Promesse e ri-promesse

Post n°14 pubblicato il 22 Febbraio 2009 da veromaschioFI
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Quante cose apprendiamo dagli amori finiti? Tante. Senza che però questo significhi la nostra capacità di non ripetere gli errori con le altre persone arrivate dopo nella nostra vita. Ché anzi, si finisce spesso per replicarli quegli errori, al ripresentarsi delle condizioni medesime.

Una delle cose che ho capito è la necessità di smetterla con le promesse. Quante ne ho fatte alle donne che ho avuto al mio fianco? E ogni volta non le ho fatte con leggerezza: ero davvero convinto di poter mantenere. Poi, dopo non averle mantenute (non soltanto per colpa mia, va detto), le ho rifatte. Ancora una volta convinto di mantenere. E ancora una volta, dopo, costretto a prendere atto di non riuscirci.

Provando e riprovando, ho scoperto che è meglio non promettere. E adesso che al mio fianco c'è una compagna con la quale sento di aver trovato un vero equilibrio, taciotamente abbiamo deciso di non prometterci nulla. Ch anche lei c'è passata, e conosce la vanità dell'impegnarsi a dare all'altro delle cose che non arriveranno.

E lo so che qualche volta lei ha lo stesso mio pensiero: perché non sto promettendo a lui ciò che avevo promesso a altri? Ma perché stavolta vogliamo mantenere, amore mio. E farlo davvero, senza perdere tempo a dircelo.

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Immagini mentali

Post n°13 pubblicato il 21 Febbraio 2009 da veromaschioFI
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Amo ricordarti attraverso quell'immagine.

I tuoi piedi nudi sopra un campo verde, e alle tue spalle una casa in collina. Con te che m'aspettavi lì, e la musica di un brano di Pat Metheny (Family, tratto dal sublime A map of the world) a fare da sottofondo.

E' un'immagine mentale. Uno di quei meccanismi attraverso i quali rielaboriamo la realtà e ce la facciamo piacere. Ricordo ancora quel pomeriggio luminoso di luglio, quando quest'immagine nacque e il nostro amore era ferito a morte.

Ascoltavo quel brano, nel salotto di casa, e pensavo a quanto bello sarebbe stato amarti senza soffrire nel modo in cui stavamo soffrendo. Intestardendoci a tenere in piedi una cosa che non reggeva più.

Sarebbero stati necessari altri, lunghissimi mesi perché prendessimo atto che fra noi era finita. E che dovevamo ricominciare da capo, ciascuno per la propria strada. Ma anche se non te l'ho mai detto, conservo ancora quell'immagine mentale. Come un raggio di luce che illumina una fettuccia di stanza buia e accende la danza del pulviscolo. E tu lì sei sempre bellissima e sorridente.

Avrei voluto amarti nel modo in cui eri - in cui sei, ogni volta che riascolto Family - dentro quell'immagine mentale. Ma la realtà è sempre un'altra cosa.

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Chi vince comanda

Post n°12 pubblicato il 20 Febbraio 2009 da veromaschioFI
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Chissà cosa avrei scelto di farti se avessi vinto io. Ma hai vinto tu, perciò devo raccontare questo. Del resto, eri stata tu a proporre il gioco e le regole.

C'era desiderio nell'aria, lo percepivamo entrambi. E prima ancora che i nostri corpi inziassero la danza, prendesti un mazzo di carte da poker dal cassetto e lanciasti la sfida: "Asso di cuori la carta più alta. Chi estrae la carta migliore dal mazzo detta il gioco, e l'altro deve eseguire".

Mi parve un'intrigante idea, e ancor più credetti che così fosse quando estraendo per primo mi trovai tra le mani la donna di fiori. Ma poi il mio sorriso si spense quando vidi fra le tue mani il re di picche.

Avevi vinto tu, e io ero il tuo bottino.

Mi chiedesti di spogliarmi. Poi come una donna adulta avrebbe fatto con un ragazzino mi prendesti per mano e mi portasti di là, sul letto. Mi ordinasti di sdraiarmi a pancia in giù. In modo dolce ma fermo. Poi ti spogliasti montasti su di me. Sulle mie natiche. E lo so che ti sono sempre piaciute, e io non ho mai capito perché. Ma l'altra sera ho capito quanto ti piacciano. Dal modo in cui cominciasti a strusciare, proprio lì. Prima lento, voluttuoso. Poi sempre più frenetico. E io che intanto sentivo l'umido, ma anche il calore insopportabile sulla pelle, mi eccitavo in modo mai provato. E il non riuscire a vederti aumentava il mio eccitamento. Per tutto il lungo tempo che è durò.

E' bellissimo perdere così con te, amore...

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I miei baci per te

Post n°11 pubblicato il 19 Febbraio 2009 da veromaschioFI
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Ti capisco quando dici che baciarsi è importante, e che tutto comincia da lì. Ti ho capito anche quando mi hai detto che volevi soltanto baciarmi. Per ore, senza andare oltre.

 

Sul momento la cosa mi lasciò perplesso, però dissi di sì. E non me ne sono mai pentito, perché quella è stata una delle esperienze erotiche più belle della mia vita: tenerezza, eccitamento che monta fin quasi a esplodere ma rimane lì, inespresso.

 

E poi il calore e il rossore di quando ci si separa, con gli occhi che luccicano come in preda a una febbre e la promessa di rivedersi presto. Da quel giorno non aspetto altro.

 

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Innamorarsi

Post n°10 pubblicato il 18 Febbraio 2009 da veromaschioFI
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Ma ha davvero un senso l'espressione innamorarsi?


So di toccare un argomento sensibile, e che dopo questo post qualcuno mi maledirà perché si sentirà costretto - d'ora innanzi - a soppesare bene le parole che utilizza. Però, a pensarci bene, poche espressioni d'uso corrente sono sbagliate come quella che porta a parlare dell'atto di innamorarsi. Perché quest'espressione fa passare l'idea che vi siano scelta e volontà nell'innamoramento. Nulla di più distante dalla verità.


L'innamoramento arriva inatteso e improvviso. A tradimento. Sarà banale l'immagine della freccia di Cupido che ci colpisce mentre siamo ignari, però rende l'idea. Per questo sostengo che sia molto più appropriata l'espressione anglofona falling in love, "cadere in amore".


E mi pare che sia proprio questa la dinamica. Procedere tranquilli per la propria strada, come se nulla fosse. E d'improvviso cadere, come dentro una buca profonda. Che si trovava in un punto dove eravamo passati mille volte e non l'avevamo mai vista. E lo smarrimento che proviamo, il senso di patimento che ci viene dato dalla vertigine, sono l'innamoramento.  Il quale arriva quando scopriamo all'improvviso di non poter fare a meno di quella persona, che fino a poco prima nemmeno sapevamo esistesse. L'abbiamo cercata? C'era volontà nostra? No. Però l'abbiamo trovata.


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