Creato da lenteris il 02/07/2011
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lenteris
lenteris il 14/09/11 alle 19:00 via WEB
Hai ragione caro Piero sulla necessità dell’attesa… tutto è attesa… perfino quando ti sembra di aver raggiunto una meta, di essere arrivato. Al traguardo puoi scoprire che in realtà quel luogo non era altro che un ponte che ti avrebbe portato altrove... Per questo come dici benissimo te, l’attesa è “movimento”…. Non è stasi…. È attenzione e rispetto e fede e fiducia e le ferite d’amore o della vita in genere non sono che i segni che l'aratro ha lasciato per la semina... Un abbraccio Piero e grazie per il tuo pensiero
 
PieroMizu
PieroMizu il 14/09/11 alle 14:22 via WEB
Purtroppo.. spesso siamo più bravi a fare i pazienti anziché i dottori di noi stessi… saper aspettare è un arte. La scuola è la vita. Spesso pensiamo di aver i colori in mano e vogliamo dipingere, subito, senza esserci procurati tele e pennelli… ma dipingere è trovare attenzione e amore…. Prepararsi… e ciò richiede tempo, attesa…. Come nella “cura”….. malati di vita e amore…. Lo scoprono sulla loro pelle…. E ancor di più accettare la necessità dell’attesa… tutto è attesa… necessaria anche per incontrarsi… poiché come ben diceva Walt Whitman “se è tardi a trovarmi, insisti, se non ci sono più in un posto, cerca in un altro, perché io son fermo da qualche parte ad aspettare te”….. l’attesa è in certo qual modo “movimento”…. Non è stasi…. È attenzione e rispetto e fede e fiducia, a volte delusione, altre no….. sono un pessimo medico e un buon paziente…… ma capisco bene, sulla mia pelle, che prima accolgo l’attesa, prima comincio, da “medico” , a curare le mie ferite d’amore, di senso, aprendo il cuore all’infinita possibilità… perché, usando le parole di Josè Samarago “ dovrebbe bastar questo, dire di uno come si chiama e aspettare il resto della vita per sapere chi è, se mai lo sapremo, perché essere non significa essere stato, essere stato non significa sarà”…… e nell’attesa… attendo…!!!Rilke docet....!!!!!
 
lenteris
lenteris il 12/09/11 alle 14:45 via WEB
Perfettamente d'accordo con te afrodite, sul cambiamento d'obiettivo percorrendo un vicolo cieco... naturalmente essendo certi di aver esplorato bene la mappa! O anche essere certi di avere fra le mani la mappa giusta :)! Grazie un abbraccio
 
afrodite.58
afrodite.58 il 11/09/11 alle 21:35 via WEB
Il "devo" è un obbligo, appunto un dovere. Il "posso" è quello che è in nostro potere di fare. Il "volere" è assolvere un desiderio. Il "non poter fare" è non avere la possibilità di fare. Il "vorrei" è una indecisione ma se accompagna il "non posso" bisogna analizzarne il motivo, non sempre l'ostacolo siamo noi stessi. Ci sono cose che agiscono e interagiscono al di fuori di noi, e spesso, della nostra volontà. Quando si vuole raggiungere un obiettivo e non ci si riesce nonostante si è provato in mille modi e per mille strade vuol dire che dobbiamo cambiare obiettivo. Esistono dei tragitti a noi sconosciuti che dobbiamo, nostro malgrado, percorrere, che ci piaccia oppure no e tutto serve a farci capire "qualcosa"... magari non è affatto l'obiettivo che stavamo perseguendo. Un abbraccio ^___^
 
lenteris
lenteris il 10/09/11 alle 10:43 via WEB
La consapevolezza, hai veramente ragione cara Spersa, tiene conto sempre delle nostre possibilità ma io aggiungerei anche delle nostre potenzialità che neppure noi possiamo immaginare. La vanità è un grosso ostacolo al risveglio e ci fa precipitare in mezzo alle paure dell'IO... ma il contatto con noi stessi, l'ascolto e il sentire sono i parametri indispensabili per realizzare e per attingere alle nostre risorse. Ti abbraccio amica Spersa :) grazie del tuo bel commento
 
lenteris
lenteris il 10/09/11 alle 10:36 via WEB
La scelta è energia magnetica. Qualcosa che ci rappresenta ci chiama a se senza sforzo. Qualcosa che ci costringiamo a fare ci respinge. E, come dicigiustamente te cara Morven, l'ostacolo siamo proprio noi. Grazie e un sorriso :)
 
lenteris
lenteris il 10/09/11 alle 10:33 via WEB
Già... l'atto di volontà è mosso sempre da qualcosa. A volte è un vecchio solco in cui rischiamo di ripetere gli stessi scenari e le stesse automatiche reazioni. Sarebbe importante attualizzare, aggiornare al presente ogni moto che ci spinge nel volere e nel potere. Ti abbraccio Cla, grazie
 
spersadiillusioni
spersadiillusioni il 09/09/11 alle 13:57 via WEB
il Devo fare dal vorrei fare volevo scrivere.:-) Eppure ci è più semplice pensare che il vorrei sia un qualcosa di minore e più alla portata di noi stessi rispetto al devo fare! ;-)
 
spersadiillusioni
spersadiillusioni il 09/09/11 alle 13:55 via WEB
Non vedo questa grande differenza se la persona agisce e pensa con consapevolezza, se vorrei fare qualcosa e stò maturando cosa vorrei fare, stà a me poi fare. Il fare è solo un passaggio successivo alla maturazione di un posso fare, posso farcela. Tutte le azioni possono essere un vorrei e un faccio, se l'incoscienza del faccio non ha primeggiato su ciò che ci è permesso di fare nel qui e ora a secondo delle nostre possibilità. ognuno sà già in partenza cosa è troppo o in armonia con le sue capacità. Il devo dal ha la differenza che se viene messo come vanità di farlo per dimostrare...allora si precipita perchè è stato fatto per compiacere l'io e non l'IO. I nostri serpenti (paure,ansie,rabbie, voglia di vanità) attorcigliati intorno all'IO non ci permettono di fare qualcosa per servirlo. Buon pomeriggio ;-)
 
Morven61
Morven61 il 09/09/11 alle 12:50 via WEB
Devo indica dovere . Cosa posso fare è quello che noi decidiamo di fare. Noi possiamo fare tutto con la forza del pensiero seguito dall'azione. L'ostacolo siamo semprte noi quando guardiamo dall'altra parte dell'obiettivo
 

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