Da un punto di vista legale questo processo potrebbe trovare una sua giustificazione soltanto nel fatto di essere stato "il grande processo contro l'ETA". Altra spiegazione non si può trovare al fatto che differenti persone siano state giudicate per differenti delitti in un'unica causa.
Fin dopo l'inizio del processo inoltre non era ancora stato chiarito se la giurisdizione militare avesse il diritto o meno di giudicare i sedici imputati, in quanto la Corte Suprema non s'era ancora pronunciata sul ricorso degli avvocati difensori i quali chiedevano che la causa venisse devoluta al Tribunale Ordinario di San Sebastiàn. La Corte Marziale s'è arrogata il diritto di processare i sedici imputati impugnando il decreto governativo sul "banditaggio e sul terrorismo" del 21 settembre 1960, già abrogato ma rimesso in vigore il 16 agosto 1968, guarda caso 14 giorni dopo la morte di Manzanas; un caso più unico che raro di retroattività per un decreto di questo genere.
Come vedremo, inoltre, a processo già avviato ancora non era stato firmato dai testimoni l'atto che più direttamente avrebbe dovuto servire ad incriminare il principale imputato, Xavier Izko De La Iglesia, presentato dalla pubblica accusa quale uccisore materiale del Manzanas.
Ma queste sono soltanto le principali tra le numerose illegalità di procedura applicate dalla Corte Marziale, sulle quali i sedici avvocati difensori sono ritornati durante tutte le udienze, sempre però interrotti dal Presidente della Corte Marziale che vedeva in ogni tentativo di giusta applicazione della legge e delle norme di procedura un principio d'offesa all'onore dell'uniforme.
Inviato da: chiaracarboni90
il 23/05/2011 alle 16:25
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il 25/03/2009 alle 08:59
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il 25/03/2009 alle 08:58
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il 25/03/2009 alle 08:47
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il 25/03/2009 alle 08:46