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Messaggi del 28/05/2015

Roma in 10 giorni

Post n°1664 pubblicato il 28 Maggio 2015 da valerio.sampieri
 

Roma in 10 giorni (2)

Sesta Giornata

Piazza della Minerva
Chiesa di Santa Maria Sopra Minerva
Archiginnasio della Sapienza
Palazzo Madama
Palazzo Giustiniani
Chiesa di San Luigi dei Francesi
Chiesa di Sant'Agostino
Chiesa di Sant’Antonio dei Portoghesi
Chiesa di Sant’Apollinare
Collegio Romano
Chiesa di San Salvatore in Lauro
Chiesa di Santa Maria in Vallicella
Chiesa di Santa Maria della Pace
Chiesa di Santa Maria Dell’anima
Piazza Navona
Chiesa di Sant’Agnese
Palazzo Braschi
Chiesa di San Pantaleo
Palazzo Massimo
Chiesa di Sant'Andrea della Valle
Palazzo Mattei
Palazzo Costaguti
Chiesa di Santa Maria in Campitelli
Portico d’Ottavia
Teatro di Marcello
Chiesa di San Nicola in Carcere
Arco di Giano Quadrifronte
Chiesa di San Giorgio in Velabro
Arco Quadrato di Settimio Severo
Cloaca Massima
Circo Massimo
Chiesa di San Gregorio
Terme di Caracalla
Chiesa dei Ss. Nereo e Achilleo
Bosco della Ninfa Egeria
Tomba degli Scipioni
Arco di Druso
Porta Appiana o di San Sebastiano
Tempio di Romolo Figlio di Massenzio
Circo di Romolo
Tomba di Cecilia Metella
Tempio di Bacco
Il Ninfeo comunemente detto d'Egeria
Tempio Volgarmente Chiamato del Dio Ridicolo
Basilica di San Paolo
Chiesa di San Paolo alle Tre Fontane
Porta San Paolo
Piramide di Caio CesìIo
Monte Testaccio
Chiesa di San Saba
Chiesa di Santa Prisca
Il Navaglia
Ponte Sublicio
L’aventino
Chiesa di Santa Maria in Cosmedin
Tempio di Vesta
Tempio della Fortuna Virile
Casa dei Rienzo
Ponte Rotto o Palatino.

Settima Giornata

Ponte Fabricio o dei Quattro Capi
Isola Tiberina
Chiesa di San Bartolomeo
Ponte Graziano
Chiesa di Santa Cecilia
Porto di Ripa Grande
Ospizio di San Michele
Porta Portese
Chiesa di San Francesco
Chiesa di Santa Maria in Trastevere
Chiesa di San Grisogono
Chiesa di Santa Maria della Scala
Il Gianicolo
Chiesa di San Pietro in Montorio
Fontana Paolina
Porta San Pancrazio
Chiesa di San Pancrazio
Villa Doria Pamphili
Palazzo Corsini
Farnesina e Affreschi di Raffaello
Chiesa di Santonofrio e busto del Tasso nella adiacente Biblioteca
Porta Santo Spirito
Ponte Sisto.

Ottava Giornata

Fontana di Ponte Sisto
Chiesa della Trinità dei Pellegrini
Chiesa di San Carlo Ai Carinari
Palazzo della Cancelleria
Chiesa di San Lorenzo in Damaso
Palazzo Farnese
Palazzo Spada
Palazzo Falconieri
Chiesa di San Giovanni dei Fiorentini
Ponte Vaticano.
Cancellare a mano a mano i nomi dei monumenti già veduti.

Nona Giornata

Ponte Elio o Santangelo
Mausoleo di Adriano
Ospedale di Santo Spirito
Piazza San Pietro
Obelisco del Vaticano
Basilica di San Pietro
Facciata della Basilica
Interno della Basilica
La Confessione di San Pietro
L’altare Maggiore
La Cupola
La Tribuna
La parte meridionale della Basilica
La Crociera Meridionale
Cappella Clementina
Il Lato Meridionale
Cappella del Coro
Cappella della Presentazione
Cappella del Fonte Battesimale
Cappella della Pietà
Cappella di San Sebastiano
Cappella del Santissimo Sacramento
Cappella della Vergine
Crociera Settentrionale
Sotterraneo
Sacrista
Piani Superiori
Palazzo del Vaticano
Cappella Sistina
Cappella Paolina
Logge di Raffaello
Appartamento Borgia
Corridoi delle Iscrizioni
Biblioteca Vaticana
Museo Chiaramonti
Museo Egiziano
Museo Pio-Clementino
Stanze di Raffaello
I ventidue arazzi eseguiti ad Arras su cartoni di Raffaello
Quadreria Vaticana
Giardini
Monte Mario e Villa Mellini veduta superba. da qui lo Sickler ha ripreso la sua veduta panoramica di roma, opera utilissima.

Decima Giornata

Strada Da Roma A Tivoli
Lago della Solfatara
Tomba del Plauti
Villa Adriana
Villa di Tivoli
Tempio di Vesta
Grotta di Nettuno
Grotta delle Sirene
Cascate di Tivoli
Villa di Mecenate
Villa d'Este
Palestrina
Frascati
Grottaferrata e gli affreschi del Domenichino
Marino
Castel Gandolfo
Albano
Ariccia.

Si può anche raddoppiare il tempo e vedere Roma in venti giorni.
La luce che rischiara i monumenti romani è molto differente da quella a cui siamo abituati a Parigi; da ciò una quantità di effetti e una atmosfera generale impossibile a rendersi in parole.
Soprattutto all’Ave Maria, quando il sole è già tramontato e squillano tutte le campane, Roma ci dona effetti di luce che non ho mai visto a Parigi.
Ci diceva oggi il signor Visconti che il Nibby ha fatto un gravissimo errore quando ha voluto cambiare il nome del tempio della Pace al Foro chiamandolo basilica di Costantino.
Non preoccupatevi affatto dei nomi che non siano comprovati dai documenti contemporanei
Famiano Nardini è stato l’unico autore di qualche merito fra quanti hanno scritto di antichità romane. Morì nel 1661, ma il suo libro non fu pubblicato che nel 1666, sotto il titolo di Roma antica. La prima edizione consta di 583 pagine in-quarto, in caratteri piccolissimi; noi abbiamo acquistato la terza, edita nel 1772. Si è creduto di aver fatto molte altre scoperte dopo il Nardini: ma esse son state di moda solo per qualche anno, per poi rivelare la loro inconsistenza.

Stendhal
Tratto da "Passeggiate romane", Ed. LATERZA 1973

 
 
 

Roma in 10 giorni (1)

Post n°1663 pubblicato il 28 Maggio 2015 da valerio.sampieri
 

Roma in 10 giorni

Noi abbiamo adottato il sistema di andare ogni giorno a vedere i monumenti che meglio ci pareva. Esiste però anche un’altra maniera di vedere Roma, maniera molto più regolare e, soprattutto, più comoda: studiare a fondo ogni quartiere prima di passare ad un altro.
Per visitare Roma in dieci giorni bisogna farsi accompagnare da una guida (uno zecchino al giorno) e comperare al Corso due o tre buone piante della città antica e di quella moderna. Dal direttore dell’albergo di "madama" Giacinta ci si fa poi indicare un servitore di piazza che procuri un calesse e due buoni cavalli.
Con questo equipaggiamento sarebbe fisicamente possibile girare tutta la città anche in quattro giorni: ma che piacere se ne ricaverebbe? Sarebbe possibile conservare un solo preciso ricordo? In ogni caso è utile cominciare e finire il giro con le dodici cose principali. Sono quelle di cui più importa conservare una immagine.

Prima Giornata

San Pietro
Il Vaticano
Colosseo
Pantheon
Palazzo di Montecavallo
Corso
Museo Capitolino e Vaticano
Gallerie Borghese e Doria
San Paolo fuori le Mura
Piramide di Cestio
Giro delle Mura
Passeggiata per Roma a piacere. Se si vuole una risposta, bisogna sempre domandare le strade e i monumenti con i loro nomi italiani.

Seconda Giornata

Ponte Milvio
Monumenti sulla Via Flaminia
Porta del Popolo
Piazza del Popolo
Chiesa di Santa Maria del Popolo
Via del Corso
Chiesa di Santa Maria di Monte Santo
Chiesa di Santa Maria dei Miracoli
Chiesa di Gesù e Maria
Chiesa di San Giacomo degli Incurabili
Chiesa di San Carlo
Palazzo Ruspoli
Chiesa di San Lorenzo in Lucina
Chiesa di San Silvestro in Capite
Palazzo Chigi
Piazza Colonna
Montecitorio
Curia Innocenziana
Casa e Chiesa dei Padri della Missione
Tempio di Antonino
Chiesa di Sant’ignazio
Palazzo Sciarra
Chiesa di San Marcello
Chiesa di Santa Maria in Via Lata
Palazzo Doria
Palazzo Venezia
Palazzo Torlonia
Chiesa di Gesù
Chiesa di Santa Maria d’Ara Coeli
Il Monte Capitolino
Campidoglio Moderno
Palazzo Senatorio
Museo Capitolino
Palazzo dei Conservatori
Protomoteca
La Galleria dei Quadri del Campidoglio.

Terza Giornata

Foro Romano
Tempio di Giove Tonante
Tempio della Fortuna
Tempio della Concordia
Arco di Settimio Severo
Carcere Mamertino e Tulliano
Chiesa di San Luca
Basilica Emilia
Colonna di Phocas
Graecostasis
La Curia
Chiesa di San Teodoro
I Rostri
Tempio di Antonino e Faustina
Tempio di Romolo e Remo
Basilica di Costantino o Tempio della Pace
Chiesa di Santa Francesca Romana
Arco di Tito
Tempio di Venere e Roma
Palatino
Palazzo dei Cesari
Giardini Farnese
Villa Palatina o Mills
Arco di Costantino
Colosseo
Chiesa di San Clemente
Chiesa di Santo Stefano Rotondo
Chiesa di Santa Maria in Dominica
Chiesa dei Ss. Giovanni e Paolo
Piazza San Giovanni in Laterano
Chiesa di San Giovanni in Fonte
Basilica di San Giovanni in Laterano
La Scala Santa
Porta San Giovanni
Basilica di Santa Croce in Gerusalemme
Giardini Variani
Anfiteatro Castrense
Preteso Tempio di Minerva Medica
I Trofei di Mario
Chiesa di Santa Bibiana
Chiesa di Santeusebio
Porta San Lorenzo
Basilica di San Lorenzo
Arco di Gallieno
Basilica di Santa Maria Maggiore.

Quarta Giornata

Chiesa di Santa Prassede
Chiesa di San Martino
Le Sette Sale
Chiesa di San Pietro in Vincoli e il Mosè
Terme di Tito
Chiesa di Santa Prudenziana Chiesa di San Paolo
Primo Eremita
Chiesa di San Vitale
Chiesa di San Dionisio
Chiesa di San Carlo Alle Quattro Fontane
Chiesa di Sant'Andrea
Chiesa di San Bernardo
Fontana Dell’acqua Felice
Terme di Diocleziano
Chiesa di Santa Maria degli Angeli
Chiesa di Santa Maria della Vittoria
Porta Pia
Chiesa di Sant'Agnese
Chiesa di Santa Costanza
Monte Sacro
Porta Salaria
Giardini di Sallustio
Villa Ludovisi
Chiesa di San Nicola Da Tolentino
Piazza Barberini
Chiesa dei Cappuccini
Palazzo Barberini
Obelisco di Trinità dei Monti
Villa Medici
Villa Borghese
Muro Torto
Studio di Schnetz (Via del Babuino)
Studio di Canova
Studio di Thorwaldsen (Piazza Barberini)
Studio di Tadolini
Studio di Marezini
Studio Camuccini e Agricola.

Quinta Giornata

Via del Babuino
Piazza di Spagna
Chiesa della Trinità
Chiesa di Sant'Andrea delle Fratte
Fontana di Trevi
Piazza di Montecavallo
Palazzo Pontificio
Palazzo della Consulta
Palazzo Rospigliosi
Chiesa di San Silvestro
Chiesa dei Ss. Domenico e Sisto
Foro Traiano
Chiesa di Santa Maria di Loreto
Palazzo Colonna
Chiesa dei Ss. Apostoli
Chiesa di San Marco
Tomba di Caio Publicio Bibulo
Foro Palladio
Foro di Nerva
Tempio di Nerva
Via Ripetta
Mausoleo D’augusto
Palazzo Borghese
Piazza di Campo Marzio
Chiesa di Santa Maria Maddalena
Chiesa degli Orfanelli
Piazza della Rotonda
Pantheon.

Stendhal
Tratto da "Passeggiate romane", Ed. LATERZA 1973

 
 
 

La morte der zor Meo

La morte der zor Meo

Sí, cquello che pportava li capelli
ggiú pp’er gruggno e la mosca ar barbozzale,
er pittor de Trestevere, Pinelli,
è ccrepato pe ccausa d’un bucale.

V’abbasti questo, ch’er dottor Mucchielli,
vista ch’ebbe la mmerda in ner pitale,
cominciò a storce e a mmasticalla male,
eppoi disse: "Intimate li fratelli".

Che aveva da lassà? Ppe ffà bbisboccia
ner gabbionaccio de Padron Torrone,
è mmorto co ttre ppavoli in zaccoccia.

E ll’anima? Era ggià scummunicato,
ha cchiuso l’occhi senza confessione...
Cosa ne dite? Se sarà ssarvato?

Giuseppe Gioachino Belli

 
 
 

Sinnò me moro

Sinnò me moro

Amore, amore, amore, amore mio,
'n braccio a te me scordo ogni dolore.
Voglio resta' co' te sinno' me moro,
voglio resta' co' te sinno' me moro.
Voglio resta' co' te sinno' me moro.

Nun piagne amore, nun piagne amore mio,
nun piagne e statte zitto su sto cuore.
Ma si te fa soffrì, dimmelo pure
quello che m'hai da di', dimmelo pure.
Quello che m'hai da di', dimmelo pure.

[Te penso amore, te penso amore mio,
sei partito e m'hai lasciata sola.
Ma tu non sai che sento nel core mio,
ce penso s'e' nel tuo che me consola.
Ce penso s'e' nel tuo che me consola.]

(Colonna sonora del Film "Un maledetto imbroglio", liberamente tratto dal libro "Quel pasticciaccio brutto di Via Merulana", di Carlo Emilio Gadda. Testo e musica di Pietro Germi e Carlo Rustichelli, versione originale cantata da Alida Chelli -nome d'arte di Alida Rustichelli- e successivamente incisa da Lando Fiorini e da Gabriella Ferri).

Alida Chelli - Sinnò me moro



Un maledetto Imbroglio (1959)

In un appartamento di una vecchia casa signorile, nel centro di Roma, viene perpetrato un furto. Il commissario Ingravallo della squadra mobile, ha appena iniziato le indagini per scoprirne l'autore, quando nello stesso edificio, nell' appartamento contiguo, viene commesso un assassinio. L'uccisa è Liliana Banducci, una donna ancora giovane e piacente, timida e riservata. Il nuovo delitto costringe il commissario ad estendere le indagini, che da principio procedono a stento, poiché gli indizi sono slegati e frammentari. Ingravallo si interessa soprattutto alle persone più vicine alla vittima: un cugino, sedicente medico, che l'uccisa riforniva periodicamente di denaro; il marito, uomo taciturno e schivo; una servetta imbarazzata e sconcertante. I sospetti del commissario si accentrano sui due primi personaggi e le sue indagini lo portano a scoprire che entrambi mantengono dei rapporti con Virginia, una ragazza che, a suo tempo, prestò servizio in casa di Liliana. Attraverso pazienti indagini, alternate con astuti tranelli, il commissario s'avvicina a poco a poco alla verità, che appare in piena luce quando il ritrovamento di alcuni gioielli rubati permette di collegare il furto e l'assassinio. Il ladro e l'assassino sono la stessa persona (Scheda del film)

Il Cast

Regia: Pietro Germi
Attori principali:
Pietro Germi - Commissario Ingravallo,
Claudia Cardinale - Assuntina Jacovacci,
Franco Fabrizi - Massimo Valdarena,
Cristina Gajoni - Virginia,
Claudio Gora - Remo Banducci,
Eleonora Rossi Drago - Liliana Banducci,
Saro Urzì - Il maresciallo,
Nino Castelnuovo - Diomede Lanciani,
Altri attori: Ildebrando Santafé - Commendator Anzaloni, Gianni Musy Glori - Enea Retalli, il ladro, Peppino De Martino - Dottor Fumi, Loretta Capitoli - Camilla, Rosolino Bua - Il parroco, Antonio Gradoli - Il maresciallo Mariano, Antonio Acqua - Il generale, Maria Saccenti - Un'inquilina, Toni Ucci - Totò, il chitarrista, Attilio Martella - Il brigadiere Marchetti, Rina Mascetti - La cassiera del bar, Silla Bettini - Il brigadiere Oreste, Vincenzo Tocci - Filone, Attilio Martella - Brigadiere, Alida Chelli - La cantante, Renato Terra Caizzi - Marchetti, Nanda De Santis - Zumira la 'sdentata', April Hennessy, Vinicio Recchi, Claudia Fabiani, Pietro Tordi, Leandro Marini, Elsa Canavazzi, Vittorio Scarabello, Claudio Perone
Soggetto: Carlo Emilio Gadda - (romanzo)
Sceneggiatura: Alfredo Giannetti, Ennio De Concini, Pietro Germi
Fotografia: Leonida Barboni, Aiace Parolin - (operatore)
Musiche: Carlo Rustichelli - Musiche dirette da Pier Luigi Urbini.
Montaggio: Roberto Cinquini
Scenografia: Carlo Egidi
Costumi: Bona Magrini
Aiuto regia: Nino Zanchin, Mira Brtka

 

 
 
 

Canzoniere petrarchesco 3

Post n°1660 pubblicato il 28 Maggio 2015 da valerio.sampieri
 

11

Lassare il velo o per sole o per ombra,
donna, non vi vid'io
poi che in me conosceste il gran desio
ch'ogni altra voglia d'entr'al cor mi sgombra.

Mentr'io portava i be' pensier' celati,
ch'ànno la mente desïando morta,
vidivi di pietate ornare il volto;
ma poi ch'Amor di me vi fece accorta,
fuor i biondi capelli allor velati,
et l'amoroso sguardo in sé raccolto.
Quel ch'i' piú desiava in voi m'è tolto:
sí mi governa il velo
che per mia morte, et al caldo et al gielo,
de' be' vostr'occhi il dolce lume adombra.


12

Se la mia vita da l'aspro tormento
si può tanto schermire, et dagli affanni,
ch'i' veggia per vertù de gli ultimi anni,
donna, de' be' vostr'occhi il lume spento,

e i cape' d'oro fin farsi d'argento,
et lassar le ghirlande e i verdi panni,
e 'l viso scolorir che ne' miei danni
a llamentar mi fa pauroso et lento:

pur mi darà tanta baldanza Amore
ch'i' vi discovrirò de' mei martiri
qua' sono stati gli anni, e i giorni et l'ore;

et se 'l tempo è contrario ai be' desiri,
non fia ch'almen non giunga al mio dolore
alcun soccorso di tardi sospiri.


13

Quando fra l'altre donne ad ora ad ora
Amor vien nel bel viso di costei,
quanto ciascuna è men bella di lei
tanto cresce 'l desio che m'innamora.

I' benedico il loco e 'l tempo et l'ora
che sí alto miraron gli occhi mei,
et dico: Anima, assai ringratiar dêi
che fosti a tanto honor degnata allora.

Da lei ti vèn l'amoroso pensero,
che mentre 'l segui al sommo ben t'invia,
pocho prezando quel ch'ogni huom desia;

da lei vien l'animosa leggiadria
ch'al ciel ti scorge per destro sentero,
sí ch'i' vo già de la speranza altero.


14

Occhi miei lassi, mentre ch'io vi giro
nel bel viso di quella che v'à morti,
pregovi siate accorti,
ché già vi sfida Amore, ond'io sospiro.

Morte pò chiuder sola a' miei penseri
l'amoroso camin che gli conduce
al dolce porto de la lor salute;
ma puossi a voi celar la vostra luce
per meno obgetto, perché meno interi
siete formati, et di minor virtute.
Però, dolenti, anzi che sian venute
l'ore del pianto, che son già vicine,
prendete or a la fine
breve conforto a sí lungo martiro.


15

Io mi rivolgo indietro a ciascun passo
col corpo stancho ch'a gran pena porto,
et prendo allor del vostr'aere conforto
che 'l fa gir oltra dicendo: Oimè lasso!

Poi ripensando al dolce ben ch'io lasso,
al camin lungo et al mio viver corto,
fermo le piante sbigottito et smorto,
et gli occhi in terra lagrimando abasso.

Talor m'assale in mezzo a'tristi pianti
un dubbio: come posson queste membra
da lo spirito lor viver lontane?

Ma rispondemi Amor: Non ti rimembra
che questo è privilegio degli amanti,
sciolti da tutte qualitati humane?


16

Movesi il vecchierel canuto et biancho
del dolce loco ov'à sua età fornita
et da la famigliuola sbigottita
che vede il caro padre venir manco;

indi trahendo poi l'antiquo fianco
per l'extreme giornate di sua vita,
quanto piú pò, col buon voler s'aita,
rotto dagli anni, et dal cammino stanco;

et viene a Roma, seguendo 'l desio,
per mirar la sembianza di colui
ch'ancor lassú nel ciel vedere spera:

cosí, lasso, talor vo cerchand'io,
donna, quanto è possibile, in altrui
la disïata vostra forma vera.


17

Piovonmi amare lagrime dal viso
con un vento angoscioso di sospiri,
quando in voi adiven che gli occhi giri
per cui sola dal mondo i' son diviso.

Vero è che 'l dolce mansüeto riso
pur acqueta gli ardenti miei desiri,
et mi sottragge al foco de' martiri,
mentr'io son a mirarvi intento et fiso.

Ma gli spiriti miei s'aghiaccian poi
ch'i' veggio al departir gli atti soavi
torcer da me le mie fatali stelle.

Largata alfin co l'amorose chiavi
l'anima esce del cor per seguir voi;
et con molto pensiero indi si svelle.


18

Quand'io son tutto vòlto in quella parte
ove 'l bel viso di madonna luce,
et m'è rimasa nel pensier la luce
che m'arde et strugge dentro a parte a parte,

i' che temo del cor che mi si parte,
et veggio presso il fin de la mia luce,
vommene in guisa d'orbo, senza luce,
che non sa ove si vada et pur si parte.

Cosí davanti ai colpi de la morte
fuggo: ma non sí ratto che 'l desio
meco non venga come venir sòle.

Tacito vo, ché le parole morte
farian pianger la gente; et i' desio
che le lagrime mie si spargan sole.


19

Son animali al mondo de sí altera
vista che 'ncontra 'l sol pur si difende;
altri, però che 'l gran lume gli offende,
non escon fuor se non verso la sera;

et altri, col desio folle che spera
gioir forse nel foco, perché splende,
provan l'altra vertú, quella che 'encende:
lasso, e 'l mio loco è 'n questa ultima schera.

Ch'i' non son forte ad aspectar la luce
di questa donna, et non so fare schermi
di luoghi tenebrosi, o d' ore tarde:

però con gli occhi lagrimosi e 'nfermi
mio destino a vederla mi conduce;
et so ben ch'i' vo dietro a quel che m'arde.


20

Vergognando talor ch'ancor si taccia,
donna, per me vostra bellezza in rima,
ricorro al tempo ch'i' vi vidi prima,
tal che null'altra fia mai che mi piaccia.

Ma trovo peso non da le mie braccia,
né ovra da polir colla mia lima:
però l'ingegno che sua forza extima
ne l'operatïon tutto s'agghiaccia.

Piú volte già per dir le labbra apersi,
poi rimase la voce in mezzo 'l pecto:
ma qual sòn poria mai salir tant'alto?


Piú volte incominciai di scriver versi:
ma la penna et la mano et l'intellecto
rimaser vinti nel primier assalto.

Francesco Petrarca

 
 
 
 
 

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Un blog di: valerio.sampieri
Data di creazione: 26/04/2008
 

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