ASCOLTA TUA MADRE

LE LACRIME DI UNA MADRE NON ASCOLTATA

 

FERMIAMO LA LEGGE CONTRO L'OMOFOBIA

 

TELEFONO VERDE "SOS VITA" 800813000

CHE COSA E' IL TELEFONO "SOS VITA"?
 
È un telefono “salva-vite”, che aspetta soltanto la tua chiamata. E' un telefono verde, come la speranza la telefonata non ti costa nulla,
Vuole salvare le mamme in difficoltà e, con loro, salvare la vita dei figli che ancora esse portano in grembo.
E quasi sempre ci riesce, perché con lui lavorano 250 Centri di aiuto alla vita.
 
Il Movimento per la vita lo ha pensato per te
 
Puoi parlare con questo telefono da qualsiasi luogo d’Italia: componi sempre lo stesso numero: 800813000.
 
Risponde un piccolo gruppo di persone di provata maturità e capacità, fortemente motivate e dotate di una consolidata esperienza di lavoro nei Centri di aiuto alla vita (Cav) e di una approfondita conoscenza delle strutture di sostegno a livello nazionale. La risposta, infatti, non è soltanto telefonica.
 
Questo telefono non ti dà soltanto ascolto, incoraggiamento, amicizia, ma attiva immediatamente un concreto sostegno di pronto intervento attraverso una rete di 250 Centri di aiuto alla vita e di oltre 260 Movimenti per la vita sparsi in tutta Italia.

 
DUE MINUTI PER LA VITA

Due minuti al giorno è il tempo che invitiamo ad offrire per aderire alla grande iniziativa di
preghiera per la vita nascente che si sta diffondendo in Italia dal 7 ottobre 2005 in
occasione della festa e sotto la protezione della Beata Vergine Maria, Regina del Santo Rosario.
Nella preghiera vengono ricordati ed affidati a Dio:
 i milioni di bambini uccisi nel mondo con l’aborto,
 le donne che hanno abortito e quelle che sono ancora in tempo per cambiare idea,
 i padri che hanno favorito o subito un aborto volontario o che attualmente si trovano accanto ad
una donna che sta pensando di abortire,
 i medici che praticano aborti ed il personale sanitario coinvolto, i farmacisti che vendono i
prodotti abortivi e tutti coloro che provocano la diffusione nella società della mentalità abortista,
 tutte le persone che, a qualsiasi livello, si spendono per la difesa della vita fin dal concepimento.
Le preghiere da recitarsi, secondo queste intenzioni, sono:
 Salve Regina,
 Preghiera finale della Lettera Enciclica Evangelium Vitae di Giovanni Paolo II
 Angelo di Dio,
 Eterno riposo.
Il progetto è quello di trovare 150.000 persone, che ogni giorno recitino le preghiere. Il numero corrisponde a quello - leggermente approssimato per eccesso – degli aborti accertati che vengono compiuti ogni giorno nel mondo, senza poter conteggiare quelli clandestini e quelli avvenuti tramite pillola del giorno dopo. Per raggiungere tale obiettivo occorre l’aiuto generoso di tutti coloro che hanno a cuore la difesa della vita.

“Con iniziative straordinarie e nella preghiera abituale,
da ogni comunità cristiana, da ogni gruppo o associazione,
da ogni famiglia e dal cuore di ogni credente,
si elevi una supplica appassionata a Dio,
Creatore e amante della vita.”
(Giovanni Paolo II, Evangelium Vitae, n. 100)

Ulteriori informazioni su: www.dueminutiperlavita.info
 

PREGHIERA A MARIA PER LA VITA GIOVANNI PAOLO II

O Maria, aurora del mondo nuovo, Madre dei viventi,
affidiamo a Te la causa della vita:
guarda, o Madre, al numero sconfinato di bimbi cui viene impedito di nascere,
di poveri cui è reso difficile vivere, di uomini e donne vittime di disumana violenza, di anziani e malati uccisi dall'indifferenza o da una presunta pietà.
Fà che quanti credono nel tuo Figlio sappiano annunciare con franchezza e amore agli uomini del nostro tempo il Vangelo della vita.
Ottieni loro la grazia di accoglierlo come dono sempre nuovo,
la gioia di celebrarlo con gratitudine in tutta la loro esistenza
e il coraggio di testimoniarlo con tenacia operosa, per costruire,
insieme con tutti gli uomini di buona volontà, la civiltà della verità e dell'amore
a lode e gloria di Dio creatore e amante della vita.
Giovanni Paolo II


 

AREA PERSONALE

 

Messaggi del 11/03/2010

IL NOSTRO TEMPO PARE INARIDIRSI: L'ABBANDONO DEI MALATI MENTALI

Post n°3248 pubblicato il 11 Marzo 2010 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Nel terzo millennio cristiano, il rapporto fede-ragione e condizione sociale, deve porsi alla luce della situazione storica e culturale nella quale si trova l’uomo oggi. Prendiamo, in breve, a considerare nel rapporto fede e ragione, la Lettera Enciclica Fide et Ratio, del Sommo Pontefice Giovanni Paolo II° su esigenze e compiti della situazione dell’epoca, fa un’analisi molto approfondita dell’affermarsi del fenomeno della frammentarietà del sapere e del conoscere considerando, molto importante, essere difficile e spesso vana la ricerca del senso (81.cap.7°) . In sostanza una degradazione della ragione senza ricercare la verità una argomentazione dottrinale molto profonda che ci viene consigliata per conoscere ed interpretare il mondo e la vita dell’uomo moderno. La condizione sociale dell’uomo d’oggi, in una sorte di solidarietà, è capire chi è il n/s prossimo, chi si trova nella necessità di esigenze e se possiamo diventare prossimo dell’altro nella misura in cui condividiamo le sue difficoltà : in una parola come ci comportiamo di fronte a chi è nel bisogno? Il n/s tempo pare inaridirsi! Forse, per non dire, siamo allo sfascio totale e delle coscienze e del presente ? Tutti lo vediamo nel rissoso clima di antagonismo sociale e nelle diverse manifestazioni ed argomentazioni culturali e politiche. In questo clima di crisi è necessario che ci riprendiamo, almeno per noi cristiani, certi valori socio-morali che tutti insieme possiamo rifare nostri. Perché tutto questo dire? Perché, come afferma il Cardinale.Tettamanzi ne "Lo sguardo di Cristo" un libro che ci incammina nel terzo millennio, " la coscienza è il posto nel quale si elabora concretamente un dialogo dell’uomo con se stesso", dove si pone maggiore attenzione a quanto avviene nel quotidiano vivere, dove siamo tutti compartecipi e responsabili della verità. E prendiamo ad esempio, uno dei tanti, quanto avviene quasi ogni giorno dove si citano episodi nei quali si trovano coinvolti gli animali domestici, che vogliamo molto bene, ma bisogna e dobbiamo considerare che anche l’umano essere ha una sua priorità ed un suo valore.
Infatti per il recupero psicologico dei cani, con problemi di comportamento, vi sono centri cinofili dove curano la depressione che significa avvilimento, tristezza, abbassamento di attività e di sensibilità verso stimoli esterni. Quindi le nevrosi canine hanno maggiore attenzione delle nevrosi delle persone, specie quelle con seri problemi psichici che non sanno dove curarsi, perché le Istituzioni non sanno rispondere a queste esigenze. Ma non è, altrettanto, un atto di giustizia tutelare la salute di "ogni" cittadino anche di quello handicappato mentale come diritto fondamentale dell’individuo ed interesse della collettività ?
E’ un atto di civiltà il rispetto verso gli animali che condividiamo pienamente, ma costituisce una fra le più importanti funzione pubblica della società, dello Stato e delle Regioni quella nel garantire e tutelare a "tutti" i cittadini la salute specificatamente incarnata dall’art.32 della n/s Costituzione, troppe volte richiamata e poco osservata. Purtroppo, nei riguardi dei sofferenti psichici, è in atto una spietata inefficienza della Sanità Italiana e della Sanità Regionale in questa torre di babele dove non trova spazio una legge-quadro che garantisca anche la sicurezza dei cittadini e la tutela della salute di questi "desaparecidos della n/s civiltà" nella affannosa ricerca di ambiti di giustizia e della ragione. Areteo di Cappadoccia, medico greco ai tempi di Nerone che dopo Ippocrate fu il migliore conoscitore di malati, quasi 2000 anni fa evidenziò il fatto che la malattia mentale "esplodeva" :
a.) nei mesi primaverili ed estivi come quelli più propensi per l’instaurarsi della sintomatologia maniacale;
b.) nei mesi invernali ed autunnali quelli in cui è facile vedere insorgere la sintomatologia depressiva.
A quante morti innocenti dobbiamo ancora assistere?
Ed ancora ci si domanda nel proseguo dei tempi e del terzo millennio, è veramente possibile ed ha un senso concepire che con grande naturalezza non si dia corso ad una estrema esigenza urgente e necessaria nella ricerca di rimedi legislativi, nonché sanitari, per una malattia di evidente rilievo sociale che ci riguarda tutti e molto da vicino la cui risoluzione è voluta grandemenete dall’opinione pubblica?
Innanzi al grave attentato, l‘egoismo, contro l’uomo d’oggi, tutti, in speciale modo le Istituzioni e nessuno escluso, abbiamo la responsabilità di un severo esame di coscienza.
Sono state suonate le trombe, ebbene dobbiamo rispondere con le n/s campane!
cristianipersevire

 
 
 

TESTIMONIANZA DI UN GIOVANE: LA ROTTURA COL ROCK SATANICO E PIANTO LIBERATORE A MEDJUGORJE

Post n°3247 pubblicato il 11 Marzo 2010 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Un giovane capellone, alto, dallo sguardo aperto e con un largo sorriso. Tutta la scorsa estate, inosservato, si era messo a disposizione dei pellegrini d’Irlanda, Li accompagnava sul Podbrdo e sul Krizevac. Pregava con loro, parlava di sè, della propria conversione. Volentieri accoglieva l’invito di cantare durante l’adorazione della sera, ma mai disse ai francescani della parrocchia che la musica era stata la sua vocazione. Quando lo si seppe, lo si pregò di dire qualcosa di più della sua vita, del suo gruppo di rock n’roll, delle sue produzioni, della sua esperienza a Medjugorje. Così rispose cordialmente a P.Slavko:

D.— Mi pare che ti chiami Robbie. Sei qui da molto tempo e io non ti conosco. Dimmi prima di tutto qualcosa dite.

R.— Esatto: mi chiamo Robbie Urley. La mia vita somiglia a quella di molti miei contemporanei, giovani, in Irlanda. Ma forse è dappertutto così. La somiglianza sta in questo, che provengo da una famiglia divisa. I miei genitori si sono separati e la loro separazione portò una ferita profonda nella mia anima e nell’anima dei miei fratelli e sorelle. Queste ferite hanno inciso in me. Hanno fatto della mia un’infanzia infelice. Di studiare non ne avevo molta voglia. Comunque terminai gli studi d’obbligo. Crebbi senza un’educazione religiosa. Per natura sono un tipo sereno. Mi piace pensare e leggere. Lessi molto nella mia vita. Per natura sono anche un po’ poeta. Forse questo mi ha aiutato a non lasciarmi distruggere dopo la separazione dei miei genitori. Avevo trovato lavoro in un bar, come cameriere. Nel tempo libero mi dedicavo alla musica. E così vivevo la mia vita, finché un giorno è successo qualcosa...

D.— Vorresti raccontarci che cosa d’importante è successo nella tua vita?

R.— Sì. Nello stesso bar venne a lavorare una ragazza. Si lavorava assieme. Lei mi dava entusiasmo. Risvegliava qualcosa di profondo nel mio cuore. Non era un innamoramento; era qualcos’altro —dice Robbie prudentemente mentre legge in se stesso—. La ragazza ha irradiato in me qualcosa di nuovo: le sue parole, il suo tratto con la gente, il sorriso del suo volto mi attirava. Quando io avevo il tempo libero ce l’aveva pure lei, si parlava assieme: lei aveva portato pace nella mai vita.

D.— Tutto questo che relazione ha con Medjugorje?

R.— E’ stato questo il mio primo impatto con i messaggi di Medjugorje che si erano incarnati in questa ragazza. Lei non me ne aveva mai parlato prima. Rise e mi disse: "Io sono stata in pellegrinaggio in un paese della Jugoslavia dove appare la Madonna, Regina della Pace: La Vergine di continuo invita alla pace e dà la pace. Io l’ho provato in me. Prima di quel pellegrinaggio la mia vita era senza senso. Ero inquieta. Niente mi dava soddisfazione. Poi, all’improvviso, mi sono sentita immersa in uno stato d’animo spirituale stranissimo: era la pace interiore".
Io ascoltavo quella testimonianza e credevo che tutto ciò che la ragazza mi diceva fosse vero. E io?... Da tanto tempo non andavo più in chiesa: da almeno dieci anni. E pensavo che tutta quella realtà fosse molto lontana da me. Quando lei mi mostrò la foto di alcuni veggenti che erano normali e belli non ero convinto: chi vede la Madonna — pensavo — deve essere santo, deve avere un’aureola attorno al capo.
Ma questa ragazza continuava imperterrita a testimoniare la sua esperienza e il mio cuore si apriva sempre più... ma mi si agghiacciò quando mi disse che la Madonna parlava di satana. Sì, satana esiste, ma scattava in me una certa resistenza ad ammettere la sua azione.

D.— Quando hai cominciato ad andare a messa?

R.— E’ stata lei a condurmi, ma senza insistere... Ha cominciato a parlarmi della messa dei giovani a Dublino. Sentivo che la sua testimonianza arrivava fino al mio cuore. Io non conciliavo ciò che sentivo della messa con ciò che lei mi diceva. Mi invitò a parteciparvi almeno una volta per farne esperienza. Accettai perché mi disse che sarebbe venuta anche lei. Venendo anche lei la cosa mi sembrava la più normale. Ho veramente fatto esperienza di un gruppo di giovani che pregano, immersi in qualcosa di misterioso per me. Quando dopo due ore dissero che l’incontro di preghiera era finito, io avrei voluto che quell’esperienza non finisse mai! Da allora cominciai ad andare a messa. Il mio era un incontro profondo con Dio. Era proprio questo che cercavo.

D.— Come e quando ti sei deciso di venire a Medjugorje?

R.— E’ passato molto tempo. Dopo queste esperienze sono diventato membro di un gruppo Rock denominato "WINTERS REIGN": ne ero un punto chiave. In breve tempo fummo conosciuti in Irlanda e in Inghilterra, in Cecoslovacchia. Alcuni specialisti ci pronosticarono un avvenire brillante. Ci affermavamo dappertutto. I giovani si accalcavano attorno a noi e ci festeggiavano. Ma in questi spettacoli circolavano droga, alcool, sesso e ogni possibile piacere: tutto era a portata di mano...

D.— Certamente lo sai che in questo tipo di musica si parla di tutto, e si collabora direttamente con satana. Come guardi a questo fatto e che cosa pensi dei giovani che ascoltano una tale musica nei bar e nelle discoteche?

R.— Io so che la cosa mi era molto dura. Mi trovavo di continuo tra due fuochi: o decidermi per Dio, che avevo scoperto tramite quella ragazza, oppure voltargli le spalle. Tutta questa faccenda del gruppo ti allontana da Dio. Io non so quanto fino a che punto fosse legato a satana. Ma so che mi era molto difficile pregare. Quando in una canzone ho solo pronunciato la parola "preghiera", il capo mi rimproverò come un piccolo bambino: "Perché? Noi non siamo in chiesa — mi disse — ma siamo nel rock". Per quanto riguarda i giovani devo dire che quando si ascolta questa musica, soprattutto il rock pesante, è impossibile pregare. Esso uccide contemporaneamente nell’uomo il desiderio di Dio e della preghiera. Uccide il sentimento del bello e del buono..., e invece suscita sentimenti di violenza. Scatena la passione sessuale e tutte le altre. Per questo molti giovani si danno alla droga e finiscono col distruggersi. Ma conosco anche altri che sono solo vittime del denaro, della droga, che sono persone distrutte e null’altro.
Intanto in me cresceva il desiderio di andare a Medjugorje. Ma non osavo chiedere una settimana libera, perché il capo era una persona severa, fredda, calcolatrice. Non vedeva che spettacoli, denaro, concerti... Aspettavo l’occasione buona per chiedergli una settimana di permesso. E, stranamente, me la concesse. E così approdai a Medjugorje.

D.— E poi che cosa è successo?

R.— Qui, a Medjugorje, vissi momenti incredibili. In chiesa, durante la messa, feci esperienza di Dio, Egli mi era certamente vicino. In Chiesa cantavano: "O Dio, io mi dono a Te, scelgo Te per mio Signore..." — così pressappoco erano le parole — e in quell’istante caddi in inocchio, sentii la presenza di Dio. Il cuore mi scoppiava. Piangevo e piangevo. Non so quando finì la messa. Ma so che quando uscii di chiesa ero come un altro uomo, nuovo. Lavato, pulito, in ordine. Mi sentivo felice. Per tutta la settimana continuai a pregare; andavo sul Podbrdo e sul Krizevac. Cercavo il silenzio. Ero come in paradiso. Quando dovetti tornare a casa, provai una forte resistenza. Non avrei voluto partire. Volevo restare. Tutto il tempo del viaggio per Dubrovnik continuai a piangere. Ma cercavo di nascondere le lacrime. Soprattutto mi pesava il sapere che all'aeroporto di Dublino mi aspettavano perché già quella sera avevamo un concerto in uno degli alberghi più lussuosi della città. Il pensiero di quello spettacolo, di quel canto, di quella musica e di quelle passioni, mi destava ripugnanza. Ma non c’era altra scelta. Si cantò bene. Il successo fu pieno, ma la mia anima e il mio cuore erano rimasti vuoti. Andai a letto molto tardi. La mattina, quando mi svegliai, provai lo stesso sentimento come nella chiesa di Medjugorje. Sentivo Dio che mi stava vicino. Sentivo queste parole che non erano un discorso: "Desideri deciderti per me e vivere felice e in pace pur soffrendo e poi essere con me in Paradiso, oppure preferisci voltarmi le spalle e quindi perderti e rovinarti per sempre?...". Mi trovavo di nuovo a dover decidere. Piangevo e dicevo: "Padre, io non voglio più essere quello che sono. Tu sii al primo posto nella mia vita!". Non so quanto durò questa esperienza. Ma so che mi sono di nuovo addormentato tranquillamente, deciso di abbandonare quella pericolosa professione.

D.— Di conseguenza hai dovuto dare addio al gruppo?

R.— Certamente. E’ stato molto duro lasciare il gruppo. Lo giudicavo un tradimento dei colleghi del gruppo intero che perdeva un membro chiave. Questi pensieri mi disturbavano. Tuttavia restai fermo nella mia decisione. Trovai la forza di congedarmi. Allora ruppi con il gruppo, venni a Medjugorje, e mi fermai qui per l’intera estate 1991. - (M.M. Udine) -Eco di Medjugorje nr.83 -

 
 
 

L'UNIVERSITA' DI HARVARD HA PAURA DI DIO

Post n°3246 pubblicato il 11 Marzo 2010 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Uno degli argomenti in discussione la settimana scorsa ha riguardato il contenuto e la forma di quella "riforma dell’educazione" che, secondo il parere generale, è necessaria agli Stati Uniti. Il presidente Obama ha presentato un sua proposta e i politici hanno, ovviamente, cominciato a discutere secondo i loro interessi ideologici e di parte. Gli ultimi numeri sia di The New York Times Magazine che di Newsweek hanno dedicato la loro storia di copertina alla riforma dell’educazione, ma mi sembra interessante discutere dell’argomento partendo da un precedente articolo di Lisa Miller, che si occupa della cronaca religiosa a Newsweek. L’oggetto dell’articolo è la riforma del piano di studi all’Università di Harvard, dove vengono educati molti dei futuri leader del Paese (cfr. "Harvard’s Crisis of Faith: Can a Secular University Embrace Religion Without Sacrificing its Soul?" nel numero di Febbraio 2010). La vicenda comincia nel 2006, quando un gruppo scelto di professori prepara una proposta di revisione del piano di studi dell’Università. Il progetto era guidato da Louis Menand, critico letterario e professore di inglese, vincitore di un premio Pulitzer. Nella proposta, il gruppo concludeva che gli studenti avrebbero dovuto seguire almeno un corso in una materia definita Ragione e Fede. I professori affermavano che ogni futuro leader moderno dovrebbe sapere qualcosa della religione, dato che la maggior parte dei conflitti nazionali e internazionali che influenzano il futuro di questo Paese sono di natura religiosa. Quando furono rese note le loro conclusioni, si scatenò una dura lotta tra sostenitori e oppositori di questo punto centrale nella riforma costituito dall’insegnamento della religione. L’opposizione era guidata da Steven Pinker, psicologo evoluzionista e molto popolare come professore. Il punto sollevato da Pinker era che "il compito primario di una educazione ad Harvard era la ricerca della verità attraverso l’indagine razionale, quindi non vi era in esso nessun ruolo per la religione". Un corso su Ragione e Fede, sosteneva, avrebbe creato la sensazione che esse fossero due strade sullo stesso piano per raggiungere la verità. Invece, secondo lui "la fede è una pratica, la promozione della ragione è ciò per cui l’Università esiste". In effetti, il motto di Harvard è Veritas, adottato nel 1843, ma precedentemente era Christo et Ecclesiae (Per Cristo e per la Chiesa). La separazione tra fede e ragione ad Harvard è iniziata nella prima parte del XIX secolo e Pinker insiste sul fatto che questa secolarizzazione dell’Università rappresenti una conquista che non può essere in alcun modo compromessa. Come sottolinea la Miller, tutto il lavoro di Pinker "è coerente, all’insegna del concetto generale che la visione di un mondo scientifico e razionale sia la più elevata conquista della mente umana". Secondo la Miller, la moglie di Pinker, la scrittrice Rebecca Goldstein, gli ha detto: "Tutte le forme di irrazionalità ti infastidiscono, ma la religione è l’irrazionalità che ti infastidisce al massimo". Comunque, nel 2006 Pinker vinse la battaglia e la religione non fu inserita nel piano di studi principale. Ora però l’argomento è tornato alla ribalta e la battaglia si è riaccesa. Menand accusa Pinker di fondamentalismo per la sua insistenza nell’affermare che il ragionamento scientifico è l’unica strada alla verità. Menand tuttavia non parla della fede come una via alla verità, ma sostiene che "la religione è importante" nel mondo d’oggi ed è importante per gli studenti di Harvard. Nell’articolo della Miller vi sono altri aspetti interessanti della discussione di Harvard, ma quanto esposto è sufficiente a descrivere la confusione che vi è nella più prestigiosa università della nazione. Come scrive la Miller: "Harvard non riesce a fare i conti con la religione". Devo confessare che nella discussione le mie simpatie vanno a Pinker. Ovviamente non sono d’accordo con la sua posizione, ma almeno lui prende sul serio la questione della fede come una via per la conoscenza. L’approccio di Menard in termini di "importanza", invece, lascia da parte la questione della verità. Entrambi dovrebbero studiare le parole di Benedetto XVI per La Sapienza, quando rimase vittima del "fondamentalismo scientifico": "Nei tempi moderni si sono dischiuse nuove dimensioni del sapere, che nell’università sono valorizzate soprattutto in due grandi ambiti: innanzitutto nelle scienze naturali, che si sono sviluppate sulla base della connessione di sperimentazione e di presupposta razionalità della materia; in secondo luogo, nelle scienze storiche e umanistiche, in cui l’uomo, scrutando lo specchio della sua storia e chiarendo le dimensioni della sua natura, cerca di comprendere meglio se stesso. In questo sviluppo si è aperta all’umanità non solo una misura immensa di sapere e di potere; sono cresciuti anche la conoscenza e il riconoscimento dei diritti e della dignità dell’uomo, e di questo possiamo solo essere grati. Ma il cammino dell’uomo non può mai dirsi completato e il pericolo della caduta nella disumanità non è mai semplicemente scongiurato: come lo vediamo nel panorama della storia attuale! Il pericolo del mondo occidentale - per parlare solo di questo - è oggi che l’uomo, proprio in considerazione della grandezza del suo sapere e potere, si arrenda davanti alla questione della verità". - Lorenzo Albacete - ilsussidiario -

 
 
 

IL NO AL CROCEFISSO: L'IMPOSSIBILE PRETESA DI EDUCARE IL VUOTO CULTURALE

Post n°3245 pubblicato il 11 Marzo 2010 da diglilaverita
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Ignorata anche la Convenzione sui diritti del fanciullo

La notizia che il ricorso italiano contro la sentenza della Corte di Strasburgo sul crocifisso è stato dichiarato ammissibile, e che su di esso si pronuncerà la Grande Chambre, non era scontata. Sia perché la percentuale di accoglimento dei ricorsi a Strasburgo per essere discussi al più alto livello giurisdizionale è molto bassa, sia perché la sentenza del novembre scorso era stata sottoscritta all’unanimità. Il passaggio alla Grande Camera è il riconoscimento della fondatezza e credibilità del ricorso, e consente nei prossimi mesi di precisare ulteriormente e diffondere le ragioni per le quali la pronuncia deve essere rivista, rendendo giustizia a quanto dicono le leggi e onore alla verità di ciò che è il crocifisso per la storia e la cultura italiana ed europea. È importante, tra l’altro, che diversi Stati si siano dichiarati a sostegno del ricorso italiano, preoccupati che l’indirizzo giurisprudenziale che si vuole affermare si ripercuota sulla propria capacità di disciplinare i rapporti con le confessioni in armonia con i principi di libertà religiosa e con la propria tradizione storico-culturale. La sentenza del 2009 ha rimesso in discussione anzitutto il ruolo della Corte di Strasburgo che non è quello di una Corte costituzionale che giudica le leggi nazionali rispetto alla normativa europea, ma quello – più limitato e importante – di verificare le lesioni della libertà religiosa sancita nella Carta europea dei diritti dell’uomo (Cedu) del 1950, in sintonia con altre Carte internazionali dei diritti umani. Per decenni la stessa Corte ha affermato che gli Stati nazionali hanno una ampia disponibilità nel disciplinare i rapporti con le Chiese, in ragione della loro storia, tradizione, e realtà sociale. Per questo motivo, le sentenze della Corte hanno censurato gli Stati soltanto quando era determinata una vera lesione del diritto di libertà religiosa, ma hanno respinto tutti quei ricorsi che riguardavano normative e tradizioni legate all’identità religiosa di un Paese senza violare alcun diritto individuale. La Corte non ha addotto alcuna spiegazione (come un giudice deve fare) sul perché abbia cambiato così radicalmente orientamento, ha ignorato elementi normativi fondamentali, contenuti nelle carte dei diritti dell’uomo, e ha selezionato un concetto di educazione dei ragazzi contrario al diritto internazionale oltreché alle esigenze dell’età evolutiva. La Convenzione internazionale dei diritti del fanciullo, del 1989, dichiara all’articolo 29 che i ragazzi devono essere educati al «rispetto dei valori nazionali del Paese nel quale vive, del Paese di cui può essere originario e delle civiltà diverse dalla sua». Questo principio ha un duplice riflesso, nei confronti del pluralismo sociale e culturale e della sfera soggettiva dei giovani. Per la Convenzione del 1989 uno Stato non deve nascondere i valori che lo caratterizzano dal punto di vista storico, religioso e culturale, che devono essere parte integrante della formazione dei giovani perché essi crescano nella conoscenza e nel rispetto dei principi della società nella quale si trovano. La Corte ha del tutto ignorato questo principio che regola la materia a livello internazionale, e ha taciuto che il crocifisso, secondo la generale opinione di personalità di ogni orientamento e religione, costituisce e rappresenta il simbolo di una religione che ha cambiato la storia umana, che predica l’amore per gli altri, opera nel mondo per aiutare chiunque (cristiani e non cristiani, religiosi e non religiosi), diffondere pace e conoscenza, sostenere i poveri della terra che dovunque soffrono fame, sete e indigenza, e subiscono violenza, sopraffazione, e subalternità culturale da parti di chi è più potente. La sentenza ha preferito avallare un concetto di educazione veteroilluminista per il quale la formazione dei giovani, deve svolgersi in un vuoto culturale nel quale non esiste passato, non c’è evoluzione e crescita dell’uomo, né un futuro da costruire sulla base dei valori più alti che le precedenti generazioni hanno elaborato. Le Convenzioni internazionali e la pedagogia più elementare chiedono altro, che al giovane siano mostrati in un clima di libertà e serenità i segni e i simboli del cammino dell’uomo, soprattutto quelli che hanno determinato le svolte spirituali e umanistiche più importanti della storia umana. Per unanime riconoscimento, il crocifisso è uno dei più alti simboli al quale guardano miliardi di persone come a una speranza di miglioramento e perfezionamento etico e di crescita ed evoluzione pacifica dei rapporti tra gli uomini e tra i popoli, e la sua presenza nelle scuole costituisce un apporto di serenità e arricchimento etico e culturale senza confini di religione. - Carlo Cardia - Isegnideitempi -

 
 
 

IL DOPPIO INGANNO DEL "GRANDE FRATELLO"

Post n°3244 pubblicato il 11 Marzo 2010 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Si chiama "reality", abilissima invenzione: ma è illusione, se si vuol esser benevoli, oppure inganno. Perché di reale, nella melensa schiera dei cosiddetti "giovani d’oggi" che da dieci anni il Grande fratello allinea con pervicace e fortunata finzione, non c’è nulla. E lo ha dimostrato la vittoria, nella decima edizione, conclusasi lunedì sera con un picco di spettatori contato in 9.011.000 alle 22,31 (con una media di 7.460mila spettatori e il 34,47% di share) di quello che è stato definito "autentico", quel furbo Mauro Marin che si è ritagliato una parte di antagonista odioso e polemico per catturare attenzione e voti: maschera di quella nuova "commedia dell’arte" che pesca nell’improvvisazione ben congegnata da abili autori e nella verità finta recitata con astuzia. Per venti settimane, dal 26 ottobre, i reclusi della "casa" hanno oziato con ambigua manifestazioni di affetto e clamorose risse, accoppiamenti spacciati per innamoramenti e volgarità esibite come espressioni di autenticità: creando uno spettacolo continuo che è riuscito a coinvolgere un gran numero di persone avidamente curiose di scoprire intimità segrete e sentimenti sinceri e ingenuamente convinte di rispecchiarsi in una umanità vera. C’è stato, dietro l’interminabile spettacolo di una triste reclusione volontaria, vissuta nella speranza della fama e del denaro facile, un piano assai complesso in cui ognuno dei partecipanti era spinto a manifestare istinti non frenati e pulsioni infantili, in una crudele operazione di scorticamento emotivo. E non a caso gli eletti erano, ognuno per la sua parte, campioni di trasgressione o di eccesso: come se la normalità, quella che davvero rispecchia nel quotidiano la verità dell’esistenza, fosse bandita perché inutile. Privi di contatto con l’esterno se non pilotato, manovrati come burattini da una sorridente "direttrice", pronti a ogni esibizione che garantisse e soddisfacesse le curiosità più morbose (i letti-covile, i bagni palcoscenico, gli abbracci per nulla celati) i concorrenti hanno lottato gli uni contro gli altri in apparente e dichiarata amicizia, pronti tuttavia a sbranarsi con grevi insulti e becere risse. Sollecitando imbarazzanti guardonismi che hanno coinvolto anche i più giovani, le interminabili ore in cui nulla di utile o intelligente era consentito hanno fatto mostra di un vuoto esistenziale che corrispondeva a un vuoto mentale ancor più amaro. E lo spettatore che è sfuggito al fascino del programma si è sentito urtato e spaesato di fronte a questa immagine beota di giovani inutili, sprecati in esibizioni plateali. Non per nulla, rivedendosi quando, usciti dalla casa, erano allineati in platea, molti di questi hanno manifestato essi stessi imbarazzo rivedendosi nei filmati quali erano all’interno della lussuosa prigione: in una resipiscenza che i volti rivelavano chiaramente. Dieci anni: quelli del primo anno sono già adulti, sono scomparsi dalla memoria, dovrebbero esser maturi, aver abbandonato le fatue illusioni di fama da balera e su rotocalchi pettegoli. Ma l’immagine di uno degli sconfitti, lunedì sera, che piangeva su se stesso mentre spegneva le luci della "casa" e dava addio ai suoi sogni di gloria, è il simbolo triste e insieme crudele di speranze ingannatrici, di sogni spenti perché nati nel vuoto. - Mirella Poggialini - Isegnideitempi -

 
 
 
 
 

INFO


Un blog di: diglilaverita
Data di creazione: 16/02/2008
 

 

LE LACRIME DI MARIA

 

MESSAGGIO PER L’ITALIA

 

Civitavecchia la Madonna piange lì dove il cristianesimo è fiorito: la nostra nazione, l'Italia!  Dov'è nato uno fra i più grandi mistici santi dell'era moderna? In Italia! Padre Pio!
E per chi si è immolato Padre Pio come vittima di espiazione? Per i peccatori, certamente. Ma c'è di più. In alcune sue epistole si legge che egli ha espressamente richiesto al proprio direttore spirituale l'autorizzazione ad espiare i peccati per la nostra povera nazione. Un caso anche questo? O tutto un disegno divino di provvidenza e amore? Un disegno che da Padre Pio agli eventi di Siracusa e Civitavecchia fino a Marja Pavlovic racchiude un messaggio preciso per noi italiani? Quale? L'Italia è a rischio? Quale rischio? Il rischio di aver smarrito, come nazione, la fede cristiana non è forse immensamente più grave di qualsiasi cosa? Aggrappiamoci alla preghiera, è l'unica arma che abbiamo per salvarci dal naufragio morale in cui è caduto il nostro Paese... da La Verità vi Farà Liberi

 

 

 
 

SAN GIUSEPPE PROTETTORE

  A TE, O BEATO GIUSEPPE

A te, o beato Giuseppe, stretti dalla tribolazione ricorriamo, e fiduciosi invochiamo il tuo patrocinio dopo quello della tua santissima Sposa.
Per quel sacro vincolo di carità, che ti strinse all’Immacolata Vergine Madre di Dio, e per l’amore paterno che portasti al fanciullo Gesù, riguarda, te ne preghiamo, con occhio benigno la cara eredità, che Gesù Cristo acquistò col suo sangue, e col tuo potere ed aiuto sovvieni ai nostri bisogni.
Proteggi, o provvido custode della divina Famiglia, l’eletta prole di Gesù Cristo: allontana da noi, o Padre amatissimo, gli errori e i vizi, che ammorbano il mondo; assistici propizio dal cielo in questa lotta col potere delle tenebre, o nostro fortissimo protettore; e come un tempo salvasti dalla morte la minacciata vita del pargoletto Gesù, così ora difendi la santa Chiesa di Dio dalle ostili insidie e da ogni avversità; e stendi ognora ciascuno di noi il tuo patrocinio, affinché a tuo esempio e mediante il tuo soccorso, possiamo virtuosamente vivere, piamente morire e conseguire l’eterna beatitudine in cielo.
Amen
San Giuseppe proteggi questo blog da ogni male errore e inganno.

 
 
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