ASCOLTA TUA MADRE

LE LACRIME DI UNA MADRE NON ASCOLTATA

 

FERMIAMO LA LEGGE CONTRO L'OMOFOBIA

 

TELEFONO VERDE "SOS VITA" 800813000

CHE COSA E' IL TELEFONO "SOS VITA"?
 
È un telefono “salva-vite”, che aspetta soltanto la tua chiamata. E' un telefono verde, come la speranza la telefonata non ti costa nulla,
Vuole salvare le mamme in difficoltà e, con loro, salvare la vita dei figli che ancora esse portano in grembo.
E quasi sempre ci riesce, perché con lui lavorano 250 Centri di aiuto alla vita.
 
Il Movimento per la vita lo ha pensato per te
 
Puoi parlare con questo telefono da qualsiasi luogo d’Italia: componi sempre lo stesso numero: 800813000.
 
Risponde un piccolo gruppo di persone di provata maturità e capacità, fortemente motivate e dotate di una consolidata esperienza di lavoro nei Centri di aiuto alla vita (Cav) e di una approfondita conoscenza delle strutture di sostegno a livello nazionale. La risposta, infatti, non è soltanto telefonica.
 
Questo telefono non ti dà soltanto ascolto, incoraggiamento, amicizia, ma attiva immediatamente un concreto sostegno di pronto intervento attraverso una rete di 250 Centri di aiuto alla vita e di oltre 260 Movimenti per la vita sparsi in tutta Italia.

 
DUE MINUTI PER LA VITA

Due minuti al giorno è il tempo che invitiamo ad offrire per aderire alla grande iniziativa di
preghiera per la vita nascente che si sta diffondendo in Italia dal 7 ottobre 2005 in
occasione della festa e sotto la protezione della Beata Vergine Maria, Regina del Santo Rosario.
Nella preghiera vengono ricordati ed affidati a Dio:
 i milioni di bambini uccisi nel mondo con l’aborto,
 le donne che hanno abortito e quelle che sono ancora in tempo per cambiare idea,
 i padri che hanno favorito o subito un aborto volontario o che attualmente si trovano accanto ad
una donna che sta pensando di abortire,
 i medici che praticano aborti ed il personale sanitario coinvolto, i farmacisti che vendono i
prodotti abortivi e tutti coloro che provocano la diffusione nella società della mentalità abortista,
 tutte le persone che, a qualsiasi livello, si spendono per la difesa della vita fin dal concepimento.
Le preghiere da recitarsi, secondo queste intenzioni, sono:
 Salve Regina,
 Preghiera finale della Lettera Enciclica Evangelium Vitae di Giovanni Paolo II
 Angelo di Dio,
 Eterno riposo.
Il progetto è quello di trovare 150.000 persone, che ogni giorno recitino le preghiere. Il numero corrisponde a quello - leggermente approssimato per eccesso – degli aborti accertati che vengono compiuti ogni giorno nel mondo, senza poter conteggiare quelli clandestini e quelli avvenuti tramite pillola del giorno dopo. Per raggiungere tale obiettivo occorre l’aiuto generoso di tutti coloro che hanno a cuore la difesa della vita.

“Con iniziative straordinarie e nella preghiera abituale,
da ogni comunità cristiana, da ogni gruppo o associazione,
da ogni famiglia e dal cuore di ogni credente,
si elevi una supplica appassionata a Dio,
Creatore e amante della vita.”
(Giovanni Paolo II, Evangelium Vitae, n. 100)

Ulteriori informazioni su: www.dueminutiperlavita.info
 

PREGHIERA A MARIA PER LA VITA GIOVANNI PAOLO II

O Maria, aurora del mondo nuovo, Madre dei viventi,
affidiamo a Te la causa della vita:
guarda, o Madre, al numero sconfinato di bimbi cui viene impedito di nascere,
di poveri cui è reso difficile vivere, di uomini e donne vittime di disumana violenza, di anziani e malati uccisi dall'indifferenza o da una presunta pietà.
Fà che quanti credono nel tuo Figlio sappiano annunciare con franchezza e amore agli uomini del nostro tempo il Vangelo della vita.
Ottieni loro la grazia di accoglierlo come dono sempre nuovo,
la gioia di celebrarlo con gratitudine in tutta la loro esistenza
e il coraggio di testimoniarlo con tenacia operosa, per costruire,
insieme con tutti gli uomini di buona volontà, la civiltà della verità e dell'amore
a lode e gloria di Dio creatore e amante della vita.
Giovanni Paolo II


 

AREA PERSONALE

 

Messaggi del 09/03/2010

LIBERTA' COME UNA PROSTITUTA

Post n°3238 pubblicato il 09 Marzo 2010 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Bulli, droga, adolescenti in affanno e adulti in preda al panico, comunicazione balbuziente e mala gestione dei conflitti che degenerano, insomma un effetto trascinamento che non assolve nessuno, anzi crea le basi per sempre nuove drammaticità. Siamo abituati a vedere e pensare agli effetti causati dalla droga, quella dei composti chimici, dei derivati, delle sostanze dai nomi bizzarri, e non ci accorgiamo di quanto sta accadendo e sbancando alle fondamenta la nostra società di primi della classe.
Forse è il momento di affermare che l’alcol è una droga proprio come qualsiasi altra consorella, colpisce la mente, il cuore e il corpo, come ogni maledetta sostanza. Alle fermate degli autobus, al pub, in discoteca, stanno con la bottiglia in mano, con lo spinello in bocca, con la bustina negli slip, senza bisogno di coprirsi il volto, gli occhi arrossati, c’è libertà di mostrare quel che non si è, c’è libero suicidio e c’è libero omicidio, insomma c’è libertà come una prostituta. E’ una rappresentazione teatrale in cui gli attori recitano senza copione, il “regista” di turno non fa caso a questo andazzo collettivo, quando è un po’ allarmato, mette qualche paletto, regola, norma, così gli attori diventati improvvisamente bambini, perdono il controllo, bicchieri adolescenti e bottiglie adulte si scambiano di posto, ognuno veste i panni dell’altro, nessuno è capace di consigliare l’altro, quanto meno di accompagnarlo a casa, se non proprio al sicuro.
L’alcol non è considerato alla stregua di una vera e propria droga, non c’è consapevolezza dei guasti fisici e psichici che procura, delle scomparse numerose provocate dal suo uso e abuso, eppure si tratta di un problema urgente da prendere di petto, non solamente attraverso la solita cartellonistica virtuale, una sorta di pizzo da pagare al suo consumo, al suo commercio, alla sua vendita pressoché smisurata.
La droga-alcol non si limita a consumare fino alle ossa le persone, nelle comunità terapeutiche piene di utenti alcolisti, nelle carceri stracolme di persone da doppia diagnosi, dalla devastazione psichica, alle depressioni dirompenti, ci sono i riscontri di questa vera e propria piaga sociale. Abbiamo cultura del rischio insito nella droga, ne abbiamo molto meno delle bevande alcoliche, slogan e coretti da stadio esaltano il buon vino, la buona birra, intrugli e altre composizioni, come a dire “ bere e campare cent’anni”. E’ sufficiente varcare i cancelli di una comunità terapeutica, dedicare una visita agli spazi e i corridoi della Casa del Giovane (per questo motivo insisto a dire che è importante continuare a invitare le scuole, dalle elementari, alle superiori, alle università), per renderci conto di quale nemico stiamo parlando, di quale killer stiamo discutendo, a quale macabro gioco al massacro stiamo assistendo. Forse è giunto il momento di ritrovare un possibile equilibrio, cominciando da una corretta comunicazione, che non faccia abituare alle “circostanze critiche, agli eventi critici” declinazioni criptate, di non facile lettura, per non allarmare troppo l’opinione pubblica quando un giovanissimo entra in coma etilico oppure ci ha abbandonati per sempre. - Andraous Vincenzo - culturacattolica -

 
 
 

LA MADONNA DEI MIRACOLI CI RICHIAMA AL DIGIUNO IN QUARESIMA

Post n°3237 pubblicato il 09 Marzo 2010 da diglilaverita
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La Vergine, già nel 1510, ci richiama sul digiuno in Quaresima!

Il 9 marzo del 1510 Giovanni Cigana, un anziano contadino di 79 anni abitante di Motta di Livenza (TV), si stava recando in un paese vicino. Giovanni era un uomo buono, recitava ogni giorno il Santo Rosario e quando passava davanti ad un capitello con l'immagine della Madonna si fermava e in ginocchio recitava qualche preghiera. Anche quel giorno pregò devotamente, e terminata la preghiera si alzò e riprese il cammino. Subito si fermò stupito, vedendo seduta tranquillamente sul grano del campo, una bellissima fanciulla tutta vestita di bianco, dall'età di circa 12 anni, che lo guardava con occhi dolcissimi. Riavutosi dallo stupore Giovanni La salutò: "Dio vi dia il buon giorno!" e la Fanciulla, parlando con una graziosa cadenza dialettale come l'anziano, gli rispose: "Buon giorno e buon anno!". Fino ad ora il buon uomo aveva scambiato la Fanciulla per una contadinella, ma dopo uno scambio di battute, un'improvvisa luce spirituale gli rischiarò l'anima ed egli cadde in ginocchio, colpito dalla visione che gli stava davanti: la Vergine Benedetta, la Madre di Dio, vestita di bianco come una semplice fanciulla dei campi! Ci fu un minuto di silenzio, poi risuonò la voce della Madonna, limpida ma insieme piena di dolore e di pietà. Dovete sapere che allora, come adesso, il 9 marzo cadeva durante la Quaresima, nella quale in quei tempi, era prescritto un digiuno rigorosissimo. Ma l'ondata di paganesimo, che nel 1500 si era diffuso in Italia, aveva fatto dimenticare al popolo il valore del digiuno e della penitenza, e le leggi di Dio e della Chiesa erano calpestate allegramente! Allora la Madonna con materna sollecitudine richiamò gli uomini alla preghiera e al digiuno per scongiurare altri castighi di Dio. La Vergine ordinò al Cigana di digiunare insieme alla famiglia per tre sabati consecutivi e gli chiese di annunciare tale digiuno a tutta la gente di Motta e di predicarlo per nove giorni consecutivi in tutte le città, borgate e villaggi della terra trevigiana. "Chi digiunerà con vero pentimento - disse la Madonna - otterrà misericordia e perdono da nostro Signore Gesù Cristo, sdegnato per i troppi peccati del popolo". La Vergine chiese, inoltre, che in quel luogo venisse costruita subito una chiesetta dove il popolo potesse raccogliersi in quei giorni di espiazione e di penitenza. "Questa sera guarderete il sole e vedrete un segno che vi farà credere e io disporrò bene il cuore degli uomini del paese, così che vi crederanno". Dopo tali parole, la misteriosa Fanciulla benedisse il Cigana e scomparve.
Vediamo ancora una volta come la Madonna, Mamma tenerissima, vigila sui suoi figli e li esorta alla preghiera e alla penitenza.
Ascoltiamola dunque e facciamo sempre tesoro delle sue parole perché sono dettate unicamente dall'amore per noi.

Preghiera Madonna dei Miracoli e Madre nostra Maria,

Mediatrice potentissima di tutte le grazie,
ascolta ed esaudisci la nostra preghiera.
Sii la salute degli infermi,
il rifugio dei peccatori,
la consolatrice degli afflitti,
l'aiuto dei cristiani.
Benedici noi,
tutti quelli che si raccomandano alle nostre preghiere
ed il mondo intero.
Rendi felici i tuoi devoti
affinché possano promulgare la tua bontà
e soccorri le Anime sante del Purgatorio.
Così sia.
- Salve, o Regina...

- Nostra Signora dei Miracoli, prega per noi.

[Innamorati di Maria]

 
 
 

8 MARZO, LE DONNE VITTIME DI POLITICHE A FAVORE DEGLI OMOSESSUALI E DELL'ABORTO

Post n°3236 pubblicato il 09 Marzo 2010 da diglilaverita
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Le donne continuano a subire violenze e discriminazioni in molte parti del mondo, una situazione che l'Onu non riesce ad affrontare efficacemente a causa - secondo l'Osservatore permanente della Santa Sede presso l'Organizzazione delle Nazioni Unite, Monsignor Celestino Migliore - di politiche ''di genere'', ''dettate dall'ideologia'', che, negando le differenze tra i sessi, di fatto ''ritardano un reale avanzamento delle donne''. Intervenendo alla 54/a sessione della Commissione Onu sullo status delle donne, riunita in occasione festa dell’8 marzo, a New York, Migliore ha sottolineato alcuni progressi registrati negli ultimi 15 anni nel campo dell'educazione, della partecipazione alla vita sociale e della legislazione anti-violenza, ma anche l'altissima incidenza dell'Aids tra le donne (lo sono tre quarti dei malati) e i drammi del feticidio, dell'infanticidio e dell'abbandono che riguardano nel mondo un gran numero di bambine. Ritardi e lentezze nelle politiche degli Stati hanno contribuito a rallentare il cammino di una reale emancipazione delle donne nel mondo - ha detto Monsignor Migliore - come pure dinamiche ''culturali e sociali''. Il rappresentante vaticano torna a puntare il dito, come gia' in passato, contro l'azione dell'Onu e, in particolare, contro le politiche pro gay e sulla pianificazione delle nascite. ''Il raggiungimento delle pari opportunita' tra uomini e donne nell'educazione, nel lavoro, nella protezione legale e nei diritti sociali e politici e' considerato in un contesto di uguaglianza di genere. Tuttavia i fatti dimostrano che lo sviluppo di questo concetto, cosi' come accaduto alle conferenze del Cairo e di Pechino, e poi in vari contesti internazionali, avviene in modo sempre piu' ideologico, e finisce per ritardare una vera emancipazione delle donne''. In piu', in ''recenti documenti ufficiali - ha proseguito l'Arcivescovo - ci sono interpretazioni di 'genere' che dissolvono ogni specificita' e complementarieta' tra uomini e donne. Queste teorie - ha dichiarato - non cambiano la natura delle cose ma certamente stanno gia' macchiando e ostacolando ogni serio e tempestivo avanzamento nella ricognizione della dignita' e dei diritti delle donne''. A cio' si aggiungono - ha concluso Monsignor Migliore - i tanti documenti e risoluzioni che sacrificano il riconoscimento di diritti personali, sociali, economici e politici ad una nozione di salute sessuale e riproduttiva violenta contro la vita umana non nata, a detrimento dei bisogni integrali delle donne, e degli uomini, nella società''. - Petrus -

 
 
 

ANTONIO SOCCI: SE 500 CRISTIANI MACELLATI NON FANNO NOTIZIA SUI GIORNALI DI SINISTRA

Post n°3235 pubblicato il 09 Marzo 2010 da diglilaverita
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Sui mass media la censura delle persecuzioni contro i cristiani continua in modi nuovi. E non parlo solo delle persecuzioni dei regimi comunisti o di quelli islamici. Nei giorni scorsi, per esempio, in India, quindi in uno dei pochi stati democratici dell’Asia, sono stati arrestati centinaia di cristiani e addirittura tre vescovi cattolici, rei di aver promosso una marcia pacifica di 800 chilometri per sensibilizzare le autorità contro le discriminazioni ai danni dai "dalit" cristiani. I "dalit", cosiddetti "fuori casta" o "intoccabili", sono quei 300 milioni di indiani che in base alla teologia induista da secoli sono considerati nulla e non hanno diritti. Ebbene, i dalit convertiti al cristianesimo sono ancora più diseredati e discriminati degli altri, proprio perché cristiani. Alla pacifica richiesta di giustizia e uguaglianza da parte della Chiesa le autorità rispondono col pugno di ferro. Questa vicenda però non buca le pagine delle cronache. Bisogna che scorra sangue cristiano – come l’anno scorso, proprio in India, nello stato dell’Orissa, con i feroci pogrom di fondamentalisti indù contro i cristiani – perché i perseguitati cristiani possano essere un po’ considerati dai nostri mass media. Ma anche in questo caso c’è modo e modo. Ieri, per esempio, dalla Nigeria è arrivata la notizia di 300 cristiani (perlopiù donne e bambini) ammazzati da islamici a colpi di machete nel villaggio di Dogo Nahawee (poi si è appreso che le vittime sono almeno 500). Su alcuni giornali – compreso il Corriere della sera – la notizia del massacro è stata data per quello che è, in quanto da qualche anno si è cominciato ad aprire gli occhi: ricordo che quando, dieci anni fa, pubblicai il mio libro-denuncia sul martirio in corso dei cristiani ("I nuovi perseguitati", edizioni Piemme), molti colleghi, anche autorevoli direttori (ricordo in particolare Paolo Mieli), mi confessarono il loro stupore per un fenomeno che neanche avevano mai immaginato. Ma c’è chi continua a disinteressarsene e privilegia la propria ostilità pregiudiziale. Così l’Unità ieri ha dedicato al massacro Doko Nahawee una breve e remota notiziola presentandola con questo titolo: "Nigeria. Oltre 100 morti in disordini tra musulmani e cristiani". Una mattanza di cristiani, perpetrata a freddo, diventa un generico "disordine" dove non sembrano esserci né vittime né carnefici. In questo modo ovviamente non si comprende nulla nemmeno del quadro geopolitico generale, dove un vasto tentativo di islamizzazione dell’Africa da parte dei Paesi arabi trova spesso un sorprendente alleato nella Cina interessata al petrolio. Connubio evidente in Sudan. Ma anche il genocidio del Sudan, dove il regime islamista del Nord per venti anni ha massacrato le popolazioni cristiane e animiste del Sud per imporre la sharia, facendo circa due milioni di vittime, può essere rappresentato come un generico scontro fra cristiani e musulmani, in quanto i cristiani col tempo hanno organizzato una loro resistenza al genocidio. E in effetti talora si è rappresentata la situazione sudanese così, come un’interminabile serie di scontri fra musulmani e cristiani. In realtà, per capire cos’è il Sudan basti riportare una dichiarazione di Peter Hammond, direttore di Frontline Fellowship, intervistato da WorldNetDaily (27.5.2001): "Qualche tempo fa, la Corte Suprema sudanese ha stabilito che la crocifissione degli apostati, cioè di persone che erano musulmane praticanti e che si sono convertite al cristianesimo, è costituzionale. E questo (sudanese) è lo Stato che ha rimpiazzato quello statunitense nella Commissione per i diritti umani delle Nazioni Unite". Ma – per tornare alla Nigeria – ieri c’è pure chi ha fatto peggio dell’Unità. La Repubblica, addirittura in prima pagina, ha titolato alla maniera dell’Unità, confondendo vittime e carnefici: "Nigeria, massacro infinito tra cristiani e musulmani". Poi l’articolo di Guido Rampoldi, che stava sotto, ha superato l’Unità, perché non si è limitato a scolorire il macello del giorno, contro i cristiani, in una indefinita sequela di disordini e di scontri. Ha fatto molto di più. Ha realizzato un reportage dove si rappresentano i cristiani (soprattutto loro) nella parte dei feroci carnefici. E com’è possibile, visto che le 300 vittime di Dogo Nahawee sono cristiane? Semplice. Rampoldi non fa un reportage da lì, dov’è la notizia del giorno, ma da Kuru Karama, dove due mesi fa vi è stato un assalto di cristiani con vittime musulmane. Ora, che la Nigeria sia un paese diviso a metà fra cristiani e musulmani e che molti cristiani abbiano cominciato a rispondere alla violenza con la violenza, è purtroppo vero. E le violenze sono tutte egualmente da condannare: i vescovi cattolici infatti non si stancano di implorare i fedeli di non rispondere agli attacchi con le armi. Ma la scelta di Repubblica è davvero singolare, perché il fatto del giorno, secondo le più elementari leggi del giornalismo, è l’eccidio di cristiani avvenuto a Doko Nahawee. E fa una certa impressione che il reportage di Rampoldi liquidi il massacro, ancora caldo, di trecento o "forse cinquecento" cristiani in tre righe tre, rappresentando poi per tutta la pagina i cristiani come sanguinari sterminatori. In genere sui mass media quello che si vuole evitare di vedere e di riferire è che in tutti i paesi islamici i cristiani e le altre religioni sono discriminate e perseguitate, mentre da nessuna parte i cristiani perseguitano i musulmani. Dove sta il problema? Nell’establishment intellettuale dell’Occidente che pretende di vedere i cristiani sempre sul banco degli accusati e che non sopporta di riconoscerli come vittime. E’ il pregiudizio anticristiano – soprattutto anticattolico – che ha impedito finora di accorgersi di una clamorosa e dolorosa verità: che, cioè, i cristiani (e specialmente i cattolici), negli ultimi 50 anni, sono stati e sono il gruppo umano più discriminato del pianeta, perché sono perseguitati sotto tutti i regimi e a tutte le latitudini, mentre loro non perseguitano alcuna religione o ideologia, ma, anzi, con un esercito pacifico di missionari e opere di carità, aiutano tutti i sofferenti e i diseredati, dovunque, di qualsiasi credo o idea o etnia, senza nulla chiedere in cambio. Solo per amore. Chi altro predica e testimonia l’amore e l’amore anche per i nemici? Uno dei pochi coraggiosi intellettuali a denunciare questa assurda situazione dei cristiani è stato lo scrittore ebreo-americano Michael Horowitz in un suo memorabile scritto nel libro di Paul Marshall e Lela Gilbert, Their Blood cries out (Dallas 1997). Horowitz afferma che per governi e mass media l’idea che i Cristiani siano oggi delle vittime "semplicemente non è concepibile. Armati della conoscenza dei peccati commessi nel nome della Cristianità e orrendamente inconsapevoli del ruolo fondamentale della Cristianità nella storia dell’Occidente, le élite dei giorni nostri sono indotte a pensare ai Cristiani come coloro che perseguitano, non come le vittime". Così "un’élite intellettuale che nei suoi interventi ha avuto a cuore i Buddisti del Tibet, gli Ebrei della passata Unione Sovietica e i Musulmani di Bosnia, trova facile respingere l’idea che i Cristiani possano essere egualmente vittime". E quando nella cronaca tracima il loro sangue, si può sempre parlar d’altro o confondere le acque. Perché in fondo nemmeno i cattolici conoscono veramente le dimensioni della persecuzione alla Chiesa. E difficilmente si attivano per aiutare i propri perseguitati. Alla fine però resta sempre in sospeso un inquietante interrogativo: perché, nel mondo, tanto odio contro i cristiani? E perché, in Italia, la Sinistra giornalistica e politica è così acrimoniosa contro la Chiesa e ostile ai cattolici, se poi pretende di avere il loro consenso e il loro voto? . - Antonio Socci -

 
 
 

FRANCIA: UNA IMMAGINE DELLA MADONNA PIANGE LACRIME DI OLIO

Post n°3234 pubblicato il 09 Marzo 2010 da diglilaverita
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Una Madonna che piange "lacrime d’olio" sta richiamando decine di visitatori a Garges-Les-Gonesse, piccolo centro periferico a una ventina di chilometri da Parigi. Il quadro della Vergine si trova a casa di Esat Altindagoglu, cittadino di origine turca, che dal 12 febbraio scorso continua ad asciugare le gocce d’olio che improvvisamente hanno iniziato a cadere. La voce si sta diffondendo in tutta Europa: ogni giorno più di 50 persone arrivano "per vedere con i loro occhi il miracolo". L'inspiegabile fenomeno, secondo quanto riferito dalla radio France Info, attira ormai da circa 3 settimane decine e decine di persone, pellegrini che arrivano anche da lontano. Venerdì, la casa della famiglia Altindagoglu (greci ortodossi stabilitisi da diverso tempo nei pressi di Parigi), che ha ricevuto l'icona in regalo tempo fa da un prete libanese, si è persino trasformata in chiesa, il tempo di una messa. Il patriarca ortodosso è venuto infatti a celebrare una messa nel bel mezzo del salone di casa. Alla fine, una cinquantina di credenti si sono messi in fila per ricevere la "benedizione della madonna". "Personalmente non avevo mai visto prima una cosa simile. So che la Chiesa cattolica riconosce alcuni fatti simili. Constato in effetti che l'icona piange olio, ma bisogna essere prudenti e non sta a me dire se tratta di un miracolo o no", ha commentato il parroco cattolico di Garge-les-Gonesses.

 
 
 

L'ABITINO DI SAN DOMENICO SAVIO: PROTETTORE DELLE MAMME E DELLE CULLE

Post n°3233 pubblicato il 09 Marzo 2010 da diglilaverita
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Domenico Savio è l'angelico alunno di San Giovanni Bosco, nato a Riva presso Chieri (Torino) il 2 aprile 1842, da Carlo Savio e da Brigida Gaiato. Trascorse la fanciullezza in famiglia, circondato dalle cure amorevoli del padre che faceva il fabbro e della madre che era una sarta.

Il 2 ottobre 1854 ebbe la fortuna d'incontrare Don Bosco, il grande apostolo della gioventù, il quale subito «conobbe in quel giovane un animo secondo lo spirito del Signore e rimase non poco stupito, considerando i lavori che la grazia divina aveva già operato in così tenera età».

Al piccolo Domenico che gli domandava ansiosamente:

- Ebbene, che gliene pare? Mi condurrà con lei a Torino per studiare?

Il Santo Educatore rispose:

- Eh, mi pare che ci sia buona stoffa.

- A che può servire questa stoffa? - replicò Domenico.

- A fare un bell'abito da regalare al Signore.

- Dunque, io sono la stoffa, ella ne sia il sarto. Dunque mi prenda con lei e ne faccia un bell'abito per il Signore.

E in quello stesso giorno il santo fanciullo fu accettato tra i ragazzi dell'Oratorio.

Chi aveva preparato quella «buona stoffa», affinché Don Bosco, da esperto «sarto» ne facesse «un bell'abito per il Signore»? chi aveva posto nel cuore del Savio le basi di quelle virtù, sopra le quali il Santo dei giovani poté agevolmente costruire l'edificio della santità?

Insieme alla grazia di Dio, gli strumenti dei quali il Signore volle servirsi per possedere il cuore di Domenico fin dai più teneri anni furono i suoi genitori. Essi infatti si preoccuparono di allevarlo, fin dalla culla, nel santo Timor di Dio e nell'amore della virtù. Il risultato di un'educazione così profondamente cristiana, fu una pietà ardente, riverberata nella diligente pratica di ogni più piccolo dovere e nell'affetto incondizionato ai parenti.

Dall'educazione paterna e materna trassero ispirazione i quattro celebri propositi che egli fece, a sette anni, il giorno della sua Prima Comunione, e che gli servirono di norma per tutta la vita:

1. Mi confesserò molto sovente e farò la Comunione ogni volta che il confessore me ne darà il permesso.

2. Voglio santificare i giorni di festa.

3. I miei amici saranno Gesù e Maria.

4. La morte ma non peccati.

Concluse con esito felice le prime scuole, i suoi genitori desiderosi di dare a Domenico una formazione distinta, lo mandarono a Torino da Don Bosco, al quale, per divino volere, toccò così il glorioso compito di coltivare e far maturare in lui i germi di bontà, facendone un modello di pietà, di purezza e di apostolato, per tutti i ragazzi del mondo.

«È volontà di Dio che ci facciamo santi»: gli disse un giorno il Santo Educatore che faceva consistere la santità in una sana allegria, sbocciata dalla grazia di Dio e dalla fedele osservanza dei propri doveri.

«Io voglio farmi santo»: fu la risposta del piccolo grande gigante dello spirito.

L'amore a Gesù Sacramentato e alla Vergine Immacolata, la purezza del cuore, la santificazione delle azioni ordinarie, e infine l'ansia di conquista di tutte le anime, furono da quel giorno il supremo anelito della sua vita. I genitori e Don Bosco furono quindi, dopo Dio, gli artefici di questo modello di santità giovanile che ora s'impone all'ammirazione di tutto il mondo, all'imitazione di tutti i giovani, all'attenta considerazione di tutti gli educatori.

Domenico Savio chiuse la sua breve esistenza a Mondonio, il 9 marzo 1857, a soli 15 anni. Con gli occhi fissi in una dolce visione, esclamò: «Che bella cosa io vedo mai!».

La fama della sua santità; suggellata dai miracoli, richiamò l'attenzione della Chiesa che lo dichiarò eroe delle virtù cristiane il 9 luglio 1933; lo proclamò Beato il 5 marzo 1950, Anno Santo; e, quattro anni dopo, nell'Anno Mariano, lo cinse dell'aureola dei Santi (12 giugno 1954).

La sua festa si celebra il 6 maggio.

Dio volle premiare l'eccellente educazione impartita a Domenico dai suoi genitori con una grazia singolare, che rivela un disegno particolare della Provvidenza. Occasione fu la nascita di una sorellina, sei mesi prima che egli morisse.

Seguiamo le deposizioni scritte e orali che fece al processo la sorella Teresa Tosco Savio nel 1912 e nel 1915.

«Fin da bambina - attesta Teresa - sentivo da mio padre, dai miei parenti e vicini narrarmi una cosa, che non ho più dimenticato. Mi raccontavano cioè che un giorno (e precisamente il 12 settembre 1856, festa del Santo Nome di Maria) mio fratello Domenico, alunno di Don Bosco, presentatosi al santo suo Direttore, gli disse:

- Mi faccia il piacere: mi dia un giorno di permesso. - Dove vuoi andare?

- Sino a casa mia, perché mia madre è molto malata, e la Madonna la vuole guarire.

- Come fai a saperlo?

- Lo so.

- Ti hanno scritto?

- No, ma lo so lo stesso.

- Don Bosco, che già conosceva la virtù di Domenico, dette gran peso alle sue parole e gli disse: "Si va' subito. Eccoti i denari necessari per il viaggio fino a Castelnuovo ( 29 km ); di qui per andare a Mondonio ( 2 km ), ti toccherà andare a piedi. Ma se trovi una vettura, hai qui i denari a sufficienza".

E partì.

La mia mamma, buon'anima - prosegue Teresa nel suo racconto - si trovava in uno stato gravissimo, soffrendo indicibili dolori. Le donne che usano prestarsi per alleviare tali sofferenze, non sapevano più come provvedere: l'affare era serio. Mio padre allora decise di partire per Buttigliera d'Asti, a prendere il dottor Girola. Quando giunse allo svolto per Buttigliera, ecco che s'imbatte in mio fratello, che da Castelnuovo veniva a Mondonio a piedi. Mio padre affannato gli domanda:

- Dove vai?

- Vado a trovare la mamma che è molto ammalata. Il babbo che a quell'ora non lo avrebbe voluto a Mondonio, gli rispose:

- Passa prima dalla nonna a Ranello (una piccola borgata, che è tra Castelnuovo e Mondonio).

Poi se ne andò subito, avendo gran fretta.

Mio fratello proseguì per Mondonio e giunse a casa. Le vicine di casa che assistevano la mamma, vedendolo giungere rimasero sorprese, e cercarono di trattenerlo dal salire alla camera della madre, dicendogli che l'ammalata non doveva essere disturbata.

- Lo so che è ammalata - rispose - e sono venuto apposta per trovarla.

E senza dare ascolto, salì dalla mamma, tutta sola. - Come va che sei qui?

- Ho saputo che eravate inferma, e sono venuto a trovarvi.

La madre, facendosi forza e sedendo sul letto dice: - Oh, è nulla! va' pure sotto; va' qui dai miei vicini adesso: ti chiamerò più tardi.

- Vado subito, ma prima voglio abbracciarvi. Salta rapido sul letto, abbraccia fortemente la mamma, la bacia ed esce.

È appena uscito che cessano completamente i dolori della madre con esito felicissimo. Arriva poco dopo il padre con il dottore, che non trova più nulla da fare (erano le 5 pomeridiane).

Intanto le vicine, mentre si davano mille premure attorno a Lei, le trovarono al collo un nastro cui era attaccato un pezzo di seta piegato e cucito come un abitino.

Sorprese, interrogarono come avesse quell'abitino. Ed essa, che non se n'era accorta prima, esclamò:

- Ora comprendo perché mio figlio Domenico, prima di lasciarmi, mi volle abbracciare; e comprendo perché, appena egli mi ha lasciata, io fui felicemente libera e guarita. Questo abitino mi fu certamente messo al collo da lui mentre mi abbracciava: non ne avevo mai avuto uno simile a questo.

Domenico tornato a Torino, si presentò a Don Bosco per ringraziarlo del permesso avuto ed aggiunse:

- Mia madre è bell'e guarita: l'ha fatta guarire la Madonna che le ho messo al collo.

Quando poi mio fratello lasciò definitivamente l'Oratorio e venne a Mondonio perché molto ammalato, prima di morire chiamò la mamma:

- Vi ricordate, mamma, quando sono venuto a trovarvi mentre eravate gravemente ammalata? E che ho lasciato al vostro collo un abitino? È questo che vi ha fatta guarire. Vi raccomando di conservarlo con ogni cura, e di imprestarlo quando saprete che qualche vostra conoscente si trova in condizioni pericolose come foste voi in quel tempo; perché come ha salvato voi, così salverà le altre. Vi raccomando però d'imprestarlo gratuitamente, senza cercare il vostro interesse.

Mia madre, finché visse, tenne sempre indosso quella cara reliquia, che era stata la sua salvezza».

IL SANTO DELLE MAMME E DELLE CULLE

La neonata venne battezzata il giorno seguente, con il nome di Maria Caterina («Maria» forse, perché era nata nella festa del Santo Nome di Maria) e fu la quarta di dieci figli, di cui Domenico era il maggiore, dopo la morte prematura del primogenito. Egli stesso le fece da padrino.

Dio aveva posto il suo sguardo sull'innocenza di un fanciullo santo, per affidargli un delicato compito di patrocinio. Il prodigio operato da Domenico per mezzo dell'abitino della Vergine, di cui era devotissimo, è rivelatore di una missione sublime, che egli inaugurò con sua madre e continuò, per mezzo di quel segno, a vantaggio di molte altre madri.

La stessa sorella Teresa ne dà testimonianza nel suo racconto:

«Io so che, secondo la raccomandazione di Domenico, mia madre finché visse, e poi gli altri in famiglia ebbero l'occasione d'imprestare quell'abitino a persone sia di Mondonio che di altri paesi circonvicini. Abbiamo sempre sentito dire che tali persone erano state efficacemente aiutate».

Per premiare e rivelare la santità dei suoi grandi amici, i Santi, Dio suole operare delle meraviglie per mezzo di essi. Senza dubbio Domenico Savio è un grande amico di Dio, per i prodigi da lui compiuti in vita e specialmente dopo la morte. Salga quindi la preghiera ardente di tutte le mamme a lui, che è il Santo da Dio suscitato proprio per loro, per confortarle nella loro difficile missione.

A questo fine torna opportuna anche la testimonianza del parroco di Castelnuovo d'Asti, Don Alessandro Allora, il quale scrisse a Don Bosco l' 11 novembre 1859:

«Una donna trovandosi alle strette per difficilissimo parto, piamente ricordandosi delle grazie ottenute da qualche ammiratore delle virtù del Savio, esclamò ad un tratto:

- Domenico mio! - senz'altro dire.

La donna all'improvviso, e in quel momento stesso, fu liberata da quei dolori...».

L'ABITINO

e la sua diffusione

L'abitino di San Domenico Savio è stato accolto con favore straordinario fin dal primo annunzio. In tutte le parti del mondo ormai è conosciuto e richiesto dalle mamme che l'indossano con fede. Il prezioso abitino porti il sorriso e la benedizione di San Domenico Savio alle famiglie desolate, asciughi le lacrime delle madri in pena, inondi di gioia le culle fiorite di bambini innocenti. Spanda luce di speranza e di conforto nei giardini d'infanzia, nelle cliniche, negli ospedali e nelle case di maternità. Figuri tra i doni più cari agli sposi novelli, alle madri inferme, ai bambini portati a Battesimo. Protegga il corpo da ogni sorta di mali e di pericoli. Custodisca le anime nella via del Cielo.

LA PROMESSA DELLE MAMME

San Domenico Savio è l'angelo dei fanciulli, che egli protegge fin dal loro primo sbocciare alla vita. Per amore dei fanciulli, il Santo delle culle benedice anche le mamme nella loro difficile missione. Per ottenere la protezione di Domenico Savio, le mamme, oltre all'uso di portare l'abitino del Santo, sottoscrivano e osservino quattro «Promesse».

Le quattro Promesse non importano impegni nuovi: ricordano solo i doveri fondamentali dell'educazione cristiana:

«Siccome è mio grave dovere educare cristianamente i figli, fin da questo momento li affido a San Domenico Savio, perché sia loro Angelo protettore per tutta la vita. Dal canto mio prometto:

1. d'insegnare loro ad amare Gesù e Maria con le preghiere giornaliere, con la partecipazione alla Messa festiva e con la frequenza ai Santi Sacramenti;

2. di difendere la loro purezza col tenerli lontani dalle letture, dagli spettacoli e dalle compagnie cattive;

3. di curare la loro formazione religiosa con l'insegnamento del Catechismo;

4. di non ostacolare i disegni di Dio, qualora si sentissero chiamati al sacerdozio e alla vita religiosa».

PREGHIERA DELLA MAMMA IN ATTESA

Signore Gesù, ti prego con amore per questa dolce speranza che racchiudo nel mio seno. Mi hai concesso l'immenso dono di una piccola vita vivente nella mia vita: ti ringrazio umilmente per avermi scelta strumento del tuo amore. In questa soave attesa aiutami a vivere in continuo abbandono alla tua volontà. Concedimi un cuore di mamma puro, forte, generoso. A te offro le preoccupazioni per l'avvenire; ansie, timori, desideri per la creaturina che ancora non conosco. Fa' che nasca sana nel corpo, allontana da lei ogni male fisico e ogni pericolo per l'anima.

Tu, Maria, che conoscesti le ineffabili gioie di una maternità santa, dammi un cuore capace di trasmettere una Fede viva e ardente.

Santifica la mia attesa, benedici questa mia lieta speranza, fa' che il frutto del mio seno germogli in virtù e santità per opera tua e del tuo Figlio Divino.

Amen. - *Io sono Amore* -

 
 
 
 
 

INFO


Un blog di: diglilaverita
Data di creazione: 16/02/2008
 

 

LE LACRIME DI MARIA

 

MESSAGGIO PER L’ITALIA

 

Civitavecchia la Madonna piange lì dove il cristianesimo è fiorito: la nostra nazione, l'Italia!  Dov'è nato uno fra i più grandi mistici santi dell'era moderna? In Italia! Padre Pio!
E per chi si è immolato Padre Pio come vittima di espiazione? Per i peccatori, certamente. Ma c'è di più. In alcune sue epistole si legge che egli ha espressamente richiesto al proprio direttore spirituale l'autorizzazione ad espiare i peccati per la nostra povera nazione. Un caso anche questo? O tutto un disegno divino di provvidenza e amore? Un disegno che da Padre Pio agli eventi di Siracusa e Civitavecchia fino a Marja Pavlovic racchiude un messaggio preciso per noi italiani? Quale? L'Italia è a rischio? Quale rischio? Il rischio di aver smarrito, come nazione, la fede cristiana non è forse immensamente più grave di qualsiasi cosa? Aggrappiamoci alla preghiera, è l'unica arma che abbiamo per salvarci dal naufragio morale in cui è caduto il nostro Paese... da La Verità vi Farà Liberi

 

 

 
 

SAN GIUSEPPE PROTETTORE

  A TE, O BEATO GIUSEPPE

A te, o beato Giuseppe, stretti dalla tribolazione ricorriamo, e fiduciosi invochiamo il tuo patrocinio dopo quello della tua santissima Sposa.
Per quel sacro vincolo di carità, che ti strinse all’Immacolata Vergine Madre di Dio, e per l’amore paterno che portasti al fanciullo Gesù, riguarda, te ne preghiamo, con occhio benigno la cara eredità, che Gesù Cristo acquistò col suo sangue, e col tuo potere ed aiuto sovvieni ai nostri bisogni.
Proteggi, o provvido custode della divina Famiglia, l’eletta prole di Gesù Cristo: allontana da noi, o Padre amatissimo, gli errori e i vizi, che ammorbano il mondo; assistici propizio dal cielo in questa lotta col potere delle tenebre, o nostro fortissimo protettore; e come un tempo salvasti dalla morte la minacciata vita del pargoletto Gesù, così ora difendi la santa Chiesa di Dio dalle ostili insidie e da ogni avversità; e stendi ognora ciascuno di noi il tuo patrocinio, affinché a tuo esempio e mediante il tuo soccorso, possiamo virtuosamente vivere, piamente morire e conseguire l’eterna beatitudine in cielo.
Amen
San Giuseppe proteggi questo blog da ogni male errore e inganno.

 
 
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