La cosiddetta "guerra calda" all'ETA raggiunge due punti estremi su uno stesso terreno ma su versanti diversi. Da una parte la morte violenta dell'ispettore della polizia politica Melitòn Manzanas, dall'altra la denuncia depositata presso i tribunali ordinari da parte dei parenti dei prigionieri politici, vittime di maltrattamenti e torture, del capo della brigata della polizia politica della Biscaglia, Fèlix Criado Sanz. La notizia di tale denuncia provocò nuovo fermento nelle forze d'opposizione alla dittatura che, appoggiate da gruppi di sacerdoti, ordini religiosi ed esponenti della gerarchia ecclesiastica, pubblicarono un opuscolo in cui venivano riprodotte le dichiarazioni dei torurati e che venne fatto circolare clandestinamente in Spagna e nel mondo.
Franco e il regime franchista non potevano più attendere: si doveva fare il processo all'ETA e si dovevano condannare, tutti in una volta, il maggior numero di attivisti possibile. I processati che noi abbiamo visto a Burgos erano 16, ma altri 18 erano latitanti ed altri 16 processi contro ignoti erano stati istruiti ed allegati al "sumarìsimo 31/69". Si doveva fare il "grande processo all'ETA", che non avrebbe dovuto mancare, nelle intenzioni di chi lo ha concepito, di spaventare tutto il popolo basco e tutti quegli altri spagnoli che operavano nella clandestinità per il rovesciamento del regime.
Bisognava giungere all'applicazione di condanne durissime, che non trovassero paragone possibile con quelle applicate in passato nè dalla giurisdizione ordinaria, nè dai tribunali speciali, nè dalla stessa Corte Marziale. Condanne che avrebbero dovuto siglare una volta per tutte la volontà dei "30 anni di pace" del regime di Franco.
Ma per popter applicare tali condanne durissime era necessario che la causa venisse itruita, condotta e giudicata dalle autorità militari, secondo i procedimenti di una corte marziale.
In un primo tempo infatti il processo per l'uccisione di Manzanas era stato affidato (com'era logico che fosse) al Tribunale Provinciale numero 2 della Guipuzcoa tant'è che nei primi mesi del 69 lo stesso tribunale guipuzcoano chiede alla polizia un resoconto sullo stato delle indagini per la morte di Manzanas, onde potre procedere all'apertura della causa (già peraltro designata col numero 74/68). Ma la risposta della polizia è sconcertante ed arriva al Tribunale della Guipuzcoa senza alcun preavviso:
"La pratica numero 707 è stata trasmessa il giorno 26 maggio 1969 al capitano generale della Sesta Regione Militare."
Quindi senza alcuna previa notificazione o giustificazione la competenza della causa per l'omicidio di Manzanas veniva trasferita, dalla stessa polizia, dal Tribunale di San Sebastiàn alle autorità militari.
Inviato da: chiaracarboni90
il 23/05/2011 alle 16:25
Inviato da: volandfarm
il 25/03/2009 alle 08:59
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il 25/03/2009 alle 08:58
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il 25/03/2009 alle 08:47
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il 25/03/2009 alle 08:46