Creato da RenatoDAndria il 18/04/2011
Situazione attuale nel mediterraneo tra guerre e lotte interne. Promuoviamo l'lunità e la pace tra i popoli.

Area personale

 
 

Tag

 
 

Archivio messaggi

 
 
 << Aprile 2024 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
1 2 3 4 5 6 7
8 9 10 11 12 13 14
15 16 17 18 19 20 21
22 23 24 25 26 27 28
29 30          
 
 

Cerca in questo Blog

 
  Trova
 

FACEBOOK

 
 
 

Ultime visite al Blog

 
u.garberinialfy963ermellino2007Volo_di_porporaapis0nocito.salvatorejinkanapsmarcelloscalasmussano1bobby1955pink_pantherdglcg03elenarusso2006ghirlandina49zaucker0
 

Ultimi commenti

 

Chi può scrivere sul blog

 
Solo l'autore può pubblicare messaggi in questo Blog e tutti gli utenti registrati possono pubblicare commenti.
 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 
 
 

 

 
« TERRORISMO? IL RISCHIO E’ REALELa Fondazione Salvemini ... »

L'ITALIA NELLA GABBIA DELL'EURO SE N'E' ACCORTO ANCHE BERLUSCONI

Post n°34 pubblicato il 02 Novembre 2011 da RenatoDAndria
 

Scritto da Renato d'Andria   
Sabato 29 Ottobre 2011 09:23

«L'attenzione sull'Italia deriva da un attacco all'euro, che non ha convinto nessuno perché non è di un solo Paese ma di più Paesi, ed è una moneta un po' strana, perché non c'è una banca di riferimento e non ha un governo unitario dell'economia. E' un fenomeno mai visto». E se «i titoli di Stato italiani pagano un conto salato sui mercati internazionali è anche colpa della moneta unica». Non ha usato mezzi termini il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi di fronte a chi gli ricordava, poche ore fa, che gli interessi sui Btp sono schizzati oltre quota 6%. Salvo poi correggere il tiro: «Si cerca come al solito - ha detto - di alzare pretestuose polemiche su una mia frase interpretata in maniera maliziosa e distorta. L'euro è la nostra moneta, la nostra bandiera. E' proprio per difendere l'euro dall'attacco speculativo che l'Italia sta facendo pesanti sacrifici».

Oggi ci si straccia le vesti intorno alla pesante penalizzazione derivata alla economia italiana da sua maestà l'euro, introdotto con regole destinate già in partenza a danneggiare il nostro Paese. Ricordo che fin da aprile scorso, con la crisi libica alle porte e il ruolo egemmone che Francia e Germania si accingevano ad assumere, in maniera violenta, su uno Stato indipendente, avevo prospettato con forza la necessità che l'Italia avviasse un percorso per uscire dall’Unione Europea e diventare il perno degli Stati Uniti del Mediterraneo. «Con un contemporaneo abbandono anche dell’euro - scrivevo il 12 aprile sul sito www.labarbarie.it - la moneta che ha messo in ginocchio la nostra economia, ormai da oltre dieci anni, attraverso le sciagurate politiche dei cambi originari, finalizzati a favorire economie già più forti della nostra».
Aggiungo che il momento, per effettuare questa epocale transizione verso nuove alleanze statuali, è ancora oggi da cogliere, con le sollevazioni popolari lungo la costa nordafricana ed intere generazioni proiettate verso il Mare Nostrum alla ricerca di un riscatto da condizioni di vita non più tollerabili.
E' l'Europa a dover stare in guardia: o viene riconosciuto all’Italia il suo ruolo di centro strategico per gli scambi nel Mediterraneo, o noi possiamo chiamarci fuori dall’Unione senza subirne alcun danno. Al contrario: le opportunità non si farebbero attendere.

Promuovendo una Comunità economica del Mediterraneo, l’Italia potrebbe operare da leader dentro un ampio mercato dei consumi in cui esportare tecnologie, progresso, valori sociali, un’area che richiede con forza progresso e sviluppo, e possiede tutti i requisiti potenziali per diventare una nuova eccellenza mondiale, al pari di ciò che sta accadendo ad India e Brasile. Per rendersene conto basta allungare lo sguardo su terre come Tunisia, Libia, Marocco, ricchissime di energia e di risorse naturali tutte da sviluppare, dall’agricoltura alla pesca, che attendono solo la modernizzazione delle tecnologie prodotte da Paesi confinanti come il nostro.
«La tradizionale povertà economica e sociale del Maghreb - lo ribadisco oggi, dopo l'eccidio di Muammar Gheddafi, con una Libia allo sbaraglio e le potenze occidentali pronte a conquistarla - può e deve diventare un’immensa risorsa per tutti i popoli abitanti lungo le sponde del Mediterraneo. Ma per arrivare in breve tempo alla nuova configurazione di Stati, con il ruolo guida che spetta all’Italia, occorre rompere gli indugi e cogliere la congiuntura storica in atto, sottraendo alle potenze nordeuropee la tracotante leadership assunta nel decidere con la violenza i destini di un Paese che con l’Italia è confinante e tradizionalmente alleato».
L'Unione di Stati del Mediterraneo - alla quale da tempo lavboriamo sul piano culturale, anche attraverso la rivista multilingue "Genesi" (www.genesijournal.org) potrà rivestire in se stessa un ruolo pacificatore e sanare gli storici contrasti fra i due popoli. Per fare un solo esempio, smorzerebbe un detonatore di cui poco si parla, ma che rappresenta una fra le principali micce accese: lo squilibrio nel tasso di natalità, particolarmente elevato fra i palestinesi, al contrario di ciò che si registra tra i figli d’Israele. Se i due Paesi facessero parte di una confederazione di Stati con fini condivisi, o nel momento in cui operassero in un contesto analogo a quello degli Stati Uniti d’America, anche tali forme di rivalità non avrebbero più senso, o in ogni caso perderebbero il loro potenziale di deflagrazione.
Per l’Italia è insomma arrivato il momento di porre le basi concrete per un’alternativa vera rispetto alla permanenza dentro la gabbia di una Unione Europea che agisce nei nostri confronti con atteggiamenti intollerabili, usurpando il ruolo strategico e geografico che spetta da sempre al nostro Paese. Finalmente se ne è accorto anche Silvio Berlusconi.
Renato d’Andria

 
 
 
Vai alla Home Page del blog
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963