Creato da RoHarLu il 01/01/2012
L'Infinito Gioco di Ciò che Sempre È [Vita].
 

 

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La squisitezza della guarigione..

Post n°277 pubblicato il 01 Giugno 2019 da RoHarLu

 

Siamo esseri stupendi, straordinari, di una bellezza singolarmente sbalorditiva. E questo perché siamo ed esprimiamo la stessa realtà della Sorgente.

Questo è bene tenerlo sempre in mente, nel Cuore e nell’anima, seppure questi ultimi due dispositivi ne conservano mnemonicamente perfetta e costante cognizione, perché ogni cosa, anche drammatica, o terribilmente prostrante, dovessimo aver deciso di sperimentare, specificamente in questa pseudo-dimensione, così densa ancora, nostro malgrado - di dolore, controllo e manipolazione – perché, anche questo è opportuno prenderlo in seria considerazione, si tratta tutte le volte, in un qualche senso o modo, di nostre scelte, sempre emendabili, correggibili e annullabili – qualsiasi cosa avessimo deciso di preferire e attenzionare, in una qualche coordinata spazio temporale, non cambierà quella verità di base, e non potrà in alcun modo alterare la nostra originaria posizione.

Questo è uno spazio ipercontrollato. L’applicazione invasiva di particolari tipi di tecnologie, molte delle quali poco o assolutamente sconosciute alla quasi totalità della popolazione senziente, rende la gran parte degli esseri completamente intorpidita e anestetizzata ad ogni forma di violenza, ”stupro” e sopruso.

Gli abusi – nel significato più generale e cumulativo del termine – iniziano per ciascuno fin dalla propria comparsa in questa regione, facendo spesso parte degli “accordi” che si è costretti a sottoscrivere – ma che, si badi bene, non sono nella sostanza  esattamente“legali”, perché estorti, in regime di malafede e ricatto – con i “controllori” del sistema, al fine di poter partecipare a questo gioco [decisione che siamo indotti ad assumere per una indefinita pluralità di motivazioni].

Ed essi sono insiti nella quasi totalità delle interazioni che siamo “destinati” ad innescare, atteso che chi subisce l’abuso, quasi sempre, fino a quando non permetta allo stesso [abuso] di arrivare in superficie, non lo riconosca, e, nel perdono, non accondiscenda al suo ”dissolvimento“,  tende a perpetuarlo, e ad applicarlo ad altri in qualche modo consenzienti.

Ma chi subisce abusi nella quasi totalità dei casi non ne è precisamente consapevole. Perché, forse, potrebbe avere avuto bisogno di rimuovere il dolore ad esso associato, o perché le convinzioni lo hanno portato a sottovalutarne l’importanza, o perché, nell’ignoranza della propria genesi e delle proprie possibilità, potrebbe tendere a giustificare qualsiasi cosa, non presupponendo altre modalità esistenziali.

Così, gli abusi, e i traumi che ne sono connessi, rimangono parte dell’essere fino al risanamento, che potrebbe avvenire già all’attimo della loro sommaria individuazione. Ma fino a quell’istante, ogni singola frazione della propria presenza ne apparirà impregnata, generando circoli viziosi dai quali sarà difficilissimo distaccarsi.

Possedere questo tipo di conoscenza sarà pertanto estremamente utile per tutti gli aderenti alla sfida. Lo è sicuramente per chi ha già iniziato in se stesso il processo di guarigione, ma lo sarà ancora di più, per chi, per qualche motivo, dovrà “supportare” altri - perché indirizzato ad interagire con loro, in quanto parti della propria famiglia, o compagni d’anima, o per ogni altra forma di Amore di questo e altri cieli - a venirne fuori.

Utile, come si diceva, perché si dovrà essere coscienti della complessa circostanza che l’altro cercherà di ”difendere” a denti stretti la propria zona di comfort, pur comprensiva e grondante di traumi [più o meno percepiti], e che potrà cercare, più o meno intenzionalmente, di riversare quegli stessi ”abusi” anche su chi manifesterà una gentilezza, una amorevolezza, e una corrispondente apertura alle quali non è più abituato.

Forse, per concludere, così come sosteneva un maestro di altri tempi, il mantra più rappresentativo di questo pezzo di estensione, da ripetere ed assimilare fino all’ultima cellula del proprio essere, dovrebbe essere, pur nelle sue presunte banalità ed esiguità, l’aforisma:“Che io possa amare ed essere amato”. E questo per la sua duplice disposizione di rimedio per ogni male, e di principio per ciascuna autentica condivisione. Perché è l’Amore, per la sua architettura di “inizio e fine” della vita, e l’avvolgimento che si porta dietro, ciò di cui tutti hanno più bisogno.

 

Con tutto il Rispetto della Sovranità di ciascuno consentitomi dalla Grazia,

un Saluto di Cuore, nel gioco Infinito di ciò che sempre È [Vita]. Marius L.  

Namasté!

 

 
 
 
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