Creato da anna_861 il 27/05/2014

MASSA: 1915-1918

MASSA (MS) NEGLI ANNI DELLA GRANDE GUERRA: MONUMENTI, STORIE, IMMAGINI, RACCONTI

 

 

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RUDYARD KIPLING, GLI OPERAI AL FRONTE E LA GRANDE GUERRA

Foto di anna_861

 

Mi lancio in un post un po' lungo, ma l'argomento è interessante e poco trattato. L'occasione del Centenario e di ricerche avviate con nuove prospettive è allettante, soprattutto perchè consente di muoversi in un terreno poco esplorato, nonostante l'impatto che il lavoro al Fronte ebbe per tutta la durata del conflitto.

Impatto umano, non solo funzionale. Gli operai e le operaie ebbero un ruolo determinante, al pari dei soldati con cui condividevano sforzi, rischi, paure, fame e malattie. Scarsa invece la letteratura a riguardo e più scarsa ancora la memoria a loro tributata. Anche molti operai sono caduti in guerra.

C'è una raccolta di articoli, scritti da Kipling nel 1917 e raccolti nel volume “La guerra nelle montagne”, che rappresenta una sorta si reportage sul lavoro al Fronte. Una serie di flash distribuita nel testo che come una sequenza fotografica rivia a quegli uomini ed al loro lavoro ed alle mie riflessioni. Un ricordo per tutti loro che hanno sostenuto gli altri, impegnati assieme nella sopravvivenza. Come un volo di pietre aguzze del Carso.

Il lavoro al Fronte è uno degli aspetti più tecnici della guerra che spesso non viene preso in considerazione. Il grande sforzo bellico non riguardò infatti soltanto gli armamenti e i soldati impegnati in trincea, ma anche tutta quella serie di infrastrutture create ad hoc per raggiungere le cime più impervie delle montagne: chilometri di vie arroccate e chilometri di gallerie, monorotaie e teleferiche per facilitare il trasporto di mezzi ed uomini. E poi baraccamenti, chilometri di trincee, infermerie scavate nel ventre delle montagne, sentieri di arroccamento e muri di contenimento.

Soltanto di trinceramento si scavarano tanti chilometri da poter doppiare l'equatore. Un lavoro immane, compiuto quasi sempre in condizioni climatiche avverse, sotto il costante pericolo di vita. Furono gli operai militarizzati, i borghesi, a realizzare tutto ciò.

La vita dell'operaio era come quella del soldato: le stesse privazioni, gli stessi pericoli, le stesse paure e malattie. Le uniche differenze: la paga e l'età.

Gli operai ricevevano infatti una paga maggiore; spesso erano assunti con un contratto regolare dalle ditte che avevano appaltato i lavori al frogiorno ente. Un operaio minatore poteva guadagnare 6.5 lire al  poteva anche fare il cottimo!

Ma si poteva scegliere di fare l'operaio? Non proprio. I comandi del Genio avevano bisogno di manodopera per approntare le difese. Ogni Comune era quindi obbligato a fornire liste di operai reclutati tra gli uomini che non potevano essere arruolati nell'esercito: quelli troppo giovani, sotto i diciotto anni, o quelli troppo anziani, sopra i 45-48 anni.

Da Massa per esempio partirono oltre 300 operai, alcuni giovanissimi di 14-15 anni. Gli operai più giovani si ritrovavano a volte nella condizione di disertore senza aver alcuna colpa. Partiti minorenni ed impegnati nei lavori al Fronte, appena compiuti i 18 anni venivano subito reclutati come soldati e considerando analfabetismo e tempi di comunicazione rallentati, venivano tacciati di diserzione!

Nelle liste degli operai che partirono da Massa e da Carrara erano indicate l'età e le qualifiche. Scorrendo l'elenco, si ha la netta percezione di quanto fossero ricercati ed apprezzati quegli operai proprio per le loro capacità come cavatori, lizzatori, minatori, muratori, scalpellini, quadratori, cementisti, ecc... Nati all'ombra delle Apuane, montagne splendide quanto impervie, la maggior parte di loro era infatti esperta nei lavori di cava. Diverse le testimonianze sul campo, impegnati in uno scavo in galleria o nella costruzione di qualche via di arroccamento.

Nel 1916, scrive Padre Garlando, cappellano militare in servizio all'Ospedale da campo 025: «Trovandomi oggi nel cantiere Mattei, ho veduto arrivare quattro squadre di operai carraresi. Le squadre Dell'Amico e Ferretti vi si sono fermate; quelle di Rosolino Benedetto e Pom proseguirono per altro cantiere» e più avanti annota: «Una sorpresa capitò a una trentina di essi, appartenenti alla classe 1897. Giunti nel paese di C. dove è il Comando del Genio, furono invitati a ritornare a casa per servire la Patria sotto l'onorata divisa del soldato italiano».

Infine aggiunge anche alcune note riguardo al lavoro svolto: «Dal Sig. Coli Antonio di Bedizzano, capo principale delle cave di questo cantiere, ho saputo che per suo interessamento alla squadra Fantini è stato assegnato un lavoro più conforme alle abitudini dei massesi e dei carraresi e, credo, anche meglio retribuito. Questi operai lasceranno ad altri il lavoro di spaccapietre e andranno tutti nelle cave».

Rudyard Kipling, corrispondente di guerra sul Fronte italiano, vi fu inviato nel 1917 proprio per rendersi conto dell'immane sforzo bellico dell'Italia, per dimensioni, impegno economico e costi umani.

Kipling, più noto come autore delle storie di Kim e Capitani Coraggiosi, scrisse più articoli pubblicati sul Daily Telegraph in Gran Bretagna e sul New York Tribune negli Stati Uniti, articoli che sono delle vere e proprie cronache in diretta sul lavoro degli operai al Fronte.

Kipling visitò gran parte delle postazioni italiane, accompagnato da una guida ed accolto dagli ufficiali di turno. Finì anche sul Podgora, la collina nei pressi di Gorizia, teatro di lunghe e cruente battaglie in trincea per la mesta conquista di quota in quota.

Per un po' di tempo abbiamo finito con le pietre - disse l'Ufficiale.... Questa è una strada di costruzione piuttosto recente; in complesso noi abbiamo tracciato circa quattromila miglia di nuove strade – oltre ad aver migliorato le vecchie – sopra un fronte di seicento chilometri. Ma come vedere i nostri chilometri non sono piani”.

Un articolo, tra tutti, si dilunga sui lavori e sugli operai. Si intitola “The roads of an Army”, Le strade di un Esercito... leggiamo qualche brano:

«Gli uomini devono essere nati nelle montagne o rotti alla vita montana perché queste riescano loro accessibili... Di quando in quando sulla strada si trovava un monticello di petrisco, intorno al quale vi era un canale d'acqua. Ad ogni centinaio di metri circa, un vecchio ed un ragazzo lavorano insieme, l'uno con una lunga pala, l'altro con un recipiente di zinco, fisso alla punta di una pertica. Nel momento stesso che si riscontrava il più piccolo danno sulla superfice della strada, il vecchio riempiva le buche con una palata di pietrisco, che il giovane innaffiava d'acqua, e il punto riparato si rinsaldava subito sotto la pressione dei veicoli...».

«Non è facile scavar trincee sul Carso, più di quel che si riesca a trovar acqua, perchè alla profondità di una palata sotto alla superficie, l'ingenerosa pietra si muta in cupa roccia e tutto deve essere perforato o schiantato...

Poi il terreno ebbe un sussulto pochi metri innanzi a noi, e i sassi aguzzi del Carso volarono via, in alto, come stormi di pernici. “Mine”, disse l'ufficiale serenamente, mentre i borghesi che si trovavano là rialzarono macchinalmente il colletto del loro soprabito; stanno lavorando sul versante ripido della giogaia, ma potevano ben avvertirci”. Le mine esplosero in linea ben ordinata.»

In questi due passaggi Kipling racconta gli aspetti più interessanti sul lavoro al Fronte: lo stato di “borghese” e non militare; l'età degli operai; quel vecchio e quel ragazzo addetti alla manutenzione delle strade; il lavoro di cava e le grande capacità necessarie: i minatori posizionarono le cariche e le mine esplosero in linea ben ordinata.

Tra i tanti che Kipling vide all'opera, senz'altro vi erano anche gli operai partiti dalle Apuane. Soprattutto tra i minatori, una qualifica molto ricercata. Tra Massa e Carrara, nel solo 1915 ne furono reclutati ben 20, inviati al fronte come operai borghesi, come scrive Kipling1.

Come l'Achille Biagioni, 40 anni, e Pietro Rossi di 21 anni, minatori di Forno partiti insieme a tanti altri cavatori quasi tutti di Forno e Casette, tra cui Lorenzo Alberti fu Jacopo di anni 63, uno dei più anziani.

Tra gli operai anche uno dei miei bisnonni Rinaldo Baldi, vulgo Orlando, mandato a scavar trincee perché a 50 anni era troppo vecchio per imbracciare il fucile.

 

 

 

1Gli elenchi completi degli operai minatori e degli operai proveniente dai diversi borghi della montagna massese sono pubblicati sul mio libro “Massa 1915-1918. Cronache e storie della Grande Guerra”, Edizione Prhomos. Il volume è in vendita nelle librerie a Massa o direttamente da me.

 

 
 
 
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