Creato da RoHarLu il 01/01/2012
L'Infinito Gioco di Ciò che Sempre È [Vita].
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La corruzione dell’Essere...
Post n°224 pubblicato il 30 Gennaio 2018 da RoHarLu
L’Essere Supremo è anzitutto purezza. Egli è assolutamente integro ed incontaminato. O, più proporzionatamente, ciò che vi era prima di questa integrità e incontaminazione. È solo con le prime alterazioni – quelle cose che quelli della Legge dell’Uno chiamano “distorsioni” – che comincia la manifestazione, ciò che sarà poi oggetto di sperimentazione e conoscenza. Così, noi siamo la stessa cosa di Quello, all’origine. E il percorso verso l’integrità, l’essenziale, l’incondizionato, è ciò che rappresenta la via a ritroso, alla volta del Padre/Madre/Creatore. Verso ciò che è alla fine, la Sorgente di ogni cosa. Ma a quella prima alterazione molte altre sono seguite. Spesso sulla base dei semi posti dal Logos/Creatore di quella manifestazione. Si è detto “spesso”, perché alcune “alterazioni” possono provenire da altro. Da altre creazioni ad esempio, da altri universi, e, quindi, da altri principi e concezioni. La corruzione di cui si parla pertanto, origina da contaminazioni dell’idea primigenia, al cui inizio, nelle sue prime alterazioni, era solo Luce e Amore. “Corruzione” in verità, è parola poco conveniente, perché l’Essere È, come è sempre stato, e sempre rimarrà. Per certi versi, è anche una parola grave. Questa intensità però, serve a conferirle quella connotazione “seria” che essa acquisterà anche nel linguaggio comune. In senso spirituale, in ogni modo, corruzione è banale ignoranza. Quindi, essere “corrotti”, significa semplicemente non sapere chi si è, da dove si viene, cosa si sia venuti a fare. [Ovviamente anche con riferimento agli altri che condividono quel particolare scorcio spazio-temporale]. Siamo quindi “corrotti” quando non abbiamo la più pallida idea di cosa essenzialmente siamo. Perché, in effetti, potrebbe bastare solo quello, o, perlomeno, averne un’idea - sentita, percepita, intesa, riconosciuta - a fare già di noi autentici costituenti di un Tutto che ci trascende e comprende. Conoscere e “riconoscere” l’altro, seppur possa ancora non eliminare quel senso di separazione che, magari, trova indefinite cause in altri angosciosi fattori, riapre comunque il campo delle possibilità ai fini del ritorno a ciò che mai abbiamo in verità lasciato, e che sempre siamo stati, identificando negli altri solo degli splendenti compagni di viaggio. Namasté.
Un Saluto di Cuore, nel gioco Infinito di ciò che sempre È [Vita].
Marius L. |
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