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Messaggi di Aprile 2016

Lo sciopero

Post n°2781 pubblicato il 30 Aprile 2016 da valerio.sampieri
 

Lo sciopero

Fu er presidente de la Lega mia,
ch'era avvocato de li scioperanti,
fu propio lui che disse: - Avanti! Avanti!
Scendemo in piazza! Evviva l'anarchia! -

A 'ste parole qui, per quanto sia (1),
ce s'infocò la testa a tutti quanti:
ma sur più bello ce sbucò davanti
uno squadrone de cavalleria.

Se la sommossa rivoluzzionaria
quer giorno nun pijò 'na brutta piega
fu per via che sparaveno per aria;

ma per un pelo un córpo de moschetto
ciammazza er presidente de la Lega
che s'era riparato in cima a un tetto!

Nota:
1 Come avviene.

Trilussa

 
 
 

Devozzione

Devozzione

Chi ttiè (1a) attaccato ar collo l’abbitino (1)
nun poterà mmorí dde mala-morte.
Pôi, (2) pe mmodo de dí, (3) ffà l’assassino
e ridete (4) der boia e dde la corte.

Si ppoi sce cusci (5) er zonetto latino
che l’ha ttrovato in Palestrina (6) a ssorte
drento ar zanto seporcro un pellegrino, (7)
fa’ ppuro (8) a Bberzebbú lle fuse-torte. (9)

Ciai (10) la medajja tu dde san Venanzo
bbona pe le cascate? ebbè, ppeccristo,
prima che llassà a llei, (11) lassa da pranzo. (12)

Ma ssai quanti miracoli sciò (13) vvisto?
Te pô ddelibberà (14) ssibbè (15) pe llanzo (16)
t’annassi (17) a bbuttà ggiù dda pontesisto.

Note:
1a Tiene.
1 Scapolare del Carmine.
2 Puoi.
3 Di dire.
4 Riderti.
5 Se poi ci cuci.
6 Palestina.
7 Gira certa orazione latina che si ha per pia credenza per trovata nel Santo Sepolcro.
8 Pure.
9 Corna.
10 Ci hai: hai.
11 Lasciar lei.
12 Lascia il pranzo.
13 Ci ho, ne ho.
14 Ti può liberare.
15 Benché.
16 Per dimostrazione di scherzo, per commedia.
17 Ti andassi.

Giuseppe Gioachino Belli
Roma, 14 settembre 1830 - De Pepp’er tosto
(Sonetto 61)

Commento:
Tit. 'Pratiche devote'. 1 L'abitino era lo scapolare che portavano gli adepti di pie associazioni. 2 mala-morte : 'morte violenta', per incidente o uccisione. 6 a ssorte: per fortunata combinazione. 8 Lett. 'far pure le corna al diavolo', cioè 'infischiartene dell'inferno'. 14 pontesisto: Ponte Sisto, uno dei due ponti d'accesso a Trastevere, costruito da Sisto IV.
(Da: "Giuseppe Gioachino Belli - Sonetti erotici e meditativi". A cura di Pietro Gibellini. 2012 Adelphi Edizioni S.p.a. Milano, pag. 65)

 
 
 

Quanno sôna l'avemmaria...

Post n°2779 pubblicato il 29 Aprile 2016 da valerio.sampieri
 

Quanno sôna l'avemmaria
Chi sta a ccasa de ll'antri se ne vadi via.


Su tale sentenza c'è un aneddoto:
« Dice che ddu' commare, vecine de casa, s'annaveno sempre a ttrova una co ll'antra; ma una però cciaveva er vizio che quanno se faceva notte nun trovava mai la strada d'annassene via. Quell'antra abbozza abbozza, che fa una sera? Fa 'na pizza de pasta coll'ojo la mette a ccoce e proprio ner momento che la commare entrava e sse metteva a ssede, lei senza fasse vede', prese e je schiaffò sopra la sedia la pizza calla calla. Figurateve la commare, che sse sentiva scotta tutto l'orto bottanico, si quanto ce soffriva! Ma ppe' pprudenza però non diceva gnente.
Quant'ècchete che sonò l'avemmaria. Allora l'antra commare fece: - E' ssonata l'avemmaria. - E llei j'arispose:- Chi sta in casa de ll'antri se ne vadi via - e ffece per arzasse; ma quell'antra je disse subbito:

Nun dico a vvoi, sora commare;
State puro quanto ve pare:
Nun è ll'ora che v'importa,
Ma la pizza che vve scotta.


A la commare j'abbastò quela lezione; e, da quela sera in poi, come sònava l'avemmaria, levava l'incommido a la vicina.

Giggi Zanazzo
Proverbi romaneschi raccolti da Giggi Zanazzo - Roma, Agenzia Giornalistica-Libraria Ditta Perino, 1886, pagg. 91,92

 
 
 

Perchè te guardo

Post n°2778 pubblicato il 29 Aprile 2016 da valerio.sampieri
 

Perchè te guardo
(Sfogo necessario)

Te guardo perchè tenghi quer visetto
ch'è nero come un tizzo de carbon;
te guardo perchè tenghi quer difetto
de mostrà' er petto a tutte le persone.

Te guardo perchè ieri m'hanno detto
che te la fai co' Romolo er nasone;
m'ài capito chi dico? Er fornaretto;
quello che te se bacia ner portone.

E poi te guardo, naso a pommidoro,
perchè sei tanto brutta e tu te credi
che vali assai de più d'un gran tesoro.

Tesoro a te? Ma guarda caso strano,
è robba che te tireno li piedi
e fumi puro er sighero toscano! ...

Mario Ferri
"Puncicature ... Sonetti romaneschi", Unione Arti Grafiche Abruzzesi - Roma 1926, pag. 9

 
 
 

La settimana der lavoratore

Post n°2777 pubblicato il 29 Aprile 2016 da valerio.sampieri
 

La settimana der lavoratore

Er lunedì piantassimo (1) er servizzio
perché ce venne l'ordine da fôri,
er martedì sospesi li lavori,
er mercordì fu chiuso l'esercizzio.

Giovedì scioperai co' li sartori
perché mi' moje sta ner sodalizzio,
e venerdì che fecero er comizzio
fui solidale co' li scopatori.

Sabbato s'aspettò la decisione
con una bicchierata socialista
a li compagni de la Commissione;

e intanto fu firmata una protesta
contro la borghesia capitalista
che ce fa lavorà puro la festa!

Nota:
1 Lasciammo.

Trilussa
1914

 
 
 

Puncicature... Indice

Post n°2776 pubblicato il 28 Aprile 2016 da valerio.sampieri
 
Foto di valerio.sampieri

Puncicature ... Sonetti romaneschi
di Mario Ferri

Stando a quanto riportato a pag. 86 di "Un libbro va, uno viè - Bibliografia della letteratura romanesca dal 1870 al Duemila" di Giulio Vaccaro (Aracne Editrice, giugno 2007, pagg. 286), Mario Ferri -del quale null'altro so- avrebbe composto le seguenti tre brevissime raccolte:
"Puncicature ... Sonetti romaneschi", Unione Arti Grafiche Abruzzesi - Roma 1926, pagg. 31 (prezzo Lire 2);
"A tutt'ortranza: sonetti e poesie romanesche", Tip. Cicerone, Roma, 1929, pagg. 39;
"Schizzi e sbruffi: sonetti e poesie romanesche", Tip. Cicerone, Roma, 1929, pagg. 16.

Indice dei 15 sonetti:
La donna - Quanno che dichi donna dichi vento,
La vennetta - Quanno che seppe ch'era incorniciato,
Ladra! - Sei ladra, te lo dico cento vorte,
Perchè te guardo (Sfogo necessario) - Te guardo perchè tenghi quer visetto
Traditora! - Nu' me guardate, no, nu' me guardate,
A 'na stella - Se chiama Nella è un fiore delicato,
T'ò conosciuta - Sei 'na fata, 'na stella, 'na reggina:
Chi se contenta... - Cio 'na mojetta chìè 'na meravia:
Perduto amore ... - Tutti quanti li baci che m'ài dato
Venite in Prati - Venite giù pe' Prati, gente mia,
Doppo diecianni... - Doppo diecianni de sincero amore,
A 'na modella. - Riluci uguale a u' lume ch'è smorzato,
Amore proibito! - Amore mio, chissà che penserai,
Cari ricordi ... - Teresa, co' Giulietta e Nunziatina
L'amore che arizzolla ... - Nun ciabbadà' Giggè, che nun è gnente ...

 
 
 

Ladra!

Post n°2775 pubblicato il 28 Aprile 2016 da valerio.sampieri
 

Ladra!

Sei ladra, te lo dico cento vorte,
m'ai rubbato la pace dentro ar core;
ladra te chiamerò fino a la morte
senza provacce er minimo dolore.

Quer core tuo, pe' me, à chiuso le porte,
e nun se sente un friccico d'amore,
à destinato a me 'na brutta sorte,
che me ce sento male l'ore e l'ore.

Ladraccia, boja de la vita mia,
mò ciò 'no sfogo solo e 'na vennetta:
che te potessi vede' in agonia.

Pensa, rifretti du' minuti boni,
brutta donnaccia infame maledetta,
che m'ài rubbato insino li carzoni.

Mario Ferri
"Puncicature ... Sonetti romaneschi", Unione Arti Grafiche Abruzzesi - Roma 1926, pag. 7

 
 
 

Er santo padre Abbramo

XXV.

Er santo padre Abbramo

1.


- Abbramo? ... (E quelo gnente!) (1) Abbramo, Abbramo ?...
- Accidenti! Chi è ? - Dice : - So' io;
Nu' me conóschi? So' Dominiddio.
- Che ve s' è sciôrto ? (2) - È un' ora che te chiamo,

E tu fai finta a nun sentimme ! Annàmo,
Ch'ho prescia. - E indóve? (arèprica er Giudio).
- Dove me par' e piace. - E 'r fijo mio
Ha da vienì? - Se sa. (3) Ma je la famo, (4)

Si o no? - Ma ch' ho da fà? - Vojo 'na prova
Che me voi bene. - Embè?... - Sorte bèr bello
Da casa tua, pija la strada nova,

E quanno hai camminato quarche mijo
Pe' la montagna, tu caccia (5) er cortello,
E pe' dà gusto a me scanna tu' fijo.

Note:
1 E quello niente! e quelle duro! - 2 Che vi si è sciolto? Maniera sarcastica di domandare: Che volete da me? Come se dicesse: "Che cosa vi si è sciolto, ch' io vi deva rilegare o riallacciare?" - 3 Si sa. - 4 Ma gliela facciamo? Cioè: «Ma ci sbrighiamo?» - 5 Caccia fuori.

Luigi Ferretti.
Centoventi sonetti in dialetto romanesco, Firenze, G. Barbèra, Editore, 1879, pag. 73


XXVI.

Er santo padre Abbramo

2.


Cosa arisponne lui? Lui, fiacco fiacco, (1)
Dice : - Va be' ; - s' arza a sede sul letto,
Pija 'na brava presa de tabbacco,
Fa du' stranuti, (2) se mette er zucchetto (3)

E le ciavatte, (4) poi s' infila er sacco,
E senza manco pijà quer goccetto
De caffè nero, curre a svejà Isacco,
Je mette su' le spalle un bèr fascetto

De legna, fa vesti du' servitori,
Mette l'imbasto (5) ar somaro, e po' via....
Ma quanno stava pe' sortì de fori,

Curre a pijà er marraccio de cucina (6)
Pe' fà la festa, e poi la compagnia
Se mett' in viaggio, e cammina, cammina ...

Note:
1 Lemme lemme. - 2 Starnuti. - 3 Il berretto. - 4 Clabatte. - 5 Il basto. - 6 Il coltellone di cucina, quello cioè che serve a fare il battuto, spezzar gli ossi, ec. Qaesto vocabolo è senza dubbio lo stesso che il toscano marrancio (coltellaccio da macellaio), il lombardo marasa (potatoio), il sardo marrazzu (ferroda tagliar le unghie a' cavalli), e l' antico spagnolo marrazo (ascia per far legna): i quali tutti, secondo l'egregio prof. Caix (Studi di Etimologia italiana e romanza; Firenze, 1878; pag. 124) sono composti di marra e ascia, appunto come il toscano marrascura (zappa munita di scure, per tagliare i boschi cedui, per ripulire gli ulivi, ec.) è composto di marra e scure.

Luigi Ferretti.
Centoventi sonetti in dialetto romanesco, Firenze, G. Barbèra, Editore, 1879, pag. 74


XXVII.

Er santo padre Abbramo

3.


Quanno fu er terzo giorno finarmente,
Se scropì da lontano un monticello;
Allora er boccio (1) disse a le su' gente:
- Restate puro (2) qui còr somarello. -

E doppo poi se sa (3) come quarmente
Agnède (4) in su còr fio (5) che, poverello,
Siccome lui nun ce capiva gnente,
Diceva: - Tata, (6) e indòve sta l'agnello? -

E Tata duro! ... Abbasta, er resto poi
Lo sanno tutti, si la storia è vera.
Ma er bello è, che ner mentre uno de noi

Ch'ariprovassi (7) oggi a fà antrettanto,
Lo pìjeno e lo schiàffeno in galera,
Lui s'è scroccato er titolo de santo!

Note:
1 Il vecchio, Abramo. - 2 Pure. - 3 Si sa, è noto. - 4 Andiede, andò. - 5 Col figlio. - 6 Babbo. - 7. Che riprovasse

Luigi Ferretti.
Centoventi sonetti in dialetto romanesco, Firenze, G. Barbèra, Editore, 1879, pag. 75

 
 
 

Li boni consiji de la servetta

Post n°2773 pubblicato il 27 Aprile 2016 da valerio.sampieri
 

Li boni consiji de la servetta

Je vô bene... eh, lo so, signora mia,
ma per lo meno sarvi l'apparenza
e aggisca co' un tantino de prudenza
per impedì che faccino la spia.

Se vô l'appuntamento, je lo dia,
se vô scrive le lettere, pazzienza:
ma fasse vede assieme, è un'imprudenza!
La cammeretta ar Corso (1) è 'na pazzia!

Qua, a casa sua, sarebbe un antr'affare:
se chiude drento e, senza dà' sospetto,
se pô fa' spupazzà (2) quanto je pare.

In certi casi, la reputazzione
mica se perde quanno se va a letto:
se perde quanno s'entra in un portone.

Note:
1 L'antica via del Corso, da Porta del Popolo a piazza Venezia.
2 Propriamente: trastullare un bambino perché stia quieto.

Trilussa

La versione originale del sonetto era diversa e più banale:

Co' tutto che qua puro c'è pericolo
che un cronista anniscosto sotto ar letto
piji l'appunti e pubbrichi un articolo.

Il sonetto è il numero 118 (dei 145 complessivi) della quinta raccolta di poesie di Trilussa, "I sonetti".

 
 
 

La vennetta

Post n°2772 pubblicato il 27 Aprile 2016 da valerio.sampieri
 
Foto di valerio.sampieri

La vennetta

Quanno che seppe ch'era incorniciato,
giurò sopra de lei 'na gran vennetta,
però per èsse un po' più incoraggiato,
s'agnède a beve un fiasco e 'na fojetta.

Poi fra de se' diceva: m'ai ingannato,
brutta donnaccia infame maledetta,
ma mò che me so' mezzo intropeato
vengo su a casa e agguanto la doppietta.

Defatti, fa le scale a strascinone
strillanno: apre la porta, core ingrato,
che mò t'ammazzo senza compassione!

E quello che pareva u' rodomonte,
er giorno appresso, invece, l'ho incontrato ...
co' l'occhi neri e 'na pecetta in fronte.

Mario Ferri
"Puncicature ... Sonetti romaneschi", Unione Arti Grafiche Abruzzesi - Roma 1926, pag. 5

 
 
 
 
 

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Un blog di: valerio.sampieri
Data di creazione: 26/04/2008
 

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