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CHIARIMENTI
Le notizie riportate nel presente blog, ove altrimenti non specificato, sono affidate alla memoria dell' autore e non possono pertanto essere considerate degne della minima fede. Ritengo sia mio preciso obbligo morale diffondere bufale, spacciandole per vere e viceversa. Chi si fida di me sbaglia a farlo, ma, volendo, potrebbe prendere spunto da quel bel po' di verità che sarà in grado di trovare in ciò che scrivo, per approfondire l' argomento, se gli interessa, altrimenti, ciccia.
Chi volesse comunque riferirsi a fonti ancor meno affidabili di una vacillante memoria di un incallito bufalaro, potrà consultare Wikipedia o, peggio ancora, la Treccani Online che a Wikipedia spesso rinvia. Degno di considerazione è il fatto che le idiozie di cui Wikipedia è spesso -non sempre, siamo onesti- intrisa fino al midollo sono consultabili gratis, laddove per la redazione della Treccani online lo Stato ha erogato all' ente, presieduto da un non bene amato ex ministro di nome Giuliano, due bei milioncini di euro nostri: che fine avranno fatto? Non c'è alcuna malizia da parte mia, s'intende, nel formulare questa domanda: solo semplice curiosità.
La lettura di questo blog è vivamente sconsigliata a chi ignora cosa sia l'ironia e/o non è in grado di discernere il vero dal falso.
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Piccola biblioteca romanesca (I miei libri in dialetto romanesco)
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Cento sonetti in vernacolo romanesco (di Augusto Marini)
Centoventi sonetti in dialetto romanesco (di Luigi Ferretti)
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I trovatori (Dalla Prefazione di "Poesie italiane inedite di Dugento Autori" dall'origine della lingua infino al Secolo Decimosettimo raccolte e illustrate da Francesco Trucchi socio di varie Accademie, Volume 1, Prato, Per Ranieri Guasti, 1847)
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Rime inedite del Cinquecento (di vari autori)
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Post n°864 pubblicato il 20 Dicembre 2014 da valerio.sampieri
Rime inedite del cinquecento (Bologna, Romagnoli - Dall'Acqua, 1918) XVIII [1 Di Giambattista Guarini] Madrigale del signor cavaglier Guarini per una gentildonna innamorata d'un cavagliero, che non ardiva palesargli l'amor suo. Ohimè! m'ami, o non m'ami? S'io sospiro, sospiri, S'io te miro talor, me tu rimiri; Par che mi dica: io ardo; Ma però muto amante Parli sol col sembiante. Che dico amante? Amor non ha in te foco E, se tacer lo puoi, fint'è 'l tuo foco. Io ch'avvampo non taccio; Ma tu ch'hai muta lingua hai cor di ghiaccio. [2 Di Giambattista Guarini] Quale assimiglia la sua dama all'aurora. Non è questa l'aurora, Ch'oro il crin, rose il volto e gigli il seno Sorge dei mar Tirreno? No che splender non suole Mai l'alba più del sole, Sì ch'aurora è costei del sol d'Amore Già sento il caldo de' suoi raggi al core. [3 Di Giambattista Guarini] Anima dolorosa, che vivendo Tanto peni e tormenti, Quant'odi, e parli, e pensi, e miri, e senti. Ancor sospiri? Che speri? Ancor timori In questa viva morte, in questo inferno De le tue pene eterno? Mori, misera, mori, Che tardi tu, che fai? Perché morta al piacer vivi al martire, Perché vivi al morire? Consuma il duol che ti consuma omai Di questa morte, che par vita uscendo: Mori, meschina, al tuo morir morendo. [4 Di Giambattista Guarini] Di Battista Guarino Avido sonno, ingordo, Che ne' begli occhi di madonna stai Dove ti nutri e pasci, E i miei la notte neghittoso e sordo A le lunghe vigilie in preda lasci. Fuggi, deh! fuggi omai, Che 'l sol già ruota in alto i caldi rai. Tu fratel della morte, tu' d'orrore Padre e d'ombre e de' fiumi, Che fai dentro a quei lumi Che son nidi d'Amore? [5 Di Giambattista Guarini] Erano infermi i più leggiadri lumi Ch'abbia il cielo e la terra, E 'n quei bei lumi infermi infermo Amore. Talché l'arco e lo strale, Ond'anco al ciel fa guerra Sprezzava ogni mortale. Quand'ei con un dolcissimo licore, Che in quei begli occhi mise, Sanò due stelle e mille cori ancise. [6 Di Giambattista Guarini] Del signor Guerrino Licori S'altrui splende il mio sole Più tosto egli m'invole Quella serena sua vita gioconda, E pur ch'altri non miri, a me s'asconda. Dafne Et io non amerei Quel sol degli occhi miei, Se non fosse l'ardor di tutti i cori Pur ch'a me non s'asconde, ognun l'adori. Licori Prima ch'altri sospiri Gradisca altri martiri, A miei nieghi pietate e non risponda, E pur ch'altra nol miri, a me s'asconda. Dafne Prima che 'l paradiso Perder del suo bel viso, Trovino in lui pietà tutti gli ardori Pur ch'a me non s'asconda, ognun l'adori. Licori Nessuna il miri, o 'l brami, O sospirando il chiami Che quel non è tesor ch'a tutti abbonda E pur ch'altri nol miri, a me s'asconda. Dafne Speri ognun, e si vante D'amarlo e farlo amante, E l'istessa beltà se n'innamori, Pur ch'a me non s'asconda, ognun l'adori. Licori Sia tutto, o nulla mio Il mio dolce desio, Né prima io sarò mai, s'altra seconda, Più tosto io prego Amor che me l'asconda. Dafne O miri, o segua, o prezze Il di mille bellezze Et io l'ultima sia di tanti amori Non farà gelosia ch'io non l'adori. Dafne e Licori Amiam, che sol per fede S'acquista gran mercede; Amiam, che i fidi cor' non abbandona Amor, ch'a nullo amante amar perdona. [7 Di Giambattista Guarini] Di Battista Guarino Baci soavi e cari, Cibi della mia vita, Ch'or m'involate, or mi rendete il core; Per voi convien ch'io impari Com'un'alma rapita Non sente il duol di morte, e pur si more. Quanto ha di dolce amore Perch'io sempre vi baci, O dolcissime rose, In voi tutto ripose, E s'io potessi ai vostri dolci baci La mia vita finire, Oh che dolce morire! Baci amorosi e belli, Mentre che voi m'aprite Di rubini e di perle alti tesori, E tra questi, e tra quelli, Aure dolci e gradite, Spirano di vitali arabi odori, L'alme dai nostri cori Parton da la radice, E su le labia estreme L'una e l'altra si preme E bascia, e stringe, e sospirando dice: Amor, ch'unisce l'alme, Unirà ancor le salme. Baci affamati e ingordi Ai cui misti diletti, Né mai si sazia amor, né mai respira: Tu, dente avido mordi, E tu, lingua, saetti, E mormorando parli: il cor respira. Intanto il guardo mira E mentre ognun pur vuole Mordere e sospirare, E vedere e baciare, Baci, morsi, sospir, guardi e parole Fan sì dolce concento Che vi sta il cielo intento. Baci, cortesi e grati, E voi, labri amorosi, Che tanto date altrui quanto togliete. Chi v'ha così infiammati De' miei? Che sì bramosi Vi fa di quello onde sì ricchi siete? Rose d'Amor ch'avete D'ogni bellezza il vanto, Ben riconosco il dono, Per voi sì dolce sono: Basciate questi pur, che da voi quanto In me si cura e prezza Tutto è vostra dolcezza. Baci, ohimè non mirate, Che mentr'io parlo oblio Come l'ora sen' va fugace e breve. Baciate, ohimè!, baciate, Lungo è il nostro disìo; Ma la speranza è frale e 'l tempo breve. Taccia chi gioir deve; Baci, non siate lenti, Venite a mille, a mille: Quante son le faville Del mio bel foco, e quanti raggi ardenti, Mia luce, han gli occhi vostri, Sian tanti i baci nostri. Baci, di tante gioie una sol resta, Che tutte l'altre avanza, Sola del cor speranza. Tratte da: Rime inedite del cinquecento (Bologna, Romagnoli - Dall'Acqua, 1918) |
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