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CHIARIMENTI
Le notizie riportate nel presente blog, ove altrimenti non specificato, sono affidate alla memoria dell' autore e non possono pertanto essere considerate degne della minima fede. Ritengo sia mio preciso obbligo morale diffondere bufale, spacciandole per vere e viceversa. Chi si fida di me sbaglia a farlo, ma, volendo, potrebbe prendere spunto da quel bel po' di verità che sarà in grado di trovare in ciò che scrivo, per approfondire l' argomento, se gli interessa, altrimenti, ciccia.
Chi volesse comunque riferirsi a fonti ancor meno affidabili di una vacillante memoria di un incallito bufalaro, potrà consultare Wikipedia o, peggio ancora, la Treccani Online che a Wikipedia spesso rinvia. Degno di considerazione è il fatto che le idiozie di cui Wikipedia è spesso -non sempre, siamo onesti- intrisa fino al midollo sono consultabili gratis, laddove per la redazione della Treccani online lo Stato ha erogato all' ente, presieduto da un non bene amato ex ministro di nome Giuliano, due bei milioncini di euro nostri: che fine avranno fatto? Non c'è alcuna malizia da parte mia, s'intende, nel formulare questa domanda: solo semplice curiosità.
La lettura di questo blog è vivamente sconsigliata a chi ignora cosa sia l'ironia e/o non è in grado di discernere il vero dal falso.
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Post n°778 pubblicato il 10 Dicembre 2014 da valerio.sampieri
Tratte da: Rime inedite del cinquecento (Bologna, Romagnoli - Dall'Acqua, 1918) Di Torquato Tasso Non per crescer più sempre il mio dolore E ne l'alma destar nuovi martiri Potrà spegnere il ciel questi desiri E veder poscia estinto il giusto ardore. Di nuove forme Amor m'imprime il core E più fiero mi stracci e mi raggiri, Ch'al primo fin convien sol ch'io sospiri E nel mio incendio viva a l'ultime ore. Quanto vie più la crudeltà mi preme Di che s'ingombra il cor, madonna, tanto Più nel primo voler l'alma si regge. Vinta l'ira, il desio, l'odio, la speme, La crudeltà, l'ardor, l'orgoglio, il pianto, Né mi consigli Amor, né mi dia legge. [2 Di Torquato Tasso] Di Torquato Tasso Amorosa fenice Nel sol, che solo adoro, Ardendo vivo e moro, E morendo rinasco, e volo, e canto, Fatto cigno canoro, Il suo bel nome santo, Amor, s'in altro lume Arder non so le piume, Perché della mia donna angel mi fai, E non m'arridi in quel bel seno mai? [3 Di Torquato Tasso] Di Torquato Tasso Pregato avessi un cor di tigre, o d'orsa Mentre tra voi mi vissi, Euganei colli, Prima che 'l cor dolente e gli occhi molli Portar per lei, che la mia vita inforsa. Che quest'alma infelice a languir corsa Come piacque a mia stella, anzi io pur volli, Dopo vane speranze e pensier folli D'un sospir sarìa stata almen soccorsa. Voi dunque, voi d'ogni pietade ignudi Dove raggio d'amor non scalda, o luce Fuggo e ricolgo altrove i pensier miei. Via più d'Acrocerauno infami e rei Colli, poi che natura in voi produce Sì fieri mostri in vista umana e crudi. [4 Di Torquato Tasso] Battista Guarino O nel silenzio tuo, lingua bugiarda Dove or son le promesse e gli ardimenti? Com'esser può che ne le fiamme ardenti Onde tutto avvampo io, tu sol non arda? Allor tu stai più neghittosa e tarda Che con sguardi amorosi e cari accenti Par che madonna accenni a' miei tormenti Quella pietà che poi per te si tarda. Ma se muta sei tu, sian gli occhi nostri Loquaci e caldi, e 'n lor le sue profonde Piaghe e l'interno duol discopra il core. Non è sì chiuso, o sì secreto ardore Ch'un ciglio a l'altro non riveli e mostri Là dove Amor vera eloquenza asconde. [5 Di Battista Guarini] Di Battista Guarino. Risposta a Torquato Tasso. Questi, ch'indarno ad alta meta aspira Con l'altrui biasmo e con bugiardi accenti Vedi come 'n sé stesso arrota i denti Mentre contra ragion meco s'adira. Già il suo veneno in lui ritorna e gira, E par che l'arme in sé medesmo avventi, Già le menzogne sue quasi lucenti Cristalli sono, ov'ei si specchia e mira. Di due fiamme si vanta, e stringe e spezza Più volte un nodo e con quest'arti piega, Chi il crederebbe? a suo favor gli dei. Amor non, che per alma a furti avvezza Sì bella donna egli non scalda e lega Premio de' casti e fidi affetti miei. [6 Di Ercole Cavalletto] Del Cavalletto Humile accademico sopra il poema eroico di Torquato Tasso. Se gli affetti d'Amor cantando scrivi, Tasso, se l'onestà di donna bella In quegli i furti, i fochi e le quadrella Si veggon, gli atti in questa onesti e schivi. Se fiume, o selve a noi mostri, o descrivi, Se di turbato mar dubia procella S'armati cavallier, pedoni, o in sella Tutti a gli occhi mertai paiono vivi: Ma se canti talor (tratto in disparte) L'arme, e se muovi con la penna altieri, Quinci Bellona e quindi irato Marte Hanno tanto del vero i tuoi pensieri, E pingi in guisa, e dai nome a le carte Ch'altri non fia che d'agguagliarti speri. [7 Di Torquato Tasso] Sonetto sopra le confine poste tra Ferraresi et Bolognesi l'anno 1579. S'empia cagion de' nostri antichi affanni Tuo mio fervendo in quest'e in quella parte Ne i confini accendea, Megera e Marte Per meta e spazio indegno e dati danni, Squarciato ne portava il petto e i panni Il donno e il servo, e con la solit'arte Il togato vendea menzogne e carte Indarno consumando i mesi e gli anni. Alfin giustizia e pace aprendo un giorno Dopo tenebre tante almo e sereno A bearne dal ciel duo nominaro, L'uno d'alta virtude ed ostro adorno, Di valor l'altro, e i termini fermaro Al Tebro cari, al Po giocondi, al Reno. [8 Di Torquato Tasso] Quando il Po entrò in Ferrara del 1592. Se quelle genti, o Po, timide rendi Ch'han de' più forti di per tutto 'l grido Anzi la lor' città, m'è ferreo nido Ad ogni moto tuo sì forte offendi. Chi non vede che 'l titol regio prendi Tra tutti i fiumi che ben nel tuo lido Trenta d'essi ti seguon per lor fido Duce real ch'al mar con lor t'estendi. Onde si vede ben l'alto valore Tuo, che supera quel delle salse onde U' fu l'intrepido Icaro sepolto, Poiché Fetonte non senza pallore Fulminato da Giove in le tue sponde Lì caramente fu da te raccolto. [9 Di Torquato Tasso] Di Torquato Tasso Questa terrena ed infiammata cura, Padre del ciel, che 'l ver di nebbie adombra Volgi in foco celeste, e spegni l'ombra Che 'l tuo lume divin mi vela e fura. Tu vedi ben di che letale e impura Fiamma con un sol guardo Amor m'ingombra, Scaccia dal cor l'empio tiranno e sgombra Col tuo lume vital quest'empia arsura. Che se tant'arse l'alma ai raggi suoi Tra le nubi d'un volto ottuso e spenti Che fia, se 'l vero sol la scorge e infiamma? Signor, l'esca mortal de' sensi ardenti Intepidisci e purga tu, che puoi Trae d'immonda favilla eterna fiamma. [10 Di Torquato Tasso] Alla signora ... Io son, Tiresia, del piacere altrui E del vostro piacere giudice esperto, Ch'ora son uomo, e donna un tempo fui, E del giudicio ebbi il castigo e 'l merto. Né cieco son, come rassembro a vui, Però che ho l'occhio interno al vero aperto. Questa è, Manso, mia figlia e cara scorta E Giove è suo e 'l sacro augello il porta. E conduciamo a le famose rive Un gentil cavalier fra gli altri erranti, Donne leggiadre, anzi terrene dive, Per riprovar gli altrui superbi vanti, Perché quanto il sol gira oggi non vive Fede maggior tra valorosi amanti, E Venere l'affida, e insieme il figlio Ond'egli spera uscir d'ogni periglio. Ha gigli e rose, e bei rubini ed oro, E due stelle serene e mille raggi Il bel volto purpureo e bianco viso E la sua primavera è suo tesoro, E gemme i vaghi fiori e i lieti maggi Lucide fiamme son di paradiso; Ma il più bel pregio è la virtù de l'alma Ch'è di sé stessa a voi corona e palma. La natura v'armò, bella guerriera, E i guardi sono strali, e nodi i crini, E le due chiare luci ambo facelle, E in vostro campo e ne la prima schiera L'onor, la gloria, e sono lor vicini Gli alti costumi e le virtuti anch'elle Et un diaspro intorno il cor v'ha cinto E voi sete la duce, Amore il vinto. [11 Di Torquato Tasso] All'illustrissimomo cardinale Albano. Mente canuta assai prima del pelo, Pieno di maestà, sereno aspetto, Cui non perturba mai soverchio affetto, Né ti nasconde il ver sotto alcun velo. Santo amor de la fede e santo zelo, Di morte sprezzator; costante petto, Lingua che ben comparte alto concetto, ALBAN, son doni a te dati dal cielo. E s'uom s'avanza per umana cura Tu gli accresci così, che Roma pote Solo capirti, o fortunato vecchio, E Roma in sé t'esalta, e 'n lei più note Son tue virtuti, a cui far bella e pura Io quest'alma vorrei, com'a mio specchio. [12 Di Torquato Tasso] In morte della signora Ginevra Teodola. Gentilezza di sangue, animo adorno D'ogni più grazïoso, alto costume, Che spargeva per gli occhi un chiaro lume Di sua bellezza et illustrava intorno. Fer' dolce invidia un tempo e dolce scorno A chi l'un pregio e l'altro aver presume Sin che spiegasti al ciel l'eterne piume Da la prigione ove facei soggiorno. Ed or Forlì, che fece a l'alma bella Il carcer vago, alle tue care membra Orna piangendo la dolente tomba, Ginevra, e de' tuoi merti ei si rimembra, E l'orba madre tua nel pianto appella Col nome stesso che per te rimbomba. [13 Di Alessandro Bovio] Del Bovio Sereno Academico sopra il poema heroico di Torquato Tasso. Mentre ch'aspira a nove prede Amore E spiega a l'aria il volo, e intorno gira Sovra l'altiero Po si ferma, e mira Quasi presago di novello onore. Ivi s'asside e sparge arabo odore A l'onde, ai campi, e 'l bel paese ammira, E fra sé dice: Apollo ha qui la lira Riposta e l'alto suo santo furore. A queste voci mormorando l'acque Risposer liete: È ben felice il loco Ove tu sel, poi che di te l'onori. Ma non felice men poi che 'l tuo foco Canta il gran Tasso, che d'eterni onori Cinse Goffredo. Amor sorrise e tacque. Tratte da: Rime inedite del cinquecento (Bologna, Romagnoli - Dall'Acqua, 1918) |
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