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Post n°95 pubblicato il 05 Marzo 2009 da doc_doc2007
... Il Consiglio dei Ministri approva definitivamente i regolamenti attuativi. La FLC Cgil li impugnerà 05-03-2009 NON LASCIARE CHE ANCHE I TUOI DIRITTI VADANO IN CRISI Dopo i i parerei del Consiglio di Stato sugli schemi di regolamento relativi all'assetto ordinamentale della scuola dell'infanzia e del primo ciclo e alla riorganizzazione della rete scolastica (dei quali riportiamo in allegato un commento del nostro Ufficio Legale), nella seduta del 27 febbraio scorso il Consiglio dei Ministri ha approvato, in seconda lettura, i testi definitivi dei due regolamenti attuativi (anch'essi in allegato) che sono ora presso la Corte dei Conti per la registrazione. Ribadiamo la nostra intenzione di impugnare presso il TAR del Lazio anche gli schemi definitivi dei regolamenti attuativi, così come fatto per la CM n. 4 sulle iscrizioni, perché siamo convinti che le nostre motivazioni sono fondate. Porteremo, ancora una volta, le nostre ragioni nei luoghi di lavoro e nelle piazze in occasione dello sciopero generale del 18 marzo dei lavoratori dei comparti della conoscenza per dire NO all'arroganza e all'ignoranza di chi ci governa, NO alla logica dei tagli selvaggi, SI alla difesa del contratto nazionale e dell'autonomia scolastica, SI alla tutela dei diritti del personale della scuola, dei bambini, degli studenti e dei genitori, SI ad una scuola pubblica e di qualità. Roma, 5 marzo 2009 |
Post n°94 pubblicato il 27 Febbraio 2009 da doc_doc2007
Dal sito genitori/insegnanti: http://comitatoscuolapubblica.wordpress.com/ Scriviamo al Ministero dell’Istruzione, al Dirigente Scolastico Regionale, all’Assessore all’Istruzione della nostra regione …Facciamo sentire la nostra voce e la nostra indignazione contro i tagli alla Scuola Primaria !!! Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Al Direttore Generale All’Assessore Regionale alle Politiche dell’Istruzione e della Formazione P.C. al Comitato genitori e insegnanti per la scuola pubblica "Provi lei a spiegarmi" Sono un/una insegnante di scuola primaria di ……., in provincia di …., insegno da …… anni, nella mia scuola il modello orario è (a tempo pieno, di 30 ore, 35 ore….), l’area prioritaria del mio insegnamento è l’area ………….: In tutti questi anni di servizio mi sono auto-aggiornata, ho letto, ho frequentato corsi di formazione, mi sono appassionata a queste discipline che ora sento di padroneggiare e di riuscire ad insegnare con professionalità didattica e metodologica. Perché tutta questa mia ricchezza dal prossimo anno scolastico non verrà più salvaguardata? Perché, nel giro di pochi mesi, dovrò diventare un’insegnante che da solo, o supportato con forme residuali, si farà carico dell’insegnamento di 12 discipline (tante, le conti, sono quelle indicate negli ultimi riferimenti programmatici) che richiedono, visti anche gli attuali riferimenti curricolari, professionalità e competenze differenziate? È veramente difficile pensare che un unico insegnante, solo, possa farsi carico della gestione di sempre più alunni in classe, con esigenze differenziate e diverse modalità di apprendimento. Mi creda, non trovo alcun fondamento formativo, pedagogico o didattico a giustificazione di questo disegno riformatore. Le tesi fino ad ora portate a sostegno sono deboli, nessun noto pedagogista le avalla, colpiscono invece un modello di scuola che ben risponde alle prove internazionali (IEA PIRLS 2006 e TIMMS2007) e alla soddisfazione delle famiglie. Rimango in attesa di una risposta indirizzi Piemonte gelmini_m@camera.it, mgdutto@istruzione.it, cimettolafirma@gmail.com, direzione-piemonte@istruzione.it, presidente@regione.piemonte.it, assessore.formazioneistruzione@regione.piemonte.it |
Post n°93 pubblicato il 24 Febbraio 2009 da doc_doc2007
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Post n°92 pubblicato il 17 Febbraio 2009 da doc_doc2007
SCUOLA PRIVATIZZATA? NO GRAZIE!
http://www.foruminsegnanti.it/ |
Post n°91 pubblicato il 16 Febbraio 2009 da doc_doc2007
Caro Ministro, ora non si stupisca: Caro Ministro, diciamo le cose come stanno: lei sta semplicemente
Non siamo noi ad averla messa fin dall'inizio sul piano dello Buon lavoro. Torino, 13 febbraio 2009 Mario Ambel |
Post n°90 pubblicato il 31 Gennaio 2009 da doc_doc2007
Care/i compagne/i,
come sapete il 18 dicembre sono stati resi pubblici gli schemi di regolamento per l’infanzia e il primo ciclo e per il riordino della rete scolastica. Sulla base di questi il 15 gennaio è uscita la CM n. 4 sulle iscrizioni per l’a.s. 2009 – 2010. La Flc ha impugnato la circolare davanti al TAR del Lazio perché si riferisce a regolamenti che non hanno ancora esaurito il loro iter legislativo, non essendo ancora stati acquisiti i prescritti pareri della Conferenza Unificata e del Consiglio di Stato. I regolamenti e la successiva circolare costituiscono un attacco senza precedenti all’attuale assetto organizzativo e didattico della scuola italiana.
In particolare per la scuola primaria prevedono:
§ Introduzione, come tempo scuola ordinario, le 24 ore settimanali; § Introduzione del maestro unico (da attivarsi non solo per il modulo orario delle 24 ore, ma prevedibilmente anche per quelli di 27 e 30 ore); § Abolizione delle compresenze per tutti i modelli orari; § Utilizzazione delle ore di compresenza per la costituzione dell’organico di istituto (come verranno usate queste ore?) § Subordinazione della formazione di classi funzionanti a 30 ore alla disponibilità dell’organico assegnato. § Possibilità di costituire posti anche con orario inferiore a quello obbligatorio (completamento esterno?)
Le conseguenza di tutto questo sarà la distruzione di un’esperienza pluridecennale che ha condotto la scuola italiana ad essere, come affermano le rilevazioni OCSE, una delle migliori al mondo per qualità dei risultati.
Queste le conseguenze:
1. non sarà più possibile attivare percorsi formativi con tempi distesi e adeguati ai ritmi di apprendimento dei bambini; 2. verrà meno il principio della collegialità con la presenza di una pluralità di insegnati corresponsabili dei progetti educativi e portatori di specifiche competenze disciplinari; 3. impossibilità di organizzare attività di arrichimento, approfondimento mediante l’attivazione di laboratori, visite a musei, uscita didattiche, ecc… 4. impossibilità di garantire, alle fasce più deboli, percorsi di recupero tali da permettere un reale esercizio del diritto all’apprendimento. 5. diventerà inoltre assai difficile a. gestire le situazioni di inserimento di bambini disabili attraverso percorsi individualizzati e con l’intervento di un sostegno adeguato; b. dare una risposta all’esigenza di avviare procedure di accoglienza e inserimento per il sempre crescente numero di alunni stranieri che si iscrivono alle nostre scuole.
Le misure previste avranno inoltre una pesante ricaduta sul lavoro quotidiano degli insegnati:
§ Impossibilità di condividere responsabilità e scelte nello svolgimento del piano formativo; § Situazioni di spezzettamento dell’orario di servizio; § Aumento del carico di lavoro; § Situazioni di completamento esterno all’istituto di assegnazione dell’orario di servizio; § Eventuale estensione dell’orario di insegnametno a 24 ore settimanali superando l’attuale assetto contrattuale che prevede le due ore di programmazione. § Significativa perdita di posti di lavoro da parte dei colleghi precari.
In questa fase, prima del 28 febbraio, data in cui termineranno le procedure di iscrizioni, diventa fondamentaale riprendere la mobilitazione nelle scuole coinvolgendo i genitori.
Queste le proposte:
§ Campagna di informazione nei confronti di colleghi e genitori attraverso assemblee e coinvolgendo, là dove possibilie, i consigli di circolo. § Campagna per le iscrizioni: § Scuola dell’infanzia
Materiale inerente, sul sito della Flc Nazionale: www.flcgil.it
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Post n°89 pubblicato il 31 Gennaio 2009 da doc_doc2007
Comunicato |
Post n°88 pubblicato il 24 Gennaio 2009 da doc_doc2007
Una proposta ai docenti che NON condividono le norme attuali sulla valutazione Dichiarazione individuale di obbedienza coatta e dissociazione consapevole. allegata alla documentazione dello scrutinio o da proporre come mozione o come dichiarazione personale accanto alla delibera del collegio sulle modalità di valutazione. La/il sottoscritta/o, docente di .... presso..., gennaio 2008 |
Post n°87 pubblicato il 31 Dicembre 2008 da doc_doc2007
... ci sono alcune..perle nelle circolari applicative..ma, per non turbare troppo i brindisi... ne parliamo l'anno prossimo!? Auguri a tutti!!! (+ un bacio a A.F ) |
Post n°86 pubblicato il 22 Dicembre 2008 da doc_doc2007
PRESIDIO CONTRO I REGOLAMENTI E I TAGLI |
Post n°85 pubblicato il 14 Dicembre 2008 da doc_doc2007
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Post n°84 pubblicato il 12 Dicembre 2008 da doc_doc2007
Roma, 11 dic (Velino) Rinviata di un anno la riforma delle superiori. Partirà dal primo settembre 2010 “per dare modo alle scuole e alle famiglie di essere correttamente informate sui rilevanti cambiamenti e sulle innovazioni degli indirizzi” dicono dal ministero dell’Istruzione. Sul secondo ciclo “si aprirà un confronto con tutti i soggetti della scuola sull'applicazione metodologico-didattica dei nuovi regolamenti”. Fra i punti principali della riforma ci sono la semplificazione degli indirizzi scolastici, con gli istituti tecnici che passano da 39 a 11 e la riorganizzazione del sistema dei licei. Allo studio un legame più stretto fra le richieste del mondo del lavoro e la scuola e l’aumento delle ore di lingua inglese, delle materie scientifiche e di matematica. La nuova scuola primaria partirà invece dal prossimo anno ma anche in questo caso ci sono delle novità rispetto al decreto della Gelmini. Il tanto contestato “maestro unico” alle elementari sarà attivato su richiesta delle famiglie. È confermato nel verbale dell'incontro che si è svolto a Palazzo Chigi tra i sindacati della scuola e il governo. Presenti il sottosegretario Gianni Letta, il ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini e i titolari dell’Innovazione e Pa Renato Brunetta e del Lavoro Maurizio Sacconi. All'incontro hanno partecipato anche i segretari di Cisl e Uil Raffaele Bonanni e Luigi Angeletti.
Alle classi funzionanti a tempo pieno saranno assegnati due docenti. Alle MEDIE previsto un tempo scuola da 29 a 30 ore, secondo i piani dell'offerta formativa delle scuole autonome. Le classi con il tempo prolungato, ferma restando l'esigenza che si raggiunga il previsto numero di alunni, funzioneranno con non meno di 36 e fino a un massimo di 40 ore. Nella SCUOLA DELL’INFANZIA si garantirà prioritariamente il tempo di 40 ore con l'assegnazione di due insegnanti per sezione. Quello con attività didattiche solo al mattino sarà un modello organizzativo residuale, sulla base della esplicita richiesta delle famiglie. Il numero massimo di alunni per classe non verrà elevato ed è prevista la tutela del rapporto di un docente ogni due alunni disabili. Il governo si impegna infine a costruire un tavolo permanente per ricercare le possibili soluzioni per tutelare i precari.
(riv) 11 dic 2008 19:38
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L’on. Gelmini va su you tube e si dice disponibile a confronto e critiche (?), il 12 dicembre la scuola va in piazza e gliene dice tante (vedi qui, qui, qui, qui, qui). Bisogna vedere se anche la scuola pubblica è un “diritto inalienabile” (?). Vivalascuola propone un appello sulla valutazione, un articolo di Daniela Bertocchi sulla storia della valutazione nella scuola italiana, confronti e segnalazioni. Alcune considerazioni sulla valutazione degli apprendimenti nella storia della nostra scuola Correva l’anno 1993 quando le molte sperimentazioni (già in corso dalla fine degli Anni Settanta, a partire dalla Legge 517/77, per sostituire la “pagella con voti” con uno strumento capace non solo e non tanto di “quantificare” i risultati finali quanto di descrivere processi e risultati nella loro evoluzione) trovarono una ufficializzazione e codificazione nella cosiddetta “scheda di valutazione” impiegata dal 1993-94 in tutte le scuole elementari e medie. La scheda adottata da quell’anno era costituita di quattro parti o Quadri: Q1 per la definizione della situazione di partenza; Q2 per la descrizione di percorsi individualizzati; Q3 per la valutazione degli apprendimenti nelle varie discipline o ambiti disciplinari; Q4 per il giudizio cosiddetto “globale”. Al suo apparire la scheda suscitò inizialmente dubbi e perplessità: era indubbiamente abbastanza complessa, certamente più “lunga” da compilare rispetto alla tradizionale pagella, talvolta risultava di difficile comprensione per studenti e genitori (e infatti non doveva essere considerata un documento da “mandare a casa e far firmare”, ma uno strumento da illustrare con chiarezza e trasparenza tanto agli allievi quanto ai genitori). Con tutti i suoi limiti, l’adozione della scheda di valutazione, negli anni, ha comunque avuto una serie di ricadute positive sulle diverse componenti della scuola. • Intanto, ha dato una nuova centralità al tema della valutazione, portando in primo piano il fatto che non si può parlare di valutazione degli apprendimenti se non in relazione alla programmazione, o progettazione, degli insegnamenti e dei curricoli e che la valutazione non è solo quella finale, di quadrimestre o annuale, ma si basa su una “rilevazione” continua di dati e di processi, insomma un monitoraggio costante. • Ha messo in luce la genericità e l’assoluta non trasparenza del voto (ad esempio, per un insegnante “7” in italiano, in prima media, poteva voler dire che lo studente leggeva con buona fluenza, scriveva senza errori di ortografia e conosceva le parti del discorso; per un altro poteva voler dire che lo studente, pur avendo ancora alcuni problemi nella formulazione di testi scritti, grazie al positivo e costante impegno aveva raggiunto buoni risultati nella lettura e nella comprensione). • La scheda ha fatto emergere, e in molti casi anche diventare vera e propria “buona pratica”, la necessità di un processo collegiale, del Consiglio di Classe, tanto nel programmare quanto nel valutare. Poiché non è possibile confrontarsi sulla valutazione se prima non si chiarisce a se stessi e agli altri a che cosa si dà importanza, quali sono le priorità del proprio insegnamento, la valutazione ha costituito in molti casi la porta d’accesso anche a una programmazione collegiale. • Passando ad aspetti pratici, la necessità di verificare e valutare non in astratto, ma su processi e obiettivi specifici ha portato molti insegnanti all’utilizzo, in classe, non dei generici registri, utili solo a fini fiscali, ma di strumenti differenziati (registri strutturati per “obiettivi”, schede di osservazione finalizzate, griglie di correzione delle prove aperte, “dossier personali” del singolo studente, fino al famoso, o famigerato, portfolio, rivelatosi utile soprattutto nella sua versione per le lingue). In tempi più recenti si è previsto, anche sulla base di criteri e raccomandazioni europee (vedi qui e qui) di affiancare ai “normali” strumenti di valutazione anche uno strumento finale per il primo ciclo di istruzione e per il biennio dell’obbligo della scuola secondaria di 2° grado che certifichi le competenze acquisite dallo studente: quindi non solo le conoscenze e le abilità, ma proprio le competenze, intese come “un saper fare intenzionale ed efficace raggiunto dall’allievo che viene descritto in relazione al contesto d’uso in cui [la competenza] è espressa” : così ci si esprime nel sito del MIUR dedicato alla certificazione delle competenze al termine della scuola del primo ciclo (vedi qui). Del resto, anche nelle Linee guida (2/11/2007) per l’innalzamento dell’obbligo di istruzione si afferma che il percorso didattico del biennio dell’obbligo prevede “un ripensamento profondo sia delle strategie didattiche sia della valutazione” e “un costante lavoro collegiale dei docenti per individuare e sperimentare modelli di valutazione coerenti con un impianto culturale e pedagogico centrato sugli assi e sulle competenze.” Di questi modelli di certificazione, sia pure ancora sperimentali, esistono diversi esempi molto interessanti: si veda, uno per tutti, quello elaborato per la fine del 1° ciclo dalla Scuola Secondaria di 1° grado “Dante Alighieri” di Cavezzo, Medolla, San Prospero (vedi qui). Quello che è importante rilevare è che la certificazione delle competenze non consiste nell’indicare “quantitativamente” il possesso di una competenza, ma nello stilare un profilo finale composito che descriva che cosa sa fare realmente e autonomamente lo studente in una determinata situazione. Ad esempio, secondo il modello di certificazione indicato sopra, in lingua inglese lo studente ha una competenza eccellente se: ”in contesti che gli sono familiari, comunica con uno più interlocutori, si confronta per iscritto nel racconto di avvenimenti ed esperienze personali e familiari, espone opinioni e ne spiega le ragioni mantenendo la coerenza del discorso. Comprende i punti essenziali di semplici messaggi in lingua standard. Nella conversazione espone le proprie idee in modo semplice e chiaro” e in matematica se: “conosce, riporta e rielabora caratteristiche, proprietà,definizioni, leggi, usando in modo appropriato e autonomo la simbologia e il linguaggio specifico. Individua ed applica con sicurezza regole, relazioni, procedimenti logici e modalità operative anche in contesti diversi. Matematizza situazioni complesse e le risolve”. Solo una domanda: un profilo di competenza di questo tipo come potrebbe essere descritto con un voto? Dire che lo studente ha 10 in inglese e 10 in matematica dà un’idea altrettanto chiara e precisa di che cosa lo studente sa fare? E un’ultima domanda: l’insegnante abituato a “concentrare” nel voto una serie di fattori diversi ed eterogenei, come potrà autoformarsi a quella descrizione esaustiva e trasparente delle competenze che l’Europa ci propone e ci chiede? * * * Per una valutazione degli apprendimenti I recenti provvedimenti sulla valutazione degli apprendimenti destano forti preoccupazioni. La sensazione è che, ancora una volta, in tema di progettazione e valutazione educativa, si parta dalla coda anziché dalla testa dei problemi. Discutere di giudizi e di voti, o peggio di come effettuare il passaggio dal giudizio al voto, è un falso problema e scelte di questo tipo, tutte sbilanciate sulla valutazione sommativa, distolgono dal considerare la questione della valutazione nella sua complessità e portano a dare un’attenzione smisurata al solo esito conclusivo, ignorando invece tutto quello che di ben più significativo e importante sta sotto e prima, ovvero quanto avviene mentre gli alunni imparano, che richiede la lettura attiva dei processi da parte dell’insegnante. Riteniamo infatti che, anziché adottare soluzioni inadeguate, che potrebbero favorire il ritorno a pratiche didattiche e valutative anacronistiche e controproducenti, sarebbe utile avviare una elaborazione seria e competente su tutte le modalità di valutazione, sia continua che finale. Nel contempo riteniamo decisivo che nelle scuole si continuino a esercitare e a consolidare le pratiche di valutazione qualitativa e descrittiva, che avvengono contestualmente ai processi di insegnamento/ apprendimento e si basano sull’osservazione sistematica e sulla documentazione. In tal senso, anche sulla base delle esperienze didattiche e delle ricerche più accreditate, riteniamo indispensabile in questo frangente ribadire la necessità di difendere e rinforzare una valutazione descrittiva, attenta ai ritmi di crescita e alla complessità dei processi di apprendimento, non invasiva, rispettosa delle diversità e delle differenze, progressivamente coerente con il livello di sviluppo raggiunto. La valutazione a cui pensiamo… • è inevitabilmente relativa, dinamica, diacronica; tiene conto dei livelli di partenza, delle situazioni contestuali; • è autentica, si basa sull’osservazione continua e sulla raccolta di indicatori molteplici, che forniscono informazioni sul progressivo sviluppo di competenze degli allievi, coinvolti in apprendimenti significativi e impegnati in prestazioni e azioni riconoscibili e coerenti con la vita reale; • porta a sintesi l’osservazione e la rilevazione dei processi e la verifica e la misurazione anche quantitativa di singole prestazioni o compiti, che va comunque accompagnata da elementi descrittivi che la legittimino e spieghino; • è formativa, ha funzione di feed-back, favorisce il dialogo e la valutazione fra pari, stimola e guida le riflessioni e le autovalutazioni da parte dell’allievo sui propri processi di apprendimento favorendo il controllo delle procedure, la riflessione metacognitiva, l’intenzionalità responsabile; • è coerente con una didattica laboratoriale, costruttivista, cooperativa, che impegna e stimola il protagonismo attivo dei discenti, all’interno di un ambiente funzionale all’apprendimento; • concentra l’attenzione e l’investimento educativo sull’evoluzione dell’apprendimento e non solo sul risultato ed è coerente con un’idea e una pratica di scuola in cui è più importante imparare che dimostrare di aver imparato; • si affida a criteri trasparenti e condivisi, che favoriscono un orientamento alla progressiva padronanza delle competenze personali piuttosto che alle sole prestazioni messe a confronto con quelle degli altri in senso strettamente individualistico e spesso competitivo; • richiede un profondo rinnovamento delle pratiche valutative, tale da sostenere sia il rilevamento e la documentazione che la restituzione dei dati raccolti; • produce e promuove atteggiamenti di ricerca-azione e di sperimentazione sui processi di insegnamento/apprendimento e quindi in buona misura coincide con la riflessione e la crescita professionale dei docenti; • dà luogo a descrizioni esaurienti degli esiti dei processi di apprendimento, nelle quali gli allievi e le famiglie possano individuare quanto e che cosa è stato effettivamente valutato, che cosa e come ciascun allievo può impegnarsi a migliorare; • è compatibile con le procedure di valutazione e certificazione delle competenze in uso in contesti diversi, inevitabilmente qualitative e descrittive, anche quando vengono corredate da indicazioni di livello (per esempio nel Quadro Comune Europeo di Riferimento per le Lingue: Apprendimento, Insegnamento, Valutazione); • si esprime anche in formulazioni sintetiche, trasparenti e comparabili - ma non per questo necessariamente numeriche - degli esiti raggiunti e delle competenze acquisite alla fine dei lunghi cicli di istruzione, che devono avere una dimensione più generale, sistemica, una elevata comunicabilità e validità sociale, non solo nazionale; • è coerente con le raccomandazioni e gli indicatori valutativi elaborati nell’ambito dell’Unione Europea, che costituiscono un riferimento condiviso per il sistema di istruzione italiano e che da tempo dovrebbero orientare anche la scuola superiore verso modalità descrittive di valutazione e certificazione delle competenze; • è potenzialmente inclusiva ed emancipatoria poiché coinvolge e accompagna il soggetto nei processi di apprendimento, responsabilizzandolo, aumentandone le capacità di riflessione critica su di sé, il senso di autostima e quindi l’autonomia individuale. Per tutti questi motivi riteniamo che una valutazione descrittiva sia da preferirsi alla sola misurazione di conoscenze o di prestazioni e alla sanzione quantitativa che ne consegue (indipendentemente dalle modalità con cui viene espressa) e invitiamo le scuole a non recedere da modalità di valutazione finalizzata all’apprendimento, anzi a intensificarne la sperimentazione e l’uso, dichiarando fin d’ora la piena disponibilità a sostenerne l’operato e la riflessione professionale. Sarà a tal fine di estrema importanza favorire la raccolta e lo scambio fra scuole e singoli insegnanti di documentazione, materiali, strumenti operativi a sostegno di una valutazione funzionale a una scuola inclusiva, riflessiva e solidale. Si ribadisce per altro che la normativa recentemente approvata interviene esclusivamente sulla valutazione «periodica e finale», né potrebbe altrimenti: le scelte relative alla valutazione in itinere sono e restano prerogativa e responsabilità dell’autonomia delle istituzioni scolastiche e della libertà e responsabilità professionale dei docenti. D’altro canto è tuttora vigente un ricco apparato normativo che orienta a una valutazione rispettosa dei criteri qui esposti, di cui sollecitiamo il rispetto e che non può essere cancellato da illusorie e pericolose semplificazioni riduttive. Seguono le firme di coloro che condividono e sottoscrivono il documento (anche interi collegi o enti). Chi voglia aderire al documento scriva una mail a valutazionedoc@gmail.com, oggetto: adesione. Indicare: Sottoscrivo il documento Per una valutazione degli apprendimenti, Nome e Cognome, mansione, ordine di scuola o ente, città, indirizzo e-mail; oppure Collegio docenti del… denominazione, indirizzo postale, indirizzo e-mail; allegare delibera o adesioni individuali. |
Post n°82 pubblicato il 05 Dicembre 2008 da doc_doc2007
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Post n°81 pubblicato il 19 Novembre 2008 da doc_doc2007
"Chi si rivede, i maestri unici... Approvata la legge il governo sperava che la protesta si placasse, ma le elementari saranno in piazza il 29 novembre Luca Fazio MILANO La macchina organizzativa, messa in piedi da un impressionante reticolo di contatti che fa capo all'associazione ReteScuole, è già al lavoro dallo scorso 31 ottobre, il giorno dopo lo straordinario sciopero generale in difesa della scuola pubblica. Ma già dopodomani, a macchia di leopardo, le scuole elementari di decine di città scenderanno in piazza per un primo ritorno di visibilità (Bologna, Cologno Monzese, Merate, Concorezzo, Sesto San Giovanni, Lucca, Torino...). «In tutto il paese - spiega Mario Piemontese, che tutte le sere rimbalza nelle scuole della provincia di Milano - stiamo facendo una valanga di riunioni con uno scopo ben preciso. In ogni scuola elementare stiamo lavorando affinché si formi un comitato di genitori e maestre, mentre nelle superiori cerchiamo di costruire comitati che tengano insieme studenti e professori. Questa sorta di meticciato tra ordini di scuole diverse, dalle elementari all'università, è un fatto assolutamente nuovo». E sta funzionando? «La prova ce l'avremo il 29 novembre», dice Piemontese. Si direbbe però che la fiducia non manca, considerando che a Milano, la città dove ReteScuole è da anni il primo vero motore della protesta, sono già stati convocati non uno ma tre cortei che convergeranno su piazza Duomo trascinati da camion musicali, clown, bambini e compagnie cantanti. Decine di migliaia di persone diranno «Io non ci sto» partendo da piazzale Baracca (ritrovo per le scuole dei comuni della zona nord e ovest), da piazza Lima (scuole dei comuni dell'est) e da Porta Romana (zona sud). Viste le premesse, qualcuno, incrociando le dita, si azzarda a dire che sarà una manifestazione più grande di quella che riempì piazza Duomo ai tempi della famigerata riforma dell'allora ministro Moratti (grasso che cola se paragonata allo scempio preparato da questo governo Berlusconi). Un altro corteo, ancora da preparare nei dettagli, è previsto a Roma, mentre a fare da contorno sono già fissate manifestazioni a Torino, Bologna, Parma, Napoli, Reggio Emilia e Venezia... Si fa presto a chiedere «e dopo?», come se sempre le proteste potessero vivere di fiammate improvvise e spettacolari. Eppure «il dopo», alle elementari, è già stato preparato con cura. La «botta grossa», infatti, è prevista tra febbraio e marzo, quando dal ministero arriveranno i regolamenti attuativi che entreranno nello specifico dei tagli: quali, quanti e soprattutto in quali scuole andranno ad incidere. «La rete sottotraccia di maestre e genitori - dice Piemontese - è destinata a durare tre anni, il tempo che ci metterebbero a distruggere la scuola pubblica». La prima mossa è già stata preparata da tempo. Alle preiscrizioni di gennaio, i docenti proporranno ai genitori che ancora hanno i bambini all'asilo un modello di domanda di iscrizione in cui possano espressamente richiedere il tempo pieno e la scuola di 40 ore, in modo da confermare l'offerta dei programmi dell'anno precedente. I genitori - insieme alle maestre - sono la chiave del successo di questo movimento sotterraneo. Lo spiega così Roberto Ciullini, un «prototipo» interessante, visto che da quando è esplosa la protesta passa la serate nelle scuole elementari (non solo in quella di sua figlia) e poi stila la lista delle iniziative dei giorni successivi. «Un mese fa - spiega - ci sbattevamo solo noi genitori di sinistra, oggi invece abbiamo dalla nostra parte anche i genitori di destra e quelli politicamente non schierati. Questo ci spinge ad andare avanti, è chiaro che il lavoro delle maestre ormai è riuscito a spostare l'opinione dell'elettore non di sinistra». Non è un caso se Berlusconi fa lo sprezzante con l'Onda universitaria mentre è costretto a muoversi con cautela con il «popolo» di maestre e genitori che si agitano nel mare della scuola pubblica italiana." da il manifesto 21.11.08 |
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E*
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TORINOdice NO Gelmini!
Elaine Brown era una militante di primo piano
del Black Panther Party. Oggi è impegnata nella
campagna per la revisione del processo a carico di un
giovane nero accusato di omicidio e condannato all’ergastolo.
Fatevi un giro sul suo sito: www.elainebrown.org
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perchè torni primavera...
Inviato da: LAPO
il 15/02/2009 alle 22:05
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il 28/01/2009 alle 18:09
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il 28/01/2009 alle 18:01
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il 10/11/2008 alle 15:42