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Messaggi del 14/06/2016

Li cappelli

Post n°2897 pubblicato il 14 Giugno 2016 da valerio.sampieri
 

Li cappelli

Li du' Cappelli s'ereno incontrati
vicino su lo stesso attaccapanni.
Come succede, vennero in discorso
de quanno figuraveno in vetrina
d'un cappellaro ar Corso (1).
- Eh! - dice - er caso, quante ne combina!
Chi avrebbe immagginato, doppo tanto,
de ritrovasse accanto?
Tu co' chi stai? - Co' Giggi er mozzorecchio (2).
E te? - Co' Totarello lo spezziale.
Come me trovi? - Sempre tale e quale:
fresco, pulito, bello... Un vero specchio.
Invece guarda a me, come so' vecchio:
brutto, sciupato... So' ridotto male!
Forse dipennerà ch'er mi' padrone
conosce tutti e, senza fa' eccezzione,
nun sta un minuto cór cappello in testa...
- Apposta io me conservo, grazziaddio:
perché conosce tanti pur'er mio,
ma nun saluta che la gente onesta.

Note:
1 L'antica via del Corso, che da Porta del Popolo conduce a piazza Venezia.
2 Legale da strapazzo, cavalocchi.

Trilussa

Commento.
La poesia fu pubblicata per la prima volta nel 1901 in "Favole romanesche" e con profonde modifiche fu ripubblicata nel 1941 in "Le favole". Scrive Claudio Costa: "Più che la battuta finale sulla rarità dell'onestà tra gli uomini, rimane impresso il duplice comportamento, l'opposta vita dei due protagonisti in absentia: quello scappellarsi continuo, servile, viscido dell'odioso avvocatorucolo; quella serietà dignitosa e ferma del modesto farmacista che il cappello lo leva solo davanti a chi merita, a chi egli rispetta."

 
 
 

Li pidocchi arifatti

Li pidocchi arifatti

Ecco pe' dì si come dice lui,
(ma questo no co' me, co' mi' marito)
dice: "Io he hosa avevo Signor Vito
quann'era fora? nulla; è a Roma a hui

debbo, zio sbirro, d'essermi arihito".
Si te viè a ariccontà li trofei sui
io je dico a quell'artro aribbambito
dije: "che cerchi, li mortacci tui?"

Quest'è un fatto: qui a Roma sti fregnoni
salischeno su su de punt'in bianco,
e noi poi se grattamo li cojoni:

'sta fotta ecchela qua come se spiega:
che tiengheno la moje a servì ar banco
e frutteno du' buci de bottega.

Giggi Zanazzo
2 luglio 1880
Da: Vox populi

Note:
Tit.: Pidocchia-arifatta, "si dice così delle persone salite da misero stato (Belli, La sposa ricca del 13 febbraio 1835). Pidocchio rifatto, comunque anche nella parlata volgare di altre regioni, ha il suo equivalente nel toscano "pidocchio riunto". Proverbi romaneschi: Mejo u' ricco spiantato, che un pidocchio rifatto. Poveri aricchiti e minestra ariscallata sanno sempre de tanfo cattivo. Proverbio veneto: La pezo genia xe quela dei refai (Cfr. Zanazzo, Proverbi romaneschi, ecc., cit., p. 220)
v.5: Chi parla contraffà scherzosamente la pronunzia toscana.
v.6: Li trofei sui = Le sue vittorie, le sue conquiste
v.7: Aribbambito = Rimbambito, participio passato del verbo italiano "rimbambire, diventare mezzo scemo", "tornare bambino invecchiando"
v.12: Fotta = Cosa, Fatto. Ma anche Panzana, Balla, Sciocchezza (cfr. Belli: La quarella d'una regazza del 4/12/1832, Li posti I del 20/1/1833, L'abborto del 17/10/1833)

 
 
 
 
 

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Un blog di: valerio.sampieri
Data di creazione: 26/04/2008
 

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