Radici del maschio

A ogni donna che ho amato.

A ogni donna che ho ignorato senza sapere perché.

A ogni donna che ho fatto soffrire e mai me lo perdonerò.

A ogni donna che mi ha spezzato il cuore.

A ogni donna che è passata oltre.

A ogni donna con cui mi sono scambiato la pelle, e il fiato, e la frenesia del corpo che brucia di desiderio.

A ogni donna che c'era sempre per me, senza chiedersi se io potessi ricambiare.

A ogni donna che è andata via, e a tutte quelle che ho ritrovato.

A mia madre, alle mie nonne, alle mie zie, alle mie cugine.

Alle figlie che non ho e mai più avrò.

A te, che mi stai al fianco da quasi quattro anni e sei il più grande dono che la vita potesse farmi.

A tutte voi che mi state leggendo, o che ignorerete questo post e nemmeno aprirete la mail.

A tutte quante:

GRAZIE

Grazie di esserci, e di non lasciarmi mai solo. Me come ogni altro uomo.

Senza di voi la vita non avrebbe senso, e non basta un giorno all'anno per dirvelo.

Radici

Sai bene qual è l'effetto. Quello che succede quando soltanto intravedo un brano della tua pelle nuda, liscia come la seta e appena ambrata. Specie se quel brano s'affaccia fra i due lembi della camicia. Specie se quella camicia è di colore bianco.

Lo sai qual è l'effetto, e lo vuoi provocare.

Sai che è come il richiamo di una musica che proviene dal bosco profondo. Come impedirsi d'esserne ammaliato, e di seguirla senza curarsi di dove porterà? Quante volte è successo di fermarci sulla porta di casa perché eri vestita così, e d'iniziare a divorarci addossandoci a quella porta, coi vestiti che volavano via quasi strappati di dosso come la pelle secca d'un rettile dopo la muta.

Proprio perché lo sai indossi una camicia bianca quando abbiamo un appuntamento a cena da amici, e non possiamo permetterci di cedere al desiderio. Perché vuoi che quelle ore siano il montare del desiderio verso un'esplosione da fine del mondo.

Sai tutto questo di me. E io lo so di te.

E' bello giocare a provocarsi, sapendo che poi quando rimetteremo piede a casa comincerà la caccia. E la preda sarai tu.

Radici

Mi capita ancora d'essere strappato al mio sonno e d'irrompre nel tuo.

C'è stato un tempo in cui credevo si trattasse d'una cosa legata all'età, quella in cui gli istinti sono meno regolati e la gioventù non riesce a mediarli. E invece succede anche adesso di svegliarmi in preda al desiderio di te, e avere l'impeto di stringerti e portarti a me. Quando accade è incontenibile. E lo sai anche tu, che decidi di non resistere mai. Anche se quel fuoco lo subisci, e almeno un attimo ti chiedi perché mai dovresti cedere a quello che nel momento è un desiderio solo mio.

Ma lo sento che per te è come un contagio. E forse anche la lusinga di sentirti ancora così desiderata. Dopo tutti questo tempo insieme, come le prime settimane.

Poi non sempre quel fuoco dura. Magari si spegne poco dopo, senza che il desiderio venga saziato. Oppure succede come l'ultima notte. Quando l'impeto di portarti a me e baciarti mi ha vinto ancora squarciando la barriera del dormire. Ma dopo averti baciata appena ti ho lasciata tornare dentro il tuo riposo. Eri così stanca, dalla sera precedente. E sei così stanca in questo periodo. Senza che questo debba diventare una colpa, né alimentarne altre.

Radici

Tracce di un amore incenerito. Le tue cose lasciate a casa, nella fretta di andartene via. Volevi troncare ogni legame con quello che eravamo stati, no? E allora, cosa di più esaltante che avere qualcosa da lasciarsi alle spalle?

E io in quei giorni sapevo bene che lasciarsi era la cosa più sana per entrambi. Ma avevo paura del salto nel vuoto. Mi hanno sempre messo ansia le storie che finiscono. Il solo vederle o sentirne parlare mi mette ansia. Figurati l'esserci dentro, e dovere attraversare ogni attimo finché c'è un percorso da compiere.

Poi però il tempo fa il suo lavoro. C'è un'altra persona al mio fianco, e forse ce n'è una anche al tuo fianco. Io non chiedo, tu non dici. Giusto così. Ti fa anche rabbia sapere che non sono più solo, ma non posso farci niente. E' un problema tuo, non più Nostro.

Rimangono le cose che hai lasciato qui. Reliquie di un tempo che ci era appartenuto. Ho avuto tanta cura di loro. Lasciando un tuo vecchio giaccone sull'attaccapanni dell'ingresso. E non variando l'ordine dei libri sul tuo comodino. Quei libri che amavi iniziare senza finire.

"Lascio dei miei vestiti, e non so se potrò tornare a riprenderli. Se ti danno fastidio, buttali via".

Mentre lo dicevi, lo sapevi che in quel momento io pensavo di non farlo mai: buttare via le cose tue. Ma forse nemmeno tu sapevi quello che adesso io so. Che arriva un tempo per tutto. Anche per buttare via le tue cose.

Radici

Vorrei fare della tua pelle il mio papiro.

Farti sdraiare a schiena in su, e scrivere pensieri selvatici sul declivio che scende dalle tue natiche.

Vorrei sfidarti a indovinare cosa ho scritto. E poi vorrei mangiarti le parole dalla bocca mentre le ridici, e scrivere un altro racconto di passione dentro le nostre notti.

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