Creato da lauro_58 il 10/11/2006

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A volte ho vinto, molto più spesso ho perso. Cammino tra le strade della speranza senza ripari. E se inizia a piovere, mi fermo e guardo attorno. Poi alzo il bavero del cappotto, accendo una bionda e ricomincio a camminare.

 

 

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Post n°166 pubblicato il 28 Novembre 2008 da lauro_58
 

La leggenda non è poi così lontana dalla verità; è la storia non ancora messa a punto.
Il destino invece è l'irresistibile potere che determina il futuro.
Di seguito il primo di una serie di racconti-flash in bilico tra  Leggenda e destino.


Un giro di valzer

Cosa ci facevo qui, in questo antico borgo sul mare?
Perchè riuscivo a sentire la musica portata dal vento e sapevo ballare il valzer lento che suonava?
Per un marinaio come me, un posto valeva l’altro ed era sempre stato così. Cosa c’era qui di diverso ?
“Forse è per via della musica.”
A quelle parole mi girai, lei era intenta a riparare una rete.
“Lo so cosa stai pensando; ti ho visto accennare due passi di valzer; senti la musica no?”
“Si.” gli risposi incuriosito. 
“Ti aspettavo” disse semplicemente. Smise di lavorare alla rete ed alzandosi mi invitò a ballare.
Quando c’è burrasca forte ed il mare sembra capovolto, ci si sente piccoli ed inadeguati di fronte alla forza della natura. Ho scelto di fare il marinaio anche per questo; rispetto per rispetto, senza condizioni, ne sotterfugi!
Era quello che mi stava capitando ora; mi sentivo piccolo ed inadeguato, non per una burrasca ma per via delle mie insicurezze. Ballavo con una sconosciuta sul molo, senza musica, incurante di chi vedendoci ci avrebbe potuto prendere per pazzi.
“O per innamorati” proseguì lei.
Mi fermai di colpo e feci due passi indietro.
“Chi sei?” le dissi.
“Tu, chi credi che io sia!” rispose, poi si girò a guardare il tramonto che andava specchiandosi sul mare prima di sciogliersi all’orizzonte. Tornò a guardarmi e mi disse:
“Seguimi.”
Arrivammo ad un castello poco lontano; un fortilizio costruito su una lingua di terra circondato quasi completamente dal mare.
Passammo il ponte levatoio, poi il cortile per raggiungere scale malconce ed incerte che si arrampicavano lungo il muro di cinta. Salimmo fino al corridoio che lo percorre, per camminare poi fino alla vedetta di fronte al mare.
Lei si affacciò sporgendosi tra un merlo e l’ altro, distese le braccia verso l’ orizzonte e disse:
“Vengo qui quasi tutte le sere, chiudo gli occhi ed ascolto il vento.”
“Non senti freddo?”  gli chiesi. Lo feci perchè il maestrale stava rinforzando deciso.
Lei annuì e si lasciò abbracciare da dietro.
“Sai perchè hanno scelto di costruirlo così? Voglio dire con questa forma circolare? “ chiese .
“Forse per non offrire un angolo per nascondersi, questo posto è  così esposto!”
“Bravo!! E per assecondare il vento, non credi? C’e sempre un’alternativa.”
Restammo a lungo su quella vedetta, con lei a lasciarsi abbracciare ed ascoltare rapita i racconti dei miei viaggi, del mio naufragio e di come ero sopravvissuto.
Ero sempre stato un tipo taciturno, parlare troppo mi sembrava superfluo. Rispetto per rispetto, il mare non cerca parole ritorna quello che dai, non quello che dici.
Invece stavo scoprendo che parlare mi piaceva, sentivo il petto aprirsi ed un senso di euforia mi pervadeva l’anima. Come una leggera brezza che aiuta a respirare!
Una parte di me che non conoscevo, o che non volevo conoscere.
Le chiesi di ballare ancora.
“Domani sarai già partito, come negartelo. Ma ci incontreremo di nuovo. Si ritorna sempre, lo sai? Tutta la vita è  così. Un cerchio perfetto dove non entra e non esce nulla.”

Tornai in quell’antico borgo sul mare molto tempo dopo, per cercare il castello.
Non riuscivo a vederlo, allora chiesi informazioni ad un vecchio pescatore incontrato lungo la strada; mi disse che del maniero era rimasto in piedi poco; poi mi parlò di un marinaio, uno straniero che, tornato più volte in paese nel corso degli anni, trascorreva ore ed ore su quelle che una volta erano le mura dell’antico castello, fissando il mare come se stesse ascoltando qualcosa.
“Come se ascoltasse una musica ?” gli dissi.
“Si, una musica fatta di mare e di vento, come fa a saperlo?”
“Perché si ritorna sempre, per quanto lontano si vada, si ritorna sempre. Un cerchio perfetto o quasi, come un giro di valzer.”
Mi guardò strano, prima di indicarmi la strada per raggiungerlo e congedarsi.

Qualche rudere e tanta sabbia; questo era rimasto.
Come il mio tempo passato in un soffio; e l’insoluto che non passa mai ma ritorna sempre.
Cominciò a levarsi il vento, poi la musica; la ascoltai con passione pensando che mancava solo lei per poter ballare.
Oppure avrei potuto farlo da solo, c’è sempre un’alternativa.
Se ne avessi avuto il coraggio c’era tutta una spiaggia dove poterlo fare.

Un giro di valzer è un riflessodigitale di Lauro

 
 
 
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