ASCOLTA TUA MADRE

LE LACRIME DI UNA MADRE NON ASCOLTATA

 

FERMIAMO LA LEGGE CONTRO L'OMOFOBIA

 

TELEFONO VERDE "SOS VITA" 800813000

CHE COSA E' IL TELEFONO "SOS VITA"?
 
È un telefono “salva-vite”, che aspetta soltanto la tua chiamata. E' un telefono verde, come la speranza la telefonata non ti costa nulla,
Vuole salvare le mamme in difficoltà e, con loro, salvare la vita dei figli che ancora esse portano in grembo.
E quasi sempre ci riesce, perché con lui lavorano 250 Centri di aiuto alla vita.
 
Il Movimento per la vita lo ha pensato per te
 
Puoi parlare con questo telefono da qualsiasi luogo d’Italia: componi sempre lo stesso numero: 800813000.
 
Risponde un piccolo gruppo di persone di provata maturità e capacità, fortemente motivate e dotate di una consolidata esperienza di lavoro nei Centri di aiuto alla vita (Cav) e di una approfondita conoscenza delle strutture di sostegno a livello nazionale. La risposta, infatti, non è soltanto telefonica.
 
Questo telefono non ti dà soltanto ascolto, incoraggiamento, amicizia, ma attiva immediatamente un concreto sostegno di pronto intervento attraverso una rete di 250 Centri di aiuto alla vita e di oltre 260 Movimenti per la vita sparsi in tutta Italia.

 
DUE MINUTI PER LA VITA

Due minuti al giorno è il tempo che invitiamo ad offrire per aderire alla grande iniziativa di
preghiera per la vita nascente che si sta diffondendo in Italia dal 7 ottobre 2005 in
occasione della festa e sotto la protezione della Beata Vergine Maria, Regina del Santo Rosario.
Nella preghiera vengono ricordati ed affidati a Dio:
 i milioni di bambini uccisi nel mondo con l’aborto,
 le donne che hanno abortito e quelle che sono ancora in tempo per cambiare idea,
 i padri che hanno favorito o subito un aborto volontario o che attualmente si trovano accanto ad
una donna che sta pensando di abortire,
 i medici che praticano aborti ed il personale sanitario coinvolto, i farmacisti che vendono i
prodotti abortivi e tutti coloro che provocano la diffusione nella società della mentalità abortista,
 tutte le persone che, a qualsiasi livello, si spendono per la difesa della vita fin dal concepimento.
Le preghiere da recitarsi, secondo queste intenzioni, sono:
 Salve Regina,
 Preghiera finale della Lettera Enciclica Evangelium Vitae di Giovanni Paolo II
 Angelo di Dio,
 Eterno riposo.
Il progetto è quello di trovare 150.000 persone, che ogni giorno recitino le preghiere. Il numero corrisponde a quello - leggermente approssimato per eccesso – degli aborti accertati che vengono compiuti ogni giorno nel mondo, senza poter conteggiare quelli clandestini e quelli avvenuti tramite pillola del giorno dopo. Per raggiungere tale obiettivo occorre l’aiuto generoso di tutti coloro che hanno a cuore la difesa della vita.

“Con iniziative straordinarie e nella preghiera abituale,
da ogni comunità cristiana, da ogni gruppo o associazione,
da ogni famiglia e dal cuore di ogni credente,
si elevi una supplica appassionata a Dio,
Creatore e amante della vita.”
(Giovanni Paolo II, Evangelium Vitae, n. 100)

Ulteriori informazioni su: www.dueminutiperlavita.info
 

PREGHIERA A MARIA PER LA VITA GIOVANNI PAOLO II

O Maria, aurora del mondo nuovo, Madre dei viventi,
affidiamo a Te la causa della vita:
guarda, o Madre, al numero sconfinato di bimbi cui viene impedito di nascere,
di poveri cui è reso difficile vivere, di uomini e donne vittime di disumana violenza, di anziani e malati uccisi dall'indifferenza o da una presunta pietà.
Fà che quanti credono nel tuo Figlio sappiano annunciare con franchezza e amore agli uomini del nostro tempo il Vangelo della vita.
Ottieni loro la grazia di accoglierlo come dono sempre nuovo,
la gioia di celebrarlo con gratitudine in tutta la loro esistenza
e il coraggio di testimoniarlo con tenacia operosa, per costruire,
insieme con tutti gli uomini di buona volontà, la civiltà della verità e dell'amore
a lode e gloria di Dio creatore e amante della vita.
Giovanni Paolo II


 

AREA PERSONALE

 

Messaggi del 05/03/2010

CINQUE SOTTOLINEATURE PER DIRE NO ALLA CONVIVENZA

Post n°3214 pubblicato il 05 Marzo 2010 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Anche solo analizzando l’obiettiva dinamica affettiva, la convivenza risulta controindicata all’amore poiché ne mina il dinamismo di fiducia che ne sta alla base e il dinamismo di dedizione in cui consiste.

0.  Propongo 5 sottolineature, per dare risalto alla sconvenienza affettiva – non solo cristiana! – della convivenza:

- sull’aspetto diagnostico: convivenza come scelta che è meno frutto di decisione che di pressione personale e sociale. Identità fragili, isolamento affettivo, timore del fallimento, scadimento della considerazione morale a considerazioni utilitaristiche o funzionalistiche, assenza di ostacoli simbolici o addirittura rinforzo parentale, carenza di visione cristiana del matrimonio, che sia teologica e non moralistica, tutto questo spinge in maniera convergente verso la convivenza.

- sul nodo teorico-pratico: convivenza come deficit di decisione che compromette il rapporto fra affetti ed effetti, spontaneità e responsabilità, sentire e volere.

1. Si osserva un deficit di libertà, il cui riscontro macroscopico è che alla precocità delle esperienze amorose corrisponde un ritardo delle decisioni di vita.  Pensare di fare esperienza per prendere una decisione è in realtà illusorio. È vero piuttosto il contrario: è la decisione ciò che consente di fare veramente esperienza. La decisione è infatti ciò che pone in atto la libertà, ed è ciò che determina e non lascia indeterminato il rapporto con le persone, gli eventi, gli oggetti (Es. una mela può essere accostata come alimento, come corpo contundente, come occasione per la scoperta della legge di gravità…)
Ciò vale a maggior ragione nelle cose più delicate della vita, dove sono in gioco i misteri più grandi della vita, la profondità della realtà. Si pensi come un atto sessuale è al tempo stesso celebrazione dell’amore, generazione della vita, collaborazione all’atto creatore di Dio. È dunque  ragionevole pensare che lì, più che altrove, i gesti hanno una densità che non può essere colta integralmente e pienamente, dunque significativamente e felicemente, a procedere dalla loro semplice materialità. Occorre insegnare che quando l’intimità precede la libertà c’è sempre un danno: si rischia di perdere il bello della vita per incapacità di decifrarlo e apprezzarlo. Si pensi a un’intimità consumata in una situazione di bassa autostima, o di dipendenza affettiva, o di scarso controllo delle pulsioni, o di totale disattenzione al possibile evento della generazione…

2. Nel mondo giovanile, si osserva che ci sono identità deboli, fragilità affettive, scarsa capacità di leggere e regolare le emozioni, e di interpretare e integrare i vissuti e le relazioni. Risulta oggi sempre più difficile capire se si è innamorati, e meno ovvia è diventata addirittura l’eventualità di riuscire a innamorarsi. Ora, la convivenza va giudicata inutile e dannosa – ribadiamo, anche in prospettiva laica –perché, sostituendo in maniera più o meno cosciente la maturazione affettiva con l’esperimento effettivo, non favorisce la crescita personale e di coppia. Il rischiaramento dei cuori non avviene per esperimento ma per discernimento.
Non si tratta di provare se “noi due andiamo bene”, ma bisogna imparare a leggere gli eventi esterni e le risonanze interiori che interpretano, convalidano o invalidano, mostrano la consistenza o denunciano l’inconsistenza, della promessa inscritta nell’evento dell’innamoramento. In questo senso, si può dire che la convivenza realizza il contrario delle intenzioni per cui è messa in atto: intesa come tappa di maturazione, in realtà ne ostacola il processo. Dall’analfabetismo affettivo non si esce provando ad esprimersi lo stesso, ma mediante una paziente (ri)alfabetizzazione. La sintassi amorosa non è articolabile senza la grammatica dei sessi, dell’amore, della vita.
Occorre perciò maggior impegno di formazione, cosa che la convivenza non può surrogare o sostituire. Se per assurdo la convivenza fosse lecita, bisognerebbe dire ai giovani d’oggi che per loro è comunque controindicata, perché la loro identità è debole, e ridotta è la loro capacità simbolica.
3. Si osserva che i giovani pensano la convivenza come momento di consolidamento di coppia in vista del matrimonio. La convinzione è erronea: essa, come tale (cioè se non ci sono o non intervengono altri fattori favorevoli), non consolida, ma rende fragile l’esperienza amorosa. Anche solo analizzando l’obiettiva dinamica affettiva, la convivenza risulta controindicata all’amore poiché ne mina il dinamismo di fiducia che ne sta alla base e il dinamismo di dedizione in cui consiste. Poiché l’amore è il dono di sé e l’accoglienza dell’altro, l’amore non può essere mimato, e con la convivenza resta minato.

4. La convivenza, in ottica cristiana, è contrassegnata dall’autoreferenzialità affettiva, che isola gli affetti umani dalla loro dimensione sociale (epoca della famiglia affettiva) ed ecclesiale (sacramentalità del matrimonio). La convivenza dice obiettivamente: “quanto alla felice riuscita del nostro amore, il sacramento non serve, o comunque non è urgente, decisivo. Noi due possiamo capire e far crescere il nostro amore senza una particolare effusione della Pasqua del Signore”. Con tale implicita o esplicita convinzione, la coppia convivente mostra di non comprendere che l’amore di Gesù espresso nella sua Pasqua ed elargito nei sacramenti non corona semplicemente l’amore umano, che in tal senso è ritenuto presupposto, ma lo istituisce e, in quanto ferito dal peccato, lo restituisce al suo splendore.
Convivere è dunque, obiettivamente, cioè al di là di ogni buona intenzione, marginalizzare, neutralizzare, rendere irrilevante il carattere sacramentale del matrimonio. È non riconoscere che Dio è la sorgente e la salvezza dell’amore. Più semplicemente, ci si può chiedere: se l’esperienza di coppia potesse confidare sulle proprie risorse interne, perché il Signore avrebbe istituito il sacramento del matrimonio? O, per i più esigenti: perché lo Spirito del Signore, che guida in defettibilmente e infallibilmente la sua Chiesa, avrebbe fatto maturare lungo i secoli la sacramentalità del matrimonio?

5. Si osserva che la preparazione al matrimonio arriva disastrosamente in ritardo rispetto alla scelta della convivenza, e che molto frequentemente nulla viene detto sulla sua sconvenienza – quando non venga positivamente raccomandata – inducendo una coscienza erronea che tende in larga parte ad avere effetti presuntivamente invalidanti circa il successivo matrimonio. La Chiesa ha il dovere di dire, e i fidanzati hanno il diritto di sentirsi dire, che la convivenza non è moralmente accettabile, per poter partire o ripartire con il piede giusto.
È necessaria in tal senso una pastorale decisamente preventiva, che preveda percorsi di educazione affettiva, sessuale, ecclesiale e sacramentale, che consentano di orientare il desiderio, l’incontro, la vicenda amorosa secondo verità. Preparare il matrimonio in situazione di convivenza compromette gravemente la capacità di cogliere “cose spirituali in maniera spirituale”. È perduta quella verginità del cuore e del corpo che sola consente di apprezzare la bellezza e l’elevatezza del discorso cristiano sull’amore umano. 
La caduta del costume cristiano come realtà socialmente condivisa e l’istintivo credito accordato a una morale individualistica impongono di uscire dall’alternativa di non dire niente o dire tutto subito: la prima alternativa manca di verità, l’altra manca di carità. Ora, , poiché la visione cristiana sulla sessualità, la coniugalità, la fecondità e i loro intimi rapporti non dispongono più di alcuna ovvietà culturale, pastoralmente bisogna prendere tempo e chiedere tempo per quel minimo di itinerario formativo che consenta di vedere il disegno di Dio in tutta la sua estensione, nei suoi fondamenti teologici, nella sua rilevanza antropologica, nelle sue implicazioni morali, nella sua efficacia testimoniale. L’esperienza, ma anche il conforto dei migliori sviluppi filosofici e antropologici contemporanei, assicurano che tra l’immediato appello ai dati di fede e il richiamo erroneamente scontato all’universalità della natura umana, esiste la possibilità di una fenomenologia dell’amore che esplicita il senso profondo e implicito del desiderio, al quale la rivelazione offre fondamento, compimento, riscatto dal male. -  don Roberto Carelli - donboscoland -

 
 
 

COMMENTO AL MESSAGGIO DELLA REGINA DELLA PACE DEL 2 MARZO 2010 DI PADRE LIVIO DA RADIO MARIA

Post n°3213 pubblicato il 05 Marzo 2010 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

"Cari figli, in questo tempo particolare del vostro tentativo di essere più vicino possibile a mio Figlio, alla Sua sofferenza, ma anche all'amore con cui l'ha portata, desidero dirvi che sono con voi. Vi aiuterò a vincere gli abbagli e le prove con la mia grazia. Vi insegnerò l'amore, l'amore che cancella tutti i peccati e vi rende perfetti. L'amore che vi dà la pace di mio Figlio ora e per sempre. La pace sia con voi e in voi, perché Io sono la Regina della Pace. Vi ringrazio".

Questo messaggio che si pone nel cuore della Quaresima come vedete è un messaggio d'incoraggiamento, quindi non ci sono neanche rimproveri velati, ma c'è un incoraggiamento della Madre ai figli che vede che si stanno impegnando e Lei intende esortarli, prenderli per mano, sostenerli, guidarli, aiutarli per raggiungere gli obiettivi per cui Gesù è venuto in questo mondo: per darci l'Amore di Dio, la pace di Dio. In questo messaggio, cari amici, c'è per ben quattro volte la parola "amore", per ben tre volte la parola "pace", e la Madonna in questo messaggio, usa un'espressione che non è poi così frequente, ribadisce che Lei è venuta qui a Medjugorje come "La Regina della Pace". Dunque la chiave di interpretazione di questo messaggio è l'incoraggiamento. La Madonna ci incoraggia nel cammino Quaresimale. La Madonna ci dice che ci tiene per mano, ci sostiene, ci aiuta, ci insegna. Questo sta a indicare che al Suo Cuore di Madre fa piacere che ci si stia "applicando"; poi ognuno di noi deve fare un esame di coscienza per vedere fino a che punto sta applicandosi, fino a che punto sta impegnandosi in questo cammino di Quaresima, fino a che punto sta condividendo in questa Quaresima il digiuno e la preghiera di Cristo nel deserto. "In questo tempo particolare", il tempo particolare, è il tempo di Grazia della Quaresima, come l'ha già definito la Madonna nel messaggio precedente del 25 febbraio, "del vostro tentativo", cioè non è ci dice che siamo più vicini a Gesù, ma ci dice che stiamo tentando di avvicinarci a Gesù. Quindi vede un minimo di buona volontà, vede qualcosa che si muove in questo tempo di Quaresima, vede degli sforzi, vede dei tentativi. La Madonna non parla di grandi risultati, però "il tentativo" è già un gran risultato, a mio parere, perché è indicativo della buona volontà. Tentativi di che genere?:"di essere più vicino possibile a mio Figlio", quindi vedete come la Madonna, sempre ci indirizza verso Gesù, è instancabile, nell'indirizzarci verso Gesù, anche quando ci chiama a Sè, lo fa perché ci vuol portare verso Gesù! La Madonna ci esorta in questo tentativo di essere più vicini a Gesù, e poi specifica: a Gesù, che nella Quaresima rivive i quaranta giorni di digiuno nel deserto e che termina come sapete il mercoledì Santo, e possiamo dire che la Quaresima è la porta d'ingresso nel Triduo Pasquale, è la porta d'ingresso nella sofferenza di Cristo nella Passione. Quindi il tentativo "di essere più vicino possibile a mio Figlio", io lo collocherei in particolare in questo tempo particolare di Cristo nel deserto; quindi tempo di preghiera e di digiuno, ma anche vicini "alla Sua sofferenza", nella nostra lettera di Quaresima abbiamo proposto l'immagine del Crocifisso con scritto sotto le due preghiere da ripetere spesse volte nella giornata "ti adoriamo Cristo e ti benediciamo, perché con la tua Santa Croce hai redento il mondo", e "Santa Madre deh Voi fate che le Piaghe del Signore, siano impresse nel mio cuore", quindi vicino a Gesù che digiuna nel deserto, ma nel medesimo tempo considerando la Sua sofferenza. Ma attenzione, cari amici, dobbiamo considerare la sofferenza di Gesù, non come una sofferenza subita, ma come una sofferenza abbracciata, per amore nostro, al nostro posto, a nostro favore, per la nostra salvezza, per rimetterci i peccati. Quindi alla Sua sofferenza "ma anche all'amore con cui l'ha portata", e qui ripeto quell'espressione che mi ha sempre colpito di Santa Caterina da Siena:"Chi è quello stolto bestiale che considerando Cristo crocefisso e considerando il Suo Amore non corrisponda questo Amore?". La Madonna ci esorta a proseguire il nostro tentativo di condividere il tempo di preghiera e di digiuno con Cristo nel deserto, di meditare sulla Sua Passione, sulla Sua sofferenza e sul Suo Amore con chi gliel’ha fatta sopportare e la Madonna dice: "desidero dirvi che sono con voi" - che vi accompagno, che condivido questo sforzo, che lo benedico, che lo sostengo, che vi aiuto a portarlo -. Poi qui ci sono due frasi, due promesse che corrispondono a quanto abbiamo detto prima cioè la Madonna dice: "Vi aiuterò a vincere gli abbagli e le prove con la mia grazia". Allora qui c'è la parola "abbagli", che già altre volte la Madonna ha usato, non so qual è la parola croata che esattamente corrisponde, ma noi potremmo tradurre anche con la parola "seduzioni", gli abbagli sono quelli che Satana ha presentato a Cristo nel deserto. L'abbaglio di risolvere i problemi dell'uomo con la trasformazione delle pietre in pane, l'abbaglio dei miracoli che convertono le persone, ma sono miracoli dello spettacolo, spettacolari, è una religione dello spettacolo senza la Croce! Poi l'abbaglio dei regni della terra e del potere! La Madonna ci dice che ci aiuterà a superare questi quaranta giorni aiutandoci a vincere, come ha fatto Cristo, le seduzioni di Satana. Sapete che la più grande seduzione di Satana è quella di dirci che "senza Dio si vive meglio". E' l'abbaglio, la seduzione per eccellenza del nostro tempo! E quanti sono sedotti da questo slogan satanico "senza Dio si vive meglio", vivono senza Dio e muoiono senza Dio molti uomini oggi! E questo è un abbaglio satanico.Quindi:"Vi aiuterò a vincere gli abbagli e le prove con la mia grazia", le prove quali sono? Le prove della vita. La vita è un tempo di prova, ma sono anche le sofferenze della vita, le persecuzioni della vita. La Madonna ci aiuta, perché Satana attacca o con le seduzioni o con le persecuzioni, e allora La Madonna ci promette che in questo tempo in cui condividiamo la lotta di Gesù nel deserto contro il demonio, con la Sua Grazia che Lei chiede a Gesù Cristo e che Cristo ci comunica attraverso di Lei perché Cristo è venuto a noi attraverso Maria e anche la Grazia di Cristo viene a noi attraverso Maria, Maria mediatrice di tutte le Grazie. Poi qui la Madonna passa alla seconda considerazione, alla sofferenza di Cristo nel Suo Amore; la Madonna ci dice "guardate la sofferenza di Cristo, guardate con quanto Amore vi ha amato" e la Madonna ci dice "io vi insegnerò quell'Amore di Cristo, quell'Amore che ha fatto sì che Cristo portasse la croce per la remissione dei peccati io vi insegnerò a vivere quell'Amore in un modo così perfetto che i vostri peccati siano cancellati". Qui la Madonna dice in parole semplici, che tutti possiamo capire quello che afferma San Paolo cioè che "la carità copre la moltitudine dei peccati", cioè è quello che la teologia classica dice, che l'Atto di Dolore perfetto cioè il pentimento per l'Amore di Dio, amato sopra ogni cosa, cancella tutti i peccati e tutte le pene connesse al peccato, per cui chi ha la Grazia di compiere un atto di amore perfetto, di dolore perfetto per aver offeso Dio infinitamente buono e degno di essere amato sopra ogni cosa considera i peccati e le offese a Gesù il più grande dolore della propria vita. Cos'è l'Atto di Dolore perfetto? Naturalmente la perfezione è un dono di Grazia che va raggiunto man mano, non è che si può raggiungere con un atto solo, tanti atti di dolore possono portare all'Atto di Dolore perfetto. Ma quand'è che possiamo dire che si tratta di un Atto di Dolore perfetto e quindi di un atto di Amore, per cui tutti i peccati sono distrutti e anche le pene connesse al peccato, naturalmente sempre con l'obbligo di confessarsi? È quando l'aver offeso Dio è il più grande dolore della mia vita. Cioè se io mi chiedo, cari amici, "qual 'è il più grande dispiacere nella mia vita?" E posso dire "Gesù il più grande dispiacere che ho nella mia vita è quello di aver offeso Te, di non aver corrisposto al Tuo Amore, di aver dimenticato il Tuo Amore, di aver disprezzato il Tuo Amore!". Se questo è il più grande dolore della mia vita, siamo già nell'ambito dell'Atto di Dolore perfetto! Nel medesimo tempo dobbiamo però dire "Gesù, l'aver offeso Te è il mio più grande dolore e amare Te sopra ogni cosa è il mio più grande desiderio!". Se noi possiamo dire questo, siamo entrati in quell'atto di Amore che cancella tutti i peccati e che ci rende perfetti. La Madonna ci promette che ci aiuterà in questa Quaresima a entrare in questo Atto di Amore che cancella tutti i peccati e ci rende perfetti! Chiediamo questa Grazia e la Grazia di corrispondere a questa Grazia. Il frutto di questa contrizione, di questo atto di amore perfetto, è la pace, perché uno dopo si sente perdonato e in pace, pieno di Amore. "Vi insegnerò l'amore, l'amore che cancella tutti i peccati e vi rende perfetti. L'amore che vi dà la pace di mio Figlio ora e per sempre", cioè quell'atto di Amore perfetto ci dà la pace di Gesù che è il Paradiso anticipato, che ci fa vivere adesso quel Paradiso che ci attende e che sarà questa Pace, questo Amore la condizione esistenziale in Cielo, in Paradiso con Gesù per sempre. E la Madonna conclude: "La pace sia con voi e in voi", la pace che ci da adesso e ci dice: "vi aiuto io ad avere adesso, attraverso il pentimento, attraverso l'Amore, quella Pace che Gesù ha ottenuto con la Sua Croce", e infatti è apparso ai discepoli nel Cenacolo Cristo Risorto, dicendo "Pace a voi". Quella pace, la Madonna vuole che noi sperimentiamo e per quella Pace la Madonna vuole che noi ci prepariamo, già anticipandola ora: "La pace sia con voi e in voi, perché io sono la Regina della Pace. Vi ringrazio". Capolavori Celesti, qui siamo di fronte a parole Celesti, a capolavori Celesti. Io vorrei che chi ha da intendere intenda! - il sito www.medjugorjeliguria.it -

 
 
 

GLI ESORCISMI, LE BENEDIZIONI E LE GUARIGIONI

Post n°3212 pubblicato il 05 Marzo 2010 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Non mi stancherò mai di ripetere a tutti voi che, a mio parere, tutte le risposte necessarie alla nostra salvezza le ritroviamo nella Sacra Scrittura. I Vangeli, per esempio, riferiscono in molte pagine che Gesù si scontrò frequentemente con il demonio e che, nel contempo, liberò dalle influenze del Maligno tanti ossessi. I Vangeli sinottici, nella fattispecie, dedicano numerose parti alla descrizione del ministero di esorcista svolto da Gesù; leggiamo attentamente quanto segue: "Allora un uomo che era nella sinagoga, posseduto da uno spirito immondo, si mise a gridare: "Che c'entri con noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci! Io so chi tu sei: il santo di Dio". E Gesù lo sgridò: "Taci! Esci da quell'uomo". E lo spirito immondo, straziandolo e gridando forte, uscì da lui" (Marco 1, 23-26); "Venuta la sera, dopo il tramonto del sole, gli portavano tutti i malati e gli indemoniati. Tutta la città era riunita davanti alla porta. Guarì molti che erano afflitti da varie malattie e scacciò molti demoni; ma non permetteva ai demoni di parlare, perché lo conoscevano" (Marco 1, 32-34); "Egli disse loro: "Andiamocene altrove per i villaggi vicini, perché io predichi anche là; per questo infatti sono venuto!". E andò per tutta la Galilea, predicando nelle loro sinagoghe e scacciando i demoni" (Marco 1, 38-39); "Gli spiriti immondi, quando lo vedevano, gli si gettavano ai piedi gridando: "Tu sei il Figlio di Dio!". Ma Egli li sgridava severamente perché non lo manifestassero" (Marco 3, 11-12); "Intanto giunsero all'altra riva del mare, nella regione dei Gerasèni. Come scese dalla barca, gli venne incontro dai sepolcri un uomo posseduto da uno spirito immondo. Egli aveva la sua dimora nei sepolcri e nessuno più riusciva a tenerlo legato neanche con catene, perché più volte era stato legato con ceppi e catene, ma aveva sempre spezzato le catene e infranto i ceppi, e nessuno più riusciva a domarlo. Continuamente, notte e giorno, tra i sepolcri e sui monti, gridava e si percuoteva con pietre. Visto Gesù da lontano, accorse, gli si gettò ai piedi, e urlando a gran voce disse: "Che hai tu in comune con me, Gesù, Figlio del Dio altissimo? Ti scongiuro, in nome di Dio, non tormentarmi!". Gli diceva infatti: "Esci, spirito immondo, da quest'uomo!". E gli domandò: "Come ti chiami?". "Mi chiamo Legione, gli rispose, perché siamo in molti". E prese a scongiurarlo con insistenza perché non lo cacciasse fuori da quella regione. Ora c'era là, sul monte, un numeroso branco di porci al pascolo. E gli spiriti lo scongiurarono: "Mandaci da quei porci, perché entriamo in essi". Glielo permise. E gli spiriti immondi uscirono ed entrarono nei porci e il branco si precipitò dal burrone nel mare; erano circa duemila e affogarono uno dopo l'altro nel mare. I mandriani allora fuggirono, portarono la notizia in città e nella campagna e la gente si mosse a vedere che cosa fosse accaduto" (Marco 5, 1-14); "Nella sinagoga c'era un uomo con un demonio immondo e cominciò a gridare forte: "Basta! Che abbiamo a che fare con te, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? So bene chi sei: il Santo di Dio!". Gesù gli intimò: "Taci, esci da costui!". E il demonio, gettatolo a terra in mezzo alla gente, uscì da lui, senza fargli alcun male" (Luca 4, 33-35). I Vangeli sono colmi di tante altre citazioni narranti di esorcismi, ma, per questioni di spazio e, per evitare di offendere la vostra intelligenza, mi fermerò alle succitate. E’ chiaro, quindi, che Gesù scacciava veramente i demoni e, non si trattava di allucinazioni di massa o di disturbi di doppia personalità, ma del diavolo in persona. Un altro argomento, molto delicato, è quello delle malattie e dell’accentuazione diabolica. Premetto dicendo che in materia vi sono notevoli discrepanze teologiche e filosofiche ma, come sempre, il mio parere si riconduce precisamente a ciò che la Sacra Scrittura e gli esorcisti mi hanno insegnato. Come sappiamo il genere umano è sconvolto da tantissime malattie che spaziano in tutte le più fantasiose sintomatologie. Non è sempre così, ma in molti casi, dietro le apparenti malattie fisiche o psicologiche, non c’è altro che l’influenza del Maligno. Il Vangelo ci parla di una donna che aveva uno spirito immondo da 18 anni e che, il predetto diavolo, la costringeva in una situazione di infermità. Ella era curva e non riusciva in nessun modo a drizzarsi, ma ecco che Gesù: "Una volta stava insegnando in una sinagoga il giorno di sabato. C'era là una donna che aveva da diciotto anni uno spirito che la teneva inferma; era curva e non poteva drizzarsi in nessun modo. Gesù la vide, la chiamò a sé e le disse: "Donna, sei libera dalla tua infermità", e le impose le mani. Subito quella si raddrizzò e glorificava Dio. Ma il capo della sinagoga, sdegnato perché Gesù aveva operato quella guarigione di sabato, rivolgendosi alla folla disse: "Ci sono sei giorni in cui si deve lavorare; in quelli dunque venite a farvi curare e non in giorno di sabato". Il Signore replicò: "Ipocriti, non scioglie forse, di sabato, ciascuno di voi il bue o l'asino dalla mangiatoia, per condurlo ad abbeverarsi? E questa figlia di Abramo, che Satana ha tenuto legata diciotto anni, non doveva essere sciolta da questo legame in giorno di sabato?". Quando egli diceva queste cose, tutti i suoi avversari si vergognavano, mentre la folla intera esultava per tutte le meraviglie da lui compiute" (Luca 13, 10-17). L’Evangelista Matteo, invece, ci parla di un cieco e muto, così perché indemoniato, che viene finalmente liberato da Gesù: "In quel tempo gli fu portato un indemoniato, cieco e muto, ed Egli lo guarì, sicché il muto parlava e vedeva" (Matteo 12, 22). L’Evangelista Luca, essendo tantissimi i casi di guarigione, si mantiene sul vago e dice: "Disceso con loro, si fermò in un luogo pianeggiante. C'era gran folla di suoi discepoli e gran moltitudine di gente da tutta la Giudea, da Gerusalemme e dal litorale di Tiro e di Sidone, che erano venuti per ascoltarlo ed esser guariti dalle loro malattie; anche quelli che erano tormentati da spiriti immondi, venivano guariti. Tutta la folla cercava di toccarlo, perché da lui usciva una forza che sanava tutti" (Luca 6, 17-19); "Al calar del sole, tutti quelli che avevano infermi colpiti da mali di ogni genere li condussero a lui. Ed Egli, imponendo su ciascuno le mani, li guariva. Da molti uscivano demoni gridando: "Tu sei il Figlio di Dio!". Ma Egli li minacciava e non li lasciava parlare, perché sapevano che era il Cristo" (Luca 4, 40-41); "In quello stesso momento Gesù guarì molti da malattie, da infermità, da spiriti cattivi e donò la vista a molti ciechi" (Luca 7, 21). Lo stesso San Paolo, certamente non era indemoniato, ma aveva uno spirito diabolico che lo vessava in un disturbo sicuramente malefico: "Perché non montassi in superbia per la grandezza delle rivelazioni, mi è stata messa una spina nella carne, un inviato di Satana incaricato di schiaffeggiarmi, perché io non vada in superbia. A causa di questo per ben tre volte ho pregato il Signore che l'allontanasse da me" (2 Corinzi 12, 7-8). Questi infelici non erano realmente posseduti, ma avevano la presenza di un demonio che provocava loro gravi disturbi fisici e morali. Una volta scacciato il demonio, i menomati fisici riacquistano la salute. La malattia rappresenta il disordine nell’ordine primordiale creato da Dio; Egli, difatti, se avesse notato qualcosa di sbagliato nella sua creazione, sicuramente non si sarebbe compiaciuto dicendo "e vide che era cosa buona". Col peccato originale, purtroppo, diventiamo vulnerabili e corruttibili e, con il peccato quotidiano, noi apriamo deliberatamente anima e corpo alla malattia. Del resto è la stessa Sacra Scrittura a rivelarci che, a causa del peccato, sono entrati nel mondo la malattia, il male e la morte. E’ ovvio che a volte il demonio genera od incrementa le malattie, questo capita principalmente quando il malcapitato è un peccatore incallito, un operatore dell’occulto, un non-credente o quando si è colpiti da malefici volontari. E’ ovvio che, come già accennavo in uno dei capitoli precedenti, vi sono tanti casi di malattie in cui il peccato è alla base ma, per guarire, o si riceve il miracolo o bisogna rivolgersi alla medicina che, anch’essa, è un dono di Dio (se applicata per amore e non per superbia e vanità di soldi e di successo). Rimane fondamentale, comunque, riconosce che la più grande medicina è la Fede; la Preghiera, è quell’Arma gratuita che, se fatta con vero sentimento, può garantire all’uomo ogni fattore necessario alla sua salvezza. Nel mio caso, per esempio, se non avessi avuto una malattia, non mi sarei mai rivolto ad un sacerdote guaritore e, se anche non sono totalmente guarito, però ho scoperto la fede che è in me e, per questo, mi ritengo un miracolato. In ogni caso, quindi, è fondamentale pregare, perché, come ho già detto, Dio non si può opporre alle nostre richieste fatte con fede vera. "In verità vi dico ancora: se due di voi sopra la terra si accorderanno per domandare qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli ve la concederà. Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro" (Matteo 18, 19-20). La malattia, come detto, è spesso accentuata da un’azione di Satana e dei suoi angeli decaduti, visto che il Maligno ha come scopo quello di portarci all’esasperazione e di nascondersi; egli, difatti, cela la sua nefasta influenza dietro la malattia che, già di per sé, abbassa le nostre difese di fede e ci induce allo scoraggiamento. Matilde Maria Cassano, nel suo libro dedicato alla memoria del noto esorcista campano don Leone, riporta le seguenti parole tratte da un discorso del prelato: "In alcuni casi l’intervento dell’esorcista non basta, come non può bastare quello del medico. Ecco perché è importante che la scienza non escluda la religione. L’epilettico indemoniato, è un malato che ha manifestazioni di epilessia, ma che spezza le catene e gira di notte nei cimiteri, è evidente che si tratta di accentuazione diabolica oltre che di malattia. La prima, l’epilessia, curabile con la medicina; la seconda, l’accentuazione diabolica, curabile ricorrendo a Dio. Questo fatto è stato forse il motivo che ha indotto il professor Cancrini a pronunciarsi favorevolmente per l’avvenuta chiusura dei manicomi. Una scelta giusta, che io stesso da esorcista cattolico condivido pienamente, richiamando tuttavia l’attenzione delle istituzioni e la collaborazione dei colleghi esorcisti affinché le scienze religiose possano servire all’assistenza successiva del malato psichico, dimesso dal manicomio. Il noto luminare professor Cardarelli, ad esempio, si consigliava con San Giuseppe Moscati dicendo: - Peppino, come mai imbrocchi sempre ogni diagnosi, è nell’umano sbagliare … - Il Santo medico allora rispondeva: - Io non visito mai un ammalato affidandomi solo alla scienza, ma chiedo al paziente anche la sua collaborazione attraverso la preghiera ed i sacramenti -. Dunque questo escludere Dio da parte di molti medici ed ammalati non credenti, è un grande danno, perché non si tiene conto dei limiti, delle carenze e delle colpe che esistono nell’umano". - Carlo Maria di Pietro - Pontifex -

 
 
 

SE DIO È IL PADRE BUONO, PERCHÉ IL MALE NEL MONDO?

Post n°3211 pubblicato il 05 Marzo 2010 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

1.Per rispondere a questa complessa e antica eppur sempre attuale questione, occorre tener conto di alcuni aspetti fondamentali. Anzitutto nasce la domanda di definire cosa sia il male, cioè capire il significato del male che non è una entità positiva, ma la mancanza di un bene dovuto. Per esempio la malattia della cecità non è altro che la privazione della vista. In questo senso perciò il male va ricercato in una causa deficiente e non efficiente, cioè in un agente o più agenti di disordine e disgregazione. 2. Quanti tipi di male ci sono nel mondo? Normalmente si distinguono tre tipi di male: il male fisico, che è il più doloroso e il più evidente, ma non il più grave. Come si è detto, esso è dato dalla carenza di una realtà che fa parte della natura di un ente. Questo male fa molta impressione e costituisce spesse volte un ostacolo per ammettere l’esistenza di Dio e la sua provvidenza. Vi è poi il male metafisico, il quale è dato dal disordine che si crea nel cosmo, come i cataclismi, i terremoti, gli uragani, le alluvioni, ecc. Anche questi non sono propriamente dei mali in senso positivo, ma sono causati da un certo assestamento delle forze della natura. Certamente hanno delle conseguenze negative, ma non formano una sostanziale entità malvagia. Tanto che si dice che attraverso questi fenomeni possono ricostruirsi degli organismi più completi e perfetti. Tuttavia il loro modo di attuarsi manifesta uno sconvolgimento disastroso che segna una presenza disordinata. Infine c’è il male morale o peccato, che forma la vera realtà malvagia ed è il male più grave e fonte di effetti deleteri. Esso costituisce come un "virus" che si è inserito nella complessità dell’universo e ne determina gli elementi di disordine e di sofferenza a livello antropologico e cosmico. Tale male consiste nel rifiuto dell’amore di Dio, della sua verità e della sua signoria, chiudendo la creatura razionale nel proprio egoismo e orgoglio. Esso è dato dalla libera scelta della volontà degli esseri spirituali, angeli e uomini. Noi purtroppo non diamo molto valore a questo tipo di male, ma in effetti da esso scaturiscono tutti gli altri mali ed è stato il primo male che ha fatto irruzione nell’universo e sulla faccia della terra, prima con la colpa di Satana e poi con quella dei nostri progenitori Adamo ed Eva. Il disordine, il dolore, la cattiveria si sono ulteriormente aggravati con i successivi peccati umani da Caino fino ai giorni nostri. 3. Una volta chiarito il senso del male e le sue specificazioni, possiamo affermare con chiarezza e con forza che esso non può venire da Dio, in quanto Dio è sommo bene e non vuole ciò che è contrario al bene; Egli è sommo amore e non può desiderare ciò che è opposto all’amore, cioè l’egoismo e l’odio, anzi Dio opera ogni cosa per donare il bene e ristabilire l’armonia delle cose. Proprio Lui ha iniettato nel nostro mondo "l’antivirus" contro il peccato attraverso l’incarnazione di suo Figlio e la sua pasqua di morte e di resurrezione. D’altra parte il male non può essere provocato soltanto dall’uomo, perché esso è più grande e più forte dell’uomo, sovrastandolo imperiosamente, per cui se fosse l’uomo a causarlo, l’uomo stesso sarebbe capace di superarlo, invece ne resta paurosamente vittima seppure vi collabora con le sue libere scelte di perversione. A questo punto si inserisce il peccato di Lucifero e dei suoi sventurati compagni, il loro rifiuto dell’amore di Dio e della sottomissione alla sua sovrana volontà. Questo evento sconvolgente costituisce l’origine di un sovvertimento dell’ordine originario della creazione con nocivi effetti sull’umanità e sul cosmo. - Renzo Lavatori - Pontifex -

 
 
 
 
 

INFO


Un blog di: diglilaverita
Data di creazione: 16/02/2008
 

 

LE LACRIME DI MARIA

 

MESSAGGIO PER L’ITALIA

 

Civitavecchia la Madonna piange lì dove il cristianesimo è fiorito: la nostra nazione, l'Italia!  Dov'è nato uno fra i più grandi mistici santi dell'era moderna? In Italia! Padre Pio!
E per chi si è immolato Padre Pio come vittima di espiazione? Per i peccatori, certamente. Ma c'è di più. In alcune sue epistole si legge che egli ha espressamente richiesto al proprio direttore spirituale l'autorizzazione ad espiare i peccati per la nostra povera nazione. Un caso anche questo? O tutto un disegno divino di provvidenza e amore? Un disegno che da Padre Pio agli eventi di Siracusa e Civitavecchia fino a Marja Pavlovic racchiude un messaggio preciso per noi italiani? Quale? L'Italia è a rischio? Quale rischio? Il rischio di aver smarrito, come nazione, la fede cristiana non è forse immensamente più grave di qualsiasi cosa? Aggrappiamoci alla preghiera, è l'unica arma che abbiamo per salvarci dal naufragio morale in cui è caduto il nostro Paese... da La Verità vi Farà Liberi

 

 

 
 

SAN GIUSEPPE PROTETTORE

  A TE, O BEATO GIUSEPPE

A te, o beato Giuseppe, stretti dalla tribolazione ricorriamo, e fiduciosi invochiamo il tuo patrocinio dopo quello della tua santissima Sposa.
Per quel sacro vincolo di carità, che ti strinse all’Immacolata Vergine Madre di Dio, e per l’amore paterno che portasti al fanciullo Gesù, riguarda, te ne preghiamo, con occhio benigno la cara eredità, che Gesù Cristo acquistò col suo sangue, e col tuo potere ed aiuto sovvieni ai nostri bisogni.
Proteggi, o provvido custode della divina Famiglia, l’eletta prole di Gesù Cristo: allontana da noi, o Padre amatissimo, gli errori e i vizi, che ammorbano il mondo; assistici propizio dal cielo in questa lotta col potere delle tenebre, o nostro fortissimo protettore; e come un tempo salvasti dalla morte la minacciata vita del pargoletto Gesù, così ora difendi la santa Chiesa di Dio dalle ostili insidie e da ogni avversità; e stendi ognora ciascuno di noi il tuo patrocinio, affinché a tuo esempio e mediante il tuo soccorso, possiamo virtuosamente vivere, piamente morire e conseguire l’eterna beatitudine in cielo.
Amen
San Giuseppe proteggi questo blog da ogni male errore e inganno.

 
 
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