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Il decoro di giorni migliori

Post n°40 pubblicato il 21 Agosto 2008 da LinguaRomana
 

Quanto odio quelle rimpatriate di stile verdoniano, organizzate dal più volenteroso della compagnia, che telefonando e messaggiando predispone una serata tra reduci della giovinezza! Tutti hanno perso ogni traccia di quello che erano nella tua mente: le palpebre sono calanti, la pancia prominente, i capelli imbiancati e la voce diversa. Magari te li ricordavi ben vestiti, sempre attenti al capetto di tendenza, al vestituccio decoroso. Ora sono trasandati, la barba da fare, l’intestino che gloglotta, borboglia.
Anche ieri sera pareva essere destinata ad essere così, da dimenticare. Ma poi avvenne il miracolo: si ruppe il fiato, si aprirono le cataratte, esondò il fiume e ci scoprimmo tutti ancora una volta “uno”.
E cosa fece crollare le barriere? Cosa diede fine agli imbarazzi? Dimenticate forse che siamo in Italia? Fu un buon antipasto di salumi e formaggi e un vinello bianco, che sapeva invero un po’ di spunto, ma che corroborò le nostre anime sopite dalle scartoffie e dalla prima e seconda sul Grande Raccordo Anulare e le aprì alle più intense confessioni, alle più cordiali risate.
Abbiamo riso e ci siamo presi per i fondelli come quando avevamo vent’anni e per Giuda, abbiamo parlato anche di Politica, quando credevo che nessuno ne parlasse più. No, caro Cavaliere, qualcuno ancora ne parla, con il gusto gagliardo del congiurato, in una cantina che olezza di mosto ed alloro. Non hai ammazzato proprio tutti!
Qualcuno ancora si ricorda il decoro di giorni migliori.

(
Degas: Bevitori di assenzio)

 
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Fine estate

Post n°39 pubblicato il 18 Agosto 2008 da LinguaRomana
 

Trillano come campane
i comignoli d’argento
vorticando
E ad occidente

grigio s’è fatto il cielo

ammonticchiando

le prime foglie caduche di vite.

Dietro una palla
vanno via i pensieri
di mille e più bambini
all’Oratorio.
Li insegue un magro prete
silenzioso
cui brillano d’azzurro
gli occhi tristi.

Dal mare salgono
assieme a salso vento
nubi smorte
e alzano i baveri
delle giacchette.
Stringono forte i giovani
le amate
le cingono alle spalle intirizzite
mentre che van sognando
un’ubertosa
estate.

 
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Rischio estremo

Post n°38 pubblicato il 12 Agosto 2008 da LinguaRomana
 

Una maledizione, sai,
ci lega.
come se ogni parola
detta con te

equivalesse a stringere

al petto il Diavolo.



E ambire
di carezzarti appena
per me vorrebbe dire
certo la dannazione.

Ma ciò tu sei
e anche un’ora sola
di questo rischio atroce
sia a morte che a delizia
mi conduce.

Ecco: sei vita.


(
immagine: G. Klimt "Amore e morte")

 
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Ore tre

Post n°37 pubblicato il 07 Agosto 2008 da LinguaRomana
 

Ecco che, senza preavviso, ma con la cocente sensazione di sapere che sarebbe accaduto, mi desto. E il cuore sale in gola quando intorno è buio: un buio al quale non ero preparato e che mi accoglie ingoiandomi. Come se, rinascendo e conoscendo la bellezza della luce, comunque non riuscissi a vederla, attratto da un gorgo nero, da un abisso indicibile. Non voglio che il cuore perda il controllo, ma sento il battito salire e vorticare al centro del petto, battendo le tempie. Nessuno può aiutarmi, a quell’ora; nessuno sa, in quel preciso momento, della mia terribile ora. Ho il rifugio di sempre, che stavolta non m’aiuta. Bach sale piano dallo stereo che la mano tremante ha acceso e regolato, senza nemmeno sapere quel che faceva, guidata da un istinto disperato. Ma oggi quello che un dì consolava, non lenisce. E allora ti rimangono pochi ed istintivi gesti: alzarti a sedere, leggere i titoli dei giornali in tralice sul comodino, fissare l’incandescenza della lampadina che vagola all’interno di una applique lattea. Non devi perderti assolutamente nel silenzio che circonda il mondo in quell’ora della notte ultima e blu, in procinto di albeggiare. In quel preciso momento non latrano i cani né s’ode il canto minimo e uguale della civetta. Il poco vento rantola in un contenitore di salnitro, portando i fumi del mare, pigro e sonnolento anch’esso. Il respiro piano e desolato del mio cane sopra la soglia regola i secondi interminabili dell’insonnia e nonostante abbia pochi motivi per farlo, amo comunque il mondo: amo comunque la vita.

Elogio della solitudine

Ah, quant’era gioioso il giorno, quando ci recavamo correndo su per le scale che conducevano al tinello! Ci gettavamo in faccia le vinacce che sapevano di alcol etilico e ce le ritrovavamo nelle canottiere, addirittura nel collo della camiciola quando ci spogliavamo (nere le ginocchia) per lavarci nella vasca. E non veniva mai sera, e non veniva mai il tempo dell’amore. Lo aspettavamo come s’aspetta una rugiadosa colta, una vendemmia grassa e miracolosa. E quanto sarebbe stato avaro l’amore con noi. E come lo è sempre, quando si anela d’amare!
”Tu l’amore non lo devi aspettare! Non devi guardare ogni ragazza come si guarda la Madonna!” mi dicevano.
”L’amore arriva! Arriva e tu nemmeno te ne accorgi, all’inizio!”
Non era vero perché dell’amore non sa niente nessuno.
A questo sto pensando. Sono le tre e la pendola gorgoglia dal suo ferro. Non riconosco più le mie braccia e non le mie mani, avvizzite un poco.
Sono quella stessa persona di sempre?

(foto: mia)

 
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Post n°36 pubblicato il 06 Agosto 2008 da LinguaRomana
Foto di LinguaRomanaImmobile
vento immobile
tra gli scuri chiusi
passa il mezzogiorno.

L'unghia del Sole tocca
in alto le vele
mentre che languide
scorrono
e morbida l'ora trascorre
di cui non vedi il fine.

Tengo chiuse le tende
rosse del Sole a picco
e l'acqua scorrendo
florida
non muta quest'angoscia
che han tutte le cose
di stare all'aria
d'essere giocose.

Non in quest'ora.
Tu in quest'ora dormi
perché i palmizi e
i lucidi oleandri
non muovono,
e non respira il mondo.

20/07/2008


(
immagine: "a casa serrada" - Fortunato Depero)
 
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