Creato da lauro_58 il 10/11/2006

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A volte ho vinto, molto più spesso ho perso. Cammino tra le strade della speranza senza ripari. E se inizia a piovere, mi fermo e guardo attorno. Poi alzo il bavero del cappotto, accendo una bionda e ricomincio a camminare.

 

 

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Quelpeveda

Post n°328 pubblicato il 08 Ottobre 2013 da lauro_58

.... Quando mi sveglio il pomeriggio, ho una consapevolezza strana. Come se muffa, polvere e acqua stagnante siano odori familiari. Sono sicuro che in un posto così, starei a mio agio. E’ una specie di attrazione in evoluzione rapida che mi porta a trovare attraenti ambienti che altri preferiscono evitare. Si trasforma in dolore sordo e alla fine smette di fare male, diventando altro. Ogni volta mi chiedo se per caso non stia diventando pazzo, quando mi prende questa irrefrenabile voglia di seguire il mio istinto. Poi però penso che assomiglio per un terzo a una femmina, sono perennemente agitato, patologicamente ansioso, mai in pace con me stesso e lascio stare. Sarà che qualche ora fa ho quasi ammazzato Fergie, ma è come se mi fossi svegliato e dopo aver poggiato i piedi a terra, avessi smarrito il modo e il posto giusto per stare a questo mondo.

Apro la finestra. Su Quelpeveda è scesa la sera. Più che vederla Quelpe, la sento. Le porzioni di verità che mi vengono a cercare sono seduzioni crepuscolari che non fanno più gola a nessuno. La notte invece, inizia ad assomigliare ad una mano che cerca i colori lasciati dal giorno, avvolge e bacia sulle labbra, sul collo, massaggia le spalle, circuisce e al contempo si lascia penetrare fino in fondo, per un piacere che sembra il prolungamento della vita stessa, oltre lo steccato dei propri limiti. Vado in cucina. Di Fergie non c’è traccia, però ha lasciato la macchinetta del caffè pronta. Quando il culo della moka bolle e la colata di nero schiumato di beige profuma la stanza, sto ancora pensando alla strana enfasi che ha accompagnato il mio risveglio. Se ci fosse un minimo di coerenza, penso, a Quelpeveda la tazzina dovrebbe essere svuotata per bere il caffè. Il sorriso ironico che disegnano le labbra, sembra una ferita ricucita male. Però, infondo, Quelpeveda è così. Una città orizzontale nel vero senso della parola. Se la guardi dal grande ponte, ogni collina assomiglia davvero ad una collina, ma le strade non assomigliano a strade, piuttosto a corsie che non sanno scegliere. Sembrano tentacoli incerti che si srotolano lungo i pendii, li risalgono, girano attorno alle cime e poi ridiscendono. La questione è che le case sono appoggiate sui versanti delle alture, ma in senso inverso. Così il piano terra è a livello delle strade vi girano attorno e gli altri piani sotto, quindi per andare al primo piano, bisogna scendere una rampa di scale e se devi andare sul terrazzo a stendere i panni, ne devi salire una da ground zero.

... da Joshua e Mrs Effe

 
 
 
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