico legato al senso dell'ego che si preoccupa ed è impaurito ed un altro, invece, più interno e profondo, essenziale, direi impersonale, che non ha nessuna paura della morte. Queste due dimensioni convivono... quotidianamente, ed esperimentano le piccole situazioni di “morte” nei vari distacchi che la vita ci mette di fronte.
Però vedo che nei momenti particolarmente difficili viene sempre fuori quella qualità più interna, la consapevolezza testimoniante, una comprensione più acuta, ed allora ogni paura si attenua, sfuma, scompare. Non posso però sapere come mi comporterò quando mi dovrò confrontare direttamente con la morte, non posso saperlo ora, onestamente. Non vorrei essere ideologico dicendo cose che sono inverificabili o semplici suggestioni mentali.
So di aver seminato... e in quel momento topico vedrò realmente come mi comporterò, alla luce di quello che sento di aver compreso della morte.
Vedrò in pratica, solo allora, il reale grado d'arresa... a quel Mistero che ci ha creati e che ci riassorbirà. Vedremo se sarò in grado di accoglierla con un sorriso, come mi auspico. Ed intanto cerco di vivere bene, al meglio, il quotidiano esserci.
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Che alla mente sana sia connesso spesso anche un corpo sano è una realtà.
Si può però dire che uno spirito sano può abitare anche in un corpo malato (anche se su questo forse non saranno d'accordo molti amanti della new age). Così come accade che una mente 'malata' si associ a volte ad un corpo sano.
Questa discrasia può mostrarsi perchè il concetto di mente (la 'mens' dei latini) corrisponde più allo spirito che alla mente, come è popolarmente intesa. Ciò avviene perchè lo spirito non necessariamente si manifesta attraverso e nel corpo, come lo può fare invece la mente, di cui è la forma invisibile.
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Bisognerebbe essere onesti con stessi, anche quando si proclamano principi e diritti, non solo astrattamente. Ad esempio, trovo malafede in chi fa lezioni agli altri di buonismo, di solidarietà, di accoglienza, quando egli non vive direttamente sulla sua pelle certi disagi e problematiche. Questo è un tipico costume del radical chic, l'intellettuale borghese, generoso solo a parole, ideologicamente, raramente nel concreto. Costui diventerà credibile solo quando la sua disponibilità all'accoglienza, alla solidarietà, la farà con il suo portafoglio, e verrà dimostrata nei fatti: quando accoglierà nel suo palazzo, accanto alla sua villetta, nel suo bel quartiere, coloro che dice di voler aiutare, di comprendere il disagio e malessere. Altrimenti è un puro esercizio d'ipocrisia, di cui non c'è proprio bisogno in questo difficile momento sociale.
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"Dopo Auschwitz, il cancro è un'altra prova che Dio non esiste"
(Umberto Veronesi)
Non sarà invece che forse è la sua idea di Dio, scientista, materialista e antropocentrica, insieme alla sua formazione religiosa, che è inadeguata ad avere una Visione più ampia del Divino? Con tutto il rispetto per lo scienziato, mi sembra che abbia fatto un'affermazione, oserei dire discutibile.
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Il lato negativo che giudichi negli altri è quasi sempre il riflesso di quello che rifiuti di te.
Fai pace con la tua ombra e il mondo ti sembrerà meno oscuro.
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L'accettazione genuina del ciò che è non ha niente a che vedere con l'indifferenza, con il distacco e tanto meno con l'atarassia (insensibilità),
ma piuttosto con l'inclusione totale della nostra umanità. Questa apertura sempre più ampia, è il viatico per andare anche oltre la stessa.
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La mente è come un pozzo senza fondo. Nessuna risposta concettuale potrà mai colmare il suo bisogno inesauribile di domande. Alimenta solo domande e risposte, senza fine.
Disseta dunque la tua Coscienza nella sorgente del Silenzio, non in quel pozzo che può solo aumentare l'arsura.
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Non si può fare quello che si vuole della natura senza che questa, prima o poi, ci ricordi e rimandi ai nostri limiti umani.
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Vuoi realizzare l'identità con Dio, la fusione con l'Assoluto, la resa al "Tutto", come hanno fatto gli Illuminati di ogni era? Chi deve conseguire ciò, tu? Ma chi sei tu? Liberarsi ... e perché, da che cosa? ... un giorno vedrai l'assurdità di questa impossibile ricerca. Potrai tentare di tutto, ricorrere persino ad un impegno sensazionale, stupefacente, prodigioso, per ottenere la liberazione, ma ti sarà sempre negata: infatti non ci sarà giammai "Risveglio" finché persisterà l'Ego!
Le discipline spirituali, lo studio delle dottrine religiose, le pratiche devozionali, ti daranno forse un po' di fede o una conoscenza teorica ed intellettuale, ma si tratterà soltanto di nuove maschere che si aggiungeranno immancabilmente alla tua già ricca collezione. Solo nell'abbandono repentino del personale fardello d'illusioni mentali (identificazioni), ovvero la rinuncia consapevole al tuo "Ego", ti sentirai finalmente libero, spontaneo, sereno.
Tuttavia ciò accadrà in genere unicamente quando sperimenterai l'apice della meditazione, la "testimonianza silente" e diverrai come uno specchio che non giudica mai. Quando riuscirai, altresì, a osservare lucidamente qualunque fenomeno in tutta la sua primigenia purezza. Tale osservazione, apparentemente mera o banale, ma di fatto essenziale, consiste nel vedere e sentire chiaramente che il soggetto e l'oggetto delle nostre visioni sono già, di per se, un'unità inscindibile.
Questa illuminazione ti rivelerà il grande mistero: "tu sei quello"! Qui ed Adesso! Tu sei ... coscienza! Il soggetto e l'oggetto della ricerca coincidono. Chi cerca è già colui che è cercato.
Dopo tale macroscopica, inequivocabile e limpida esperienza, dopo cotanta estasi trasformatrice, il più grande dei tabù, la falsa e mediocre realtà dell'ego, sarà rimosso; e la "tua" vera "identità" risulterà evidente.
Morirai a te stesso. Trascenderai l'illusione. Ormai arreso all'evidenza, agirai consapevolmente sapendo che non sei più "tu" ad agire, ma é il Tutto ad operare attraverso te. La Grazia Divina, in un incredibile appuntamento del Destino, ti ha baciato; sentirai di esserti destato da un lunghissimo sonno; comprenderai che tutto va bene così com'é.
Eri il Sé, ma lo avevi dimenticato: credevi di avere una realtà personale. Hai fatto un grande sogno, immaginandoti agente separato, come un attore identificato con il proprio ruolo. In realtà era il Tutto (Dio) che manifestava la Sua Volontà, il Suo Amore misterioso, imperscrutabile per il tuo povero ego.
Alla luce di questa "realizzazione", se avrai il dono del carisma, diverrai uno strumento di trasmissione della "comprensione": saprai come comunicarla. Se ciò non ti é dato, fluirai ordinariamente, ma in modo creativo, nell'eterno presente; sarai aperto e compassionevole verso gli altri, coloro ancora dipendenti dal pensiero automatico, dominati da paure e ansie, desideri e speranze.
Come esprimere in modo semplice ed autentico tutto ciò? Non è nulla di speciale, ma è straordinario; é una grande benedizione ... una gioia intima che vorresti tutti avessero.
In piena accettazione di ciò che accade intorno a te, paradossalmente, senza più l'esigenza d'importi a chicchessia, ti trasformerai in un vero individuo. Rinascerai e forse comprenderai che l'accettazione totale e l'illuminazione spirituale sono due facce della stessa medaglia, i risvolti del medesimo frammento di conoscenza, l'esperienza della "verità". E per te l'esistenza si rivelerà un gioco cosciente, le cui uniche regole saranno gratitudine e celebrazione!
Questa é la Via che io prediligo e ho scelto di seguire; ma ce ne sono tante e diverse ... l'importante é incamminarsi ... mossi da un sincero anelito al Risveglio.
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Spesso, quello a cui crediamo riguardo al Divino é soltanto un simulacro del Vero.
Questa, per me, é la differenza importante fra il "credere" e avere Fede.
Chi ha Fede ha trovato... il Divino in sè stesso. Chi "crede"... per me, non ancora.
E' per questo che gli uomini di Fede tendono a unirsi e vogliono incontrarsi... mentre gli uomini "credenti" lottano, combattono, per affermare, imporre, le loro "verità": cosa ritenuta non saggia, invece, per chi ha trovato il senso dell'Unità interiore ed esteriore.
La Fede è Una, le "credenze" sono tante.
Esse vanno rispettate, assolutamente, sono vie, ma non sono la Casa.
Allora mi domando: Non sarà forse che ognuno ha il senso del Divino che si merita?
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Se c'è un talento che caratterizza la conoscenza di sè, questo è la capacità di spogliarsi in modo delicato, non violento, da tutti gli indumenti psicologici e sociali che indossiamo, che ci hanno fatto indossare. L'abilità del denudarsi, danzando, dall'effimero e dall'inessenziale, si regge sulla leggerezza autoironica che consiste nel togliersi solo il non necessario per la missione per cui siamo venuti al mondo. Non è facile farlo senza disturbare e turbare nessuno. Questo talento si esplica come arte della spoliazione quando separa con dolcezza e serenità il superfluo dall'utile, il bello reale dall'apparente; quando trova l'equilibrio fra la penuria e l'abbondanza, quando lo spirito è più considerato della lettera, quando, fra le parole pesate, sa e fa percepire il silenzio del cuore.
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Inviato da: lenteris
il 09/07/2023 alle 12:42
Inviato da: lenteris
il 09/07/2023 alle 12:33
Inviato da: lenteris
il 09/07/2023 alle 12:31
Inviato da: lenteris
il 09/07/2023 alle 12:28
Inviato da: lenteris
il 09/07/2023 alle 12:24