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Letteratura, musica e quello che mi interessa

 

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Piccola biblioteca romanesca (I miei libri in dialetto romanesco)
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Cento sonetti in vernacolo romanesco (di Augusto Marini)

Centoventi sonetti in dialetto romanesco (di Luigi Ferretti)

De claris mulieribus (di Giovanni Boccaccio)

Il Novellino (di Anonimo)

Il Trecentonovelle (di Franco Sacchetti)

I trovatori (Dalla Prefazione di "Poesie italiane inedite di Dugento Autori" dall'origine della lingua infino al Secolo Decimosettimo raccolte e illustrate da Francesco Trucchi socio di varie Accademie, Volume 1, Prato, Per Ranieri Guasti, 1847)

Miòdine (di Carlo Alberto Zanazzo)

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Poesie varie (di Cesare Pascarella, Nino Ilari, Leonardo da Vinci, Raffaello Sanzio)

Romani antichi e Burattini moderni, sonetti romaneschi (di Giggi Pizzirani)

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Il Galateo (di Giovanni Della Casa)

Osservazioni sulla tortura e singolarmente sugli effetti che produsse all'occasione delle unzioni malefiche alle quali si attribuì la pestilenza che devastò Milano l'anno 1630 - Prima edizione 1804 (di Pietro Verri)

Picchiabbò (di Trilussa)

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Il Dittamondo (di Fazio degli Uberti)
Il Dittamondo, Libro Primo

Il Dittamondo, Libro Secondo
Il Dittamondo, Libro Terzo
Il Dittamondo, Libro Quarto
Il Dittamondo, Libro Quinto
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OPERE COMPLETE: POESIA

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Rime inedite del Cinquecento (di vari autori)
Rime inedite del Cinquecento Indice 2 (di vari autori)

 

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Messaggi del 25/04/2016

Che pedanti!

Post n°2769 pubblicato il 25 Aprile 2016 da valerio.sampieri
 

Mai prendere le cose troppo alla lettera!

All'architetto aveva chiesto di fare le vetrate un po' a cazzo, ma mi sa che quello lì ha  un bel po' troppo esagerato!!!!

 
 
 

Parliamo di ...

Post n°2768 pubblicato il 25 Aprile 2016 da valerio.sampieri
 

Parliamo di 25 aprile. Sono molte le anime per le quali pregare, assassinate barbaramente dai criminali comunisti.

Nessuno si vergogna parlando di "valori" di una inesistente liberazione?
Una preghiera per chi è stato assassinato senza motivo, una certa mummia che oggi ha parlato in pubblico e che non nomino per eccessivo disgusto non se la è ricordata? Alla faccia del buon cristiano ... che ipocrita!

 
 
 

La donna

Post n°2767 pubblicato il 25 Aprile 2016 da valerio.sampieri
 
Foto di valerio.sampieri

La donna

Quanno che dichi donna dichi vento,
che mò s'affaccia e mò se ne va via.
La donna, fatte conto, è 'no strumento
che gnisuno conosce si che sia.

La donna pôi chiamalla, in d'u' momento,
un ammasso d'infamie e de bucia,
e poveraccio quello ch'è contento
quanno che potrà dì: l'ò fatta mia!

Perchè nun pensa che la donna, infine,
è tal'e quale a un ber fazzolettino
de seta, de broccato, o stoffe fine.

Che tantissime vorte, per un caso,
ortre che èsse' scicche ar saccoccino
se pô puro cambià': èsse' da naso!

Mario Ferri
"Puncicature ... Sonetti romaneschi", Unione Arti Grafiche Abruzzesi - Roma 1926, pag. 3

 
 
 

Li bisogni de la giustizzia

Post n°2766 pubblicato il 25 Aprile 2016 da valerio.sampieri
 

Li bisogni de la giustizzia

Ah, certo, l'avvocato difensore
me fece una difesa commovente!
- Voi - disse - condannate un innocente!
Pietro Palletti è un giovane d'onore! -

Ma sì! Perdeva er tempo inutirmente:
quer possin'ammazzallo (1) der pretore
seguitava a parlà con un signore
che manco la vergogna de la gente!

E sapete chi era? Lo strozzino
che je sconta l'effetti: tant'è vero
che je messe un pappié (2) sur tavolino;

lui l'infilò ner Codice Penale
eppoi me condannò soprapensiero
propio a tre mesi come la cambiale!

Note:
1 Maledetto (che lo possano ammazzare).
2 Una carta, da «papier».

Trilussa

 
 
 

La stampijja der Zantàro

La stampijja der Zantàro (1)

Stammatina, a Ssampietro, a ssedisciora, (2)
sc’è (3) nnata una bbellissima bbaruffa,
perché un zantaro strillava de fora:
«Scinque Santi a bbaiocco, e ’r Papa auffa». (4)

Defatti, (5) cazzo, è una gran cosa bbuffa
quella che ss’abbi (6) da permette (7) ancora
una bbusciarderia che ssa dde muffa,
dove er Zovrano maggna e nnun lavora.

Va auffa er Papa? Auffa un par de palle.
So cch’er Concrave de Papa Grigorio
ce costò bbone bbajocchelle ggialle.

Pe cquesto la stampijja der zantaro
era un bravo limbello inframmatorio, (8)
d’abbruscialla (9) pe mmano de notaro.

Note:
1 La stampiglia del santaro.
2 A sedici ore.
3 Ci è: c’è.
4 A ufo: gratis. Vedi il Son...
5 Difatti.
6 Si abbia.
7 Permettere.
8 Libello infamatorio.
9 Da bruciarla.

Giuseppe Gioachino Belli
9 aprile 1834
(Sonetto 1183)

Commento [VS]:
Di "Nun se frega er santaro", Trilussa offre la seguente spiegazione: "A me non la fanno. Frase originata dalla storiella del santaro (venditore d'immagini sacre) il quale nel giorno d'una canonizzazione gridava in piazza San Pietro: «Un bajocco er Santo novo, e 'r Papa auffa! ("a ufo")» così che venne messo in prigione. Liberato, e ammaestrato dall'esperienza, a chi gli chiedeva perché non gridasse più a quel modo, rispose: «Nun se bùggera (o: nun se frega) er santaro!»." ("La pace der lupo").
Luigi Morandi, a pag. 268 del terzo volume de "I sonetti romaneschi di G.G. Belli pubblicati dal nipote Giacomo", Città di Castello, S. Lapi Tipografo-Editore, 1886), aggiunge le seguenti note a quelle del Belli:
1. La stampiglia [stampa con più immagini] del santaro [venditore di santi]. 4. Vedi il sonetto... [Le bbagarine, 2 dic. 33 (sonetto 1037 dell'edizione curata da Marcello Teodonio)], nota... [6. - S'intende che nella stampiglia c' erano i ritratti di cinque santi e quello del Papa. Il fatto deve esser vero, perchè molti lo raccontano, né è probabile che il racconto sia derivato da questo sonetto, rimasto finora quasi del tutto ignoto.]. [8. Bugiarderia. 9. Monete d'oro.]

 
 
 

Auffa, concordanze in Belli

Auffa è "Parola significante gratis, che dicesi derivare dalle sigle A. V. F. poste già dai Romani sulle moli che i popoli soggetti dovevano dirigere ed avviare senza mercede a Roma: cioè Ad Urbem Ferant.", come riferisce il Belli in nota al sonetto 456 (Li Spiriti, 4°) già pubblicato sul mio blog. Nei sonetti di Belli il termine ricorre poco meno di una trentina di volte. La lettera "T-" che precede il numero del sonetto indica che la numerazione è quella della raccolta cirata da Marcello Teodonio.

Concordanze:
T-0015, Ar sor dottore medemo: ma mmó vve lo dich’io, sor cosa-bbuffa, / chi ssete voi (nun ve l’avete a male): / trescento libbre de carnaccia auffa.
T-0058, A le spalle de Zaccaria: o de riffe o de raffe, inzino a mmone, / abbi vorzuto maggnà er pane auffa. // Assòrtalo da mettese a ppadrone;
T-0079, La protennente: Sú, smena er fiocco, bbellezza der monno, / strigni er bocchino! Auffa li meloni! / e si auffa la dài manco la vonno.
T-0079, La protennente: strigni er bocchino! Auffa li meloni! / e si auffa la dài manco la vonno. // Ciài pijjato davero pe ccojjoni
T-0121, La lettra de la Commare: Un passo addietro. Cquà la capicciola / curre auffa, mannandove un zaluto / pe pparte d’Antognuccio e Lusciola.
T-0121, La lettra de la Commare (nota 4): La bavella va a vil prezzo. Sull’auffa, a ufo, vedi il sonetto ...
T-0375, L’immasciatori de Roma: pe ppagà l’indurgenze co le pujje, / e ppe ccacciasse auffa li disegni / de le cchiese de Roma e de le gujje.
T-0456, Li spiriti - 4°: «Sor Don Libborio mio, bbasta una fuffa», / strillò cquello; «e lle messe, pe sto ggiro, / si le volete dí, dditele auffa».
T-0668, Cazzo pieno e ssaccoccia vota: si mmai sciavessi con tu’ bbona pasce / ’no scampoletto de patacca auffa. // Già lo sapevo: tu nun zei capasce
T-0668, Cazzo pieno e ssaccoccia vota: Ma ssenza la tu’ chiavica de Fiano, / cuanno me sento li connotti pieni / cqua cciò ddu’ freggne auffa, una pe mmano.
T-0730, La vittura auffa: La vittura auffa // Panza ha scannato Meo, ma ssur lommetto / ccià ttre bbusci lui puro, e jje va mmale;
T-0879, Er ciarlatano novo: Chi sse ne caccia poi diesci in un botto, / ha ll'undescimo auffa: eh? cche bbrav'omo! // Venne inortre un zegreto pe ddu’ ggiuli
T-0890, Li Spedali de Roma: Hai la tiggna? te pía San Galigano, / dove tajjeno auffa li capelli / mejjo de Rondinella er babbilano.
T-1037, Le bbagarine: tanto la va mma ppoi fanno la muffa. // Mica c'abbi da dà la robba auffa, / ma cquanno te sce scappa la paggnotta
T-1127, Er fico fresco: Eh cquanno abbi lui vojja d’un fichetto, / je lo do auffa io ppiú a bbommercato. // Eppuro sce s’è ttrovo llí un zomaro
T-1183, La stampijja der Zantàro: perché un zantaro strillava de fora / «Scinque Santi a bbaiocco, e 'r Papa auffa». // Defatti, cazzo, è una gran cosa bbuffa
T-1183, La stampijja der Zantàro: dove er Zovrano maggna e nnun lavora. // Va auffa er Papa? Auffa un par de palle. / So cch’er Concrave de Papa Grigorio
T-1251, La festa de San Nabborre: potetti io puro avé la bbella sorte / de sentí in chiesa quattro soni auffa. // La musica era un merangolo-forte
T-1316, Er vino e ll’acqua: Dunque che vvale ppiú? cquella c'allaga / Piazza-Navona auffa, e cce se ssciacqua / li cojjoni, o cquell’antro che sse paga?
T-1596, Er fruttarolo: Tenete, sciscio mio, succhiate er cocco. // Le pera auffa? povero cojjone! / Spassàtelo, cantateje la ninna:
T-1618, Li commenzabbili der padrone: e un po’ pperché a sto monno tu lo sai / come la cosa và: rricchi o ffalliti, / un pranzo auffa nun dispiasce mai. //
T-1804, Li ritratti de lujjo: Cinque vassalli un giulio! è ccosa bbuffa, / quanno c’avémo poi for de le cchiese / cinque Santi a bbajocco e 'r Papa auffa. //
T-1896, Er primo gusto der Monno: l’avé ppieno er cammino de bbefane, // er beve auffa, er cojjonà er Governo / e ffàlla in barba ar fisco e a le dogane,
T-1937, La caristía der 37 - 1°: Dimani ar Culiseo fa la dispenza / de pane auffa, e lo sa ppuro er gatto. // Venardí ppubbricò ’n’antra Eminenza
T-2096, Pasqua bbefania - La notte de pasqua bbefania: che cciamancava poco? Ebbè? vv'aspetto?» / «Auffa li meloni e nnu li vonno!». // «Mamma, guardat’un po’ ssi cce se vede?»
T-2276, L’arte der campà auffa: L'arte der campà auffa /// Nina, sai c'hai da fà? bbuttete addosso / presto-presto quer cencio de mantijja,

 
 
 
 
 

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Un blog di: valerio.sampieri
Data di creazione: 26/04/2008
 

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