Quid novi?Letteratura, musica e quello che mi interessa |
CHIARIMENTI
Le notizie riportate nel presente blog, ove altrimenti non specificato, sono affidate alla memoria dell' autore e non possono pertanto essere considerate degne della minima fede. Ritengo sia mio preciso obbligo morale diffondere bufale, spacciandole per vere e viceversa. Chi si fida di me sbaglia a farlo, ma, volendo, potrebbe prendere spunto da quel bel po' di verità che sarà in grado di trovare in ciò che scrivo, per approfondire l' argomento, se gli interessa, altrimenti, ciccia.
Chi volesse comunque riferirsi a fonti ancor meno affidabili di una vacillante memoria di un incallito bufalaro, potrà consultare Wikipedia o, peggio ancora, la Treccani Online che a Wikipedia spesso rinvia. Degno di considerazione è il fatto che le idiozie di cui Wikipedia è spesso -non sempre, siamo onesti- intrisa fino al midollo sono consultabili gratis, laddove per la redazione della Treccani online lo Stato ha erogato all' ente, presieduto da un non bene amato ex ministro di nome Giuliano, due bei milioncini di euro nostri: che fine avranno fatto? Non c'è alcuna malizia da parte mia, s'intende, nel formulare questa domanda: solo semplice curiosità.
La lettura di questo blog è vivamente sconsigliata a chi ignora cosa sia l'ironia e/o non è in grado di discernere il vero dal falso.
AREA PERSONALE
TAG
OPERE IN CORSO DI PUBBLICAZIONE
Cliccando sui titoli, si aprirà una finestra contenente il link ai post nei quali l'opera è stata riportata.
________
Piccola biblioteca romanesca (I miei libri in dialetto romanesco)
________
Cento sonetti in vernacolo romanesco (di Augusto Marini)
Centoventi sonetti in dialetto romanesco (di Luigi Ferretti)
De claris mulieribus (di Giovanni Boccaccio)
Il Novellino (di Anonimo)
Il Trecentonovelle (di Franco Sacchetti)
I trovatori (Dalla Prefazione di "Poesie italiane inedite di Dugento Autori" dall'origine della lingua infino al Secolo Decimosettimo raccolte e illustrate da Francesco Trucchi socio di varie Accademie, Volume 1, Prato, Per Ranieri Guasti, 1847)
Miòdine (di Carlo Alberto Zanazzo)
Palloncini (di Francesco Possenti)
Poesie varie (di Cesare Pascarella, Nino Ilari, Leonardo da Vinci, Raffaello Sanzio)
Romani antichi e Burattini moderni, sonetti romaneschi (di Giggi Pizzirani)
Storia nostra (di Cesare Pascarella)
MENU
OPERE COMPLETE: PROSA
Cliccando sui titoli, si aprirà una finestra contenente il link ai post nei quali l'opera è stata riportata.
I primi bolognesi che scrissero versi italiani: memorie storico-letterarie e saggi poetici (di Salvatore Muzzi)
Il Galateo (di Giovanni Della Casa)
Osservazioni sulla tortura e singolarmente sugli effetti che produsse all'occasione delle unzioni malefiche alle quali si attribuì la pestilenza che devastò Milano l'anno 1630 - Prima edizione 1804 (di Pietro Verri)
Picchiabbò (di Trilussa)
Storia della Colonna Infame (di Alessandro Manzoni)
Vita Nova (di Dante Alighieri)
OPERE COMPLETE: POEMI
Il Dittamondo (di Fazio degli Uberti)
Il Dittamondo, Libro Primo
Il Dittamondo, Libro Secondo
Il Dittamondo, Libro Terzo
Il Dittamondo, Libro Quarto
Il Dittamondo, Libro Quinto
Il Dittamondo, Libro Sesto
Il Malmantile racquistato (di Lorenzo Lippi alias Perlone Zipoli)
Il Meo Patacca (di Giuseppe Berneri)
L'arca de Noè (di Antonio Muñoz)
La Scoperta de l'America (di Cesare Pascarella)
La secchia rapita (di Alessandro Tassoni)
Villa Gloria (di Cesare Pascarella)
XIV Leggende della Campagna romana (di Augusto Sindici)
OPERE COMPLETE: POESIA
Cliccando sui titoli, si aprirà una finestra contenente il link ai post nei quali l'opera è stata riportata.
Bacco in Toscana (di Francesco Redi)
Cinquanta madrigali inediti del Signor Torquato Tasso alla Granduchessa Bianca Cappello nei Medici (di Torquato Tasso)
La Bella Mano (di Giusto de' Conti)
Poetesse italiane, indici (varie autrici)
Rime di Celio Magno, indice 1 (di Celio Magno)
Rime di Celio Magno, indice 2 (di Celio Magno)
Rime di Cino Rinuccini (di Cino Rinuccini)
Rime di Francesco Berni (di Francesco Berni)
Rime di Giovanni della Casa (di Giovanni della Casa)
Rime di Mariotto Davanzati (di Mariotto Davanzati)
Rime filosofiche e sacre del Signor Giovambatista Ricchieri Patrizio Genovese, fra gli Arcadi Eubeno Buprastio, Genova, Bernardo Tarigo, 1753 (di Giovambattista Ricchieri)
Rime inedite del Cinquecento (di vari autori)
Rime inedite del Cinquecento Indice 2 (di vari autori)
POETI ROMANESCHI
C’era una vorta... er brigantaggio (di Vincenzo Galli)
Er Libbro de li sogni (di Giuseppe De Angelis)
Er ratto de le sabbine (di Raffaelle Merolli)
Er maestro de noto (di Cesare Pascarella)
Foji staccati dar vocabbolario di Guido Vieni (di Giuseppe Martellotti)
La duttrinella. Cento sonetti in vernacolo romanesco. Roma, Tipografia Barbèra, 1877 (di Luigi Ferretti)
Li fanatichi p'er gioco der pallone (di Brega - alias Nino Ilari?)
Li promessi sposi. Sestine romanesche (di Ugo Còppari)
Nove Poesie (di Trilussa)
Piazze de Roma indice 1 (di Natale Polci)
Piazze de Roma indice 2 (di Natale Polci)
Poesie romanesche (di Antonio Camilli)
Puncicature ... Sonetti romaneschi (di Mario Ferri)
Quaranta sonetti romaneschi (di Trilussa)
Quo Vadis (di Nino Ilari)
Sonetti Romaneschi (di Benedetto Micheli)
Messaggi del 20/12/2014
Post n°866 pubblicato il 20 Dicembre 2014 da valerio.sampieri
Il Dittamondo di Fazio degli Uberti LIBRO SECONDO CAPITOLO XXI Qui vegno a dir del magnanimo Carlo, le cui virtú fun di sí alto frutto, che di miglior cristian di lui non parlo. Dico che, apresso ch’egli ebbe del tutto co’ Longobardi e con ogni suo reda 5 Desiderio in Pavia preso e distrutto, e che fu fatto di Leone sceda, e che da gente disperata e cruda rubar mi vidi e portar via la preda, l’aquila, ch’era sí pelata e nuda, 10 tolsila al Greco e a costui la diedi, che la guardasse e governasse in muda. Onde, per suo valor, dal capo ai piedi la rife’ tutta con l’alta milizia, sí come in molti libri scritto vedi. 15 Costui trasse la Spagna e la Galizia di mano al Saracino e in Aspramonte fece a gli African sentir tristizia. Costui ebbe con seco il nobil conte, che Ferraú e don Chiaro uccise e per alcun si scrive il buon Almonte. Costui la croce santa di qua mise e soggiogò e Sassoni e Alamanni e oltra mar Ierusalem conquise. Ma qui è bel saper quant’eran gli anni 25 del millesimo nostro, a ciò che tue, se altro udissi dir, col ver ti sganni. Erano un meno d’ottocento e due ed eran che Silvestro a Costantino diede il battesmo quattrocento e piue, 30 ed ancora dal tempo d’Albuino, primo re longobardo, da dugento in fin che Desiderio cadde al chino. E questo mio signore e mio contento quattordici fu meco imperadore 35 sí buon, che ’l piango, sempre che ’l rammento. Seguí apresso che di tanto onore fu reda il suo figliuolo Lodovico, pietoso molto, non di gran valore. Vero è che ’l loderei piú ch’io non dico, 40 se non fosse la guerra de’ figliuoli, che per Iudit il presono a nimico. Passò il Soldan di qua con grandi stuoli, quando costui col buon marchese Guido a dietro il volse con pianto e con duoli. 45 Venticinque anni governò il mio nido e visse al tempo suo senza mangiare una tre mesi, per fama e per grido. Lottaro vidi apresso regnare diece anni; ma poi monaco divenne 50 non credendo il suo danno vendicare. Lodovico secondo poi mi tenne e nel suo tempo la gran pistolenza de le locuste per lo mondo venne. Pensa se il Brescian fu in gran temenza, 55 ch’ivi tre dí piové sangue dal cielo, e se vi fen digiuni e penitenza. Qui la gran guerra ch’ebbe non ti svelo co’ Normandi e co’ miei Italiani, dove molto soffersi caldo e gelo. 60 Un anno, e venti li fui tra le mani; poi, dopo lui, mi tenne il Calvo Carlo; ma come, onor gli è poco ch’io lo spiani. Di tutta questa schiatta non ti parlo la gran division che fu tra loro, 65 ché troppo avrei a dire a voler farlo. Un anno e mesi fe’ meco dimoro; l’ultimo colpo a lui si fu il veleno, che spesso de’ signor fa tal lavoro. Dopo la morte sua, rimase il freno 70 de la mia signoria a Carlo Grosso, che pria la fine sua se ’l vide meno. Dico che fu da tanto onor rimosso, che venne quale un uom che vive in sonio per grave morbo che li giunse addosso. 75 E data fu la ’nsegna mia e il conio ad Arnolfo, lo qual non fu de’ veri che reditar dovesse il patrimonio. Costui apresso fece Berlinghieri re de’ Lombardi e die’ Spoleti a Guido, 80 da’ quali ebbi piú volte gran pensieri. Del conte Alberto fe’ crudel micido; Bergamo prese e oltra monti corse Normandia tutta con fuoco e con grido. E quando morte la sua vita morse, 85 posseduto ti dico ch’avea il mio due anni e diece, senza niun forse. Non vo’ tacere il grande inganno e rio che l’Arcivesco fe’, quel di Maganza, quando il buon conte Alberto tradio. 90 E gli Ungari crudeli e con baldanza Toscana e Lombardia rubaron tutta, senza trovar contraro a lor possanza. Or sí com’albor secco, che non frutta, ti dico che rimase la gran pianta 95 di Carlo senza reda, isfatta e strutta. Oh, mondo cieco, dove andò cotanta nobilitá in cosí poco tempo? E cieco è piú chi de’ tuoi ben si vanta, poi che sí cacci altrui di tempo in tempo. 100 |
Post n°865 pubblicato il 20 Dicembre 2014 da valerio.sampieri
La Bella Mano di Giusto de' Conti O occhi ladri, che mia debil vita L'alma dolente verso il cor smarrita Il cor sempr'arde, et l'alma triste aghiaccia, Così convien che in piccol tempo sta CXXXII Quelli celesti angelici occhi et santi Mi tolse gelosia, perché già tanti Et mentre io mi attendesse ancor da lui Non volse quella a me sempre nemica, CXXXIII Quegli occhi chiari, più che il ciel sereni, Talor gli veggio sì pietà pieni, Dalla bocca rosata escon parole, Con tal dolcezza et con tal forza suole CXXXIV Mentre che a riva, il suo corso dolente Quel sol che m'infiammò d'amor la mente, Ne, come quel che inganna, vano insogno; Poi sorridendo della mia follia, CXXXV Zeffiro, vieni et la mia vela carca Sicura et lieve, benché d'error carca, Menami al mio terrestre paradiso, Fa che io riveggia il disiato riso, CXXXVI Ratto per man di lei, che in terra adoro, Ordito era di perle, et testo d'oro Et vidi allor come gli aurati strali Et per che in questa età son più mortali CXXXVII Tanto è possente il fiero mio disio, Veggiomi quinci chiar l'utile mio, Qual Letè tal virtude ebbe giammai, Così m'abbaglian due begli occhi gai, CXXXIX Qual Salamandra in su l'acceso foco Così l'arder d'amor mi pare un gioco, Ah nuova vita, ah disusata morte, In van si cerca quanto il mondo giri CXL Se 'll' è natural vostro, over costume, Ecco già gli occhi miei son fatti un fiume, Et voi non muove né ragion, né prieghi, Se già qualche pietà da voi non viene |
Post n°864 pubblicato il 20 Dicembre 2014 da valerio.sampieri
Rime inedite del cinquecento (Bologna, Romagnoli - Dall'Acqua, 1918) XVIII [1 Di Giambattista Guarini] Madrigale del signor cavaglier Guarini per una gentildonna innamorata d'un cavagliero, che non ardiva palesargli l'amor suo. Ohimè! m'ami, o non m'ami? S'io sospiro, sospiri, S'io te miro talor, me tu rimiri; Par che mi dica: io ardo; Ma però muto amante Parli sol col sembiante. Che dico amante? Amor non ha in te foco E, se tacer lo puoi, fint'è 'l tuo foco. Io ch'avvampo non taccio; Ma tu ch'hai muta lingua hai cor di ghiaccio. [2 Di Giambattista Guarini] Quale assimiglia la sua dama all'aurora. Non è questa l'aurora, Ch'oro il crin, rose il volto e gigli il seno Sorge dei mar Tirreno? No che splender non suole Mai l'alba più del sole, Sì ch'aurora è costei del sol d'Amore Già sento il caldo de' suoi raggi al core. [3 Di Giambattista Guarini] Anima dolorosa, che vivendo Tanto peni e tormenti, Quant'odi, e parli, e pensi, e miri, e senti. Ancor sospiri? Che speri? Ancor timori In questa viva morte, in questo inferno De le tue pene eterno? Mori, misera, mori, Che tardi tu, che fai? Perché morta al piacer vivi al martire, Perché vivi al morire? Consuma il duol che ti consuma omai Di questa morte, che par vita uscendo: Mori, meschina, al tuo morir morendo. [4 Di Giambattista Guarini] Di Battista Guarino Avido sonno, ingordo, Che ne' begli occhi di madonna stai Dove ti nutri e pasci, E i miei la notte neghittoso e sordo A le lunghe vigilie in preda lasci. Fuggi, deh! fuggi omai, Che 'l sol già ruota in alto i caldi rai. Tu fratel della morte, tu' d'orrore Padre e d'ombre e de' fiumi, Che fai dentro a quei lumi Che son nidi d'Amore? [5 Di Giambattista Guarini] Erano infermi i più leggiadri lumi Ch'abbia il cielo e la terra, E 'n quei bei lumi infermi infermo Amore. Talché l'arco e lo strale, Ond'anco al ciel fa guerra Sprezzava ogni mortale. Quand'ei con un dolcissimo licore, Che in quei begli occhi mise, Sanò due stelle e mille cori ancise. [6 Di Giambattista Guarini] Del signor Guerrino Licori S'altrui splende il mio sole Più tosto egli m'invole Quella serena sua vita gioconda, E pur ch'altri non miri, a me s'asconda. Dafne Et io non amerei Quel sol degli occhi miei, Se non fosse l'ardor di tutti i cori Pur ch'a me non s'asconde, ognun l'adori. Licori Prima ch'altri sospiri Gradisca altri martiri, A miei nieghi pietate e non risponda, E pur ch'altra nol miri, a me s'asconda. Dafne Prima che 'l paradiso Perder del suo bel viso, Trovino in lui pietà tutti gli ardori Pur ch'a me non s'asconda, ognun l'adori. Licori Nessuna il miri, o 'l brami, O sospirando il chiami Che quel non è tesor ch'a tutti abbonda E pur ch'altri nol miri, a me s'asconda. Dafne Speri ognun, e si vante D'amarlo e farlo amante, E l'istessa beltà se n'innamori, Pur ch'a me non s'asconda, ognun l'adori. Licori Sia tutto, o nulla mio Il mio dolce desio, Né prima io sarò mai, s'altra seconda, Più tosto io prego Amor che me l'asconda. Dafne O miri, o segua, o prezze Il di mille bellezze Et io l'ultima sia di tanti amori Non farà gelosia ch'io non l'adori. Dafne e Licori Amiam, che sol per fede S'acquista gran mercede; Amiam, che i fidi cor' non abbandona Amor, ch'a nullo amante amar perdona. [7 Di Giambattista Guarini] Di Battista Guarino Baci soavi e cari, Cibi della mia vita, Ch'or m'involate, or mi rendete il core; Per voi convien ch'io impari Com'un'alma rapita Non sente il duol di morte, e pur si more. Quanto ha di dolce amore Perch'io sempre vi baci, O dolcissime rose, In voi tutto ripose, E s'io potessi ai vostri dolci baci La mia vita finire, Oh che dolce morire! Baci amorosi e belli, Mentre che voi m'aprite Di rubini e di perle alti tesori, E tra questi, e tra quelli, Aure dolci e gradite, Spirano di vitali arabi odori, L'alme dai nostri cori Parton da la radice, E su le labia estreme L'una e l'altra si preme E bascia, e stringe, e sospirando dice: Amor, ch'unisce l'alme, Unirà ancor le salme. Baci affamati e ingordi Ai cui misti diletti, Né mai si sazia amor, né mai respira: Tu, dente avido mordi, E tu, lingua, saetti, E mormorando parli: il cor respira. Intanto il guardo mira E mentre ognun pur vuole Mordere e sospirare, E vedere e baciare, Baci, morsi, sospir, guardi e parole Fan sì dolce concento Che vi sta il cielo intento. Baci, cortesi e grati, E voi, labri amorosi, Che tanto date altrui quanto togliete. Chi v'ha così infiammati De' miei? Che sì bramosi Vi fa di quello onde sì ricchi siete? Rose d'Amor ch'avete D'ogni bellezza il vanto, Ben riconosco il dono, Per voi sì dolce sono: Basciate questi pur, che da voi quanto In me si cura e prezza Tutto è vostra dolcezza. Baci, ohimè non mirate, Che mentr'io parlo oblio Come l'ora sen' va fugace e breve. Baciate, ohimè!, baciate, Lungo è il nostro disìo; Ma la speranza è frale e 'l tempo breve. Taccia chi gioir deve; Baci, non siate lenti, Venite a mille, a mille: Quante son le faville Del mio bel foco, e quanti raggi ardenti, Mia luce, han gli occhi vostri, Sian tanti i baci nostri. Baci, di tante gioie una sol resta, Che tutte l'altre avanza, Sola del cor speranza. Tratte da: Rime inedite del cinquecento (Bologna, Romagnoli - Dall'Acqua, 1918) |
Post n°863 pubblicato il 20 Dicembre 2014 da valerio.sampieri
Rime inedite del cinquecento (Bologna, Romagnoli - Dall'Acqua, 1918) Ora, santo Imeneo, l'aurata face A' santi fuochi di Giunone accendi, E la catena di diamante prendi Serbata al dì, che fatal legge face. Al dì, che con piacer saldo e verace A Ciprigna celeste unir intendi Novello Giove, ond'altri al cielo attendi Apolli, e Marti, a Italia eterna pace. Egli di quercia, d'or il corpo adorno, Essa in mezzo a le grazie, amore e fede, L'un e l'altro ne l'alma asconde e chiude. Tu sol ci manchi, al tuo venir intorno Ecco il ciel s'apro, e quanto ben possede Versa già sopra noi con largo corno. Tratte da: Rime inedite del cinquecento (Bologna, Romagnoli - Dall'Acqua, 1918) |
Post n°862 pubblicato il 20 Dicembre 2014 da valerio.sampieri
La Bella Mano di Giusto de' Conti CXXI Se pria non torneran suo corso al monte Se pria non fermerassi all'Orizonte Non fia giamai che avanti agli occhi miei Benedetto il consiglio di colei, CXXII Occhi del pianger mio bagnati et molli, Almo gentil paese, o selve, o colli, O sasso aventuroso, che il bel piede O cielo, o movimenti, onde procede CXXIII Hora che 'l freddo i colli d'erba spoglia, Di pace nuda, l'alma ognior m'invoglia Et tanto ho posa, quanto al cor mi viene E il caro riso che più volte in spene CXXIV Anima, che sì tosto et sì sovente Come te mena l'affannata mente Et discoprir le piaghe ad una ad una, Havriami ancora il Ciel tanto a dispetto, CXXV Quando l'alta tempesta in me si aventa, Et mentre questo al cor mi si appresenta, Et come suole all'apparir dei rai, Così quando un pensiero al cor traluce, CXXVI Quando sarà quel giorno, o cor dolente, Vedrò mai il dì, che dal mio cor si allente O passeggiare altero onesto et tardo, Quando sarà che il bel leggiadro piede CXXVII Non sa Fortuna in sì terribil porto Né porrà mai recarmi tal conforto, Con lei mi sto se io dormo, qual se io veglio; Amor, che a sì bel foco mi disface, CXXVIII Quel sol, che mi trafisse il cor d'amore, Onde infinito in me cresce il dolore, Misero me che del mio grave stratio Et fu il mio affanno tal, che avrebbe satio CXXIX Gli occhi, che fur cagion pria del mio male; Mi son pur tolti, et son condotto a tale, Lagrime ardenti di fontana accesa Ma calda spene, del gran pianto offesa, CXXX Quelli suavi et cari occhi lucenti Con quella crudeltà mi son presenti, Gli occhi che m'ardon d'un spietato lume, Le tre faville son che han per costume |
Post n°861 pubblicato il 20 Dicembre 2014 da valerio.sampieri
Sei lettere ('ndovinarello) Ciò fforma de 'n quadrato o arrotonnato, la cosa che tte serve pe' ttenette. Come so ffatto, tu me chiederai? Tu pôi consideramme 'n amichetto, Valerio Sampieri |
Post n°860 pubblicato il 20 Dicembre 2014 da valerio.sampieri
Poesia Pe ffà ppoesia, se dice, devi mette Io preferisco de parlà d'amore, Vôi mette quant'è bbello de parlà Che dichi tu de 'st'impressione mia? Valerio Sampieri |
Post n°859 pubblicato il 20 Dicembre 2014 da valerio.sampieri
Pischellè Me dichi 'n po' che ffamo, Pischellè? M'hai detto 'nnome tuo de fantasia, Pischè, nun sarai ppiù 'na regazzina, ch'ha 'lluminato tutta la mia vita. Valerio Sampieri |
Post n°858 pubblicato il 20 Dicembre 2014 da valerio.sampieri
Rime inedite del cinquecento (Bologna, Romagnoli - Dall'Acqua, 1918) Cui tuffarsi ne l'onde Vetò, Giunon, la tua fredda paura Con l'ardente virtù de' raggi suoi, Tante elice da me lagrime amare Ch'ella ne forma un mare, Poi di te ride, e de' sospetti suoi, De la mia stella al chiaro capo attorte Le chiome in dolci nodi Quando adivien ch'Amor disciogli e snodi, Moro, e con la mia morte Mostro ch'augurio il suo bel crin m'apporte. Stella gentil, che nei maggior perigli Ogni nocchiero addita, Or dove sei sparita? Già pur son scogli, e cielo, e mare, e venti Tutti in mio danno 'ntenti E tu, mia fida scorta, anco te n' vai? Benché non fia giamai Ch'io non ti miri; poiché in mezzo al core Con le sue proprie man ti fisse amore. S'a me maggïor che al gran poeta Tosco E soggetto e rivale Donasti, Amor, perché non tromba eguale? Questo si pur conosco Che dove ei pianta io lodo stella, e dove Ebb' egli un Febo, ho io rivale un Giove. Qual'a l' 'ncendio mio Scampo trovar poss'io? Poiché fin l'orsa dove Nodrir quà giù solea pruine e ghiaccio Hor foco e fiamma entro il mio petto piove; Perch'io pur m'ardo e sfaccio. La stella mia, che là più presso al polo Spinta ancor da Boote Fare appena solea picciole rote, Or dove ha preso, ohimè!, sì largo il volo? Questo so che di Delo Non l'ha fugata il dio, perch'ella è tale Che contra il sol prevale; Oltre che poi di sua partita il cielo Vestito ha sempre d'atra notte il velo. Non fu Giunone, o Giove Né dei marini Dei tutto il consiglio Che diede a l'orsa mia perpetuo esiglio; Però che di lontano Il gran padre oceano, Sentendo il suo celeste immenso ardore, Disse: stia pur di fuori; Ché, se tra noi discende, D'onor, ne priva e i regni nostri incende. [2 Di Francesco Panigarola] Del Panigarola Non ha men bianco il petto, Non ha men freddo il core Di questo ghiaccio la mia donna, Amore, Né men di questo ghiaccio A tue faci io mi spaccio, Ed a miei prieghi tu rigido sei, Sì che nel don di lei Al bianco, al freddo, all'umile et al rio Et essa e tu siamo dipinti et io. [3 Di Francesco Panigarola] Del Panigarola Febo, un Piton novello Là nel paese Tosco Spento ci ha pur col tosco Quanto v'avea di bello: Ma tu, se 'l prevedesti Perché non l'uccidesti? O se le piaghe almen fatte mirasti, Perché non le sanasti? In somma né profeta, Né medico, o guerriero Sei tu; ma sol pastor forse, o poeta; Ond'ancor tosto spero Che la tripode, e l'erbe, e la faretra Lasci, e sol con la cetra Od a sparger ti stii voti nel vento, O per maggior tuo onor torni all'armento. [4 Di Francesco Panigarola] Del Panigarola Havrebbe, o Leonora, L'angelico tuo viso Di morte istessa il fiero cor conquiso. E la tua voce udita L'avrebbe intenerita; Ond'essa a chi pietade a scorno fora Non die' luce al mirare, Né pur tempo al parlare; Ma sol per non vederti, o non udirti Venne di notte, e subito a ferirti. [5 Di Francesco Panigarola] Del padre Panigarola Squarciossi il sacro velo Del tempio e d'ogni intorno S'imbrunì il chiaro giorno. Tremò la terra ed oltr'ogni costume Il sol perse il suo lume, Quando piagato il petto, Quando il capo trafitto, Quando vider confitto Pender sul duro letto Il lor fattore; ed io Che in croce il veggio sol per fallir mio, Dagli occhi non pur una Lagrima verso? Ahi lasso! Perché? L'ostinazion m'ha fatto un sasso. Tratte da: Rime inedite del cinquecento (Bologna, Romagnoli - Dall'Acqua, 1918) |
Inviato da: cassetta2
il 12/08/2024 alle 08:41
Inviato da: amistad.siempre
il 11/08/2024 alle 23:52
Inviato da: Vince198
il 25/12/2023 alle 09:06
Inviato da: amistad.siempre
il 20/06/2023 alle 10:50
Inviato da: patriziaorlacchio
il 26/04/2023 alle 15:50