Creato da RoHarLu il 01/01/2012
L'Infinito Gioco di Ciò che Sempre È [Vita].
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Messaggi del 25/05/2019
Post n°275 pubblicato il 25 Maggio 2019 da RoHarLu
All’inizio era l’Uno, e quell’Uno divenne i Molti. Il processo passò attraverso i due, i quattro, gli otto, e oltre, al di là della perfetta cognizione delle cose. Poi ci si cominciò a ritrovare sullo stesso mare a navigare, o fare altro. E, incontrandosi, nella consapevolezza delle proprie universali origini, delicatamente ci si cominciò a salutare, a scambiare le proprie peculiarità, e le insalate dei propri orti. Tutti originiamo dalla stessa fonte. Tutti proveniamo da quello stesso Uno, che, ancora prima era una sorta di Zero [metafisico]. La mescolanza delle energie, per un qualche decreto del Creatore, è stata lasciata alla generale autodeterminazione. Pertanto, in completa autonomia, ci si incrocia ed unisce, memori o meno della identica derivazione, producendo i passatempi più impensati. Nella consapevolezza della pur temporanea realtà tridimensionale che insieme ora stiamo vivendo e percependo, in effetti stiamo cercando di comprendere anche la “degradazione” dei “giochi” che congiuntamente abbiamo attivato. Qualcuno parla di “anomalie”, e avanza anche la condivisibile singolarità che ciò non rientrasse esattamente nei piani del primo Creatore di questa manifestazione. Al di là di questo, il fatto più importante è che ciò non può certamente rientrare nei propositi di un essere che si appresti a vivere la Luce nella sua interezza, l’Amore, nella sua massima intimità, e l’unione, quale coscienza della sorgente universale, nelle forme e movenze che si estrinsecano nelle eterne rivelazioni. Al di là di come gli atomi, o i quark, o le eventuali ancora più piccole particelle, si combinino tra loro, rendendo il vuoto un apparente pieno, è il modo in cui quelle si avvicinino l’una all’altra che denota la loro distanza o meno dalla conoscenza dell’inizio. La gentilezza, il rispetto, l’onore, che appartengono a queste dimensioni a noi, che stiamo sperimentando questo tipo di livelli, più vicine, sembrano ciò che più ricorda quel complessivo senso di appartenenza “ familiare ”. Laddove l’irruenza, la violenza, la mancanza di empatia e di considerazione, di omaggio e di attenzione, che palesano altresì una quasi assoluta amnesia di ciò che tutti insieme siamo, appaiono più da “ confini estremi ” dell’Universo osservato. Il processo del ricordare ciò che si è, deve servire principalmente a ristabilire le proporzioni, le misure, di se stessi e degli altri. E ha poco senso se non comprende gli [illusoriamente] distinti, che alla fine tutti in un senso o nell’altro siamo. In verità, il ricordo del punto dal quale discendiamo comincia ad avere un valore, unicamente nel momento in cui, nell’intrattenimento collettivo, riusciamo a scorgere la stessa essenza delle altre derivazioni. E se nella successione ascendente, cominceremo ad confortarci con la nostra famiglia d’anima, alla quale seguono nell’immediatezza, in un eterno gioco di gentilezza, abbraccio e coinvolgimento, le altre affini, in quanto frazioni di un qualche ceppo comune, è nell’anima unica del primo Creatore che alla fine ri-troveremo il nostro compimento. Seppure per quel solo accenno che serva a garantire una qualche diversa modalità espressiva.
Con tutto il Rispetto della Sovranità di ciascuno consentitomi dalla Grazia, un Saluto di Cuore, nel gioco Infinito di ciò che sempre È [Vita]. Marius L. Namasté! |
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